David
Sciunnach,
rabbino
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“Questa
è la benedizione con cui Moshè, l’uomo del Signore , benedisse i figli
d’Israele…”(Devarìm 33, 1). Ci fa notare Rabbì Chanòch Tzvì di Bendin,
nel suo libro Yechaèn Peèr: “In base a quanto ci insegnano i Maestri,
l’Eterno mostrò a Moshè Rabbenù nel giorno della sua morte tutte le
generazioni del popolo d’Israele fino alla fine dei tempi”. Da queste
parole risulta chiaro che quando Moshè Rabbenù benedisse i figli
d’Israele incluse in tale benedizione anche le generazioni future. È
per questo che è nato l’uso nel popolo d’Israele che nel giorno di
Simchàt Torà tutti i presenti salgano alla lettura. Con tale lettura
ogni uomo prende la sua benedizione personale da Moshè Rabbenù. È per
questo che bisogna adempiere a questo uso con osservanza, e non
rinunciare, poiché con tale azione diveniamo tutti soci nella
benedizione che Moshè Rabbenù ha dato a tutte le generazioni.
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David
Assael,
ricercatore
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Mi
è parso che il discorso di Abu Mazen all’ONU, davvero regressivo
rispetto alla possibilità di una soluzione pacifica del conflitto
israelo-palestinese, sia passato sotto silenzio nei media italiani, che
hanno prediletto i soliti gossip e carnevalate parlamentari nostrane.
In realtà, mi pare sia rivelatore di almeno due tendenze: le vicende di
Israele sono ormai passate in secondo piano rispetto a tutto ciò che
sta accadendo in Medio Oriente. Secondo, Abu Mazen, costretto ad
inseguire i toni di Hamas, ha, di fatto, perso la leadership anche
della Cisgiordania, privandola di ogni alternativa rispetto alla folle
politica di Gaza. Spesse volte, da me compreso, è stata sottolineata la
non adeguatezza della classe governativa israeliana rispetto al compito
storico che la coinvolge; ecco, se si parla del mondo palestinese
bisogna moltiplicare le critiche per sette! O, settanta volte sette,
come diceva il tale.
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Intervento italiano in Iraq
l'annuncio del ministro |
L’ipotesi
di raid dei cacciabombardieri italiani, finora utilizzati solo a fini
di ricognizione, contro l’Isis in Iraq sarà valutata “in ordine alla
situazione operativa sul campo, alle richieste della coalizione
internazionale e alle necessità del governo iracheno”. Lo ha annunciato
ieri sera, al termine di una seduta congiunta a Palazzo Madama delle
Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro della
Difesa Roberta Pinotti. La decisione finale, ha però sottolineato,
dovrà passare prima al vaglio del Parlamento. A tal proposito, come
riporta tra gli altri il Corriere della sera, il presidente della
Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che contro la minaccia del
terrorismo fondamentalista “occorre una collaborazione internazionale
con strategie e azioni comuni”.
Nel frattempo sale la tensione tra Mosca e la Nato, il cui segretario
generale Jens Stoltenberg ha ribadito che i raid russi in Siria “non
stanno colpendo lo Stato Islamico ma oppositori e civili”. Non sono
distesi neanche i rapporti del Cremlino con la Turchia, dopo lo
sconfinamento di alcuni jet russi nello spazio aereo turco, mentre
dagli Stati Uniti il segretario alla Difesa Ash Carter ha sottolineato
la necessità che la Russia “prenda immediatamente contatto” con il
Pentagono per avviare nuovi colloqui sulle attività in Siria. Una
situazione delicata che, riporta Il Messaggero, preoccupa il presidente
del Consiglio europeo Donald Tusk, il quale davanti alla plenaria di
Strasburgo ha parlato di un dramma che “potrebbe evolvere in un
conflitto di portata mondiale”.
Israele, sgominata cellula di Hamas.
Resta alta la tensione anche in Israele e Cisgiordania. L’Osservatore
Romano riporta la notizia che l’Idf ha arrestato cinque membri di una
cellula legata ad Hamas, ritenuta responsabile dell’omicidio dei
coniugi israeliani Henkin. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha nel
frattempo revocato il divieto per i musulmani di recarsi a pregare alla
Spianata della Moschee.
Campagnano: “Mai difeso CasaPound”. “Non
ho mai difeso la linea politica e l’operato di CasaPound ma accetto
solo quanti si comportano in modo democratico”. Così il vicepresidente
della Comunità ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano in una nota
pubblicata sul Tempo come precisazione a un articolo tendenzioso
apparso lunedì sul quotidiano in cui impropriamente si riferiva di uno
sdoganamento del gruppo di estrema destra da parte dello stesso
Campagnano.
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qui livorno
Maltempo, danni alla sinagoga Domani una nuova ricognizione
Ci
vorrà ancora qualche ora per quantificare con esattezza il danno
subito. Trova però conferma la notizia che un pezzo di storia ebraica
livornese, alcune vetrate fatte realizzare dall’architetto Angelo Di
Castro per la sinagoga che sorge oggi in piazza Benamozegh, è andato
letteralmente in frantumi.
“Purtroppo la tromba d’aria abbattutasi domenica mattina sulla città
non ha lasciato scampo. C’è grande tristezza, perché si tratta di
testimonianze preziose e care a tutti. Allo stesso tempo siamo
consapevoli del fatto che sarebbe potuta andare peggio, molto peggio,
se l’impatto fosse avvenuto soltanto pochi minuti dopo”, commenta il
presidente della Comunità ebraica Vittorio Mosseri.
Nel giro di mezz’ora infatti la sinagoga sarebbe stata gremita di gente
per Sukkot, la festa delle capanne. “Pensando alle possibili
conseguenze – dice Mosseri – viene da tirare un sospiro di sollievo”.
Nei giorni successivi ci si è così riuniti nel luogo di preghiera
situato nel sottoscala del Tempio, solitamente adibito a tale funzione
nei mesi freddi dell’anno. Allo stato attuale, dice Mosseri, “l’unica
strada percorribile per garantire l’incolumità fisica”.
Rimozione di vetri e cocci, messa in sicurezza dell’area, sostituzione
delle vetrate con copie il più possibile fedeli all’originale. Molti i
fronti su cui si agirà nel breve e medio termine, anche alla luce degli
esiti del sopralluogo in programma nella giornata di domani.
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francia - dibattito aperto
Ebraismo e omosessualità,
due voci a confronto
Il
giornale ebraico francese l'Arche, organo d'informazione del Fonds
Social Juif Unifié, pubblica un'intervista a Michael Azoulay, rabbino
della Comunità ebraica di Neuilly-sur-Seine, alla periferia di Parigi,
e consigliere del Gran Rabbino di Francia per gli affari sociali, e al
rabbino della Comunità massorti (il movimento conservative) Yeshaya
Dalsace. I due confrontano i propri punti di vista sul tema
dell'omosessualità nel panorama ebraico francese.
L'Arche: Secondo voi, l'omosessualità è un argomento che dev'essere affrontato nel contesto dell'ebraismo francese?
Dalsace:
È un argomento che dev'essere assolutamente affrontato poiché la
problematica esiste. Esiste un certo numero di omosessuali che si
trovano in una situazione di disagio nei confronti dell'ebraismo e
della Comunità ebraica e questo chiaramente li mette in difficoltà.
Azoulay:
L'omosessualità è un tabù immenso. In certe famiglie esistono degli
omosessuali, tutti lo sanno ma nessuno ne parla. La questione non è
minimamente affrontata tra gli ebrei francesi. Sebbene la legge in
favore del “matrimonio per tutti” (la legge francese del 2013
conosciuta come “marriage pour tous” che autorizza il matrimonio tra
due persone dello stesso sesso, ndr) abbia messo questa realtà davanti
agli occhi della società francese, si assiste ancora una vera e propria
paralisi nel mondo ebraico, che tuttavia prima o poi con essa si dovrà
confrontare.
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qui roma - il ricordo del 7 ottobre '43
L'Arma e la scelta del coraggio
“Solo
da pochi anni è stata recuperata e approfondita la memoria di una
pagina tanto drammatica dell'occupazione tedesca. Oltre settant'anni
dopo, è nostro comune impegno trasmetterne il ricordo”. La Memoria come
orizzonte imprescindibile di consapevolezza collettiva: questo il
concetto evocato dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna nel corso della solenne commemorazione in
ricordo dei carabinieri deportati da Roma, esattamente 72 anni fa, per
aver disobbedito all'ordine del maresciallo Graziani di consegnare le
armi ai tedeschi.
Oltre 2500 i carabinieri catturati e poi inviati in Germania e Polonia.
Un tragico evento che precedette di soli nove giorni la razzia degli
ebrei romani. “Il collegamento non è casuale. Secondo ricostruzioni
storiche – ha affermato il presidente UCEI – la cattura fu eseguita
anche per impedire ai carabinieri di opporsi a quell'aberrante
operazione già programmata per il successivo 16 ottobre”.
L'arma era infatti invisa ai fascisti e temuta dai nazisti per diversi
motivi. Gli stessi carabinieri, è stato ricordato, furono gli esecutori
materiali dell'arresto di Mussolini del luglio 1943 e, inoltre, dopo
l'armistizio, molti si rifiutarono di giurare fedeltà al governo
fascista di Salò e si unirono alle insurrezioni. La comune memoria di
questi eventi, ha sottolineato Gattegna, “ha contribuito a rafforzare
il legame tra l'arma dei carabinieri e le comunità ebraiche”. Un
rapporto forte, oggi improntante a un costante dialogo e a una costante
collaborazione e solidarietà “nei momenti in cui si manifestano
nuovamente rigurgiti di nazismo e antisemitismo”.
Sulla stessa lunghezza d'onda Tullio Del Sette, comandante generale
dell'arma, che mostrato vivo apprezzamento per la significativa
partecipazione ebraica alla cerimonia (oltre a Gattegna, tra gli ospiti
figuravano anche il rabbino capo Riccardo Di Segni, chiamato a recitare
il salmo 130 in ricordo dei caduti; la presidente della Comunità romana
Ruth Dureghello, il vicepresidente Ruben Della Rocca, l'ex presidente
Riccardo Pacifici). Dalla piantumazione di un olivo per i carabinieri
deportati all'apposizione di alcune pietre d'inciampo lungo via Carlo
Alberto Della Chiesa: le molte iniziative realizzate insieme in questi
anni costituiscono, per Del Sette, “un importante impegno anche per il
futuro”.
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bologna - architetti e studiosi a confronto
Memoria, impegno vivo
Un
viaggio nei luoghi della Memoria della Shoah attraverso un confronto
che spazierà da Roma a Parigi e si interrogherà sui giusti mezzi e i
linguaggi architettonici necessari per veicolare un messaggio alle
nuove generazioni. In attesa dell'inaugurazione del Memoriale della
Shoah di Bologna, previsto per il prossimo 27 gennaio, la città si dà
oggi appuntamento (dalle 17 alle 19) per discutere e confrontarsi nella
cornice della Salaborsa, dove è attualmente esposta la mostra
Tzachor/Ricorda nella quale viene ricostruito il percorso che ha
portato il gruppo dei SET architets ad aggiudicarsi il bando per la
progettazione del Memoriale bolognese lanciato dalla locale Comunità
ebraica e promosso dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dalla
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, dal Comune di Bologna,
dall’Ordine degli Architetti e dalle Ferrovie dello Stato.
Dopo l'introduzione del presidente della Comunità ebraica bolognese
Daniele De Paz, di cui appare un'ampia intervista sul numero di ottobre
del giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, interverranno
Patrizia Gabellini che presso il Comune di Bologna ha la delega
all'Urbanistica, Città storica e Ambiente; Maurizio Mezzetti, assessore
alla Cultura della Regione Emilia-Romagna; Dario Disegni, presidente
della Fondazione beni culturali ebraici in Italia; e Pier Giorgio
Giannelli, presidente dell'Ordine degli architetti di Bologna.
Il dibattito entrerà poi nel vivo con l'architetto Luca Zevi,
progettista del Museo Nazionale della Shoah di Roma; Laura Fontana,
responsabile per l'Italia del Mémorial de la Shoah di Parigi; i SET
architets, il gruppo vincitore del bando composto da Andrea Tanci,
Chiara Cucina, Gianluca Sist, Lorenzo Catena, Onorato di Manno e lo
storico dell'architettura e consigliere Fbcei Andrea Morpurgo, moderati
da Luca Alessandrini, direttore Area Patrimonio, Archivio, Biblioteca,
Sede, Amministrazione dell'Istituto storico Parri.
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qui ferrara - meis Friuli-Venezia Giulia,
un'eredità da riscoprire
Territorio
di confine, luogo di incontro di diversi popoli e culture per secoli
diviso fra i domini della Repubblica di Venezia e quelli dell’Impero
asburgico, dal Medioevo ai nostri giorni il Friuli Venezia Giulia si
differenzia da tutte le altre regioni italiane per innumerevoli motivi.
Per questo anche la rilevanza e la peculiarità dell'esperienza ebraica
all'interno dei suoi confini possono essere oggetto di importanti
occasioni di studio e approfondimento, come avverrà dal 12 al 14
ottobre a Ferrara, con il convegno internazionale “Gli ebrei nella
storia del Friuli-Venezia Giulia. Una vicenda di lunga durata” promosso
dalla Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah
in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine e il suo
dipartimento di Scienze Umane, il dipartimento di Studi Umanistici
dell’Università degli Studi di Trieste, la Comunità ebraica di Trieste
e l’Associazione per lo Studio dell’Ebraismo delle Venezie e con il
patrocinio di Comune di Ferrara, Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e Comunità ebraica di Ferrara. Nel corso della tre giorni le
relazioni di autorevoli studiosi italiani e stranieri e di giovani
ricercatori sonderanno i complessi rapporti fra i nuclei ebraici e la
società cristiana, l’organizzazione degli insediamenti ebraici e la
loro vita economica, religiosa e culturale, le dinamiche della
quotidianità, le conversioni e la persecuzione nazifascista, fino ai
personaggi e alle famiglie illustri, come ha sottolineato il curatore
scientifico Piercesare Ioly Zorattini nel corso della conferenza stampa
di presentazione svoltasi questa mattina a Ferrara.
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qui ferrara - festival internazionale
Un tratto di matita per la libertà “I
regimi hanno più paura di un vignettista che di un intero esercito,
perché riesce a far arrivare un’idea a tutte le persone e loro hanno
paura della mente libera”. In questo 2015 segnato dall'attentato alla
redazione della rivista Charlie Hebdo - seguito dall'attacco
all'Hypercasher – le parole pronunciate a Ferrara, nell'ultima edizione
del Festival Internazionale, dal fumettista siriano Hani Abbas
(nell'immagine uno dei suoi lavori più noti) ci ricordano perché le
immagini, le informazioni, la libertà di espressione sono uno strumento
fondamentale per ciascuna società democratica. L'appuntamento che ha
visto Abbas protagonista a Internazionale, assieme ai colleghi Khalid
Albaih, vignettista sudanese, e Nadia Khiari, disegnatrice tunisina, è
stato uno dei più seguiti di un Festival che nonostante i timori della
vigilia sembra aver confermato gli ottimi numeri dello scorso anno. Le
presenze, secondo l'organizzazione, hanno infatti toccato nuovamente
quota 71mila, testimonianza tangibile dell'attenzione che negli anni ha
raccolto la rassegna organizzata dalla redazione di Internazionale e
che da nove edizioni porta a Ferrara alcuni dei nomi più prestigiosi
del mondo dell'informazione.
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qui torino - viewconference
Digitale, si guarda al futuro
Torino
sarà fra pochi giorni nuovamente al centro dell’attenzione
internazionale, in occasione della ViewConference, il maggiore
appuntamento europeo dedicato alla grafica digitale e alla cultura
transmediale. Presentato questa mattina al Circolo dei Lettori, che ha
conquistato un posto di rilievo come fucina culturale della città, il
ricchissimo programma di lezioni, incontri e soprattutto workshop sarà
preceduto dal ViewFest, con il suo cartellone di proiezioni e con la
premiere europea di Siggraph 2015, per portare a Torino il meglio del
mondo digitale. Dall’animazione agli effetti speciali, dalla CGI al
disegno, dal gaming alle nuove frontiere della realtà aumentata, la
sedicesima edizione di un appuntamento ormai immancabile sia per gli
esperti che per gli appassionati punta quest’anno moltissimo sui
giovani. È stata Maria Elena Gutierrez, direttrice di ViewFest e
ViewConference, con l’entusiasmo trascinante che la contraddistingue, a
raccontare i contenuti e presentare gli ospiti sottolineando in
particolare l’impegno a creare qualcosa che sia un valore concreto per
il futuro.
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Ticketless
- Imbrelev |
Grazie
ad un vorticoso giro di mail, di richieste inevase, di buchi
nell’acqua, riesco finalmente ad avere tra le mani un “Imbrelev”
ovvero, per chi non lo sapesse, il mirabile “Piedmontese Essential
Judaism” che nell’Ottocento tradusse dal francese il Professor Mario
Tedeschi, Rabbino a Vercelli. Il suo vero titolo era “Preghiere d’un
cuore israelita” (Imbrelev è la ruvida condensata traduzione in
dialetto). Entrava nelle case degli ebrei appena emancipati, proprio di
tutti, fornendo loro in italiano, le principali preghiere, suddivise in
capitoli: preghiere quotidiane, per le maggiori festività, preghiere di
lutto, meditazioni speciali o, come si diceva allora, “pietà intima”.
Dentro trovavi proprio tutto, anche la preghiera di “altra donna” che
assiste al parto o la preghiera della donna che “sente” di essere madre
o la preghiera della “rassegnazione nelle avversità” (molto consumata
questa pagina nell’esemplare che ho ritrovato e, temo, non solo in
questo). Nel lessico famigliare degli ebrei piemontesi, si sa,
“Imbrelev”, al pari di “kadoglie”, è diventata una parola-chiave, di
cui si assapora il gusto pronunciandola, quasi mangiandola, simile alla
gioia che si prova gustando quei dolci di mandorle che si fabbricano
nell’astigiano: un concentrato di noci, moscato, miele, nocciole,
zucchero a velo, pistacchi, cannella.
Alberto Cavaglion
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Periscopio
- La solitudine |
Mi
dispiace molto scriverlo, ma temo, purtroppo, che Israele e il popolo
ebraico nel suo insieme stiano attraversando uno dei periodi più
tragici della loro storia contemporanea, dopo la Seconda guerra
mondiale. Anche nei terribili momenti in cui lo Stato ebraico è stato
sottoposto a tentativi di distruzione militare (nel ’48, nel ’67 e nel
’73), forse, la situazione non appariva altrettanto fosca, dal momento
che esisteva pur sempre la speranza che, sconfitti i nemici, si sarebbe
aperta, prima o poi, una finestra di pace. E l’antisemitismo, se
montava imponente nei Paesi islamici, nel Terzo Mondo e nel blocco
comunista, pareva marginale in Europa e in America, e c’era la diffusa
sensazione, sbagliata, che si trattasse di un fenomeno residuale e in
via d’estinzione. Oggi, invece, il quadro mondiale è davvero nero, non
rischiarato da nessuna luce, da nessuna illusione. Come ha scritto in
un lucido e dolente articolo, pubblicato su Pagine Ebraiche di
settembre, Sergio Della Pergola, la solitudine di Israele non è mai
stata tanto tangibile.
Francesco Lucrezi, storico
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“Boker tov, Volodja” |
Baruch
Kotler è in fuga; dallo scandalo personale che lo espone, insieme alla
sua giovane amante Leora, al ludibrio pubblico; dall’imminente dramma
del suo amato paese, Israele, causato dalla decisione del governo di
cui lui stesso è ministro, di ritirare gli insediamenti dai territori.
Kotler vi si è opposto, è stato ricattato: ma non è uomo che cede,
Baruch Kotler, nato in Unione Sovietica, giovane musicista prodigio,
scienziato, refusnik, tradito da un compagno ebreo infiltrato dal KGB,
incarcerato per 13 anni e infine libero, eroe, politico, ministro.
Baruch Kotler è in fuga da se stesso. È a Jalta, con Leora. A Jalta,
dove da piccolo andava con mamma e papà, dove tutto è cambiato, e
niente è cambiato. Il caso mette Baruch a confronto con il suo passato
tragico, e intriga ancor di più il suo presente complicato. La strana
coppia – lui sessantatré anni, lei poco più di un terzo, lei bella e
risoluta, lui un piccoletto grasso e stempiato quanto irrisolto – per
un disguido finisce ospite nella casa di Svetlana e suo marito – ‘un
ebreo come loro due’ – dice la donna per convincerlo. È l’argomento
adatto per Baruch, mentre a Leora pare il contrario, è un rischio da
non correre per una persona molto nota, soprattutto agli ebrei russi,
in fuga, e inseguita dalla curiosità dei mezzi di informazione.
Valerio Fiandra
Leggi
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