Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino
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“Gli
uomini della Grande assemblea dicevano: siate cauti nel giudizio”.
Bisogna, spiega rabbi Yerucham di Mir, far fermentare il pensiero e
farlo riposare. Solo così si può giungere ad un giudizio cauto ed
adeguato.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee
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“Il
bene sia con voi” (Adelphi) è il testo più amaro di Vasilij Grossman.
Non tanto perché scritto con il presagio di una morte prossima, ma
perché pur con l’affetto che sente, l’incontro con gli armeni che
descrive in quelle pagine gli procura malessere. Comprende e condivide
la loro amarezza per un genocidio subìto che nessuno vuol riconoscere,
ma quella domanda di giustizia gli sembra che si traduca solo in un
culto di sé.
Ricorderemo il 24 aprile l’inizio del genocidio degli armeni, un evento
ancora negato dagli eredi di chi lo fece. Ma il punto è se la battaglia
per la Memoria e il riconoscimento sia in grado di superare se stessa.
La sfida dopo il centenario sarà questa.
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"25 Aprile con la Brigata" |
“Forse
non ci sarà il corteo, ma la manifestazione si terrà. La Brigata
ebraica ci dovrà essere. Il nostro documento dice chiaramente che non
può essere escluso nessuno che ha partecipato alla guerra di
Liberazione. C’è qualcuno che non si arrende ancora, ma spero che alla
fine il sentimento di fraternità prevalga”. Così il presidente
dell’Anpi Carlo Smuraglia in un’intervista a Repubblica in vista delle
celebrazioni del 25 Aprile. “Nessuno – il suo monito – tenti di fare
delle contrapposizioni che non servono e non hanno senso”.
Molteplici gli interventi sul tema della Resistenza e dell’antifascismo
che appaiono oggi sui quotidiani: sul Corriere della sera il presidente
emerito della Repubblica Giorgio Napolitano sottolinea come, celebrando
il 25 Aprile, “possiamo trovare motivi forti di orgoglio e fiducia come
italiani”.
Sul Fatto Quotidiano un intervento di Furio Colombo dedicato alla
proposta di rimozione della scritta Dux dal Foro Italico avanzata dal
presidente della Camera Laura Boldrini.
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qui roma - una giornata di studio al pitigliani Seguire le leggi, capire la Storia
"Come
si relaziona l'ebraismo con il potere?". Questa la domanda fondamentale
della giornata di studio in svolgimento al centro ebraico Il Pitigliani
sul Dina de-malkhutah dina, la norma da cui deriva l'obbligo, a
determinate condizioni, di rispettare le leggi dello Stato o del regno
in cui si vive. A moderare la prima sessione, che ha visto gli
interventi del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, dello storico
sociale delle idee David Bidussa e del professor David Meghnagi, è
stato il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Anselmo Calò. La seconda parte del convegno vedrà invece le riflessioni
di Giorgio Gomel, Diana Pinto, Saul Meghnagi e Daniele Fiorentino,
moderati da Micaela Procaccia.
"L'idea – spiega Calò – nasce da un libro ripubblicato di recente,
'Servitori di re e di non servitori di servitori' (ed. la Giuntina)
dello storico Yosef Hayim Yerushalmi, in cui si indaga su questo
rapporto”.
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lutto nel mondo del giornalismo Mario Pirani (1925-2015)
“Ai
miei cari nipoti, Davide, Giulia e Ludovica perché serbino memoria di
una lunga storia che in qualche modo riguarda loro e non solo il nonno.
A miei amatissimi figli Paola e Federica, qual tormentata testimonianza
delle loro origini, non così lontane come possono sembrare. A mio
fratello Giorgio, compagno in gioventù di tante avventure. A mia moglie
Claudia Fellus con l'amorevole riconoscenza per la pazienza durante
questi tre anni di sofferto scavo alla ricerca di memorie smarrite e
soprattutto per i consigli, le critiche e gli apprezzamenti che mi
hanno confortato nel portare a termine questo libro. E anche per aver
rallegrato i momenti di sosta e tante sere di shabbat con la gioiosa
presenza dei nipotini Albert, Alex e David, cui sono grato perché mi
hanno permesso di rivivere simbolicamente il bar-mitvah perduto dei
miei remoti 13 anni”.
Con
questa dedica Mario Pirani, scomparso ieri a 89 anni, apriva la sua
autobiografia "Poteva andare peggio. Mezzo secolo di ragionevoli
illusioni" (ed. Mondadori), il racconto della personale traversata del
Novecento. E dello scorso secolo, Pirani è stato un testimone
d'eccellenza o meglio un cronista d'eccellenza. Giornalista, scrittore,
figlio di una famiglia ebraica liberale, affronterà e scriverà delle
traversie della sua Italia con il linguaggio di chi, con un tocco di
ironia, vuole raccontare i fatti senza aggiungervi inutili vezzi
retorici. Leggi
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israele - l'appello di serge e arno klarsfeld
"Armenia, Israele parli chiaro"
“È
tempo per le autorità più rappresentative d’Israele, il suo presidente,
il suo capo del governo, la Knesset, di riconoscere il genocidio di cui
sono stati vittime gli Armeni dell’Impero Ottomano”.
I
due avvocati Serge e Arno Klarsfeld, padre e figlio, si sono rivolti
attraverso un articolo comparso sabato sul quotidiano francese Le Monde
al governo israeliano, in merito all’assenza di Israele nel novero dei
paesi che hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio degli armeni,
di cui ricorre quest’anno il centenario. Il motivo di tale scelta
risiederebbe, secondo i firmatari dell’appello, nella volontà di
evitare dissidi con la Turchia, paese con cui Gerusalemme da tempo ha
rapporti molto tesi.
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nuove testimonianze di cordoglio
Yvette Danon (1927-2015)
Nuove
testimonianze di cordoglio in tutta l'Italia ebraica per la scomparsa
di Yvette Danon Saban, moglie del presidente del Collegio dei Probiviri
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane professor Giacomo Saban.
Nata nel 1927, sempre al fianco del marito nei numerosi impegni svolti
in ambito comunitario e non, dalla guida della Comunità romana
all'esperienza nel Consiglio dell'Unione fino alla direzione della
gloriosa rivista culturale Rassegna Mensile d'Israel, Yvette si era
lungamente spesa al servizio della collettività ebraica mettendo a
disposizione le competenze acquisite nel corso di una vita che è stata
piena e culturalmente vivace.
“Noi, figli nati negli Anni Cinquanta, siamo stati testimoni della fine
di un'epoca che ci era stata tramandata come magnifica, del pot-pourri
franco, ebraico, armeno, ortodosso ed europeo della Costantinopoli che
stava diventando Istanbul. Per i nostri genitori, e ancor più per i
nostri nonni Saban e Danon, Costantinopoli era ancora una realtà” la
commovente testimonianza dei figli Liliana e Roberto Saban apparsa sul
numero speciale della Rassegna dedicato al professore
(settembre-dicembre 2010).
Tanti gli amici e i conoscenti che hanno voluto stringersi con affetto
ai suoi cari e renderle l'ultimo saluto in occasione delle esequie
svoltesi nella giornata di venerdì al cimitero di Prima Porta.
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Raddrizzare i morti |
Delle
parole di papa Bergoglio, le autorità turche, che si indignano e
s’intignano, quasi fossero state ‘tarantolate’, fanno quasi strame.
Trattasi infatti, secondo il loro interessato avviso, di un menzognero
equivoco. O giù di lì, tanto per intenderci. Il riferimento è al
genocidio degli armeni. Del quale molti, adesso, parlano.
Non importa con quanta cognizione di causa, ben sapendo che la sua
contrastata memoria verrà archiviata a breve, circumnavigato il 24
aprile, quando la stessa ricorrenza centenaria sarà velocemente
archiviata nel magazzino dei ricordi scomparsi. Peraltro, a pesare di
più non è il passato bensì il presente. Sulla questione armena, e sulla
sua radicale soluzione, pesa infatti un negazionismo di Stato che se è
moralmente (e politicamente) inaccettabile tuttavia ha una sua intima
coerenza. L’intera nazione turca, come espressione della
contemporaneità, ovvero come prodotto dell’estinzione del modello
ottomano e, parallelamente, della fondazione di un moderno Stato laico,
si fonda su tale rimozione pubblica. Non da parte della società civile
nella sua intima natura, dove pure le cose si dicono, quand’anche con
la dovuta cautela e le calcolate prudenze dettate dal caso, ma dei suoi
apparati amministrativi, gestionali e politici.
Claudio Vercelli
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Libertà |
Proprio
pochi giorni prima della vigilia di Pesach, la festa che celebra la
libertà del popolo ebraico, a me è stata data e tolta una libertà. Mi
spiego: mi sono arruolato nell’esercito israeliano, o più precisamente
nella Tsahal, le Forse di Difesa Israeliane. Questo evento ha suscitato
in me moltissime riflessioni.
Dopo aver salutato i genitori e soprattutto la pasta di mamma, è
avvenuto il mio primo incontro di ragazzo italiano con la mensa
dell’esercito, e a parte gli scherzi si può dire che a partire da quel
momento la mia libertà sia stata modificata. Nessuno mi ha chiesto se
volevo lasciare la mia casa e la mia famiglia, se volevo smettere di
fare tante cose che mi piacciono, per abitare in una base militare;
nessuno mi ha chiesto se volevo rimandare l’inizio dei miei studi
universitari di almeno tre anni, per fare il servizio militare.
Michael Sierra
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