Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Nell’ultima
parte della Parashah letta sabato scorso si trovano alcune norme
relative alla guerra. La Torah elenca quattro categorie di persone che
hanno diritto all’esenzione dal servizio militare in occasione di una
guerra facoltativa fatta per motivi politici o economici (per la difesa
degli abitanti di Eretz Israel la coscrizione è obbligatoria per tutti
e senza eccezioni).
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Dario
Calimani,
anglista
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Un
pensiero della sera. La tzedakà, la giustizia sociale, è un bel test.
Si pensa che sia un atto che fa bene a chi lo riceve, e invece fa bene
soprattutto a sé stessi, perché mette di fronte all’altro, costringe a
guardarlo negli occhi, e il più delle volte non ci si riesce, chissà
perché? Ci si vergogna sempre un po’, forse perché si è consapevoli di
dare troppo poco. O semplicemente perché si dà, e non si ha l’abitudine
di farlo. Dopo, ci si sente bene per averlo fatto, come se si fosse dei
campioni di sentimento, un titolo guadagnato a poco prezzo. Ed è qui
che dovrebbe cadere il sipario sulla nostra supponenza – nel senso
(improprio) che si suppongono cose che non sono. Siamo solo
tremendamente umani. Il che non è sempre un complimento.
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TRIESTE
- alle 17 alla Biblioteca comunale Quarantotti Gambini di via delle
Lodole 7/a penultimo incontro di “Un Mondo di Storie: giro del globo
con fiabe e racconti per bambini da 4 a… 99 anni“. L’appuntamento di
oggi è curato da Mauro Tabor, assessore alla Cultura della Comunità
ebraica di Trieste e consigliere UCEI. Racconti, letture, attività
musicali e ludiche per conoscere una comunità presente in città fin dal
XIII secolo.
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Museo della Shoah, spunta una terza ipotesi
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Spunta
un’altra ipotesi per la collocazione del Museo della Shoah di Roma. In
questi giorni si è parlato della possibilità di spostare il Museo da
Villa Torlonia, ex residenza di Mussolini e luogo del progetto
originale, all”Eur, nell’edificio della White Gallery di piazza
Marconi. Su Repubblica, Gabriele Isman racconta di una terza opzione,
di cui starebbero discutendo il presidente della Fondazione Museo della
Shoah di Roma, Leone Paserman e l’assessore comunale ai Lavori pubblici
Paolo Masini: “i locali dell’ex Mercato ebraico del pesce in via di San
Teodoro, a pochi metri dal Circo Massimo, e l’Angelo Mai”. Anche il
progetto originale dell’architetto Luca Zevi a Villa Torlonia rimane in
piedi, ma, riporta Isman, la soluzione più praticabile sembra quella
dell’Eur, per questioni di tempistiche: in questo modo il Museo sarebbe
pronto per il 27 gennaio 2015, 70esimo anniversario della liberazione
di Auschwitz, e i sopravvissuti alla Shoah, come Piero Terracina,
potranno presenziare all’inaugurazione. “La maggior parte di noi è
felice per l’ipotesi di poter far partecipare i sopravvissuti della
Shoah all’inaugurazione del museo – ha dichiarato il portavoce della
Comunità ebraica di Roma – Quindi, se dobbiamo scegliere tra un
progetto bellissimo come quello di Zevi, ma senza data fissata, e uno
meno bello ma certo nella consegna, preferiamo il secondo”. Parole
riportate dal Fatto Quotidiano, che titola: “Roma spreca i soldi del
museo della Shoah”. Nell’articolo si riportano le valutazioni
dell’architetto Zevi: “È tutto pronto – avvisa il responsabile del
progetto di Villa Torlonia – e se assegnano gli appalti, in due anni
chiudiamo tutto”. Intanto sulla vicenda si è espresso il presidente
dell’Associazione costruttori edili di Roma Edoardo Bianchi, che
auspica che l’opzione dell’Eur sia temporanea e che rimanga in piedi il
progetto di Villa Torlonia (Corriere della Sera Roma).
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MEMORIA
Museo della Shoah di Roma, valzer di voci e nuove ipotesi
Nuove
ipotesi sulla collocazione del Museo della Shoah di Roma dopo che il
prestigioso e simbolico complesso di Villa Torlonia, per 18 anni
residenza di Mussolini e centro nevralgico delle decisioni adottate dal
regime fascista, sarebbe stato accantonato in funzione di un diverso
progetto da realizzarsi altrove per essere inaugurato per il
prossimo 27 gennaio, data in cui ricorre il 70esimo anniversario
della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Stando
a quanto pubblicato dalla stampa quotidiana di stamane sarebbe infatti
al vaglio l'idea di portare il museo nei locali un tempo adibiti a
mercato ebraico del pesce in via di San Teodoro, a pochi passi dal
Circo Massimo. Un mercato oggi riqualificato a beneficio della
collettività cittadina (immagine in basso)
che, si legge sul sito di Campagna Amica, “vuole ergersi a modello, non
solo della campagna romana, ma di tutto il Lazio”. Dell'ipotesi
starebbero discutendo il presidente della Fondazione Museo della Shoah
Leone Paserman e l'assessore di Roma Capitale Paolo Masini. I due si
incontreranno domani al ritorno di quest'ultimo dall'estero.

Nei
mutevoli scenari di queste ore, nel calderone delle tante voci che si
levano in un senso e nell'altro, fonti solitamente bene informate nel
mondo ebraico romano continuano a ritenere che alla prova dei fatti
sarà utilizzata una parte dei locali gestiti da Eur Spa in piazza
Marconi e oggi sede di White Gallery, lifestore di lusso
originariamente “pensato più come una galleria d’arte
moderna che come una tradizionale boutique di moda” a quanto affermano
gli ideatori. Di questa ipotesi si era parlato con forza ieri dopo che
era stato il presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini ad attribuirvi
molte possibilità.
Attorno al Museo della Shoah si è intanto aperto un forte dibattito
nell'opinione pubblica e sui media. “Roma spreca i soldi del Museo
della Shoah”, attacca pesantemente il Fatto Quotidiano in un articolo
in cui, a firma Alessandro Ferrucci, si ricorda la spesa di 15 milioni
di euro sostenuta dal Comune per l'area di Villa Torlonia e i 21,7
milioni (non recuperabili altrimenti) che la cassa depositi e prestiti
è pronta a erogare dopo la deroga al patto di stabilità decisa dal
governo Monti. “In silenzio, piano piano, durante agosto,
amministratori in vacanza, uffici chiusi, la distrazione impera. È in
questo ultimo mese che l'amministrazione capitolina ha pensato (secondo
fonti interne al Campidoglio "ha già deciso") di spostare la sede
assegnata per il museo della Shoah”, scrive Ferrucci. Nell'articolo si
riportano diverse posizioni: a parlare sono il Testimone della Shoah
Piero Terracina, il responsabile del progetto di Villa Torlonia Luca
Zevi e il portavoce comunitario. A margine delle loro valutazioni
l'articolista conclude con queste parole: “Nel frattempo resta il
fattore tempo, e dopo anni e anni di attesa, di polemiche, di promesse,
diventa determinante per molti, nonostante i soldi già spesi e altri
finanziamenti che andranno persi”.
Da segnalare anche la presa di posizione dell'Associazione dei
Costruttori Edili di Roma e Provincia il cui presidente Edoardo Bianchi
ha affermato: “Ci auguriamo che non venga abbandonato il progetto di
esecuzione del museo a Villa Torlonia. Riteniamo infatti che la
realizzazione del museo a Villa Torlonia arricchirebbe la nostra città
di un'opera di grande valenza simbolica e di indubbio rilievo
architettonico”. L'auspicio è pertanto che l'allestimento all'Eur “sia
una soluzione temporanea rispetto ai tempi di realizzazione del Museo,
che consenta la celebrazione il 27 gennaio prossimo dell'anniversario
di Auschwitz”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
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mostra del cinema di venezia
Il grande ritorno dello yiddish
“La
première a Venezia del film di Amos Gitai, Tsili, segna il rientro in
grande stile del cinema israeliano. La fine dell’estate inaugura un
nuovo inizio; l’inizio del mese ebraico di Elul coincide infatti anche
con il consueto fiorire di festival e di eventi culturali. E lo stesso
Tsili porta a una rinascita inaspettata: il ritorno del glorioso cinema
in lingua yiddish”. Così Guido Vitale, coordinatore dei dipartimenti
Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche, sull’ultima
edizione di Pagine Ebraiche International, il notiziario settimanale
della redazione UCEI.
Tsili, tratto dal romanzo di Aharon Appelfeld, Paesaggio con bambina
(ed. Guanda), è la storia di una giovane donna che per sfuggire alle
deportazioni si nasconde nei boschi di Czernovicz, incominciando la sua
lotta per la sopravvivenza. Nel rifugio a cielo aperto avviene
l’incontro con Marek, il fuggitivo con il quale inizierà a comunicare
in yiddish. Dopo i primi quindici minuti di silenzio, il film è
interamente girato in questa lingua, un particolare non trascurabile se
si pensa al fatto che ciò non avveniva da più di mezzo secolo. La
dichiarazione d’amore e il concreto tentativo di salvare una lingua
preziosa, mai stata così in pericolo come in questo momento.
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Israele Tel Aviv, incendio nel Tempio della comunità degli italiani
Un
incendio ha danneggiato nella notte il tempio del minian degli italiani
di Tel Aviv, che si trova in rehov Ben Yehuda. “Fortunatamente nessuna
persona è rimasta coinvolta - spiega Vito Anav, presidente dell'Irgun
Olei Italia, ai nostri lettori – ma la sinagoga è al momento
inagibile”.
“Secondo
le notizie che ci sono state date è escluso il dolo, la causa
dell'incendio è probabilmente un cortocircuito”, afferma Anav. Nella
difficoltà, sospiro di sollievo alla notizia che i Sifrei Torah, i
libri della Torah, non sono stati toccati dalle fiamme. “I Sefarim sono
salvi - conferma Anav – ma l'edificio ha subito alcuni danni. Ci siamo
subito attivati per trovare un altro Tempio che possa ospitare il
Minian Italkim”. Diverse le realtà che frequentano il tempio dove ieri
sera, fino alle 23, alcune persone si erano fermate per studiare.
L'incendio, dunque, dovrebbe essersi sviluppato dopo quell'ora.
(Foto di Arik Bendaud)
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moda
H&M sceglie rav Hillel
Dopo
lo scivolone di Zara, una maglietta continua a far parlare. Questa
volta in maniera sorprendente. H&M ha prodotto una canottiera con
una bella domanda esistenziale stampata sopra: “If not now when?”, se
non ora quando? Tirando fuori dal cappello niente di meno che un motto
di rav Hillel il vecchio (oltre al titolo del celeberrimo romanzo di
Primo Levi) .
La frase del Pirkei Avoth ( I.14.) recita: “Se io non sono per me, chi
è per me? E se io sono solo per me stesso, cosa sono? E se non ora,
quando?”. The Jewish Week non ha saputo resistere ed è andata alla
ricerca del capo di abbigliamento nello store di New York, incassando
però una sostanziale delusione: “Non abbiamo più la maglietta in
negozio ci dispiace, è stato il cult dell’estate ed è completamente
esaurita. Ai clienti è piaciuta soprattutto per il suo mistero e
fascino nascosto”. Sul sito invece risulta ancora disponibile. Il
Tablet ha addirittura definito la massima di rav Hillel come il nuovo
YOLO, l’acronimo di You Only Live Once (si vive una volta sola), il
mantra di un’intera generazione di viveur. Ma a questo punto il rav
impallidirebbe. Tra chi storce il naso e chi si affretta ad aggiungere
un indispensabile capo alla propria collezione da fashion victim, una
delle domande più impellenti da secoli continua ad aleggiare: “Se non
ora, quando?”.
Rachel Silvera
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Il ruolo della Mogherini |
La
nomina di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per la politica
estera e di sicurezza (PESC) europea riserva all’Italia un ruolo assai
prestigioso. Questo risultato è stato possibile grazie alla tenacia del
premier Matteo Renzi e all’autorevolezza conquistata dall’Italia negli
ultimi tre anni, diciamo dai tempi di Mario Monti passando per Enrico
Letta. Qualcuno ha obiettato che sarebbe stato meglio un dicastero
economico: chiunque conosca le cose europee sa però che una postazione
di quel tipo è incompatibile con la presidenza italiana della BCE,
appannaggio di Mario Draghi.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Il memoriale di Berlino |
Il
genocidio nazista iniziò dai disabili. Furono essi le prime cavie delle
tecniche di annientamento, sterilizzazione e eutanasia sviluppate poi
dalla Germania di Hitler nella Shoah. “Quelle dei disabili – affermò il
Führer – erano vite indegne di essere vissute”. Oggi a Berlino apre il
Memoriale dedicato alle vittime del programma T4 del nazismo, che
prevedeva l’eliminazione sistematica (l’eutanasia di massa) delle
persone affette da problemi congeniti e da malformazioni fisiche e
causò la morte di decine di migliaia di innocenti.
Mario Avagliano
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