“Armenia, Israele parli chiaro”

Serge et Arno Klarsfeld “È tempo per le autorità più rappresentative d’Israele, il suo presidente, il suo capo del governo, la Knesset, di riconoscere il genocidio di cui sono stati vittime gli Armeni dell’Impero Ottomano”. I due avvocati Serge e Arno Klarsfeld, padre e figlio, si sono rivolti attraverso un articolo comparso sabato sul quotidiano francese Le Monde al governo israeliano, in merito all’assenza di Israele nel novero dei paesi che hanno ufficialmente riconosciuto il genocidio degli armeni, di cui ricorre quest’anno il centenario. Il motivo di tale scelta risiederebbe, secondo i firmatari dell’appello, nella volontà di evitare dissidi con la Turchia, paese con cui Gerusalemme da tempo ha rapporti molto tesi.
Sottolineando il riconoscimento da parte di numerosi governi, tra cui quello francese il cui presidente Francois Hollande si è impegnato affinché una legge sanzioni la negazione del genocidio armeno “così come la legge Gayssot sanziona da un quarto di secolo a questa parte la negazione del genocidio ebraico”, e anche del papa, padre e figlio esortano Israele a fare lo stesso ponendo una domanda: “Fra meno di venticinque anni, sarà il turno del centenario del genocidio degli ebrei a essere celebrato nel mondo intero, compreso – lo speriamo – il mondo musulmano. Come coltivare questa speranza di unanimità se lo Stato degli ebrei rifiuta ancora questo riconoscimento formale per non indisporre il suo potente vicino turco?”.
Con la Turchia Israele vive da diversi anni un rapporto di alta tensione, dovuto tra le altre cose anche all’ascesa al governo turco di partiti islamici. Noto per il suo strenuo attivismo nel campo dei diritti umani, della lotta contro l’antisemitismo e per il sostegno allo Stato d’Israele, Serge Klarsfeld, avvocato, storico e scrittore ebreo francese nato in Romania, scampato alla deportazione a differenza del padre ucciso ad Auschwitz, è conosciuto ed è stato insignito delle più alte onorificenze della Repubblica francese per aver dedicato la sua vita a cercare insieme alla moglie Beate i nazisti scampati ai processi loro intentati nel dopoguerra, riuscendo a portare in tribunale molti ufficiali nazisti e collaborazionisti tra cui il ‘boia di Lione’ Klaus Barbie e il francese Maurice Papon. Il figlio Arno, di nazionalità franco-israeliana, ha seguito la stessa carriera e affiancato i genitori nelle loro battaglie.
Questo appello congiunto, spiegano, non nasce per costituire un attacco alla Turchia moderna, ma un invito affinché essa segua l’esempio della Germania che ha riconosciuto fin da subito il genocidio commesso dalla Germania hitleriana e “assumendone le conseguenze a ogni livello, ha liberato il popolo tedesco da una parte del suo fardello morale”. Finché i dirigenti della Turchia “negheranno la verità storica”, continuano, “finché cercheranno di sottrarsi alle loro responsabilità e continueranno a sostenere che gli Armeni li hanno traditi durante la Prima Guerra Mondiale e di aver soltanto risposto ai colpi, saranno tenuti in disparte dalla comunità internazionale, e dall’Unione Europea per prima. Finché Israele non riconoscerà il genocidio armeno, la Turchia si rifiuterà di farlo”.
“Lo Stato Ebraico sa che i nazisti hanno potuto arrischiarsi a commettere nel corso del ventesimo secolo un secondo genocidio perché gli autori del primo non erano stati puniti”, aggiungono. “Nessun argomento valido – concludono – può essere opposto al riconoscimento che noi chiediamo a Israele in questi giorni in cui commemoriamo Yom HaShoah”.

Francesca Matalon twitter @fmatalonmoked

(19 aprile 2015)