
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Ho
viaggiato per tre giorni da una costa all’altra della Sicilia con il
gruppo Kesher di Milano, apprezzando ciò che per i milanesi è il più
grande dei problemi: la differenza. In autobus a Palermo o da Siracusa
a Noto ho parlato o sentito parlare (e cantare!) almeno tre lingue, tra
francese, ebraico ed italiano. Ho riso con un nuovo amico scherzando
con l’accento siciliano o l’ebraico dei bagnini della spiaggia di Tel
Aviv. Ho parlato dei Modiano di Salonicco, dei Florio di Palermo, di
Abulafia a Siracusa, dei Franco di Catania.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Il
gruppo Lehava di cui fanno parte i tre ragazzotti che hanno provato a
bruciare una scuola mista arabo ebraica in Israele è il sintomo di un
male nuovo e antico. Certamente potrebbero ricordare gli Zeloti e i
Sicari di duemila anni orsono, ma credo che sarebbe più opportuno
lasciare il passato alla ricerca storica e dedicare qualche riflessione
all’oggi. Non c’è dubbio che il virus del fondamentalismo abbia
infettato pericolosamente anche l’ebraismo, e questo non può che
allarmare.
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La morte di Ziad Abu Ein:
disaccordi e paure
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Se
muore Ziad. “Il corpo avvolto nei colori della bandiera palestinese, il
saluto militare. Le armi estratte alla cerimonia ufficiale nel palazzo
della Muqata sono quelle della guardia presidenziale. Per le strade di
Ramallah ricompaiono per la prima volta in dieci anni i gruppi di
incappucciati che imbracciano invece i kalashnikov”. Dopo il funerale
del cinquantacinquenne palestinese Ziad Abu Ein, leader legato a Marwan
Barghouti e morto mercoledì dopo un malore durante una manifestazione
alla quale sono seguiti degli sconti con la polizia israeliana, Fatah
chiede vendetta. Una situazione delicata ed ancora non del tutto chiara
raccontata da Davide Frattini sul Corriere della Sera: “All’autopsia
hanno partecipato medici palestinesi, israeliani, giordani. Hanno
assistito agli stessi esami nell’obitorio di Abu Dis, in Cisgiordania,
ne leggono i risultati in modo diverso. Secondo il ministero della
Sanità a Gerusalemme, Abu Fin è morto per un infarto, lo stress della
situazione tra le cause. Secondo gli anatomopatologi palestinesi
sarebbe stato ucciso: il cuore avrebbe ceduto per I gas lacrimogeni,
l’aggressione e i colpi dell’ufficiale della polizia di frontiera (un
video mostra l’israeliano che gli stringe le mani al collo), perché gli
è stato impedito di raggiungere l’ospedale quando si è sentito male”.
Intanto mentre Abu Mazen si è preso del tempo per capire con quale
strategia rispondere, il premier israeliano Netanyahu richiama alla
calma di fronte ad un evento che potrebbe riaccedendere una nuova
stagione di scontri.
Spari contro l’ambasciata israeliana in Grecia. Colpi d’arma da fuoco
sono stati esplosi vicino all’ambasciata di Israele ad Atene. Nessun
ferito né danno a edifici. Gli aggressori, quattro persone, si sono
avvicinati all’ambasciata alle 3.20 di questa mattina a bordo di due
motociclette e hanno esploso dei colpi di kalashnikov in direzione
dell’edificio della diplomazia israeliana. L’attacco arriva a due
giorni di distanza dalla morte nella West Bank di un ministro
palestinese. In passato in Grecia ci sono state violente manifestazioni
contro la politica israeliana e in supporto dei palestinesi. Non è la
prima volta che si registrano attacchi contro ambasciate nella Capitale
greca: nel 2007 il bersaglio era stata la residenza diplomatica
americana, nel 2013 quella tedesca (Times of Israel).
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Qui Gerusalemme "Vittorio Dan Segre,
grandezza e profondità"
In
sella a un cavallo dritto e fiero, un giovane sorride, guardando
lontano. Nell’immagine successiva quel giovane ha qualche anno di più
ed è seduto di fronte a Golda Meir. Natura e città, Italia, Israele,
l’amata moglie Rosetta, figli e nipoti. Sono i protagonisti delle
fotografie che scorrono nella sala dell’Istituto Van Leer di
Gerusalemme per ricordare Vittorio Dan Segre, scomparso a settembre
all’età di 92 anni. Raccontano il ritratto di un uomo sospeso tra due,
tre, cento diversi mondi, e capace di vivere a pieno ciascuno di essi,
dal Risorgimento al sionismo, dal Piemonte alla Capitale israeliana. E
lo stesso messaggio emerge nitido dalle parole dei tanti amici,
parenti, rappresentanti delle istituzioni venuti a ricordarlo, nella
serata in sua memoria organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Israele e
dall’Istituto di Cultura di Tel Aviv in collaborazione con la Hevrat
Yehudei Italia. A non voler far mancare il proprio omaggio a Segre, e
alla sua capacità di lasciare il segno nel XX secolo di entrambe le
patrie per cui il suo cuore palpitava, anche il presidente della
Repubblica italiana Giorgio Napolitano e il presidente emerito dello
Stato d’Israele Shimon Peres, attraverso due messaggi letti
dall’ambasciatore italiano Francesco Maria Talò. Talò ha poi condiviso
con il pubblico la sua gratitudine nei confronti di Segre, capace di
insegnargli tanto sul Medio Oriente attraverso i suoi libri e articoli
prima, e di proseguire nell’opera tanti anni dopo di persona, a partire
dalla vigilia della sua partenza per assumere l’incarico in Israele e
fino al momento della sua scomparsa.
Rossella Tercatin
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Qui Milano
Israele, nuovi orizzonti politici
Nessuno
può prevedere cosa accadrà il prossimo 17 marzo, quando milioni di
israeliani saranno chiamati alle urne per scegliere chi guiderà il
paese nella prossima legislatura. Saranno però elezioni diverse dal
passato, afferma l'analista israeliano Ben Dror Yemini, perché diverso
è l'orizzonte politico del paese. Nuove coalizioni hanno fatto capolino
(la sinistra laburista di Isaac Herzog con i centristi di Tzipi Livni)
così come nuovi partiti (quello dell'ex uomo del Likud Moshe Kahlon)
mentre altri sembrano proporsi in modo diverso rispetto al passato
(Avigdor Lieberman e il suo Israel Beitenu nella fattispecie). Tutto
questo inciderà, continua Yemini, anche sul rapporto con i palestinesi
e si potrebbero profilare novità sul fronte del negoziato. E intanto
l'Europa vuole proporsi come possibile rifermento tra le due parti ma
serve più coraggio e determinazione, sottolinea Lia Quartapelle,
deputata Pd della Commissione Esteri della Camera. L'Italia e i paesi
europei devono chiedere a Israele di fare passi importanti sul fronte
dei negoziati in virtù dell'amicizia che li lega, la posizione del
direttore del TgLa7 Enrico Mentana. Le richieste sono indirizzate a
Israele, continua il direttore, perché unica democrazia del Medio
Oriente e perché la controparte manca di credibilità. Un breve
riassunto per ricapitolare i punti salienti toccati ieri sera nel
partecipato dibattito moderato da Daniele Nahum, responsabile Cultura
Pd della sezione milanese, allo spazio Open di Milano. Yemini,
autorevole firma di Maariv e Yedioth Ahronoth, il direttore Mentana e
la deputata Quartapelle si sono infatti confrontati sui temi caldi
della politica israeliana. Con un assunto condiviso: la demonizzazione
delle parti, in particolare di Israele non può giovare a nessuno e
fomenta solo gli estremismi.
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Qui Torino
L'ebraismo incontra l'architettura
“Essere
presenti oggi è importante in quanto rappresenta un riconoscimento del
fatto che il patrimonio religioso italiano non è solo quello cristiano,
bensì quello di tutte le altre minoranze presenti sul territorio”.
Questo è stato evidenziato da Dario Disegni, presidente della
Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, intervenuto ieri
pomeriggio al convegno internazionale “Patrimonio architettonico
religioso – Nuove funzioni e processi di trasformazione”, in corso al
Salone d’Onore del Palazzo del Valentino a Torino nelle giornate di
ieri e di oggi. La due giorni, dedicata allo studio dell’adeguamento
funzionale delle strutture religiose, è organizzata dal Dipartimento di
Architettura e di Design del Politecnico di Torino e dall’Ufficio
Nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza
Episcopale Italiana. “Si tratta di un’occasione importante per rendersi
conto che le esigenze sono comuni a tutte le realtà religiose e far
nascere collaborazioni”, ha sottolineato Carla Bartolozzi, docente al
Politecnico di Torino e coordinatrice del Comitato Scientifico. Sulla
stessa lunghezza d’onda anche Laura Moro, direttrice dell’Istituto
Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali e del Turismo, che ha presieduto la sessione
di ieri pomeriggio dedicata alla consistenza del patrimonio
architettonico religioso e ha osservato come l’ambito dei beni cultuali
religiosi sia costituito da numerose anime diversissime tra loro.
“Queste occasioni di incontro sono dunque ottimi momenti per
conoscersi, aggiornarsi e soprattutto creare un linguaggio comune”, ha
detto Moro. Il pomeriggio, nel corso del quale Dario Disegni,
presidente FBCEI, ha presentato il patrimonio architettonico ebraico in
Italia, ha visto dunque alternarsi gli interventi di rappresentanti
delle diverse istituzioni di cui questo settore si compone, tra cui
quelli di Mons.
Francesca Matalon
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la presentazione di good morning italia- Il racconto dell'anno che verrà
Un
servizio per dare al lettore ogni mattina le informazioni che vale la
pena di sapere su quanto accade nel mondo. Questa l'idea trainante
della redazione di Good Morning Italia: alle prime luci del giorno
migliaia di utenti scorrono una mail o la app e leggono in modo
semplice e veloce una rassegna delle notizie pubblicate sui principali
media italiani e internazionali. A selezionare le notizie che contano –
un motto che sembra parafrasare quello del New York Times, all the news
that's fit to print (tutte le notizie che vale la pena stampare) -, una
redazione di giovani giornalisti, che dal 2013 ha avviato questa
esperienza e ora si prepara a nuove sfide. Un bilancio di quanto fatto
fino a oggi, della nuova partnership con Banzai Media e dei risultati
raggiunti sono stati alcuni dei punti toccati ieri da Beniamino
Pagliaro, tra i fondatori di Good Morning Italia, nel corso di una
presentazione al pubblico milanese dell'iniziativa editoriale. E per
salutare il 2015, Good Morning Italia, ha annunciato ieri Pagliaro, ha
messo a disposizione dei suoi lettori un ebook gratuito in cui “l’anno
che verrà è raccontato da alcune delle migliori firme del giornalismo
italiano”. Valutazioni di politica interna, economia e internazionale
per ricapitolare quali saranno i temi caldi dell'anno venturo. Tra
questi, un capitolo dedicato a Israele e ai negoziati di pace
palestinesi a firma di Davide Frattini dal titolo “Due popoli, tre
Stati”.
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Tempo e rispetto |
Gli
insegnanti che compaiono nelle opere letterarie del ‘900 non danno mai
l’impressione di nuotare nell’oro. Forse non godevano neppure di una
maggiore considerazione sociale rispetto ad oggi. Le differenze
sembrano altre: prima di tutto un carico di lavoro oggettivamente molto
inferiore (meno burocrazia, meno riunioni, interrogazioni quasi sempre
orali) che lasciava una discreta quantità di tempo libero. In secondo
luogo, nessuno si permetteva di mettere in discussione i loro metodi e
i loro criteri di valutazione, nemmeno quando le critiche sarebbero
state più che giustificate. Ne emergeva l’immagine di un mestiere più
intellettuale e più libero. Talvolta mi capita di domandarmi come
questa silenziosa erosione del tempo e dell’autorevolezza degli
insegnanti abbia potuto insinuarsi così facilmente nella scuola
italiana senza che nessuno protestasse in modo significativo. Nel
dibattito pubblico si è data molta più importanza agli aspetti
economici, che non sono certamente da trascurare ma non sono mai
l’unico criterio da tenere presente quando si misura la qualità della
vita; senza contare che il tempo libero implica facilmente risparmi
(per esempio per chi ha figli piccoli) o consente altre attività.
Anna Segre, insegnante
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Fra storia e identità |
La
storia di Borislav Bereza, ebreo, neoeletto nel parlamento Ucraino
nelle file del partito di estrema destra Pravy Sektor – menzionato la
settimana scorsa su queste pagine da Gadi Luzzato Voghera – sebbene
trattasi sicuramente di un caso ambiguo ed isolato, non si potrebbe
considerare in ogni modo una vera e propria anomalia. Se nel Novecento,
la popolazione ebraica europea aderì in gran numero ai movimenti e ai
partiti della sinistra parlamentare e radicale, ricoprendo talvolta
ruoli rappresentativi e di prestigio, non mancano ebrei, che almeno
inizialmente, sostennero il fascismo o altri partiti di estrema destra.
Come ricorda Zygmunt Bauman, nel libro “Visti di Uscita e Biglietti di
Entrata” – pubblicato recentemente da Giuntina – alla base v’era in
entrambe le circostanze, al di là di quella che riguardo al pensiero di
una certa sinistra Michael Lowy chiama “affinità elettiva”, la ricerca
di una maggiore assimilazione/redenzione ed accettazione da parte delle
società “ospitanti”. Tentativo che in gran parte, si rivelerà
fallimentare ed illusorio e che porterà in egual modo la presenza
ebraica, all’interno delle varie istanze politiche, ad essere percepita
con imbarazzo e diffidenza. Così come per i numerosi ebrei bolscevichi
liquidati successivamente nell’era staliniana con purghe e falsi
complotti, per quella minoranza ebraica che accolse con fervore i
nazionalismi europei, il destino fu maggiormente avverso, paradossale e
tragico.
Francesco Moises Bassano, studente
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Famiglia e comunità |
Se
in famiglia sperimentiamo un senso di appartenenza assoluta e di
esclusione per chi è fuori dal nucleo, in comunità è possibile vivere
quel senso di fratellanza dettato non dall’essere 'come', ma
soprattutto dall’essere diversi. Non da un senso di appartenenza ma di
partecipazione.
Ilana Bahbout
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