
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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È
iniziato il mese di Adar e in Israele da ogni scuola elementare, asilo,
riunione di bambini si sentono i ritornelli delle canzoni o delle
filastrocche popolari per Purim: “Mordechai yatzà milifnè hamelech
bilvush malchut veattere zahav…” Il nostro Mordechai che esce vestito
in maniera regale e con la corona d’oro mi ha fatto pensare,
paradossalmente, ai toni e ai terribili confronti che caratterizzano
molto mondo ebraico di oggi, sia che esso si incontri virtualmente sui
social network, sia che lo faccia realmente in qualunque altro luogo.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
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Che
i palestinesi abbiano diritto ad avere un loro stato penso sia chiaro a
tutti, e debba essere accettato come naturale conseguenza di un
percorso di maturazione storica. Meno evidente - a leggere i giornali e
i commenti sulla rete - sembra essere l'idea altrettanto ovvia che tale
stato debba nascere come strumento di stabilizzazione della società
palestinese e non come entità da mettere a confronto o in opposizione a
Israele, se non addirittura agli ebrei. Da più parti si guarda allo
slittamento della discussione della mozione proposta al Parlamento
italiano con sentimenti contrastanti che mi sembrano meritevoli di
riflessione.
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Roma, Museo della Shoah
si dimette Paserman
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“Troppi
ritardi, il comune è assente”. “Manca la volontà politica di realizzare
il Museo”. Da qui la decisione delle dimissioni presentate ieri dal
presidente della Fondazione del Museo della Shoah di Roma Leone
Paserman, già presidente della Comunità ebraica della Capitale. A
spiegare i motivi di questa decisione, l’intervista rilasciata da
Paserman a Gabriele Isman su Repubblica. “Quando ieri mattina è
arrivato l’ultimo rinvio della riunione del cda per impegni del
sindaco, ho capito che non potevo proseguire nel mio incarico”, spiega
Paserman che sottolinea come non siano state rispettate le scadenze per
l’aggiudicazione definitiva dei lavori del Museo a Villa Torlonia (tre
i mesi di ritardo secondo il cronoprogramma fissato dal Campidoglio).
Rispetto alla consegna come sede temporanea della Fondazione della
Casina dei Vallati, Paserman parla di “una recita perla stampa alla
vigilia della Giornata della Memoria. Alcuni giorni dopo abbiamo
scoperto che quei locali ci erano stati assegnati soltanto per due
anni, perché per un tempo superiore sarebbe stato necessario un
concorso”. Sul ruolo della Comunità ebraica di Roma e in particolare
del suo presidente Riccardo Pacifici, Paserman afferma: “Non so quanto
Pacifici sia convinto di quel Museo a Villa Torlonia. In fondo l’ idea
di realizzarlo all’Eur era sua e meno male che non è andata a buon
fine. L’Ente Eur sta fallendo”. Infine su un possibile ritiro delle
dimissioni dalla presidenza della Fondazione, Paserman lascia aperta
una possibilità: “Potrei tornare indietro soltanto in presenza di veri
fatti nuovi, come l’aggiudicazione definitiva dei lavori. Altrimenti ci
proverà qualcun altro al posto mio”.
Accantonare una mozione assurda sulla Palestina. Non una mezzi termini
sul Corriere della sera Pierluigi Battista per definire la mozione sul
riconoscimento dello Stato palestinese, oggetto di discussione al
Parlamento italiano in questi giorni. “Pd e Palestina. Una mozione
assurda che isolerebbe Israele”, scrive Battista nel suo editoriale che
apre dalla prima del Corriere di oggi. “L’assurdità – afferma Battista
– ovviamente non sta nell’auspicare la nascita di uno Stato
palestinese, ma nel non voler vedere che oggi una parte del territorio
palestinese, Gaza, è nelle mani di Hamas: un gruppo che non vuole
riconoscere lo Stato di Israele, che vuole eliminare tutti gli ebrei
che inquinano la terra sacra, e che fa parte della jihad che oggi sta
scatenando l’offensiva antiebraica anche in Europa”.
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LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE
Molti nomi nuovi fra i candidati per il Consiglio di Milano
Sono
25 i candidati in gara per le elezioni del nuovo Consiglio della
Comunità ebraica di Milano. Il termine per la presentazione è scaduto
questo venerdì 20 febbraio. Le liste sono sei, due con nove candidati,
due uninominali. Gli elettori potranno esprimere in ogni caso fino a un
massimo di nove preferenze, anche su nomi appartenenti a liste diverse. Non
saranno più 19 i consiglieri eleggibili bensì 17 in virtù
dell’aggiornamento del registro degli iscritti alla Comunità, che ha
evidenziato una significativa diminuzione di questi ultimi,
formalizzata nell'ultimo Consiglio e relativa all’ultimo triennio. La
composizione delle liste fa registrare un forte rinnovamento nelle
candidature su tutti i fronti. Capolista dei nove candidati di
Wellcomunity sarà Raffale Besso, assessore al Bilancio del Consiglio
uscente, mentre non si ricandida il presidente uscente Walker Meghnagi.
Il primo dei candidati di Ken sarà Milo Hasbani, Consigliere
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Antonella Musatti,
già alla guida delle struttura assistenziali della Comunità milanese, è
candidata in una lista che porta solo il suo nome. Le votazioni si
svolgeranno il prossimo 22 marzo e i candidati si presenteranno il
prossimo 10 marzo agli iscritti della Comunità.
Di seguito l'elenco completo dei candidati... Leggi
verso il nuovo consiglio della comunità
Torino, i candidati si presentano
L’assemblea
tenutasi ieri sera nei locali della Comunità ebraica di Torino è stata
l’ultima prima delle prossime elezioni, che il primo marzo porteranno
rinnovare gli organi di gestione, con nuovi consiglieri e una nuova
giunta e un nuovo presidente, a rappresentare gli ebrei piemontesi. Il
centro sociale, che è anche sede della ricca biblioteca della comunità
– integrata nella rete delle biblioteche torinesi – era affollato di un
pubblico particolarmente attento e interessato. Oltre alla
presentazione del bilancio consuntivo del 2014, con lettura delle
relativa relazione, infatti, è stata ieri sera l’occasione in cui i
candidati alle prossime elezioni hanno avuto l’opportunità di
presentarsi e di presentare i propri programmi. Quattro le liste, che
in un’atmosfera serena hanno sottolineato unanimi come sia arrivato il
momento di mettere da parte le divisioni e lavorare insieme per il
futuro di una comunità troppo spesso attraversata da tensioni e
conflitti, per procedere uniti nell’interesse di tutti. La Comunità
torinese sarà chiamata a esprimere il proprio voto il prossimo 1
marzo.
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qui milano - adei wizo
In Israele con i giovani
Un
campo estivo dedicato ai giovani, un'opportunità per vivere
un'esperienza formativa e divertirsi. Così si presenta il One World’
WIZO Summer Camp, la nuova iniziativa realizzata dall'Adei Wizo,
l'associazione che rappresenta le donne ebree nel mondo, in
collaborazione con Big Ideas in Education, una grande impresa che opera
in campo educativo e che gestisce campi estivi in Israele.
L'iniziativa, a cui ha aderito l'Adei Wizo Italia presieduta da Ester
Silvana Israel, prenderà il via questa estate al WIZO Nir Haemek Youth
Village (uno dei cinque villaggi WIZO per la gioventù, casa per oltre
mille giovani provenienti da situazioni di disagio, rischio ed
estrema difficoltà famigliare) ed è diretta a giovani ebrei di età
compresa tra 11-17, provenienti da Israele e dall'estero. Il progetto
sarà presentato questa domenica a Milano, nella sede dell'Adei Wizo.
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Un’Europa senza ebrei |
Se
gli ebrei se ne andranno dall’Europa sarà una sconfitta per la civiltà
europea. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma cosa succederà dopo? È più
preoccupante immaginare il destino di un’Europa senza ebrei o il
destino degli ebrei fuori dall’Europa? Rispondendo a questa domanda
d’istinto direi senz’altro che mi preoccupa di più l’Europa. Il popolo
ebraico esiste da millenni, ha subito discriminazioni, persecuzioni,
massacri, tentativi di genocidio ed è sopravvissuto a tutto questo. La
civiltà europea, molto più recente, ha conosciuto momenti di gloria e
di decadenza, ed è difficile dire cosa le riservi il futuro; se il
nostro continente si rivelasse incapace di proteggere una parte dei
suoi cittadini ci sarebbero ottime ragioni per essere pessimisti:
personalmente credo che sarebbe l’inizio della fine.
Anna Segre, insegnante
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Buonanotte Europa |
Poco
più di una ventina di ore di pullman, si impiegano per attraversare
l'Anatolia e trovarsi così al primo confine con la Siria per entrare
nel Califfato ed unirsi nelle sue milizie. I controlli turchi non
preoccupano, parrebbero più interessati a non far passare rifornimenti
e armi tra Suruç e la regione curda del Rojava, tornata nuovamente
all'Ypg. Ugualmente, come dimostrano le numerose foto su profili
Facebook ed interviste sui vari giornali, non dovrebbe essere
altrettanto difficile, recarsi come volontari nel Donbass, per entrare
tra le file dei filorussi, o al contrario per sostenere militarmente i
gruppi estremisti ucraini.
Francesco Moises Bassano, studente
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Studiare a Buchenwald |
Studiare
un libro di Torà di Rav Israel Meir Lau - reduce dal campo di Buchewald
- dentro quello che fu il bunker di Himmler, ha per me un significato
chiaro e semplice: Sappiano i figli e nipoti di Haman che non ci
sconfiggerete mai.
Michele Steindler
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Fondamenti e finalità |
“Più
che mai il pensiero ebraico deve tornare a essere quello che è sempre
stato: un pensiero della differenza e dell’oltre che salva” Questa è la
sfida che Mino Chamla ha lanciato alla platea genovese di Palazzo
Ducale, in occasione del primo appuntamento del ciclo “Incontri”,
promosso dal Centro Primo Levi e la Comunità ebraica di Genova insieme
all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Cosa vuol dire? Forse,
come spiega lui stesso, chiedersi dei fondamenti e delle finalità delle
cose, senza accontentarsi delle semplici rappresentazioni.
Ilana Bahbout
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