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1 Febbraio 2016 - 22 Shevat 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Paolo Sciunnach,
insegnante
Lo straniero che risiede fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, il vostro D-o. (Levitico 19, 34) Che bisogno ha la Torah di sottolineare l’amore verso lo straniero, dal momento che è incluso nel comandamento di amare il prossimo? Leggi
 
Anna
Foa,
storica
Quanto scriveva ieri, con parole pacate, David Bidussa, è importante. Indica, nella posizione presa dal gruppo estremista di destra israeliano di Im Tirtzu l’avvio verso una strada che, senza un’adeguata reazione, può portare verso una società autoritaria. Additare i maggiori intellettuali del Paese, quelli che hanno diffuso la conoscenza della società israeliana e della sua cultura in tutto il mondo, come “talpe” del nemico, traditori sostanzialmente, spinge verso una crescente limitazione della libertà di espressione e di parola nel Paese e verso un crescente isolamento di Israele nel mondo. Aiuta, sostanzialmente, il boycott, che riguarda in misura crescente gli intellettuali, le Università, cioè tutte quelle forze che in Israele si battono per la democrazia e per la pace. Sembra che queste due forze opposte, di destra e di sinistra, si congiungano come opposti estremismi a alimentare il senso di isolamento e di stato d’assedio in Israele. Credo che gli intellettuali ebrei di tutto il mondo, in primo luogo, e poi il popolo ebraico della Diaspora tutto dovrebbero esprimere a gran voce la loro solidarietà a questi grandi scrittori attaccati con tanta violenza, prima che questa violenza da verbale si trasformi in reale, fisica. Prima che i libri, dopo essere messi al bando nelle scuole, siano bruciati nelle piazze, come già è successo tante volte ai libri degli ebrei. Prima che qualcuno si armi e usi pallottole, non parole, come è successo vent’anni fa a Rabin.
 
 
 
Muro del Pianto,
sì alle donne
Muro del Pianto, vincono le donne”. Così titola Repubblica nel dare notizia del via libera giunto ieri all’istituzione di una zona mista dove uomini e donne possano pregare insieme. La notizia è così spiegata dal quotidiano: “La decisione voluta da Netanyahu e approvata con 15 voti a favore e 5 contrari rappresenta una vittoria della corrente più progressista e più seguita dell’ebraismo americano, il ‘Reform and Conservative Judaism’, e soprattutto di un gruppo di donne, le Donne del Muro, che hanno condotto una battaglia più che ventennale contro la rigida segregazione imposta dalle autorità del Rabbinato”. Anche la Stampa parla di “vittoria dell’ebraismo riformato sull’ortodossia conservatrice”.
Passa invece nell’indifferenza generale l’attacco a colpi d’arma da fuoco di un ufficiale di polizia palestinese a tre soldati israeliani.

È l’italiano Pietro Scarnera a vincere al Festival internazionale del fumetto di Angoulême il “Prix Révélation” con il graphic novel Una stella tranquilla, ritratto sentimentale di Primo Levi, pubblicato in Francia dalle edizioni Rackham. Recentemente Scarnerà aveva raccontato a Pagine Ebraiche come il volume, uscito in Italia per Comma 22, fosse stato anche una scusa per poter dedicare tempo alla sua città. Su questi temi torna oggi la redattrice UCEI Ada Treves in un pezzo per la Stampa in cui si ricorda l’importante contributo di inquadramento dell’opera scritto dalla storica Anna Bravo per il giornale dell’ebraismo italiano.

Il terrorismo islamico insanguina anche questo fine settimana. Due incursioni parallele, una in Nigeria e l’altra in Ciad, quasi cento morti che portano ancora la firma del gruppo fondamentalista Boko Haram. L’altra notte i jihadisti hanno attaccato il villaggio nigeriano di Dalori: quattro ore di strage, racconta il Corriere, “freddamente pianificata ed eseguita”.
 
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  davar
accesso al muro, storico compromesso
Kotel, presto aperta un'area

per uomini e donne assieme
Uno storico compromesso. Così la stampa israeliana ed ebraica descrive la decisione del governo di Israele di creare un’area presso il Kotel, il Muro Occidentale dell’antico Tempio di Gerusalemme, definita “egalitaria”. Un'area in cui uomini e donne dei movimenti dell’ebraismo Conservative e Reform potranno pregare insieme. Il sito sorgerà nell’area archeologica dove si trova l’Arco di Robinson, a sud della sezione gestita dal Rabbinato centrale d’Israele in cui vigono le regole dell’ortodossia, tra cui la divisione tra uomini e donne (mehitza). La cosiddetta nuova “sezione egalitaria” è il frutto di un accordo avviato nel 2013 dal presidente dell’Agenzia Ebraica Natan Sharansky e dall’allora segretario di Gabinetto Avichai Mandelblit con i rappresentanti del movimento Conservative e Reform, della Western Wall Heritage Foundation (a cui è affidata la gestione del Muro Occidentale) e del movimento femminista religioso noto come Women of the Wall.
“Perché il Kotel è un problema così grande? – ha sottolineato Sharansky dopo l’approvazione del governo della creazione della nuova area mista – Perché è il sito religioso e nazionale più importante. Non c’è nessun luogo al mondo che sia al contempo il più vicino a Dio e al contempo includa tutta la nostra storia, dal regno di Davide alla guerra dei Sei giorni”.
“Ben venga la decisione del governo che non intacca la gestione del luogo così com’è sempre stata, dal 1967 in avanti, ovvero come un Beth HaKnesseth ortodosso”, spiega rav Pierpaolo Pinhas Punturello a Pagine Ebraiche. Il rav si dice di per sé favorevole alla creazione di questa nuova area mista, seppur lontana dalla sua concezione religiosa. Dall’altra parte, esprime scetticismo rispetto all’impatto che questa novità potrà avere sul tema del pluralismo religioso in Israele. “Tutto ciò non avrà un impatto sociale. Credo siano altre le battaglie civili da portare avanti, in cui peraltro quel mondo conservative avrebbe interesse ad impegnarsi e in cui potrebbe affiancare una voce ortodossa”.
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israele - bibi all'attacco
"Abu Mazen, perché non parli?"
“Il terrorista palestinese che ha sparato a tre soldati delle Forse di difesa israeliane vicino a Beit El faceva parte delle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese. Mahmoud Abbas non ha condannato questo attacco perpetrato da uno dei suoi uomini. Perché tace?”. A chiederselo è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, intervenuto con fermezza per condannare l’attacco a un check point nei pressi di Ramallah avvenuto nella giornata di ieri.
Non l’unico episodio terroristico di questa domenica. Più avanti nel corso della giornata, un uomo alla guida di un veicolo con targa palestinese si è infatti avvicinato al checkpoint di Beit Ur A-Tahta, cercando di assalire alcuni soldati di Tzahal che conducevano alcune missioni di sicurezza nella zona, senza però colpirne nessuno e rimanendo ferito.
Netanyahu ha dichiarato che “dietro l’incitamento che alimenta gli attacchi terroristici vi è la stessa Autorità Palestinese”. Di qui l’appello rivolto alla comunità internazionale affinché essa “fermi la sua ipocrisia e faccia tutto quanto in suo potere per fare pressioni sull’An al fine di fermare il suo incitamento all’odio contro Israele”.
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QUI MILANO - LA CERIMONIA AL MEMORIALE
"Porte chiuse, porte aperte"

Binario 21 ricorda e accoglie
“Porte chiuse, porte aperte”. Una metafora che racchiude in sé il dolore delle persecuzioni e la gioia dell’accoglienza, scelta dalla Comunità ebraica di Milano e dalla Comunità di Sant’Egidio come titolo per l’annuale cerimonia in ricordo degli ebrei deportati dalla Stazione Centrale il 30 gennaio 1944 e nei mesi successivi, svoltasi alla presenza di centinaia di cittadini proprio al Memoriale della Shoah di Milano, il luogo da cui partirono i convogli. Un luogo che, in risposta all’odio a causa del quale vi passarono tante persone condannate a morire senza colpa, ha letteralmente aperto le sue porte, ospitando nei mesi scorsi migliaia di migranti in transito dalla stazione milanese, fornendo loro un letto e un pasto caldo. “Per noi le porte chiuse sono state terribili, il contrario dell’amicizia e dell’amore”, le parole della testimone e presidente dell’Associazione Figli della Shoah Liliana Segre. “Ma queste stesse porte – ha continuato – hanno accolto quest’estate persone a cui non è stato chiesto il nome né l’identità. I loro sorrisi sono stati una pioggia d’oro in un luogo dove era caduta solo pioggia d’odio e di lacrime”.
La cerimonia – nel corso della quale sono intervenuti tra gli altri il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche e vicepresidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, il rabbino capo Alfonso Arbib, il presidente della Comunità di Sant’Egidio di Milano Giorgio Del Zanna, e il direttore del Corriere della sera Luciano Fontana – è stata inoltre l’occasione per presentare la mostra di opere degli studenti del Liceo Artistico Statale Caravaggio di Milano, che hanno lavorato come volontari per l’accoglienza dei profughi al Memoriale e hanno poi rappresentato questo incontro e le storie dei migranti in disegni, installazioni, quadri, sculture.
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qui trieste
Un nuovo percorso per la Risiera
La strada da fare è ancora lunga, ma i presupposti affinché il percorso prosegue nella giusta direzione ci sono tutti. Risiera di San Sabba, unico campo di sterminio attivo in Italia. Da ieri un luogo più comprensibile in tutto il suo orrore grazie al nuovo allestimento multimediale, curato da Francesco Fait, che sembra colmare le prime delle molte lacune didattico-storiografiche che ancora interessano il sito.

In esposizioni fotografie e filmati dei diversi periodi della prima metà del XX secolo, documenti visivi della Risiera e del processo che si tenne a Trieste nel 1976 per stabilire le responsabilità in merito ai crimini nazisti negli anni in cui la città giuliana fu capitale dell’Adriatisches Kuestenland.
“Sul fronte della divulgazione il passo avanti è considerevole, se non altro adesso le scuole in visita non saranno abbandonate a se stesse” spiega Mauro Tabor, consigliere UCEI e della Comunità ebraica triestina, che ha partecipato all’inaugurazione anche in qualità di membro della locale commissione dedicata alla Risiera. “L’importante – avverte – è non accontentarci di questo primo successo ma guardare oltre. Per capire davvero la Risiera, le sue dinamiche interne ed esterne, i molti silenzi che avvolsero i destini di chi ne fu vittima, è importante contestualizzare questa iniziativa nel suo tempo. E quindi aiutare a comprendere l’odio antisemita che attecchì già nell’Ottocento e stimolare una riflessione che aiuti i più giovani nel loro presente e nel loro futuro”.
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QUI FIRENZE
Dialogo, il cibo che unisce
Ebrei e musulmani, cristiani e protestanti. E ancora buddisti, bahai, ma anche non credenti. Oltre ogni barriera un’occasione conviviale per discutere insieme, davanti a del buon cibo, dei grandi temi di questi giorni così come di argomenti più leggeri. Tavoli rigorosamente misti e più di un centinaio di presenze al pranzo interreligioso e interculturale organizzato ieri nella sede della Comunità ebraica fiorentina su impulso di Marco Romoli, presidente dell’associazione Un tempio per la pace, e dell’ex leader comunitaria Daniela Misul, che molto in questi anni si è spesa per costruire ponti tra le diverse realtà territoriali partecipando, tra gli altri, al progetto “Le chiavi della città”.

A fare gli onori di casa anche l’attuale presidente Sara Cividalli, il rabbino capo Joseph Levi e il segretario generale Emanuele Viterbo, assieme all’assessore comunale all’integrazione Sara Funaro.
QUI GENOVA - MEMORIA
Sport, propaganda e veleni
Il complesso rapporto fra l’attività agonistica, sia professionistica che amatoriale, e l’autorità statale colto in una prospettiva meno approfondita di altre. Lo sport europeo sotto i regimi totalitari analizzato nella sua relazione con il movimento olimpico, con la storia del Terzo Reich e del regime fascista, e con un'attenzione particolare al destino degli atleti la cui carriera fu contrassegnata, spesso drammaticamente, dall'avvento delle dittature.

A guidarci in questo percorso è la mostra “Sport, sportivi e Giochi Olimpici nell’Europa in guerra (1936-1948)”, curata dalla Comunità ebraica genovese in collaborazione con Mémorial de la Shoah de Paris e USR Liguria e con il patrocinio e il contributo del Consiglio regionale Assemblea legislativa della Liguria.
Inaugurata ieri nel museo ebraico cittadino con un intervento della vicepresidente Miryam Kraus, la mostra si compone di 27 pannelli e sarà visitabile fino al prossimo 17 marzo.
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il festival internazionale di angouleme
Il fumetto riscopre Primo Levi
È il giovane bolognese Pietro Scarnera con il graphic novel Una stella tranquilla. Ritratto sentimentale di Primo Levi (Comma22, tradotto in Francia da Rakham) a vincere il Prix Révélation alla 43esima edizione del Festival Internazionale del fumetto di Angoulême, tornato alla normalità dopo che l’edizione dello scorso anno era stata tutta dedicata a Charlie Hebdo, a poche settimane dall’attentato che ne ha decimato la redazione. Emozionato, Scarnera ha confessato di non essersi ancora ben reso conto dell’importanza del premio, vinto prima di lui da grandi nomi del fumetto, tra cui Marjane Satrapi, Christophe Blain e Joann Sfar. La premiazione ha coronato l’ennesimo successo del Festival, che ogni gennaio dall’inizio degli anni Settanta raccoglie decine di migliaia di appassionati, oltre a professionisti e giornalisti da tutto il mondo. Nato sulla tradizione dell’industria cartaria, di cui la cittadina della Charente è stata centro nazionale a partire dal XVII secolo, il “sistema Angoulême” si basa oltre che sul Festival, che attira ogni anno a fine gennaio centinaia di migliaia di persone, sulla Cité BD, ossia il Centro Nazionale del Fumetto e dell’Immagine, istituzione che è allo stesso tempo un luogo di conservazione, ricerca e formazione e comprende un grande e importante museo e una biblioteca specializzata. Ma davvero tutto parla di fumetti e graphic novel, a partire dalle tante facciate che trasformano i muri della città in una sorta di museo all’aria aperta.
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
Gorizia, ebraismo e frontiere 
La nuova uscita di Pagine Ebraiche International Edition si apre raccontando una storia di confine: quella dell’incontro, sulla frontiera tra Italia e Slovenia, fra il presidente della Fondazione Beni culturali ebraici in Italia Dario Disegni, il sindaco della città italiana di Gorizia Ettore Romoli e il sindaco della città slovena di Nova Gorica Matej Arcon. A Valdirose, i tre hanno discusso un progetto di ripristino e valorizzazione dei luoghi ebraici per restituire loro l’integrità sottratta alla Gorizia ebraica dalla storia e dalla Guerra fredda. Al confronto, organizzato dalla redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, hanno partecipato anche il delegato del Consiglio della Comunità ebraica di Trieste Livio Vasieri e l’architetto Andrea Morpurgo, componente del Consiglio della Fbcei, docente di urbanistica all’Università di Madrid e autore di un recente studio sui cimiteri ebraici in Italia.
Inaugurato a Bologna il Memoriale della Shoah “nato dall’impegno congiunto delle istituzioni per far sì che vi sia una Memoria viva”, come ha sottolineato Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna che ha promosso il progetto con il supporto, tra gli altri, dell’UCEI, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, del Comune, dell’Ordine degli Architetti e delle Ferrovie dello Stato.
E a spiegare come la capacità di andare oltre il Ghetto caratterizzi l’intera storia ebraica è il rabbino capo di Venezia Scialom Bahbout, in attesa dell’inaugurazione delle iniziative per il cinquecentenario dell’istituzione del Ghetto.
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Ucei - nuove prospettive professionali
Al lavoro per la cultura ebraica
Nuove possibilità nell'ambito delle attività organizzate dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Due le figure professionali aperte per cui è stato lanciato in queste ore un bando: una figura di coordinatore di attività culturali da inserire nell'area Cultura e Formazione UCEI e una di organizzatore di attività culturali e di eventi per i giovani da inserire nella stessa area. 
pilpul
 Oltremare - Volare
È da quando ho fatto l’aliyah, oltre otto anni, che si parla del fatto che l’aereoporto di Sde Dov è destinato ad essere chiuso, per via del valore immenso dei terreni sui quali gli aerei decollano e atterrano. Sde Dov è di fronte al mare, subito a nord del Namal Tel Aviv, l’area del porto ristrutturata e pulsante di negozi e turisti. Una striscia sottile sottile di spiaggia e una strada attaccata alle reti della pista collegano il Namal con Hof Tzuk, stabilimento piccolo e meno affollato delle spiagge di Tel Aviv. Ogni anno viene decisa la data in cui l’aeroporto locale chiuderà, ci si agita tutti molto per il fatto che da quel giorno in poi gli aerei per Eilat partiranno da Ben Gurion; e poi puntuale come il chamsin, arriva la smentita e la proroga dei permessi per altri 12 mesi. Anche per quest’anno, continueremo a sentire gli aerei che sorvolano le case del nord Tel Aviv.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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La casherut fa spettacolo
Il contributo dato dal canale satellitare Gambero Rosso Channel al Giorno della Memoria è passato attraverso la programmazione di un nuovo formato – “Kasher”. Una nuova produzione ideata dalla chef Laura Ravaioli, una trasmissione dedicata alla casherut, alle regole ebraiche sulla alimentazione. Laura ha scelto questo programma per tornare in tv dopo una lunga assenza che ha coinciso con la sua scelta di sempre maggiore attenzione per l’ebraismo.
Non solo ricette, la chef ha ascoltato storie, avvicinato persone, sentito racconti, osservato mani che cucinavano, impastavano e friggevano con movimenti rapidi, ripetuti chissà quante volte con gesti familiari acquisiti nel tempo.


Claudia Sermoneta
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