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19 Gennaio 2015 - 28 Tevet 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Si è molto discusso in questi giorni in merito all'invito di Netanyahu alla aliyah degli ebrei francesi. Diplomaticamente parlando (e non solo) un invito di questo genere, formulato apertamente davanti alle autorità politiche francesi e al presidente è certamente fuori luogo.
Tuttavia, vorrei sottolineare un aspetto della nostra identità ebraica che deve essere comunque tenuto in considerazione, a prescindere totalmente dall'esistenza dello Stato di Israele e dal nostro eventuale legame con esso: noi ebrei siamo un popolo.
 
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Anna
Foa,
storica
Scopro casualmente che giusto un secolo fa, il 19 gennaio 1915, c’è stato il primo bombardamento di civili della storia: uno zeppelin tedesco ha colpito una cittadina inglese, uccidendo 5 civili. Ne hanno fatta di strada in soli trent’anni, da questo primo bombardamento ad Hiroshima, dal Barone Rosso a Coventry e a Dresda! C’è da riflettere sulla velocità dei tempi della storia e anche, e non meno, sulla direzione del cosiddetto ‘progresso’. Il 1915, oltre ad essere l’anno dell’entrata in guerra dell’Italia, fu anche quello infatti del genocidio degli armeni. Solo un secolo fa.
 
TORINO -  Alle 18.30 al Centro sociale della comunità nel corso dell’incontro “Educare la nuova generazione” verrà presentato il libro La mia Torah – Le parashot di Shemot per i ragazzi. Partecipano le autrici Anna Coen e Mirna Dell’Ariccia, la coordinatrice del progetto Dec-UCEI Odelia Liberanome e Claudia Reichenbach, docente della scuola. Introduce il rabbino capo Ariel Di Porto.
 
I Testimoni della Shoah: "Serve più tolleranza"
“Gli atti terroristici di Parigi stanno alimentando l’odio, stanno dando terreno all’intolleranza e così si può arrivare all’estrema conseguenza. Serve più tolleranza”. È il messaggio lanciato dai Testimoni della Shoah impegnati in queste ore nel Viaggio della Memoria in Polonia organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il supporto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Il Mattino).
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno si racconta in particolare la firma del protocollo d’Intesa per una Memoria consapevole nella sinagoga di Cracovia tra il ministro Giannini e il presidente UCEI Gattegna. “L’Italia non ha focolai accesi come in altre parti d’Europa. Resta però una preoccupazione e un’attenzione. Noi della scuola siamo impegnati e se l’intolleranza e l’antisemitismo sono dei virus noi possiamo essere considerati medici infettivologi” ha sottolineato il ministro affermando inoltre di sentirsi “Charlie” ma anche “juive”.
 
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  davar
A CRACOVIA LA FIRMA DEL PROTOCOLLO MIUR-UCEI
L'impegno per una Memoria viva
“Un documento sottoscritto affinché la memoria della Shoah non venga mai a mancare perché la Shoah è la prova storica di quanto sia stato pericoloso consentire che prevalessero l'odio, la violenza, la perdita della libertà e dell'uguaglianza, la violazione dei diritti fondamentali”. Così il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha sottolineato l'importanza del Protocollo di Intesa dedicato all'educazione delle Shoah nelle scuole italiane. Un documento siglato dall'UCEI con il ministero dell'Istruzione e rinnovato ieri in occasione del Viaggio della Memoria che vede coinvolti duecento studenti da tutta Italia. A firmare il protocollo, il presidente Gattegna e il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, nella significativa cornice della sinagoga Tempel del quartiere ebraico di Cracovia. Questa è stata infatti una delle tappe della due giorni di viaggio – a cui partecipano tra gli altri il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana e rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, il professor Giovanni Maria Flick, presidente onorario del Museo della Shoah di Roma, l'assessore UCEI al Bilancio Noemi Di Segni il presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli – che si chiude oggi con la visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
”Da qui arriva un duro monito al mondo perché quanto accaduto non accada mai più – la riflessione del ministro Giannini – Da qui deve ripartire la costruzione di un idea nuova di Europa e Italia”. Poi un riferimento all'attualità e a quanto accaduto a Parigi: l'attacco alla libertà d'opinione così come l'ennesima feroce aggressione antisemita. “Je suis Charlie ma anche Je suis Juive”, ha dichiarato il ministro, ribadendo il ruolo fondamentale nella società europea ricoperto dalla minoranza ebraica. Un ebraismo che il nazifascismo cercò di annientare, di annichilire mettendo in moto una “fabbrica della morte”, ricorda il sopravvissuto Sami Modiano.

Attorno a lui e alle sorelle Andra e Tatiana Bucci, si riuniscono i duecento giovani presenti. Ascoltano la tragedia dell'uomo, di cui Auschwitz è diventato il simbolo. Percorrono in silenzio la Bahnrampe, il Krematorium II, la Zentralsauna, il campo femminile, il Kinderblock. Ascoltano i ricordi dolorosamente vividi quanto terribili dei Testimoni della Shoah, affiancati dalle spiegazioni di Marcello Pezzetti per ricostruire cosa fu la macchina di morte nazista. “Voglio ringraziare Sami e la moglie Selma, Andra e Tatiana Bucci, Marika Venezia che ancora una volta hanno trovato la forza e il coraggio di affrontare la grande sofferenza di venire a raccontare e quindi di rivivere le atroci sofferenze che avevano patito nel passato”, ha ricordato ieri il presidente Gattegna. Un passato "che non deve rimanere storia", ha sottolineato il professore Giovanni Maria Flick nel suo intervento alla sinagoga di Cracovia. “La Memoria è un diritto ma soprattutto un dovere perché non si verifichino più discriminazioni e intolleranze”, ribadisce ai ragazzi Flick.
L'auspicio del ministro Giannini e del presidente Gattegna ma soprattutto dei Testimoni è che i giovani raccolgano il testimone e si facciano portatori della Memoria nella società in cui sono immersi. “Io non voglio che i vostri occhi vedano ciò che hanno dovuto vedere i miei”, il sofferto monito di Sami Modiano. Questo il senso del Viaggio della Memoria. “La Shoah è stata una grande vergogna, una grande vigliaccheria, una grande ipocrisia commessa da coloro che si spacciavano per grandi guerrieri, rappresentanti di una razza superiore – ha ribadito il presidente Gattegna – La storia ha dimostrato che non erano una razza superiore ma sono stati e resteranno sempre la vergogna dell'umanità”. 


Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
IL PRESIDENTE DELLA FBCEI DARIO DISEGNI
"Beni culturali, il rilancio"

I beni ebraici italiani: la loro tutela, ma anche la sfida di convidere un patrimonio culturale straordinario che è ramificato sull'intero territorio nazionale. All'avvio di una nuova stagione di impegni che si annunciano di grande fascino e interesse il Giornale delle Fondazioni pubblica una ampia intervista al presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia Dario Disegni (nella foto).
"Poche forze a disposizione ma idee chiare, competenze e una strategia - sottolinea Disegni - che parte dalla volontà di fare sistema per far conoscere il patrimonio culturale ebraico, e quindi la storia e la cultura degli ebrei, con il fine ultimo di promuovere occasioni di conoscenza reciproca e di dialogo costruttivo tra le diverse componenti della società italiana".


"Il nostro ente - spiega Disegni - è stato costituito nel 1986 dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con lo scopo di promuovere la conservazione e la valorizzazione dello straordinario patrimonio, di proprietà delle Comunità medesime, che testimonia una presenza ebraica di 2.200 anni in Italia. Un patrimonio rappresentato dalle sinagoghe di epoca romana, a Ostia Antica e a Bova Marina, dalle catacombe ebraiche di Roma e di Venosa, dal miqvé (bagno rituale) di epoca medioevale ricavato in una cisterna bizantina dell’isola di Ortigia a Siracusa, dalle decine di piccole Sinagoghe nel cuore dei vecchi ghetti senza alcun segno distintivo all’esterno, fino ai grandi Templi dell’Ottocento e del Novecento, monumenti all’orgoglio dell’emancipazione e all’ottimismo del periodo post-risorgimentale, con i loro pregevoli arredi e oggetti di culto, di differenti epoche e stili".

"Non minore importanza - prosegue - è quella rivestita dalla fitta rete dei cimiteri ebraici che, per la loro antichità, il loro valore artistico e le informazioni ricavabili dalle lapidi, rappresentano un patrimonio fondamentale per la conoscenza della presenza ebraica in Italia e per la stessa storia del Paese".

"Infine - sottolinea Disegni - una preziosa testimonianza è quella fornita dagli archivi e dalle biblioteche, ricche di manoscritti e di volumi pubblicati in Italia dalle prime stamperie in caratteri ebraici d’Europa. Un patrimonio tutelato anche ai sensi dell'Intesa che regola i rapporti tra lo Stato italiano e l'Unione delle Comunità, che la Fondazione ha per obiettivo istituzionale di conservare e valorizzare. Valorizzare significa fondamentalmente anche far conoscere questi beni, per far conoscere, attraverso di essi, la storia e la cultura del popolo ebraico, un'entità viva e molto vivace in Italia, anche se di dimensioni ridottissime.

Quali dimensioni ha la popolazione ebraica italiana?

Sebbene nelle varie inchieste si raccolgano anche risposte che indicano una consistenza che varia da diverse centinaia di migliaia fino a 2-3 milioni di membri, in realtà l'intera comunità ebraica italiana è composta soltanto da 25-30.000 persone.

Presenze maggiori in altri Stati. Ci sono fondazioni analoghe?

La situazione a livello internazionale vede operare realtà molto diverse, rappresentate più che altro da Fondazioni "grant making", mentre la nostra Fondazione ha compiti più squisitamente operativi ed è anzi "grant seeking". Tra le principali operanti in Europa va senz’altro menzionata per la sua importanza la Rothschild Foundation, creata dalla grande famiglia di origine tedesca, che finanzia operazioni di restauro e di conservazione del patrimonio, sostiene l’attività di Musei, archivi e biblioteche, nonché studi e ricerche. Negli USA ci sono Fondazioni e Comitati che fanno massa critica su grandi interventi di restauro. Proprio nelle scorse settimane Venetian Heritage ha lanciato da New York una grande operazione di fundraising internazionale per sostenere il programma di restauro delle sinagoghe e del Museo ebraico di Venezia, in vista del 2016, anno delle celebrazioni dei 500 anni dell’istituzione del ghetto (ovvero di quel luogo, “getto”, nel quale erano ubicate le fonderie e all’interno del quale vennero costretti a vivere tutti gli ebrei della città; nome poi divenuto emblematico per indicare i luoghi in cui gli ebrei vennero concentrati in Italia e in altri Paesi d’Europa e successivamente le più diverse situazioni di emarginazione di gruppi etnici).
La nostra Fondazione, che proprio per tale motivo ha tenuto la sua ultima riunione di Consiglio a Venezia, collabora all’importante progetto promosso dal Comitato presieduto dal Presidente della Comunità ebraica della città, Paolo Gnignati, e coordinato dal professor Shaul Bassi dell’Università Ca’ Foscari, che prevede, accanto ai restauri, una grande mostra, in collaborazione con i Musei Civici veneziani, a Palazzo Ducale, a cura della professoressa Donatella Calabi, direttrice del Comitato Scientifico del Cinquecentenario (...)


Catterina Seia, Il Giornale delle Fondazioni
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IL convegno internazionale unesco
Bioetica ed etica medica,

la lezione di Gerusalemme
Centinaia di partecipanti da tutto il mondo, dall’Europa alle Americhe, dall’Africa all’Asia e all’Australia, oltre che ovviamente da Israele, si sono riuniti negli scorsi giorni a Gerusalemme per i lavori del decimo Convegno internazionale Unesco sulla Bioetica, Etica medica e legislazione sulla salute, che era stato preannunciato nel numero di gennaio di Pagine Ebraiche. L’incontro si è articolato in cinque sessioni parallele, mattina e pomeriggio, per discutere dei problemi etici connessi con i trapianti d’organo e le tecniche di riproduzione assistita, con la medicina legale e l’etica militare, con la eutanasia e il trattamento dei malati terminali, passando per la terapia del dolore, l’uso medico di droghe e la legittimità delle campagne pubblicitarie delle case farmaceutiche, e tanti altri argomenti troppo numerosi da elencare. Diversi partecipanti dall’Italia, fra cui il dottor Cesare Efrati (nella foto), gastroenterologo all’Ospedale Israelitico di Roma, nonché maskil diplomatosi al Collegio Rabbinico Italiano e chazan/gabbai del Tempio Maggiore di Roma. La relazione da lui presentata verteva sulle problematiche etiche legate alla terapia di gravi malattie infettive come quella causata dal virus Ebola. Possono (o devono) medici e paramedici mettere a rischio la propria vita per curare i pazienti affetti da questo virus? E per quanto riguarda parenti e amici che desiderano visitare il malato? Come è affrontata questa situazione dal punto di vista della halakhà, la legge ebraica?

Gianfranco Di Segni, Collegio Rabbinico Italiano
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informazione - international edition
"Libertà di stampa irrinunciabile, ogni ma è soltanto una colpa"
Il Gran Rabbino di Francia è un grandissimo rabbino. Questa l'affermazione che traspare dal gioco di parole ("Un trés Grand Rabbin") contenuto nel titolo dell'editoriale che apre questo numero di Pagine Ebraiche International Edition. Il direttore della redazione Guido Vitale rende così omaggio alle ferme parole a tutela della libertà di espressione e di satira pronunciate dal rav negli scorsi giorni.
Duecento ragazzi italiani in Polonia per conoscere gli anni più bui della storia d’Europa. Nel settantesimo anniversario dalla liberazione di Auschwitz e alla vigilia della Giornata della Memoria sono partiti gli studenti italiani che partecipano al viaggio didattico promosso dal Ministero dell’Istruzione e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: fra gli accompagnatori anche il ministro Stefania Giannini e il presidente UCEI Renzo Gattegna. Come è spiegato al pubblico dell’edizione internazionale di Pagine Ebraiche, la visita in programma alla sinagoga di Cracovia è anche l’occasione per firmare il rinnovo dei protocolli di collaborazione fra UCEI e Miur.
A pochi giorni dalla ricorrenza del 27 gennaio, tante le iniziative legate a preservare il valore della Memoria: in programma questa settimana a Torino l’inaugurazione della mostra dedicata allo scienziato, scrittore e sopravvissuto italiano Primo Levi.
Sono ancora i fatti di Parigi a rimanere al centro dei pensieri e delle preoccupazioni, come spiega Daniela Fubini, che nella sua rubrica Double Life racconta i sentimenti legati alle sue identità europea e israeliana. 

Mentre la parola italiana della settimana è “Bella ciao”, titolo di una famosa canzone partigiana suonata durante la commemorazione del direttore di Charlie Hebdo Stephan Charbonnier, assassinato dai terroristi nella redazione della rivista satirica insieme ad altre 11 persone.

Rossella Tercatin
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qui firenze - partito il treno della memoria
In viaggio per capire

Appuntamento al Binario 16 della Stazione Santa Maria Novella, da dove partirono i convogli della morte diretti ad Auschwitz-Birkenau e dove si ritrova oggi un folto gruppo di giovani, educatori, insegnanti. Sono i partecipati alla nuova edizione del Treno della Memoria organizzato dalla Regione Toscana con il coordinamento logistico di Ugo Caffaz.
Tema dell'edizione 2015, frutto del lavoro di un anno nelle scuole, è “Un nome, una storia, una memoria”: ad ogni studente è stato infatti consegnato il nome di un giovane deportato ad Auschwitz da 'custodire' e portare con sé in viaggio per poi essere pronunciato a voce alta prima della cerimonia davanti al Memoriale del lager aggiungendo al nome e al cognome l'età al momento della morte o della liberazione.
Molteplici le memorie che costituiranno il filo conduttore del Viaggio. Le memorie dei Testimoni ebrei della Shoah, le memorie dei deportati politici, le memorie di chi – come Vera Jarach Vigevani – scapperà dall'Italia per via delle leggi razziste e in Argentina, molti anni dopo, perderà la figlia Franca, che sarà torturata e uccisa dagli aguzzini di Videla. O ancora la memoria di Enrico Fink che, attraverso l'arte, renderà viva l'esperienza di persecuzione della propria famiglia ma anche l'incontro tra il mondo dell'ebraismo chassidico e quello dell'ebraismo ferrarese.


(Nell'immagine gli artisti Enrico Fink e Laura Forti al momento della partenza)
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qui roma - MELAMED
Imparare il valore della Tefillà
“La semplicità e il valore della preghiera come slancio universale dell’animo umano”. Questo il punto di partenza che ha ispirato gli Asili Israelitici “Rav Elio Toaff” di Roma a ideare, sviluppare e produrre, grazie al supporto dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, “Il mondo delle Tefillot” (ed. Sovera), il libro di preghiera a misura di bambino (ma non solo) presentato ieri nel salone principale della scuola.
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qui venezia
Zagabria, luce sulla sinagoga
“Il Giorno della Memoria non è la giornata in cui noi ebrei ricordiamo i nostri morti, ma è una giornata di impegno civile in cui la società cerca di fare i conti con quello che è stato”. Queste le parole del presidente della Comunità ebraica di Venezia, Paolo Gnignati, durante l’inaugurazione della mostra 'Sinagoga di Zagabria 1867 – 1942 – 2015' ospitata al Museo ebraico cittadino.
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QUI LIVORNO
Rav Kahn, pagine da sfogliare
Nella cornice della nuova sede della storica Libreria Belforte, ora trasferitasi in via Roma con aggiunto un locale multifunzionale dedicato a varie iniziative, si è tenuta la presentazione del libro di Paolo Orsucci dedicato alla figura del Rabbino Isidoro Kahn (z.l.), dal titolo "Quale è la via del vento?" .
L'iniziativa è stata organizzata dalla stessa libreria in collaborazione con Adei-Wizo, Benè Berith "Isidoro Kahn", Circolo S.C. "Gad Guido Novelli", Comunità ebraica di Livorno e S.Belforte & C.-Editori librai dal 1805.
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pilpul
 Oltremare - La rincorsa
La fase attuale sembra essere quella della rincorsa, in cui si fa un passo o due indietro, si puntano bene gli occhi alla bandierina del traguardo (il 17 marzo), e poi si affonda il piede nella sabbia sottile della pista e via, a chi corre più forte. Non più elegante, o più corretto, o col sorriso più smagliante: solo più veloce. È quello che conta all’arrivo, dove una manciata di millesimi di secondo, o un pugno di voti, fanno la differenza fra vittoria e sconfitta.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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Lo sapevamo già
Sono passati una decina di giorni dai fatti di Parigi e come spesso accade nel nostro paese, le magliette con gli slogan tornano nell’armadio, la copia tanto ricercata di Charlie Hebdo finisce in un cassetto della scrivania e il ritorno di Greta e Vanessa sembra aver cancellato quei momenti terribili. Ma dobbiamo batterci con forza perché non sia così. Perché quegli avvenimenti hanno mostrato all’Europa distratta e disinteressata il vero volto dell’integralismo islamico.

Daniele Regard
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