David
Sciunnach,
rabbino
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“E
tu ordinerai ai figli d’Israele…” (Shemòt 27, 20). Il Gaòn di Vilna si
domanda per quale motivo la Torah ometta la solita prefazione per
introdurre questa mitzvah: “Disse il Signore a Moshè…”. Questa
omissione non ha nulla a che fare con la mitzvah stessa, perché questa
mitzvah è scritta nella Parashah di Emòr (Vaikrà 24,1) e lì la
prefazione è usata.
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David
Assael,
ricercatore
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Sembra
finalmente svelarsi la strategia europea per risolvere i grandi
problemi che la attanagliano: mettere tutto nel freezer in attesa di
tempi migliori! Si era cominciato con l’involuzione democratica
dell’Ungheria di Viktor Orban. Mettere il premier ungherese nell’angolo
e imporgli una retromarcia? Non sia mai che qualcuno si arrabbi;
qualche rimprovero e mettere tutto in freezer, ne riparleremo più
avanti. Si è, poi, proseguito con i conti greci: problemi? Mettere in
freezer.
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Barbarie Isis
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Sarebbero
almeno 150 le persone rapite in Siria dall’Isis. Si tratta di cristiani
di denominazione assira che si trovavano nel nordest del paese. Tra i
rapiti, riporta Lorenzo Cremonesi sul Corriere della Sera, ci sono
anche donne e bambini e secondo uno dei famigliari dei sequestrati i
miliziani del movimento terroristico del Califfato hanno iniziato ad
uccidere alcuni ostaggi. “L’azione – spiega Cremonesi – avviene in un
momento di intensificazione degli scontri tra i curdi e Isis” e il
rapimento sarebbe finalizzato allo scambio di ostaggi con le forze
curde. “Ma l’evento rilevante degli ultimi mesi è che adesso accanto ai
curdi combattono volontari cristiani, – riporta il giornalista – in
particolare fedeli della chiesa assira, che stanno costituendo milizie
proprie”.
La sentenza Usa e il voto italiano sullo Stato palestinese.
Dopo la storica condanna di un tribunale di New York in cui si
riconosce la responsabilità della dirigenza palestinese – dell’Autorità
nazionale palestinese e dell’Organizzazione per la Liberazione della
Palestina, nello specifico – per diversi attentati terroristici
compiuti in Israele tra il 2002 e il 2004, Fiamma Nirenstein sul
Giornale torna sulla decisione del Parlamento italiano di
calendarizzare per il prossimo venerdì il voto sul riconoscimento della
Palestina. “Un gesto sconsiderato contro Israele e il processo di pace,
una pura prova di fanatismo senza basi in un momento difficile per gli
ebrei di tutto il mondo e per la lotta contro il terrore”, scrive
Nirenstein.
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nuove frizioni tra israele e stati uniti
"Bibi, intervento inopportuno"
Distruttivo.
Così il consigliere americano per la Sicurezza Nazionale Susan Rice
(nell'immagine) ha definito l'imminente intervento al Congresso
americano di Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele. Ultimo
tassello della polemica che sta lacerando i rapporti tra il governo di
Gerusalemme e la Casa Bianca, la dura critica di Rice arriva a una
settimana dall'atteso quanto controverso discorso che Netanyahu terrà
in Campidoglio il prossimo 3 marzo sulla questione iraniana. La
presenza del primo ministro israeliano al Congresso, dichiara il
consigliere alla sicurezza del presidente Barack Obama, “ha introdotto
un livello di partigianeria che non è soltanto inopportuno, ma anche
distruttivo della costruzione dei rapporti". Parole aspre, rilasciate
dalla Rice nel corso di un'intervista al canale televisivo americano
Pbs, che costituiscono la presa di posizione pubblica più dura di
Washington nei confronti di Netanyahu e della sua decisione di
accettare l'invito del portavoce della Camera degli Stati Uniti, il
repubblicano John Boehner, a parlare al Congresso a poche settimane
dalle elezioni in Israele (fissate per il 17 marzo).
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IL DIBATTITO SULLA CERTIFICAZIONE
Marchio casher per la marijuana, la parola ai rabbini italiani
La
marijuana utilizzata per fini curativi potrebbe ricevere il marchio
casher dell’Orthodox Union’s kosher certification agency di New York,
l’organo della rabbanut che controlla e stabilisce quali prodotti siano
concessi secondo la legge ebraica. Mentre la notizia diventa virale
negli Stati Uniti, tra la rabbanut italiana si apre un dibattito, che
coinvolge inevitabilmente non solo le regole della casherut, ma anche
le implicazioni etiche.
A dare la sua opinione il rabbino capo di Roma, medico nonché vice
presidente del Comitato nazionale di bioetica, Riccardo Di Segni: “Sul
piano scientifico, se usato nei limiti del farmaco, l’utilizzo della
marijuana è consentito, sul piano voluttuario è invece tutto da
discutere. Di certo qualunque cosa dia dipendenza è da escludere. Anni
fa il tabagismo era largamente tollerato, ora non più. Sul vino
l’ebraismo ci fornisce delle regole ben precise che ne indicano l’uso
moderato: se 3000 anni fa fossero esistite sigarette o droghe leggere
avremmo molto probabilmente un codice d’uso anche su queste. Per quanto
riguarda la marijuana, infine, bisogna considerare che essa porta
dietro di sé una cultura, è un simbolo. Un simbolo che poco si sposa
con i valori dell’ebraismo”.
Entra poi nello specifico il coordinatore del Collegio Rabbinico
italiano e biologo del Cnr rav Gianfranco Di Segni: “Se consideriamo
l’assunzione di marijuana per fini terapeutici, la bioetica risponde
positivamente. Per l’ebraismo è permesso infatti prendere medicine che
allevino la sofferenza, il dolore è considerato alla stregua di una
malattia e quindi deve essere curato. Sono permesse, in casi estremi,
le terapie anti-dolore anche quando esse possono direttamente o
indirettamente accorciare la vita del paziente (come nel caso della
morfina). In materia di casherut, l’assunzione della droga leggera in
quanto farmaco per endovena non pone problemi. Diverso è il caso se la
medicina viene ingerita per via orale e se ne sente il sapore. In
questo caso c’è la necessità di una certificazione della rabbanut. Se
il sapore non si percepisce e non ci sono prodotti alternativi
certificati, si può essere facilitanti”. Conclude poi: “Quando parliamo
di marijuana fumata per puro diletto invece la risposta è negativa. Per
l’ebraismo è assolutamente vietato fare azioni che potrebbero
compromettere la salute e questo vale anche per sigarette e alcolici.
In definitiva a guidare la scelta è il benessere inteso come rispetto
per il proprio corpo”.
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TALENT SHOW
Manuel, il sogno continua
Ha
esordito cantando in albanese, come omaggio al paese che lo sta
ospitando offrendogli una possibilità artistica unica. Da Roma a
Tirana, 29 anni, Manuel Moscati è uno dei protagonisti del talent show
X Factor, giunto alla quarta edizione sull’altra sponda dell’Adriatico.
Un’avventura che in tanti, nella Comunità ebraica romana, seguono con
attenzione e vivo interesse. A loro, agli amici d’infanzia, a chi lo ha
visto crescere, ai suoi nuovi fan italiani e albanesi, va infatti il
pensiero di Manuel a poche ore dalla fine della prima puntata, che lo
ha visto sul palco con la canzone “Refuzoj”, storia di un amore finito
(e senza più ritorno) che nel 2012 aveva trionfato al ‘Kenga Magika’,
una sorta di Festival di Sanremo locale. “Sono frastornato” dice
raccogliendo le emozioni di una prova, accolta con favore dalla giuria,
che proietta Manuel verso la seconda puntata del talent show.
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Ticketless
- Campo dei Fiori |
Massimo
Bucciantini, uno dei nostri maggiori storici della scienza, ha scritto
la biografia di un monumento (“Campo dei Fiori. Storia di un monumento
maledetto”, Einaudi). Leggo il volume mentre sullo schermo scorrono le
immagini dello scempio degli hooligans olandesi sotto la statua di
Giordano Bruno, abituata da un secolo abbondante a ben altri
spettacoli. Il libro di Bucciantini si apre con la pubblica
sottoscrizione per la costruzione del monumento, le manifestazioni di
piazza degli studenti in memoria del filosofo nolano di fine Ottocento
e si chiude con la festa del partito radicale dopo l’approvazione della
legge Fortuna sul divorzio (1970).
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- Lo Stato |
In
occasione di una tavola rotonda sul tema “Laicità e libertà di culto in
Italia e Israele”, organizzata dal Progetto Kesher, svoltasi lunedì
scorso nei locali della Comunità Ebraica di Milano – alla quale
ringrazio molto per essere stato invitato -, ho avuto modo di tornare
sul delicato tema – già affrontato su Pagine Ebraiche 24 dello scorso
26 novembre e sul mensile cartaceo di gennaio – della proposta di
legge, presentata dal governo israeliano uscente, riguardo alla
definizione del carattere ebraico dello Stato d’Israele: una norma
voluta dal premier uscente e da parte della maggioranza di governo, ma
contrastata, per diverse ragioni, da altre forze, in ragione,
soprattutto, di quella che è stata ritenuta una non chiara definizione
dei diritti delle minoranze e della costituzione democratica dello
Stato.
Francesco Lucrezi, storico
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Humans of Israel - Evan
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“Suono
come artista di strada tutte le mattine in una piazza centrale della
città vecchia di Gerusalemme; sento questo luogo parte di me ogni volta
che ci entro e suono la mia musica… Vedere negli occhi le persone che
ci passano fa percepire a tutti una sensazione di sacralità che non si
può provare in altri ambiti. È l’unico posto fonte di sentimenti per
tutti gli umani, in maniera assoluta, dunque approfitto anche io di
questo privilegio e ritaglio la mia parte di questo piccolo universo”.
Jonathan Misrachi
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