corone…

È iniziato il mese di Adar e in Israele da ogni scuola elementare, asilo, riunione di bambini si sentono i ritornelli delle canzoni o delle filastrocche popolari per Purim: “Mordechai yatzà milifnè hamelech bilvush malchut veattere zahav…” Il nostro Mordechai che esce vestito in maniera regale e con la corona d’oro mi ha fatto pensare, paradossalmente, ai toni e ai terribili confronti che caratterizzano molto mondo ebraico di oggi, sia che esso si incontri virtualmente sui social network, sia che lo faccia realmente in qualunque altro luogo. Pensando alla corona d’oro di Mordechai, mi chiedo quando sia avvenuta l’incoronazione di ognuno di noi come Re supremo e quando ogni opinione contraria alla nostra sia stata dichiarata “oltraggio di lesa maestà”. Perché di fatto ci comportiamo tutti come monarchi offesi nel migliore dei casi o come violenti ottusi nel peggiore. Le capacità di ascolto di noi monarchi sono ormai ridotte al lumicino (perché mai un re dovrebbe ascoltare il misero volgo?), le capacità di autocritica, di mediazione, di fuga dall’assolutismo giorno dopo giorno sono sempre più rare e deboli. L’altro, il prossimo più prossimo, nel momento in cui esprime pareri a noi contrari o peggio ancora a noi invisi, diventa un nemico, uno stupido, uno che non ha capito nulla dell’Ebraismo perché di fatto solo noi, monarchi incoronati, siamo i veri depositari delle verità: teologiche, politiche, morali, halachiche. Esattamente come la generazione degli ebrei di Sushan, siamo separati e sparsi, distanti gli uni dagli altri, convinti di essere depositari di verità nascoste che gli altri non posseggono e non potranno mai capire, ma ai quali dobbiamo imporle per fare in modo che il vero Ebraismo, il vero Israele, la vera identità germogli. Potremmo approfittare di questi giorni del mese di Adar e di Purim in particolare, per recuperare una sincera unità e una sincera capacità di confronto, passando per l’ironia di una presa in giro, di un Purimspiel, di uno shofar chamorim che riduca i nostri ego, ci spogli dalle nostre corone fittizie e ci dia la capacità di ridere, di noi stessi in primis e delle nostre verità, che se gestite come opinioni hanno un valore immenso, se pensate come leggi inviolabili sono ridicole, molto più della serietà ottusa con le quale le difendiamo.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(20 febbraio 2015)