Roberto
Della Rocca,
rabbino | In
una società mediatica e planetaria ognuno ha l'impressione, per non
dire l'illusione, di essere contemporaneamente in rapporto con
l'umanità tutta intera. Ma il "tutti in relazione con tutti..."
significa spesso "anonimato" , essere soli e persi. Nel corso della
cerimonia delle benedizioni e maledizioni prevista nel capitolo 27 di
Devarìm, che abbiamo letto shabàt scorso, il popolo intero è cosa
visibile a tutti. I membri della società si vedono gli uni con gli
altri.
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Dario
Calimani,
anglista
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Far
conoscere la nostra cultura è un dovere, specie in tempi di
antisemitismo. E ha sempre un certo fascino esporla. Ma farlo perché
l'antisemitismo incalza ti lascia il gusto amaro delle cose fatte per
dovere, perché richiesto dalle circostanze. Per compensare, andrò a
lezione di Ghemaràh dal mio Rav. Torah fine a sé stessa.
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Trenta paesi contro l'Isis
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“Pronti
a tutto per sconfiggere lo Stato Islamico”. Dal summit di ieri a Parigi
è emerso l'impegno di trenta paesi del mondo, tra cui dieci arabi, a
combattere la minaccia definita “globale” dello Stato islamico. Ma
questo impegno, come spiega il Corriere della Sera, è stato
inteso da ogni paese in modo diverso: “se gli Stati Uniti hanno già
cominciato a bombardare l'Isis e la Francia si appresta a farlo, la
Gran Bretagna non ha ancora deciso se mandare i propri aerei, e la
Germania arma i peshmerga curdi con missili anticarro”. “Bisogna fare
presto”, afferma il capo della Farnesina Federica Mogherini che
ribadisce l'impegno italiano nel fornire supporto umanitario e militare
ma esclude per il momento un intervento diretto in Iraq.
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resistenza ebraica (1944 - 2014)
Settant'anni con la Brigata
“Settanta
anni fa io c'ero e combattevo al loro fianco. Da queste terre, lottando
contro i comuni nemici della libertà e sotto le insegne con la stella
di Davide, fu lanciato un grido inequivocabile di autodeterminazione.
Qua e nel solco di quei valori è nato lo Stato di Israele. È bene che
se lo ricordino tutti, anche chi fa finta di dimenticarsene”.
Ivano Cardinali è di San Giovanni Valdarno, ha 85 anni ed è un ex
partigiano. Nel 1944, appena 15enne, fu tra quanti si resero
protagonisti dello sfondamento della Linea Gotica e della conquista di
alcune località strategiche nella lotta di liberazione dal giogo
nazifascista. Un impegno che vide in prima fila i volontari della
Brigata Ebraica, giunti in oltre 5mila unità dalla'allora Palestina
mandataria, il futuro Stato di Israele. Ivano c'era e questa mattina,
nel corso dell'annuale cerimonia di commemorazione dei caduti nel
cimitero militare di Piangipane (Ravenna), ha voluto ricordare il
sacrificio del sangue che molti profusero in quelle giornate che
cambiarono il corso della storia.
Partecipata dalle massime istituzioni civili e militari del territorio,
la cerimonia ha visto gli interventi, tra gli altri, del presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna,
dell'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon e del rabbino capo di
Ferrara rav Luciano Caro. Presenti anche i consiglieri UCEI David
Menasci ed Eileen Cartoon (con quest'ultima che ha letto i nomi dei
caduti), il presidente della Comunità ebraica di Verona Bruno Carmi e
il consigliere della Comunità di Bologna Ines Miriam Marach. A
Piangipane inoltre una delegazione istituzionale arrivata dalla
Repubblica di San Marino e guidata da Patrizia De Luca, responsabile
del locale centro di ricerca sull'emigrazione, e dal presidente del
Keren Kayemeth sanmarinese Bruno Mussoni.
"Onorare i combattenti della Brigata Ebraica – ha affermato il
presidente UCEI – significa rendere giustizia al coraggio di quei
valorosi e difendere, contro ogni attacco e contro ogni mistificazione,
la memoria di chi versò, spesso senza alcun legame con questo paese, il
proprio sangue per la libertà nostra e di tutto il mondo”. Per poi
aggiungere: “Che i loro nomi, e i nomi di tutti coloro che lottarono
per spezzare le catene della dittatura, possano scopirsi nei nostri
cuori e nelle nostre menti. Ebrei e cristiani, musulmani e protestanti,
induisti e atei: come ci insegna questo cimitero, impregnato delle
memorie di così tanti popoli e culture. Un monito che sia di auspicio
per la costruzione di un futuro di autentica pace e fratellanza per
l'umanità intera”.
Il bisogno di comprendere il ventaglio di scelte che furono possibili,
l'esigenza sempre più avvertita di fare chiarezza. Oggi come ieri. È il
concetto espresso dall'ambasciatore Gilon. “Quella – ha spiegato – fu
un'epoca di scelte. Ci fu chi scelse di combattere per la libertà del
mondo democratico come i volontari della Brigata Ebraica e chi, come il
Gran Muftì di Gerusalemme, volle invece allearsi con Hitler. È bene che
queste cose siano note perché ancora oggi molti cercano di riscrivere
la storia. Quanto la necessità che vi presento sia attuale è l'estate
appena trascorsa a ricordarcelo quando accuse insensate verso lo Stato
di Israele, costretto a una guerra di autodifesa contro nemici senza
scrupoli, hanno chiaramente mostrato il problema”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked Leggi
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resistenza ebraica (1944 - 2014)
Gattegna, "Onorare la Brigata
che lottò per la nostra libertà"
In
occasione dell’annuale commemorazione per i caduti della Brigata
Ebraica a Piangipane il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Illustri autorità, cari amici
è un onore essere tra voi con la consapevolezza dell’alto valore simbolico di questo appuntamento.
Settanta anni: tanto è passato da quando un corpo di volontari giunto
dall’allora Palestina mandataria – il futuro Stato di Israele – iniziò
ad operare sul territorio italiano contribuendo in modo significativo,
in particolare in questa regione, alla liberazione del paese da una
dittatura spietata e sanguinaria.
Gli oltre 5mila volontari agli ordini del brigadiere canadese Ernest
Frank Benjamin, affiancati al gruppo di combattimento Friuli, furono
infatti protagonisti dello sfondamento della Linea Gotica e si
distinsero nella operazioni militari che furono condotte nel Centro
Italia e che portarono alla conquista di postazioni strategiche.
Un contributo fu inoltre specificamente rivolto ad alleviare le
sofferenze delle popolazioni civili e ad avvicinare il ritorno alla
normalità di un paese devastato dalla guerra e dalle privazioni.
A Roma fu un soldato della Brigata a rompere i sigilli del Tempio
Maggiore restituendo a tutta la città non solo un luogo di culto ma
piena dignità e speranza nel futuro.
Una pagina di storia d’Italia che è importante ricordare e diffondere quanto più possibile nell’opinione pubblica.
Onorare i combattenti della Brigata Ebraica significa infatti rendere
giustizia al coraggio di quei valorosi e difendere, contro ogni attacco
e contro ogni mistificazione, la memoria di chi versò – spesso senza
alcun legame con questo paese – il proprio sangue per la libertà
nostra e di tutto il mondo.
Nell’annunciare la nascita della Brigata Ebraica al Parlamento il primo
ministro inglese Winston Churchill disse: “So benissimo che c’è già un
gran numero di ebrei nelle nostre forze armate e in quelle americane.
Ma mi è sembrato opportuno che una unità formata esclusivamente da
soldati di questo popolo, che così indescrivibili tormenti ha dovuto
patire per colpa dei nazisti, fosse presente come formazione a sé
stante fra tutte le forze che si sono riunite per sconfiggere il
nemico”. Parole che trovo molto significative e che bene inquadrano la
peculiarità di questa formazione.
Nella mente degli ebrei, e in particolare degli ebrei italiani, la
storia e le valorose imprese della Brigata Ebraica rappresentano
infatti un alto motivo di orgoglio.
Nel 1944 la popolazione ebraica europea pativa ormai da anni una
situazione tragica, drammatica, insostenibile; anche gli ebrei italiani
furono vittime di inaudite violenze e di deportazioni nei campi di
sterminio.
Per la prima volta ebrei ebbero la possibilità di affrontare
militaremente l’esercito degli assassini del proprio popolo e ne
distrussero il falso mito guerriero.
Crudeli e spietate contro civili inermi, le famigerate SS – spesso dopo
i primi scontri sanguinosi – fuggirono e tentarono solo di mettersi in
salvo.
Oggi qui siamo venuti per recitare le nostre preghiere e rendere
omaggio a chi, proveniente dai quattro angoli del mondo, donò la
propria giovane vita per salvare l’Europa e l’umanità intera dalla
tirannide.
Che i loro nomi, e i nomi di tutti coloro che lottarono per spezzare le
catene della dittatura, possano scolpirsi nei nostri cuori e nelle
nostre menti.
Ebrei e cristiani, musulmani e protestanti, buddisti e atei: come ci
insegna questo cimitero, impregnato delle memorie di così tanti popoli
e culture.
Un monito che sia di auspicio per la costruzione di un futuro di autentica pace e fratellanza per l’umanità intera".
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Lotta al pregiudizio
Nasce l'Antenna antisemitismo
“Un'iniziativa
finalizzata a rendere vane le minacce di chi ancora oggi propugna odio
e discriminazione. Un impegno concreto a beneficio della collettività
in un momento in cui antichi pregiudizi mai del tutto sradicati tornano
a manifestarsi in modo sempre più inquietante nelle nostre società
progredite e democratiche”. Così il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Renzo Gattegna nell'annunciare la nascita del
progetto sperimentale 'Antenna antisemitismo' promosso dall'UCEI
insieme alla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea
CDEC di Milano. Destinatari del progetto le vittime o i testimoni
di episodi di antisemitismo in Italia, che potranno entrare in contatto
con l'Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC telefonando al
numero 0233103840 oppure compilando il modulo disponibile sul sito. Le
segnalazioni verranno verificate, conservate e utilizzate per
approfondire la conoscenza del pregiudizio e dell'ostilità antiebraica.
I dati dei mittenti non saranno divulgati a terzi.
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qui milano - Fondazione federica sharon biazzi
Alla guida per aiutare il prossimo
Alle
volte per fare del bene, per cambiare ed alleggerire la giornata di
qualcuno, basta un passaggio. Questo quello che dal 2000 si propone
l'associazione, ONLUS dal 2002, Federica Sharon Biazzi fondata da
Rosanna Bauer con Joyce Anter della Comunità ebraica di Milano. Un
gruppo di volontari che si occupa di fornire un servizio di trasporto
gratuito per persone con disabilità o che necessitano aiuto per essere
accompagnate dal medico, a cicli di chemioterapia o anche ad assistere
alle conferenze, come ad esempio il Festival Jewish & the City, di
cui sono partner e che si concluderà stasera (con collegamenti
domenica 14 dall'evento "Ritrovarsi nel deserto" presso la Società
Umanitaria, all'evento "Condotte e condottiere, libere di essere donne"
presso il Teatro Franco Parenti e dall'evento "Haggadah: l'identità
ebraica in un'immagine" presso le Gallerie d'Italia, all'evento "Visite
guidate" presso la Sinagoga di via Guastalla e martedì 16 dall'evento
"Dialoghi sullo Straniero" presso la Sinagoga di via Guastalla,
all'evento "Ascolta Chagall" presso Palazzo Reale). La trentina di
volontari che formano il gruppo si occupano anche di consegnare pasti
kosher in ospedale o a casa di chi ne ha bisogno. A bordo delle quattro
macchine, delle quali una presenta il logo UCEI ed è stata acquistata
grazie ai finanziamenti dell'otto per mille, la ONLUS a quattro ruote
Federica Sharon Biazzi, fa raggiungere a chiunque si trovi in
difficoltà la propria meta. Perché è nelle piccole/grandi azioni che si
rammenda il mondo.
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qui milano - bensoussan a jewish and the city
La ferita del Mediterraneo
La
Sala Napoleonica del settecentesco Palazzo Greppi si è rivelata troppo
piccola per il pubblico accorso questa mattina a Milano alla lectio
magistralis di Georges Bensoussan, storico, studioso della Shoah, e
responsabile editoriale del Memoriale della Shoah di Parigi. Nella
giornata conclusiva della seconda edizione del festival internazionale
di cultura ebraica Jewish and the City. È stato così uno dei più
importanti studiosi di storia e pensiero ebraico contemporaneo a
inaugurare il ciclo di incontri dedicato al tema della narrazione e
della memoria ospitato dall’Università degli Studi di Milano. E la
narrazione storica, che include anche grandi mistificazioni e miti
difficili da sradicare, è stata al centro dell’intervento di
Bensoussan, che per l’occasione è stato introdotto da Mino
Chamla, studioso e docente di filosofia presso la scuola ebraica
di Milano. All'incontro, moderato da Guido Vitale, coordinatore dei
dipartimenti Cultura e Informazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e direttore di Pagine Ebraiche, è intervenuto Germano
Maifreda, docente di Storia economica e sociale dell’era moderna
all’Università di Milano. Bensoussan è stato inoltre ospite ieri della
Comunità ebraica di Trieste.
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Qui Milano - Jewish and the city
Una maratona per la libertà
Daria
Bignardi, rav Riccardo Di Segni, Piergaetano Marchetti, Andrea
Molesini, Orietta Ombrosi, Marco Ottolenghi, Silvano Petrosino,
monsignor Pierangelo Sequeri, rav Alberto Somekh. Nove autorevoli
voci per raccontare la libertà e le sue diverse accezioni all'interno
della Torah. Una maratona oratoria - accompagnata dal violino di Marco
Valabrega e moderata dal giornalista Stefano Jesurum- che ha richiamato
l'attenzione dei milanesi, arrivati ieri numerosi alla Fondazione del
Corriere della Sera. Una curiosità e desiderio di conoscere la
tradizione ebraica che testimonia l'importanza e il successo di Jewish
and the city, il Festival internazionale di cultura ebraica di Milano,
di cui la maratona oratoria ha rappresentato uno degli appuntamenti di
punta. Ma tanti altri sono stati ieri gli incontri proposti e a cui ha
fatto seguito una grande partecipazione di pubblico. Leggi
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rosh hashanah 5775 - qui padova Un anno per migliorare
Non
è facile formulare un augurio, quando ronzano ancora nelle orecchie i
fischi dei missili e gli scoppi di una guerra che ha obbligato i nostri
fratelli a correre nei rifugi più volte al giorno; non è facile, quando
siamo stati così vicini ad una deflagrazione mondiale, se si sommano i
tanti focolai del Medio Oriente più vasto, dell’Europa dell’Est, del
Nord e Centro Africa, e altri ancora; quando migliaia di persone
muoiono inseguendo la semplice speranza di una vita dignitosa; quando
centinaia di migliaia hanno perduto la sicurezza di un lavoro; quando
corruzione e malaffare inondano le pagine dei giornali; quando latita
la cultura, soppiantata da comunicazioni collettive; quando riaffiora
con veemenza l’antisemitismo; e quando, gli Ebrei stessi, sono incapaci
di andare d’accordo
Davide Romanin Jacur,
presidente della Comunità ebraica di Padova Leggi
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Cosa insegna Jewish and the city
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Da
domenica scorsa mi trovo a Milano per Jewish and the City, una
manifestazione di altissimo livello. Tra spettacoli e dibattiti,
incontri e conferenze, ció che colpisce é la partecipazione
ininterrotta di migliaia e migliaia di milanesi. Una curiosità
travolgente e tutto sommato sorprendente, analoga a quella riservata ad
altre iniziative culturali ebraiche: Giornata della Cultura, Festival
della Letteratura, del Cinema, della cultura israeliana nelle sue
diverse espressioni, e chi più ne ha più ne metta.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie
- Una giornata con Primo |
La
memoria è uno strumento molto strano, è come il mare, può restituire
dei brandelli, dei rottami magari, a distanza di anni”. Teatro
Rossini di Pesaro, 5 maggio 1986. Primo Levi incontra studenti e
insegnanti di alcune scuole superiori della città marchigiana. Un
interrogatorio preparato da mesi. E uno dei suoi ultimi incontri
pubblici.
Mario Avagliano
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