Un’Europa senza ebrei

anna segreSe gli ebrei se ne andranno dall’Europa sarà una sconfitta per la civiltà europea. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma cosa succederà dopo? È più preoccupante immaginare il destino di un’Europa senza ebrei o il destino degli ebrei fuori dall’Europa? Rispondendo a questa domanda d’istinto direi senz’altro che mi preoccupa di più l’Europa. Il popolo ebraico esiste da millenni, ha subito discriminazioni, persecuzioni, massacri, tentativi di genocidio ed è sopravvissuto a tutto questo. La civiltà europea, molto più recente, ha conosciuto momenti di gloria e di decadenza, ed è difficile dire cosa le riservi il futuro; se il nostro continente si rivelasse incapace di proteggere una parte dei suoi cittadini ci sarebbero ottime ragioni per essere pessimisti: personalmente credo che sarebbe l’inizio della fine. Come cittadina europea l’idea non mi fa affatto piacere. Ma cosa ne pensano in generale gli europei? Ho l’impressione che, a parte i discorsi ufficiali dei politici, il problema sia sentito poco o nulla; certo non è di quelli che dominano l’immaginario collettivo. Anche le persone più bendisposte verso gli ebrei mostrano chiaramente di essere preoccupate per noi, non per se stesse. Del resto l’Europa ha già perso gran parte dei suoi ebrei dopo la Shoah e non mi pare che ci sia la percezione diffusa di un danno irreparabile per l’Europa stessa. Forse potrebbe essere interessante in occasione del prossimo Giorno della Memoria provare a chiedere ai ragazzi se in qualche modo si sentono danneggiati personalmente dalla Shoah. Immagino che la domanda li sconcerterebbe, ma al contempo li aiuterebbe a capire che lo sterminio o la messa in fuga di una minoranza è un danno anche per la maggioranza.

Anna Segre, insegnante

(20 febbraio 2015)