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3 giugno 2016 - 26 Iyar 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
All’indomani del 2 giugno del 1946 gli italiani scoprirono che più della maggioranza dei votanti del Sud Italia avevano preferito la monarchia. Per anni, in molti luoghi napoletani, i monarchici organizzarono proteste, inizialmente anche violente, contro l’idea che l’Italia fosse divenuta una Repubblica. Dagli anni del 1950 fino ad almeno gli anni ’70 in molti circoli sociali e in molti ambienti alto borghesi e nobili non era raro che gli invitati ad una festa o a una mano di bridge tornassero a casa, con nascosto nelle loro tasche, un biglietto che diceva: “Ricordati che anche da Cascais il tuo Re ti guarda!”.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
storico
Accolgo nella sinagoga di Padova un gruppo di ragazze di una scuola ebraica ortodossa del centro Europa. Sono venute qui per visitare il museo, vedere il Beit HaKnesset e pregare sul sepolcro del Maharam di Padova nell'antico cimitero ebraico di via Wiel. È pomeriggio, ora della preghiera di Minchà. L'insegnante mi chiede se possono pregare in tempio. Rispondo che certamente sì. A quel punto la stessa insegnante mi invita cortesemente a uscire dal Beit HaKnesset per fare spazio al loro Miniàn femminile.
 
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Berlino sfida Ankara
"Armeni, fu genocidio"
È scontro a distanza tra Germania e Turchia. A far infuriare il presidente turco Erdogan, la decisione del parlamento tedesco di riconoscere ufficialmente il genocidio armeno. Ankara ha reagito all'uso del termine, richiamando il proprio ambasciatore da Berlino e ha convocato un rappresentante diplomatico tedesco per protestare. “La cancelliera – spiega il Corriere - ha detto di sperare che la vicenda non infici l'amicizia tra i due Paesi. Nel merito, i turchi sostengono che parlare di genocidio è una falsificazione storica. Non negano i massacri, anche se limitano il numero delle vittime. Dicono però che usare per le vicende del 1915-1916 lo stesso termine che si usa per l'Olocausto degli ebrei è insostenibile e mette una macchia ingiusta sulla Turchia”.  Si rompe il muro di silenzio ora esistiamo un po' di più”, afferma invece Antonia Arslan, scrittrice italo-armena intervistata da Repubblica sul voto del Bundestag. “Il voto tedesco è molto importante, ma non per le conseguenze immediate: - afferma Arslan - questi sono voti di principio, un riconoscimento dei fatti storici. È importante perché la Germania è sempre stata alleata della Turchia, anche ai tempi dell'Impero ottomano”.

1492, le migrazioni obbligate degli ebrei e l'attualità. Su Repubblica Adriano Prosperi, tra gli ospiti del Festival Economia in corso a Trento, ricorda l'espulsione degli ebrei dalla Spagna e la successiva cacciata dei morescos, in cui “ritroviamo molti aspetti delle tragedie attuali: navi affondate o respinte dai porti cristiani con un carico umano esposto alla fame e alla peste, uomini, donne e bambini abbandonati su coste ostili, esposti a finire sui mercati del lavoro schiavile”. Come esempio positivo di integrazione, Prosperi porta invece Livorno che accolse gli ebrei in fuga: Livorno ne ricavò uno sviluppo economico e culturale che la rese il porto maggiore del Mediterraneo e una vera capitale culturale aperta alle idee di tolleranza dell'Illuminismo.

Milano, il predicatore anti-Israele. Stasera a Milano si terrà alla Camera del Lavoro, il discusso convegno con Tariq Ramadan, figlio del fondatore dei Fratelli musulmani ed espressosi in passato in modo aspramente anti-israeliano. Per questo, sottolineano Repubblica e Giornale nelle cronache milanesi, la Comunità ebraica della città ha contestato l'invito rivolto dal Caim a Ramadan. “Ramadan manda un messaggio contraddittorio”, afferma il Consigliere della Keillah milanese Davide Romano.

Shoah in Polonia, due volte vittime. Così titola Avvenire la recensione di Anna Foa all'ultimo lavoro del giornalista e scrittore  Wlodek Goldkorn, Il bambino nella neve (Feltrinelli). “Questo libro è il suo viaggio nelle radici polacche ed ebraiche, nella sua famiglia, nel comunismo e soprattutto nel grande buco nero della Shoah, sempre presente nelle pagine, sia pur con riserbo e discrezione, senza vittimismi”, scrive la storica.
 
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  davar
giannini e gattegna in israele
Arabi ed ebrei, la convivenza
si impara sui banchi di scuola

Prosegue ai più alti livelli la missione del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, in Israele per celebrare i 15 anni dall’accordo di cooperazione scientifica con l’Italia e stabilire nuove collaborazioni in ambito scientifico e culturale. Come testimonia la folta delegazione di rettori italiani, la più nutrita di sempre, impegnata negli scorsi giorni in numerose iniziative e convegni insieme tra gli altri a Università di Tel Aviv, Idc di Herzlyia e Technion di Haifa.
Una presenza sottolineata con particolare apprezzamento dal presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che il ministro Giannini ha voluto al suo fianco in questa importante missione, secondo cui mai come oggi sarebbe fondamentale “rafforzare i rapporti, la miglior risposta a chi oggi promuove iniziative di odio e di boicottaggio”.
Fitta l’agenda di queste ore, dopo che già nella giornata di ieri molteplici erano state le occasioni di incontro. Un’affollata conferenza al Centro Peres per la pace, un confronto con l’ex capo di Stato, il punto sull’agenda educativa con il ministro Naftali Bennett (cui è stata donata una copia del Talmud tradotto in italiano, presenti Clelia Piperno e il rav Riccardo Di Segni, rispettivamente coordinatrice e presidente del progetto). Ma anche la partecipazione alla grande festa organizzata in serata dall’ambasciata italiana in Israele per il 2 giugno, festa della Repubblica.
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pagine ebraiche a trento economia
Migranti, le risposte nella Storia
Il 1492 e il tragico esodo ebraico

Nel giorno in cui l'Italia festeggiava la Repubblica, a Trento prendeva il via il Festival Economia, rassegna che raccoglie alcune delle voci più autorevoli del panorama italiano e mondiale per riflettere, sotto diverse prospettive, sui principali temi economici e sociali. “Il Festival, ma anche il territorio che lo ospita, sono un laboratorio significativo per tutto il Paese”, ha dichiarato durante l'inaugurazione di Trento Economia il direttore scientifico della rassegna Tito Boeri.
L'edizione di quest'anno è dedicata ai “Luoghi della crescita”, luoghi di cui l'Italia può dire di far parte ma deve, ha sostenuto l'editore Giuseppe Laterza – tra i promotori della rassegna – acquisire maggiore fiducia in se stessa, nei propri mezzi e soprattutto nei propri talenti. “Il Paese ha molte potenzialità nella misura in cui investe nella scuola, nella ricerca, nello sviluppo e quindi nella conoscenza”, ha sottolineato Laterza. Altro tema di questa undicesima edizione del Festival, le migrazioni di chi fugge da conflitti e carestie verso l'Europa, verso quelli che dovrebbero essere i luoghi della crescita. "Dobbiamo tenere presente che spesso quelli che emigrano non sono i più diseredati, ma i più intraprendenti. - ha dichiarato Innocenzo Cipoletta, presidente dell'Università di Trento - Persone che hanno superato ostacoli fortissimi per migliorare le proprie condizioni di vita, e che possono essere una risorsa anche per i paesi che le accolgono. In fin dei conti è quello che è successo negli Stati Uniti d'America. Gli immigrati hanno creato attività, imprese. Perciò queste persone possono venire da noi, soprattutto se noi sapremo investire su di loro”. E di migrazioni ha parlato nelle scorse ore a Trento lo storico Adriano Prosperi, portando ad esempio il caso degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna (1492) e dal Portogallo e dei morescos, che subirono la stessa fine.

In una sala gremita e che gli tributato un lungo applauso al termine dell'intervento, Prosperi ha ricordato come allora le grande nazioni – la Spagna su tutte ma non solo – perseguirono il proprio progetto di unificazione identitaria cancellando l'altro, eliminando le diversità in favore di una presunta purezza religiosa: i primi a subirne le conseguenze furono gli ebrei. E analizzarne il tragico esodo del 1492, ha spiegato lo storico, è utile per capire fenomeni migratori del presente e i loro possibili effetti (“Al passato rivogliamo domande sul presente e vi cerchiamo risposte”, ha sostenuto Prosperi).
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l'accordo tra le università bar-ilan e sissa
Italia-Israele, tra collaborazione
e impegno comune sulla ricerca

Come ogni anno, una delegazione di rettori di università italiane si è recata in Israele in visita. Scopo del viaggio, rafforzare i legami diplomatici e scientifici tra i due Paesi.
Quest’anno per la prima volta la delegazione ha visitato l'università di Bar-Ilan e durante l'incontro è stato firmato un accordo di collaborazione scientifica tra la Bar-Ilan e la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa), il famoso istituto di ricerca di Trieste. Parte dell’accordo, l'organizzazione di una conferenza bi-annuale sulla fisica dei sistemi fuori da equilibrio. E la prima conferenza di questo tipo è stata organizzata ad aprile alla Bar-Ilan da Emanuele Dalla Torre del dipartimento di Fisica dell'università israeliana.

(nell'immagine da sinistra a destra vicerettori della Bar-Ilan e della Sissa Amnon Albeck e Mathew Diamond  durante la firma dell'intesa tra le due università)


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qui parma - melamed
Shevilim, ponti di conoscenza
Si avvia alla conclusione una nuova edizione di Shevilim, il premio per le scuole pensato e promosso dalla Comunità ebraica di Parma. Anche quest’anno molteplici gli istituti del territorio che hanno partecipato, con lavori di gruppo o individuali, ricerche presentate su creativi cartelloni o su supporti digitali al concorso. L’appuntamento con la cerimonia di assegnazione del riconoscimento è per il pomeriggio di domenica 5 giugno, nelle sale del Museo ebraico Fausto Levi di Soragna. Ad essere premiata la classe 2°C della scuola Secondaria di Primo Grado dell’I.C. Loris Malaguzzi di Felino, per l’elaborato Il Giubileo Ebraico, sotto la guida dell’insegnante Maria Luisa Zavaroni. “Si tratta di un lavoro che colpito la commissione per l’attualità del tema proposto. Gli alunni, partendo dall’istituzione del Giubileo cattolico si sono interrogati sul senso e sul significato della parola giubileo. Hanno dunque lavorato sulle origini ebraiche di questa tradizione e lo hanno fatto molto bene, con passione ed in maniera approfondita”, commenta Giorgio Yehuda Giavarini, Presidente della Comunità ebraica di Parma e Consigliere UCEI oltre che presidente della commissione che ha valutato gli elaborati.
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pilpul
Contare e non contare
Da settant’anni il 2 giugno viene celebrato come festa della Repubblica. L’anniversario del voto alle donne è sempre stato, a quanto ricordo, un tema secondario (altrimenti le parate militari sarebbero parse del tutto fuori luogo, soprattutto nei primi anni di vita della repubblica, quando la carriera militare era riservata agli uomini). Quest’anno abbiamo assistito ad un completo rovesciamento e il voto femminile è diventato il tema portante. Non è detto che sia un bene, anzi; qualcuno potrebbe ipotizzare che la repubblica sia ormai un fatto acquisito mentre il cammino delle donne verso la parità è ancora lungo e tortuoso, ben lontano dall’essere compiuto. In effetti le complicate regole previste per le preferenze nelle imminenti elezioni comunali sembrano confermare che c’è ancora qualcosa che non funziona. Può darsi che queste regole siano l’unico mezzo per garantire una presenza femminile non irrisoria nelle nostre istituzioni, ma dal punto di vista simbolico sono comunque un grave segno di debolezza per le donne, percepite, se non come una minoranza, come una categoria debole e bisognosa di protezione.

Anna Segre, insegnante
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L'astratta eguaglianza
"L'argomento corrente della tolleranza, per cui tutti gli uomini, tutte le razze sarebbero uguali, è un boomerang, in quanto si presta alla facile confutazione dei sensi; e anche la dimostrazione antropologica più rigorosa che gli ebrei non sono una razza, non cambia nulla al fatto che, nel caso di un pogrom, i totalitari sanno benissimo chi vogliono uccidere e chi no. [...].
Che tutti gli uomini si assomigliassero, è proprio ciò che essa [la società] vorrebbe. Essa considera le differenze effettive o immaginarie come macchie ignominiose, che dimostrano che non si è ancora andati abbastanza avanti: che qualcosa è ancora sottratto al meccanismo, e non è ancora completamente determinato dalla totalità.


Francesco Moises Bassano
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Diario di un soldato - Usa la testa
Seppur più giovane e più piccolo rispetto ai suoi corrispettivi all'estero, l'esercito israeliano vanta da sempre svariati primati.
Tecnologie avanzate e soldati ben addestrati, tuttavia, non sono gli unici elementi che caratterizzano una delle più temibili potenze militari al mondo.
Il popolo ebraico, il popolo del libro, seguendo la sua tradizione millenaria, decide di investire sull'unica vera forza di cui l'uomo dispone: la testa, non il braccio.


David Zebuloni
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