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7 ottobre 2015 - 24 Tishri 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
David
Sciunnach,
rabbino
“Questa è la benedizione con cui Moshè, l’uomo del Signore , benedisse i figli d’Israele…”(Devarìm 33, 1). Ci fa notare Rabbì Chanòch Tzvì di Bendin, nel suo libro Yechaèn Peèr: “In base a quanto ci insegnano i Maestri, l’Eterno mostrò a Moshè Rabbenù nel giorno della sua morte tutte le generazioni del popolo d’Israele fino alla fine dei tempi”. Da queste parole risulta chiaro che quando Moshè Rabbenù benedisse i figli d’Israele incluse in tale benedizione anche le generazioni future. È per questo che è nato l’uso nel popolo d’Israele che nel giorno di Simchàt Torà tutti i presenti salgano alla lettura. Con tale lettura ogni uomo prende la sua benedizione personale da Moshè Rabbenù. È per questo che bisogna adempiere a questo uso con osservanza, e non rinunciare, poiché con tale azione diveniamo tutti soci nella benedizione che Moshè Rabbenù ha dato a tutte le generazioni.
David
Assael,
ricercatore
Mi è parso che il discorso di Abu Mazen all’ONU, davvero regressivo rispetto alla possibilità di una soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, sia passato sotto silenzio nei media italiani, che hanno prediletto i soliti gossip e carnevalate parlamentari nostrane. In realtà, mi pare sia rivelatore di almeno due tendenze: le vicende di Israele sono ormai passate in secondo piano rispetto a tutto ciò che sta accadendo in Medio Oriente. Secondo, Abu Mazen, costretto ad inseguire i toni di Hamas, ha, di fatto, perso la leadership anche della Cisgiordania, privandola di ogni alternativa rispetto alla folle politica di Gaza. Spesse volte, da me compreso, è stata sottolineata la non adeguatezza della classe governativa israeliana rispetto al compito storico che la coinvolge; ecco, se si parla del mondo palestinese bisogna moltiplicare le critiche per sette! O, settanta volte sette, come diceva il tale.
Intervento italiano in Iraq
l'annuncio del ministro 
L’ipotesi di raid dei cacciabombardieri italiani, finora utilizzati solo a fini di ricognizione, contro l’Isis in Iraq sarà valutata “in ordine alla situazione operativa sul campo, alle richieste della coalizione internazionale e alle necessità del governo iracheno”. Lo ha annunciato ieri sera, al termine di una seduta congiunta a Palazzo Madama delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro della Difesa Roberta Pinotti. La decisione finale, ha però sottolineato, dovrà passare prima al vaglio del Parlamento. A tal proposito, come riporta tra gli altri il Corriere della sera, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che contro la minaccia del terrorismo fondamentalista “occorre una collaborazione internazionale con strategie e azioni comuni”.
Nel frattempo sale la tensione tra Mosca e la Nato, il cui segretario generale Jens Stoltenberg ha ribadito che i raid russi in Siria “non stanno colpendo lo Stato Islamico ma oppositori e civili”. Non sono distesi neanche i rapporti del Cremlino con la Turchia, dopo lo sconfinamento di alcuni jet russi nello spazio aereo turco, mentre dagli Stati Uniti il segretario alla Difesa Ash Carter ha sottolineato la necessità che la Russia “prenda immediatamente contatto” con il Pentagono per avviare nuovi colloqui sulle attività in Siria. Una situazione delicata che, riporta Il Messaggero, preoccupa il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il quale davanti alla plenaria di Strasburgo ha parlato di un dramma che “potrebbe evolvere in un conflitto di portata mondiale”.

Israele, sgominata cellula di Hamas. Resta alta la tensione anche in Israele e Cisgiordania. L’Osservatore Romano riporta la notizia che l’Idf ha arrestato cinque membri di una cellula legata ad Hamas, ritenuta responsabile dell’omicidio dei coniugi israeliani Henkin. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha nel frattempo revocato il divieto per i musulmani di recarsi a pregare alla Spianata della Moschee.

Campagnano: “Mai difeso CasaPound”. “Non ho mai difeso la linea politica e l’operato di CasaPound ma accetto solo quanti si comportano in modo democratico”. Così il vicepresidente della Comunità ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano in una nota pubblicata sul Tempo come precisazione a un articolo tendenzioso apparso lunedì sul quotidiano in cui impropriamente si riferiva di uno sdoganamento del gruppo di estrema destra da parte dello stesso Campagnano.
 
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  davar
israele - i timori per una nuova intifada
La violenza non si ferma
Siamo di fronte alla Terza intifada? È l'interrogativo che corre sui media israeliani riguardo alle ultime violenze che hanno colpito il paese. Nelle scorse ore nuovi attacchi hanno segnato la quotidianità d'Israele: a Gerusalemme una ragazza palestinese armata di coltello ha aggredito un uomo nei pressi della Porta dei Leoni, proprio il luogo dove sabato sera due israeliani sono stati accoltellati a morte da un altro palestinese. La vittima aveva con sé una pistola ed è riuscita ad estrarla, colpendo la donna, poi ricoverata in gravi condizioni in ospedale. A distanza di poche ore da questo episodio, una nuova aggressione ha portato al ferimento di un soldato israeliano a Kiryat Gat, nel sud del Paese: un uomo palestinese ha attaccato con un coltello il soldato, riuscendo a sottrargli l'arma di servizio per poi nascondersi in un'abitazione. Sul posto è intervenuta la polizia e ne è nato uno scontro a fuoco nel corso del quale l'aggressore è stato ucciso. Diversi poi gli episodi violenti che hanno visto dimostranti palestinesi lanciare pietre e molotov contro auto di civili israeliani e contro la polizia. Se tutto questo possa essere riassunto nel termine Terza Intifada non è chiaro. Vista l'escalation di violenza il Primo ministro Benjamin Netanyahu, sotto la cui residenza da giorni va in scena la protesta di residenti degli insediamenti che chiedono maggiore sicurezza, ha dovuto cancellare la visita prevista per giovedì a Berlino e legata alle celebrazioni del 50esimo anniversario dei rapporti tra Israele e Germania.
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qui livorno
Maltempo, danni alla sinagoga
Domani una nuova ricognizione

Ci vorrà ancora qualche ora per quantificare con esattezza il danno subito. Trova però conferma la notizia che un pezzo di storia ebraica livornese, alcune vetrate fatte realizzare dall’architetto Angelo Di Castro per la sinagoga che sorge oggi in piazza Benamozegh, è andato letteralmente in frantumi.
“Purtroppo la tromba d’aria abbattutasi domenica mattina sulla città non ha lasciato scampo. C’è grande tristezza, perché si tratta di testimonianze preziose e care a tutti. Allo stesso tempo siamo consapevoli del fatto che sarebbe potuta andare peggio, molto peggio, se l’impatto fosse avvenuto soltanto pochi minuti dopo”, commenta il presidente della Comunità ebraica Vittorio Mosseri.
Nel giro di mezz’ora infatti la sinagoga sarebbe stata gremita di gente per Sukkot, la festa delle capanne. “Pensando alle possibili conseguenze – dice Mosseri – viene da tirare un sospiro di sollievo”.
Nei giorni successivi ci si è così riuniti nel luogo di preghiera situato nel sottoscala del Tempio, solitamente adibito a tale funzione nei mesi freddi dell’anno. Allo stato attuale, dice Mosseri, “l’unica strada percorribile per garantire l’incolumità fisica”.
Rimozione di vetri e cocci, messa in sicurezza dell’area, sostituzione delle vetrate con copie il più possibile fedeli all’originale. Molti i fronti su cui si agirà nel breve e medio termine, anche alla luce degli esiti del sopralluogo in programma nella giornata di domani.
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francia - dibattito aperto
Ebraismo e omosessualità,
due voci a confronto 

Il giornale ebraico francese l'Arche, organo d'informazione del Fonds Social Juif Unifié, pubblica un'intervista a Michael Azoulay, rabbino della Comunità ebraica di Neuilly-sur-Seine, alla periferia di Parigi, e consigliere del Gran Rabbino di Francia per gli affari sociali, e al rabbino della Comunità massorti (il movimento conservative) Yeshaya Dalsace. I due confrontano i propri punti di vista sul tema dell'omosessualità nel panorama ebraico francese.

L'Arche: Secondo voi, l'omosessualità è un argomento che dev'essere affrontato nel contesto dell'ebraismo francese?

Dalsace: È un argomento che dev'essere assolutamente affrontato poiché la problematica esiste. Esiste un certo numero di omosessuali che si trovano in una situazione di disagio nei confronti dell'ebraismo e della Comunità ebraica e questo chiaramente li mette in difficoltà.

Azoulay: L'omosessualità è un tabù immenso. In certe famiglie esistono degli omosessuali, tutti lo sanno ma nessuno ne parla. La questione non è minimamente affrontata tra gli ebrei francesi. Sebbene la legge in favore del “matrimonio per tutti” (la legge francese del 2013 conosciuta come “marriage pour tous” che autorizza il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, ndr) abbia messo questa realtà davanti agli occhi della società francese, si assiste ancora una vera e propria paralisi nel mondo ebraico, che tuttavia prima o poi con essa si dovrà confrontare.

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qui roma - il ricordo del 7 ottobre '43
L'Arma e la scelta del coraggio
“Solo da pochi anni è stata recuperata e approfondita la memoria di una pagina tanto drammatica dell'occupazione tedesca. Oltre settant'anni dopo, è nostro comune impegno trasmetterne il ricordo”. La Memoria come orizzonte imprescindibile di consapevolezza collettiva: questo il concetto evocato dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna nel corso della solenne commemorazione in ricordo dei carabinieri deportati da Roma, esattamente 72 anni fa, per aver disobbedito all'ordine del maresciallo Graziani di consegnare le armi ai tedeschi.
Oltre 2500 i carabinieri catturati e poi inviati in Germania e Polonia. Un tragico evento che precedette di soli nove giorni la razzia degli ebrei romani. “Il collegamento non è casuale. Secondo ricostruzioni storiche – ha affermato il presidente UCEI – la cattura fu eseguita anche per impedire ai carabinieri di opporsi a quell'aberrante operazione già programmata per il successivo 16 ottobre”.
L'arma era infatti invisa ai fascisti e temuta dai nazisti per diversi motivi. Gli stessi carabinieri, è stato ricordato, furono gli esecutori materiali dell'arresto di Mussolini del luglio 1943 e, inoltre, dopo l'armistizio, molti si rifiutarono di giurare fedeltà al governo fascista di Salò e si unirono alle insurrezioni. La comune memoria di questi eventi, ha sottolineato Gattegna, “ha contribuito a rafforzare il legame tra l'arma dei carabinieri e le comunità ebraiche”. Un rapporto forte, oggi improntante a un costante dialogo e a una costante collaborazione e solidarietà “nei momenti in cui si manifestano nuovamente rigurgiti di nazismo e antisemitismo”.
Sulla stessa lunghezza d'onda Tullio Del Sette, comandante generale dell'arma, che mostrato vivo apprezzamento per la significativa partecipazione ebraica alla cerimonia (oltre a Gattegna, tra gli ospiti figuravano anche il rabbino capo Riccardo Di Segni, chiamato a recitare il salmo 130 in ricordo dei caduti; la presidente della Comunità romana Ruth Dureghello, il vicepresidente Ruben Della Rocca, l'ex presidente Riccardo Pacifici). Dalla piantumazione di un olivo per i carabinieri deportati all'apposizione di alcune pietre d'inciampo lungo via Carlo Alberto Della Chiesa: le molte iniziative realizzate insieme in questi anni costituiscono, per Del Sette, “un importante impegno anche per il futuro”.
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bologna - architetti e studiosi a confronto
Memoria, impegno vivo
Un viaggio nei luoghi della Memoria della Shoah attraverso un confronto che spazierà da Roma a Parigi e si interrogherà sui giusti mezzi e i linguaggi architettonici necessari per veicolare un messaggio alle nuove generazioni. In attesa dell'inaugurazione del Memoriale della Shoah di Bologna, previsto per il prossimo 27 gennaio, la città si dà oggi appuntamento (dalle 17 alle 19) per discutere e confrontarsi nella cornice della Salaborsa, dove è attualmente esposta la mostra Tzachor/Ricorda nella quale viene ricostruito il percorso che ha portato il gruppo dei SET architets ad aggiudicarsi il bando per la progettazione del Memoriale bolognese lanciato dalla locale Comunità ebraica e promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, dal Comune di Bologna, dall’Ordine degli Architetti e dalle Ferrovie dello Stato.
Dopo l'introduzione del presidente della Comunità ebraica bolognese Daniele De Paz, di cui appare un'ampia intervista sul numero di ottobre del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, interverranno Patrizia Gabellini che presso il Comune di Bologna ha la delega all'Urbanistica, Città storica e Ambiente; Maurizio Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna; Dario Disegni, presidente della Fondazione beni culturali ebraici in Italia; e Pier Giorgio Giannelli, presidente dell'Ordine degli architetti di Bologna.
Il dibattito entrerà poi nel vivo con l'architetto Luca Zevi, progettista del Museo Nazionale della Shoah di Roma; Laura Fontana, responsabile per l'Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi; i SET architets, il gruppo vincitore del bando composto da Andrea Tanci, Chiara Cucina, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno e lo storico dell'architettura e consigliere Fbcei Andrea Morpurgo, moderati da Luca Alessandrini, direttore Area Patrimonio, Archivio, Biblioteca, Sede, Amministrazione dell'Istituto storico Parri.
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qui ferrara - meis
Friuli-Venezia Giulia,
un'eredità da riscoprire

Territorio di confine, luogo di incontro di diversi popoli e culture per secoli diviso fra i domini della Repubblica di Venezia e quelli dell’Impero asburgico, dal Medioevo ai nostri giorni il Friuli Venezia Giulia si differenzia da tutte le altre regioni italiane per innumerevoli motivi. Per questo anche la rilevanza e la peculiarità dell'esperienza ebraica all'interno dei suoi confini possono essere oggetto di importanti occasioni di studio e approfondimento, come avverrà dal 12 al 14 ottobre a Ferrara, con il convegno internazionale “Gli ebrei nella storia del Friuli-Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata” promosso dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine e il suo dipartimento di Scienze Umane, il dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste, la Comunità ebraica di Trieste e l’Associazione per lo Studio dell’Ebraismo delle Venezie e con il patrocinio di Comune di Ferrara, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Comunità ebraica di Ferrara. Nel corso della tre giorni le relazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri e di giovani ricercatori sonderanno i complessi rapporti fra i nuclei ebraici e la società cristiana, l’organizzazione degli insediamenti ebraici e la loro vita economica, religiosa e culturale, le dinamiche della quotidianità, le conversioni e la persecuzione nazifascista, fino ai personaggi e alle famiglie illustri, come ha sottolineato il curatore scientifico Piercesare Ioly Zorattini nel corso della conferenza stampa di presentazione svoltasi questa mattina a Ferrara.

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salone del libro - il no all'arabia saudita
"Non porteremo a Torino
nessuna cultura di regime"

Non esiste un “caso Arabia Saudita”. Questo è quanto tiene a precisare il Consiglio di amministrazione della Fondazione per il libro, la musica e la cultura di Torino, ente che organizza conferenze, mostre ed esposizioni sul libro, sull’editoria e sulla comunicazione e la cui principale iniziativa è il Salone internazionale del Libro. Riunitosi ieri, il cda recentemente rinnovato ha confermato che l’Arabia Saudita non sarà il Paese ospite dell’edizione 2016 del salone, che avrà però un focus sulla letteratura araba. Ernesto Ferrero, da poco rinominato direttore editoriale, ha voluto sottolineare che “non c’era un invito formale, si era una fase interlocutoria. Non ci pare ci siano elementi per approfondire questa interlocuzione. Non ci è mai interessato portare a Torino culture di regimi”.

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qui ferrara - festival internazionale 
Un tratto di matita per la libertà
“I regimi hanno più paura di un vignettista che di un intero esercito, perché riesce a far arrivare un’idea a tutte le persone e loro hanno paura della mente libera”. In questo 2015 segnato dall'attentato alla redazione della rivista Charlie Hebdo - seguito dall'attacco all'Hypercasher – le parole pronunciate a Ferrara, nell'ultima edizione del Festival Internazionale, dal fumettista siriano Hani Abbas (nell'immagine uno dei suoi lavori più noti) ci ricordano perché le immagini, le informazioni, la libertà di espressione sono uno strumento fondamentale per ciascuna società democratica. L'appuntamento che ha visto Abbas protagonista a Internazionale, assieme ai colleghi Khalid Albaih, vignettista sudanese, e Nadia Khiari, disegnatrice tunisina, è stato uno dei più seguiti di un Festival che nonostante i timori della vigilia sembra aver confermato gli ottimi numeri dello scorso anno. Le presenze, secondo l'organizzazione, hanno infatti toccato nuovamente quota 71mila, testimonianza tangibile dell'attenzione che negli anni ha raccolto la rassegna organizzata dalla redazione di Internazionale e che da nove edizioni porta a Ferrara alcuni dei nomi più prestigiosi del mondo dell'informazione.

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qui torino - viewconference
Digitale, si guarda al futuro
Torino sarà fra pochi giorni nuovamente al centro dell’attenzione internazionale, in occasione della ViewConference, il maggiore appuntamento europeo dedicato alla grafica digitale e alla cultura transmediale. Presentato questa mattina al Circolo dei Lettori, che ha conquistato un posto di rilievo come fucina culturale della città, il ricchissimo programma di lezioni, incontri e soprattutto workshop sarà preceduto dal ViewFest, con il suo cartellone di proiezioni e con la premiere europea di Siggraph 2015, per portare a Torino il meglio del mondo digitale. Dall’animazione agli effetti speciali, dalla CGI al disegno, dal gaming alle nuove frontiere della realtà aumentata, la sedicesima edizione di un appuntamento ormai immancabile sia per gli esperti che per gli appassionati punta quest’anno moltissimo sui giovani. È stata Maria Elena Gutierrez, direttrice di ViewFest e ViewConference, con l’entusiasmo trascinante che la contraddistingue, a raccontare i contenuti e presentare gli ospiti sottolineando in particolare l’impegno a creare qualcosa che sia un valore concreto per il futuro.
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qui trieste - Beni culturali
La scritta che vale un monumento
“La verità è rivoluzionaria”. Lo dice la vecchia scritta tracciata su un muro cadente nel parco del leggendario ex ospedale psichiatrico di Trieste, il luogo dove presero corpo le idee di libertà, di tolleranza e di accettazione della diversità dello psichiatra Franco Basaglia e della sua coraggiosa equipe, dove cercarono riparo molti perseguitati durante la Shoah e dove il nostro gruppo di lavoro talvolta si riunisce durante le settimane del laboratorio giornalistico Redazione aperta. Ma ancora più rivoluzionaria è la determinazione della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici della città giuliana resa nota nelle prime ore del mattino da un lancio su twitter del direttore della redazione giornalistica dell’Unione, Guido Vitale (
@gvitalemoked). L’ente di vigilanza ha infatti deciso di vincolare e di porre sotto tutela una semplice scritta tracciata su un muro, uno degli ultimi segni tangibili del movimento animato da Basaglia negli anni ’70, impedendo la demolizione del muro e la cancellazione dei segni di vernice. “Si tratta – commenta il giornalista – di una scelta coraggiosa e di uno sguardo nuovo alla necessità di tutelare i beni culturali in quanto valori ideali e non solo preziosi materiali”.
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pilpul
Ticketless - Imbrelev
Grazie ad un vorticoso giro di mail, di richieste inevase, di buchi nell’acqua, riesco finalmente ad avere tra le mani un “Imbrelev” ovvero, per chi non lo sapesse, il mirabile “Piedmontese Essential Judaism” che nell’Ottocento tradusse dal francese il Professor Mario Tedeschi, Rabbino a Vercelli. Il suo vero titolo era “Preghiere d’un cuore israelita” (Imbrelev è la ruvida condensata traduzione in dialetto). Entrava nelle case degli ebrei appena emancipati, proprio di tutti, fornendo loro in italiano, le principali preghiere, suddivise in capitoli: preghiere quotidiane, per le maggiori festività, preghiere di lutto, meditazioni speciali o, come si diceva allora, “pietà intima”. Dentro trovavi proprio tutto, anche la preghiera di “altra donna” che assiste al parto o la preghiera della donna che “sente” di essere madre o la preghiera della “rassegnazione nelle avversità” (molto consumata questa pagina nell’esemplare che ho ritrovato e, temo, non solo in questo). Nel lessico famigliare degli ebrei piemontesi, si sa, “Imbrelev”, al pari di “kadoglie”, è diventata una parola-chiave, di cui si assapora il gusto pronunciandola, quasi mangiandola, simile alla gioia che si prova gustando quei dolci di mandorle che si fabbricano nell’astigiano: un concentrato di noci, moscato, miele, nocciole, zucchero a velo, pistacchi, cannella.

Alberto Cavaglion

Periscopio - La solitudine 
Mi dispiace molto scriverlo, ma temo, purtroppo, che Israele e il popolo ebraico nel suo insieme stiano attraversando uno dei periodi più tragici della loro storia contemporanea, dopo la Seconda guerra mondiale. Anche nei terribili momenti in cui lo Stato ebraico è stato sottoposto a tentativi di distruzione militare (nel ’48, nel ’67 e nel ’73), forse, la situazione non appariva altrettanto fosca, dal momento che esisteva pur sempre la speranza che, sconfitti i nemici, si sarebbe aperta, prima o poi, una finestra di pace. E l’antisemitismo, se montava imponente nei Paesi islamici, nel Terzo Mondo e nel blocco comunista, pareva marginale in Europa e in America, e c’era la diffusa sensazione, sbagliata, che si trattasse di un fenomeno residuale e in via d’estinzione. Oggi, invece, il quadro mondiale è davvero nero, non rischiarato da nessuna luce, da nessuna illusione. Come ha scritto in un lucido e dolente articolo, pubblicato su Pagine Ebraiche di settembre, Sergio Della Pergola, la solitudine di Israele non è mai stata tanto tangibile.

Francesco Lucrezi, storico
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“Boker tov, Volodja”
Baruch Kotler è in fuga; dallo scandalo personale che lo espone, insieme alla sua giovane amante Leora, al ludibrio pubblico; dall’imminente dramma del suo amato paese, Israele, causato dalla decisione del governo di cui lui stesso è ministro, di ritirare gli insediamenti dai territori. Kotler vi si è opposto, è stato ricattato: ma non è uomo che cede, Baruch Kotler, nato in Unione Sovietica, giovane musicista prodigio, scienziato, refusnik, tradito da un compagno ebreo infiltrato dal KGB, incarcerato per 13 anni e infine libero, eroe, politico, ministro. Baruch Kotler è in fuga da se stesso. È a Jalta, con Leora. A Jalta, dove da piccolo andava con mamma e papà, dove tutto è cambiato, e niente è cambiato. Il caso mette Baruch a confronto con il suo passato tragico, e intriga ancor di più il suo presente complicato. La strana coppia – lui sessantatré anni, lei poco più di un terzo, lei bella e risoluta, lui un piccoletto grasso e stempiato quanto irrisolto – per un disguido finisce ospite nella casa di Svetlana e suo marito – ‘un ebreo come loro due’ – dice la donna per convincerlo. È l’argomento adatto per Baruch, mentre a Leora pare il contrario, è un rischio da non correre per una persona molto nota, soprattutto agli ebrei russi, in fuga, e inseguita dalla curiosità dei mezzi di informazione.

Valerio Fiandra
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