Elia Richetti,
rabbino
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Si
apre con Wa-yiqrà una lunga descrizione dei sacrifici e delle loro
regole. Noi, che viviamo in un’epoca in cui non c’è più il Beth
Ha-Miqdàsh, non ci rendiamo conto della loro portata, anche perché i
richami dei Profeti contro l’aspetto formale (o meglio, formalistico)
dei sacrifici ci confondono le idee. Tuttavia la Torà ci dà le
indicazioni per comprendere meglio. Giusto in questa Parashà, c’è un
dettaglio che – come dicono i chakhamim – “dice: analizzami”. “Adam ki
yaqrìv mi-kèm qorbàn l-Ha-Shem”; “Se un uomo offre da voi un scrificio
a D.o”: ci saremmo aspettati una formulazione tipo “se un uomo fra voi
offre…”. Rabbénu ‘Ovadyà Sforno chiarisce che il vero sacrificio si ha
quando esso nasce dalla persona, che mette in discussione se stessa. Se
il sacrificio non nasce dal desiderio di teshuvà e di sottomissione, se
non si sacrifica qualcosa di sé, il qorbàn non è un vero sacrificio.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
Di Gerusalemme
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Guardistallo
è un piccolo paese di 1300 abitanti in provincia di Pisa sulle colline
di fronte a Cecina sulla costa del Tirreno. Il comune di Guardistallo è
Medaglia di bronzo al valor civile dopo la tragica strage di 61
cittadini locali, soprattutto giovani, perpetrata il 29 giugno 1944
dalle truppe tedesche. Nel 1944 i nazisti, ormai in ritirata di fronte
all’avanzata alleata da sud, lasciavano dietro di sé una scia di
orrori. Le stragi più famose e drammatiche furono quelle del 12 agosto
1944 a Sant’Anna di Stazzema, non molto più a nord in Toscana sulle
colline di fronte a Viareggio, e del 29 settembre 1944 a Marzabotto
sull’Appennino Bolognese. A Guardistallo, per iniziativa del sindaco
Sandro Ceccarelli, il 2 ottobre 2015 è stato inaugurato il Parco della
Pace “Elio Toaff”. Nell’abbondante schiere di opere di memorialistica e
museologia contemporanea, si tratta forse di una delle realizzazioni
più minimaliste: in realtà una balconata rivolta al bel panorama
costiero, con al muro un ritratto sorridente di rav Toaff, sormontato
dalla parola Shalom in ebraico, realizzato da Alan Boccatonda sotto la
direzione di Saverio Calogero Vinciguerra dell’Accademia di Belle Arti
di Firenze. Completano l’installazione due panchine e uno schematico
albero di metallo ai cui rami sono appesi nastrini con i nomi di tutti
i caduti nella strage del 1944 e nella prima guerra mondiale. Dunque un
memoriale molto sobrio, rivisitato in occasione dell’undicesimo mese
dalla dipartita di Rav Toaff: iniziativa encomiabile che aspira a
riunire e a rendere universali e di pubblico dominio le diverse
sofferenze e memorie, rendendo omaggio alla figura ormai storica di
colui che fu testimone della strage di Sant’Anna e che nella sua lunga
vita ha saputo attivamente mettere in pratica il detto di Mishnah,
Avot, 1:12, apposto subito sotto il suo ritratto: “Annoverati fra gli
studenti di Aron: ama la pace e persegui la pace”.
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Centrodestra nel caos "Ostaggio di lepanisti"
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Alta
tensione nel centrodestra tra colpi di scena, nuove alleanze, derive
populiste. La discesa in campo di Giorgia Meloni, ma anche l’ex
governatore del Lazio Francesco Storace che al Corriere difende la sua
militanza fascista, cita CasaPound e rivendica: “Boia chi molla è
ancora un grido di battaglia”.
Dice l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini in una intervista a
Repubblica: “Il centrodestra, come lo abbiamo conosciuto, è finito.
Ormai è nato un blocco di destra, è naturale chiamarlo lepenista”. Per
poi aggiungere: “Berlusconi vuole tenere unito tutto il fronte,
federarlo come fece 20 anni. Un’impresa impossibile. Come fa la Merkel
con Alternative di Frauke Petry o come Sarkozy con Marine Le Pen,
Berlusconi dovrebbe considerare avversari Salvini e Meloni, non
alleati”.
Così l’astro nascente del Fronte Nazionale francese, Marion Le Pen, in
una intervista al Corriere: “Non sono qui a fare raccomandazioni a
Matteo, credo però che la strategia della Lega di avvicinamento al
potere stia funzionando. Mi auguro che Salvini possa allargare la
propria influenza su tutta Italia, come sta già cominciando ad essere
oggi. Perché l’Italia possa con noi francesi concorrere a una
ricostruzione europea uscendo da questo tipo di Unione”.
Si chiede con le scuse del Bayern l’infelice scivolone “social” della
società tedesca, che aveva postato ieri un controverso fotomontaggio
che sembrava evocare i binari della morte diretti ai lager nazisti.
“Sfortunatamente la nostra immagine per la gara è stata fraintesa come
riferimento a eventi storici, qualcosa che noi non volevamo
assolutamente intendere” dice il club bavarese.
Sulla vicenda era intervenuto il vicepresidente della Comunità ebraica
romana Ruben Della Rocca: “Una gaffe del genere è inammissibile per una
società come il Bayern, da sempre attenta alla comunicazione. Non
voglio pensare alla malafede, sarebbe gravissimo. Voglio confermare che
si è trattato di una svista, pur clamorosa” (Corriere, tra gli altri).
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LA DELEGAZIONE UCEI AL WORLD JEWISH CONGRESS "Ebrei italiani, un mondo vivace che crede e investe nella cultura"
Il
Movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro
Israele, universalmente noto come BDS, costituisce una aperta
“manifestazione di antisemitismo”. A sostenerlo sono gli oltre 400
delegati accorsi da tutto il mondo per partecipare all’assemblea
plenaria del World Jewish Congress in svolgimento a Buenos Aires.
“Risponderemo alle bugie della propaganda con la verità. Non siamo più
negli Anni Trenta, non siamo più in quella condizione. Faremo sentire
la nostra voce in tutti i modi possibili” ha sottolineato il presidente
Ronald Lauder introducendo una mozione poi circolata tra i delegati e
l’avvio di alcune iniziative. Tra cui la creazione di uno specifico
dipartimento che si propone di fungere da catalizzatore internazionale
e che avrà sede a New York.
Ferma la condanna espressa nel testo per i comportamenti adottati da
coloro che “deliberatamente” lavorano per essere da ostacolo alla
cooperazione “economica, accademica e culturale”.
Tra
i protagonisti dell’assemblea, che ha avuto tra i suoi ospiti il
presidente argentino Mauricio Macri e il ministro israeliano Naftali
Bennett, anche il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Giulio Disegni (nell'immagine) e l’assessore UCEI Victor
Magiar, intervenuti ieri in plenaria per offrire un quadro della realtà
e delle sfide che investono le 21 realtà locali.
“Ciascuna Comunità ha le sue tradizioni e i suoi usi. Teniamo viva
l’identità ebraica con molti progetti in diversi campi. Educazione,
scuola, casherut, lotta all’antisemitismo e all’antisemitismo.
Continuamo inoltre a produrre cultura” ha spiegato Disegni.
Luce in particolare su due iniziative: gli eventi per il
Cinquecentenario del Ghetto di Venezia che prenderanno avvio nei
prossimi giorni, il recente ingresso dell’antichissimo Sefer Torah
restaurato nella sinagoga di Biella.
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i nonni scapparono dalla russia per i pogrom
Corte Suprema, Obama punta
sul progressista Garland “Questo
è il più grande onore della mia vita, a parte quando Lynn ha accettato
di sposarmi 28 anni fa. Ed è anche il più grande regalo che io abbia
mai ricevuto a parte la nascita delle nostre figlie, Jessie e Becky”.
Così Merrick Garland ha commentato a caldo tra le lacrime la sua nomina
da parte del presidente statunitense Barack Obama come giudice della
Corte Suprema, che farebbe di lui, se il Congresso approvasse la scelta
presidenziale, il quarto ebreo a ricoprire attualmente l’incarico.
Garland, 63 anni, capo della Corte d’Appello del District of Columbia,
una fama da progressista moderato, costituisce una scelta prudente per
Obama, che si trova ostacolato dai repubblicani che vorrebbero che
fosse il nuovo presidente del paese a eleggere colui che dovrà
sostituire Antonin Scalia, deceduto il 13 febbraio. Nell’annunciare la
sua nomina, Obama ha sottolineato come Garland sia “largamente
riconosciuto non solo come una delle menti della legalità più acute
d’America, ma anche come qualcuno che porta nel suo lavoro uno spirito
di decoro, modestia, integrità, rigore ed eccellenza”.
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la scomparsa dell'ex capo del mossad Meir Dagan (1945-2016)
"Qual
è il messaggio che voglio lasciare? Che le vere lezioni non si trovano
nelle parole, nei discorsi, nelle storie. Sono nelle azioni”. E Meir
Dagan, per otto lunghi anni a capo del Mossad, era sicuramente un’uomo
d’azione. “Ho attraversato tutte le guerre, avevo la divisa indosso nel
’67, nel ’73, nella Guerra d’attrito, nella guerra in Libano del 1982”,
ricordava in un’intervista, “è stato un onore servire il mio Paese”.
Ora che è scomparso (ad annunciare nelle scorse ore la sua morte
l'attuale capo del Mossad Yossi Cohen), le parole “eroe” e “soldato”
sono quelle più utilizzate per onorarne la memoria.
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QUI TRANI - LECH LECHà "Risveglio d'interesse tangibile" “Abbiamo
raggiunto lo scopo che ci eravamo posti, ossia quello di proporre
iniziative che non ci portassero a parlare tra noi di quanto sia bello
l’ebraismo ma di comunicarne la cultura e i valori alla cittadinanza e
a un pubblico non ebraico, la cui presenza è stata in questi giorni più
numerosa che mai da tutta Italia”. È soddisfatto Francesco Lotoro,
co-fondatore del festival Lech Lechà. Le prime giornate di questa
quarta edizione hanno dato vita, nella sua valutazione, “al miglior
Lech Lechà di sempre”. Numerosi gli eventi proposti a Trani nel corso
della settimana, tra letteratura e cucina, dibattito e musica, grazie
alla collaborazione tra la Regione Puglia, il Comune di Trani, l’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità ebraica di Napoli. Il
festival è diretto da Lotoro, insieme a Cosimo Yehudah Pagliara e
Ottavio Di Grazia e il tema di quest’anno è “Komemiut, il procedere “a
testa alta”.
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jciak Harry Potter nella giungla Il
più curioso, finora, è il marziano Matt Damon, che in Sopravvissuto –
The Martian, non solo sopravvive alla desolazione del pianeta rosso ma
torna a casa tutto intero e pure inizia una nuova vita. Ma da Tarzan in
poi, il cinema non ha lesinato storie mozzafiato di sopravvivenze
estreme. Naufragi, alluvioni, belve, tsunami: ogni occasione è stata
buona per rimettere in scena l’eterno incontro-scontro fra uomo e
natura. Questa volta, però, la storia assume un sapore particolare,
perché sul grande schermo arriva un’avventura tutta israeliana. A
raccontarla sarà Jungle, ispirato alla vera avventura di uno degli
israeliani più noti negli anni Ottanta, Israeli Yossy Ginsberg
(nell’immagine), che al cinema avrà il volto notissimo Daniel
Radcliffe, ebreo inglese approdato alla ribalta internazionale nei
panni di Harry Potter.
Daniela Gross
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Setirot - Ghetti
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Molto
si è parlato e moltissimo ancora si dirà e si scriverà sui 500 anni del
Ghetto di Venezia, istituito il 29 marzo 1516. Le porte della
segregazione furono abbattute da Napoleone duecentoottantuno anni dopo
– era il 1797. Ma poi la storia ci ha insegnato che non bastano le
ruspe a rimuovere i muri così come non è necessaria la fisicità di un
recinto per creare un ghetto.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - A Mondovì
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Questa
settimana entriamo virtualmente nel Museo della Ceramica di Mondovì,
fortemente voluto da Marco Levi (1910 – 2001), banchiere, proprietario
e direttore della Ceramica Besio per molti anni, nonché ultimo erede
della storia ebraica della città. A raccontare la secolare presenza
ebraica restano i piatti della “collezione ebraica” della Besio ideati
da Levi, la sinagoga di via Vico, con i suoi arredi originali in stile
barocco e i lampadari in cristallo, ma anche i percorsi culturali
ideati dal museo, che spesso ospita mostre a tema ebraico. Fino al 3
aprile sarà esposta la collezione di porcellane viennesi dell’Augarten,
un vero e proprio tesoro di arte e di memoria, un pezzo di Mitteleuropa
e di memorie anche ebraiche, come nelle statuette di Vally Wieselthier.
Maria Teresa Milano
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La trilogia della pianura
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Le
parole gridate, in televisione o sui giornali, ci hanno stancato. Anche
i più giustamente arrabbiati di noi si rendono conto ormai che non
basta alzare la voce per esser ascoltati. Eppure, i media sono ancora
pieni di foto drammatiche, di dichiarazioni estreme. E lo sono anche
molti libri. Il peggior risultato di questa maniera di raccontare
consiste nell’appiattimento. La stessa foto che ci ha emozionato o
indignato, pochi mesi dopo è dimenticata o peggio: è smentita dal
comportamento che osservano gli stessi che avevano più mostrato la
propria indignazione. Il delitto efferato che leggiamo su qualche best
seller ci pare copiato dalla cronaca, spesso lo è. E i veri dolori,
quelli consumati fuori dal faro delle breaking news, e le disperazioni
autentiche? O le gioie minute, ma ancora presenti nelle nostre vite
ordinarie, raccontate con pudore e sincerità, non ci sono più o nessuno
se ne accorge, tranne noi?
Valerio Fiandra
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Madri d'Israele - Shoshi |
Ad
un passo dall’arruolamento nell’esercito israeliano, realizzi d’un
tratto che tutto intorno a te muta irreversibilmente. Improvvisamente
ti ritrovi ad immaginare amici e parenti con in dosso una divisa
verdognola. Ogni squillo del telefono diventa sinistro e provoca un
sussulto, un brivido alla schiena. Il repertorio delle tue
conversazioni si riduce notevolmente, sintetizzandosi
in brevi spiegazioni su prestigiose unità scelte o semplici ruoli di
circostanza. La quantità di sorrisi che eri abituato a ricevere cala
sino ad estinguersi. Caldi abbracci e frasi di incoraggiamento sfumano
diventando un dolce e lontano ricordo. Poi
arriva Shoshi, con il suo accento stravagante ed un sorriso contagioso,
stravolge tutto e ti ricorda esattamente cosa tu stia facendo
David Zebuloni
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Una bambina in fuga
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Lidia Gallico è poco più che Una bambina in fuga,
nei diari appena editi da Gilgamesh Edizioni per la curatela di Maria
Bacchi, la quale continua il suo lavoro di duplice scavo sulla storia
di infanzia e sulla vicenda di ragazzi mantovani perseguitati durante
la Shoah, come già Luisa Levi di cui aveva scritto in Cercando Luisa.
Lidia è una bambina quando, nel 1938, inizia la scuola elementare.
Lidia, a sei anni, sa di essere ebrea, ma per lei questo sino ad allora
non era stato molto più che non andare in chiesa la domenica e non
avere immagini sacre per casa. Per lei l’esperienza scolastica inizia
già con la separazione, inserita in una classe ‘speciale’ per bambini
‘di razza ebraica’ nella scuola elementare Castiglioni di Via Vescovado
a Mantova.
Sara Valentina Di Palma
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