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19 aprile 2015 - 30 Nissan 5775
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
“Gli uomini della Grande assemblea dicevano: siate cauti nel giudizio”. Bisogna, spiega rabbi Yerucham di Mir, far fermentare il pensiero e farlo riposare. Solo così si può giungere ad un giudizio cauto ed adeguato.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
“Il bene sia con voi” (Adelphi) è il testo più amaro di Vasilij Grossman. Non tanto perché scritto con il presagio di una morte prossima, ma perché pur con l’affetto che sente, l’incontro con gli armeni che descrive in quelle pagine gli procura malessere. Comprende e condivide la loro amarezza per un genocidio subìto che nessuno vuol riconoscere, ma quella domanda di giustizia gli sembra che si traduca solo in un culto di sé.
Ricorderemo il 24 aprile l’inizio del genocidio degli armeni, un evento ancora negato dagli eredi di chi lo fece. Ma il punto è se la battaglia per la Memoria e il riconoscimento sia in grado di superare se stessa. La sfida dopo il centenario sarà questa.
 
 
 
"25 Aprile con la Brigata"
“Forse non ci sarà il corteo, ma la manifestazione si terrà. La Brigata ebraica ci dovrà essere. Il nostro documento dice chiaramente che non può essere escluso nessuno che ha partecipato alla guerra di Liberazione. C’è qualcuno che non si arrende ancora, ma spero che alla fine il sentimento di fraternità prevalga”. Così il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia in un’intervista a Repubblica in vista delle celebrazioni del 25 Aprile. “Nessuno – il suo monito – tenti di fare delle contrapposizioni che non servono e non hanno senso”.
Molteplici gli interventi sul tema della Resistenza e dell’antifascismo che appaiono oggi sui quotidiani: sul Corriere della sera il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea come, celebrando il 25 Aprile, “possiamo trovare motivi forti di orgoglio e fiducia come italiani”.
Sul Fatto Quotidiano un intervento di Furio Colombo dedicato alla proposta di rimozione della scritta Dux dal Foro Italico avanzata dal presidente della Camera Laura Boldrini.
 
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  davar
qui venezia - cartoons on the bay
Israele vince con la creatività
La soddisfazione e la gioia della delegazione che ha portato l’animazione israeliana a Venezia per Cartoons on the Bay erano già grandi, ma la serata della premiazione tenutasi nella splendida cornice del Belmond Hotel Cipriani, alla Giudecca, ha portato un successo in più: il Pulcinella Award come “Best educational and social work” è andato all’israeliano “Anafim Shvurim” (Rami spezzati) di Ayala Sharot. Il premio per l’opera di carattere educativo e sociale, “Per aver reso in modo vivido la memoria della Diaspora attraverso una storia vera e dura raccontata in modo particolarmente toccante” - questa la motivazione - si è così aggiunto agli altri. Il premio al paese ospite è stato ritirato dall’ambasciatore di Israele in Italia, Naor Gilon, mentre il Pulcinella Award alla carriera è andato a Hanan Kaminski, il “Grande Maestro” israeliano di origine belga premiato non solo per le sue opere ma anche per aver formato una generazione di animatori.


a.t. twitter @atrevesmoked
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qui roma - una giornata di studio al pitigliani
Seguire le leggi, capire la Storia

"Come si relaziona l'ebraismo con il potere?". Questa la domanda fondamentale della giornata di studio in svolgimento al centro ebraico Il Pitigliani sul Dina de-malkhutah dina, la norma da cui deriva l'obbligo, a determinate condizioni, di rispettare le leggi dello Stato o del regno in cui si vive. A moderare la prima sessione, che ha visto gli interventi del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, dello storico sociale delle idee David Bidussa e del professor David Meghnagi, è stato il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Anselmo Calò. La seconda parte del convegno vedrà invece le riflessioni di Giorgio Gomel, Diana Pinto, Saul Meghnagi e Daniele Fiorentino, moderati da Micaela Procaccia.
"L'idea – spiega Calò – nasce da un libro ripubblicato di recente, 'Servitori di re e di non servitori di servitori' (ed. la Giuntina) dello storico Yosef Hayim Yerushalmi, in cui si indaga su questo rapporto”.
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lutto nel mondo del giornalismo
Mario Pirani (1925-2015)
“Ai miei cari nipoti, Davide, Giulia e Ludovica perché serbino memoria di una lunga storia che in qualche modo riguarda loro e non solo il nonno. A miei amatissimi figli Paola e Federica, qual tormentata testimonianza delle loro origini, non così lontane come possono sembrare. A mio fratello Giorgio, compagno in gioventù di tante avventure. A mia moglie Claudia Fellus con l'amorevole riconoscenza per la pazienza durante questi tre anni di sofferto scavo alla ricerca di memorie smarrite e soprattutto per i consigli, le critiche e gli apprezzamenti che mi hanno confortato nel portare a termine questo libro. E anche per aver rallegrato i momenti di sosta e tante sere di shabbat con la gioiosa presenza dei nipotini Albert, Alex e David, cui sono grato perché mi hanno permesso di rivivere simbolicamente il bar-mitvah perduto dei miei remoti 13 anni”.

Con questa dedica Mario Pirani, scomparso ieri a 89 anni, apriva la sua autobiografia "Poteva andare peggio. Mezzo secolo di ragionevoli illusioni" (ed. Mondadori), il racconto della personale traversata del Novecento. E dello scorso secolo, Pirani è stato un testimone d'eccellenza o meglio un cronista d'eccellenza. Giornalista, scrittore, figlio di una famiglia ebraica liberale, affronterà e scriverà delle traversie della sua Italia con il linguaggio di chi, con un tocco di ironia, vuole raccontare i fatti senza aggiungervi inutili vezzi retorici.
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israele - l'appello di serge e arno klarsfeld
"Armenia, Israele parli chiaro"
“È tempo per le autorità più rappresentative d’Israele, il suo presidente, il suo capo del governo, la Knesset, di riconoscere il genocidio di cui sono stati vittime gli Armeni dell’Impero Ottomano”.
I due avvocati Serge e Arno Klarsfeld, padre e figlio, si sono rivolti attraverso un articolo comparso sabato sul quotidiano francese Le Monde al governo israeliano, in merito all’assenza di Israele nel novero dei paesi che hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio degli armeni, di cui ricorre quest’anno il centenario. Il motivo di tale scelta risiederebbe, secondo i firmatari dell’appello, nella volontà di evitare dissidi con la Turchia, paese con cui Gerusalemme da tempo ha rapporti molto tesi.
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nuove testimonianze di cordoglio
Yvette Danon (1927-2015)
Nuove testimonianze di cordoglio in tutta l'Italia ebraica per la scomparsa di Yvette Danon Saban, moglie del presidente del Collegio dei Probiviri dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane professor Giacomo Saban.
Nata nel 1927, sempre al fianco del marito nei numerosi impegni svolti in ambito comunitario e non, dalla guida della Comunità romana all'esperienza nel Consiglio dell'Unione fino alla direzione della gloriosa rivista culturale Rassegna Mensile d'Israel, Yvette si era lungamente spesa al servizio della collettività ebraica mettendo a disposizione le competenze acquisite nel corso di una vita che è stata piena e culturalmente vivace.
“Noi, figli nati negli Anni Cinquanta, siamo stati testimoni della fine di un'epoca che ci era stata tramandata come magnifica, del pot-pourri franco, ebraico, armeno, ortodosso ed europeo della Costantinopoli che stava diventando Istanbul. Per i nostri genitori, e ancor più per i nostri nonni Saban e Danon, Costantinopoli era ancora una realtà” la commovente testimonianza dei figli Liliana e Roberto Saban apparsa sul numero speciale della Rassegna dedicato al professore (settembre-dicembre 2010).
Tanti gli amici e i conoscenti che hanno voluto stringersi con affetto ai suoi cari e renderle l'ultimo saluto in occasione delle esequie svoltesi nella giornata di venerdì al cimitero di Prima Porta.
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sorgente di vita
Storie di Resistenza
Alla vigilia del settantesimo anniversario della Liberazione una riflessione della storica Anna Foa, figlia di Vittorio, uno dei padri della patria. Il racconto del suo 25 aprile tra ricordi familiari e memoria civile apre la puntata di Sorgente di vita di questa sera.
Segue poi un ritratto di Rita Rosani, unica partigiana ebrea morta in combattimento, medaglia d’oro della Resistenza. La vita a Trieste, gli studi, le leggi razziste, la guerra e infine la scelta della lotta partigiana: cade a 24 anni, in montagna, uccisa da un ufficiale fascista.


p.d.s.
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pilpul
Raddrizzare i morti
Delle parole di papa Bergoglio, le autorità turche, che si indignano e s’intignano, quasi fossero state ‘tarantolate’, fanno quasi strame. Trattasi infatti, secondo il loro interessato avviso, di un menzognero equivoco. O giù di lì, tanto per intenderci. Il riferimento è al genocidio degli armeni. Del quale molti, adesso, parlano.
Non importa con quanta cognizione di causa, ben sapendo che la sua contrastata memoria verrà archiviata a breve, circumnavigato il 24 aprile, quando la stessa ricorrenza centenaria sarà velocemente archiviata nel magazzino dei ricordi scomparsi. Peraltro, a pesare di più non è il passato bensì il presente. Sulla questione armena, e sulla sua radicale soluzione, pesa infatti un negazionismo di Stato che se è moralmente (e politicamente) inaccettabile tuttavia ha una sua intima coerenza. L’intera nazione turca, come espressione della contemporaneità, ovvero come prodotto dell’estinzione del modello ottomano e, parallelamente, della fondazione di un moderno Stato laico, si fonda su tale rimozione pubblica. Non da parte della società civile nella sua intima natura, dove pure le cose si dicono, quand’anche con la dovuta cautela e le calcolate prudenze dettate dal caso, ma dei suoi apparati amministrativi, gestionali e politici.


Claudio Vercelli
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Libertà
Proprio pochi giorni prima della vigilia di Pesach, la festa che celebra la libertà del popolo ebraico, a me è stata data e tolta una libertà. Mi spiego: mi sono arruolato nell’esercito israeliano, o più precisamente nella Tsahal, le Forse di Difesa Israeliane. Questo evento ha suscitato in me moltissime riflessioni.

Dopo aver salutato i genitori e soprattutto la pasta di mamma, è avvenuto il mio primo incontro di ragazzo italiano con la mensa dell’esercito, e a parte gli scherzi si può dire che a partire da quel momento la mia libertà sia stata modificata. Nessuno mi ha chiesto se volevo lasciare la mia casa e la mia famiglia, se volevo smettere di fare tante cose che mi piacciono, per abitare in una base militare; nessuno mi ha chiesto se volevo rimandare l’inizio dei miei studi universitari di almeno tre anni, per fare il servizio militare.


Michael Sierra
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