La Germania sfida la Turchia:
“Armeni, fu un genocidio”

rassegnaÈ scontro a distanza tra Germania e Turchia. A far infuriare il presidente turco Erdogan, la decisione del parlamento tedesco di riconoscere ufficialmente il genocidio armeno. Ankara ha reagito all’uso del termine, richiamando il proprio ambasciatore da Berlino e ha convocato un rappresentante diplomatico tedesco per protestare. “La cancelliera – spiega il Corriere – ha detto di sperare che la vicenda non infici l’amicizia tra i due Paesi. Nel merito, i turchi sostengono che parlare di genocidio è una falsificazione storica. Non negano i massacri, anche se limitano il numero delle vittime. Dicono però che usare per le vicende del 1915-1916 lo stesso termine che si usa per l’Olocausto degli ebrei è insostenibile e mette una macchia ingiusta sulla Turchia”.  Si rompe il muro di silenzio ora esistiamo un po’ di più”, afferma invece Antonia Arslan, scrittrice italo-armena intervistata da Repubblica sul voto del Bundestag. “Il voto tedesco è molto importante, ma non per le conseguenze immediate: – afferma Arslan – questi sono voti di principio, un riconoscimento dei fatti storici. È importante perché la Germania è sempre stata alleata della Turchia, anche ai tempi dell’Impero ottomano”.

1492, le migrazioni obbligate degli ebrei e l’attualità. Su Repubblica Adriano Prosperi, tra gli ospiti del Festival Economia in corso a Trento, ricorda l’espulsione degli ebrei dalla Spagna e la successiva cacciata dei morescos, in cui “ritroviamo molti aspetti delle tragedie attuali: navi affondate o respinte dai porti cristiani con un carico umano esposto alla fame e alla peste, uomini, donne e bambini abbandonati su coste ostili, esposti a finire sui mercati del lavoro schiavile”. Come esempio positivo di integrazione, Prosperi porta invece Livorno che accolse gli ebrei in fuga: Livorno ne ricavò uno sviluppo economico e culturale che la rese il porto maggiore del Mediterraneo e una vera capitale culturale aperta alle idee di tolleranza dell’Illuminismo.

Milano, il predicatore anti-Israele. Stasera a Milano si terrà alla Camera del Lavoro, il discusso convegno con Tariq Ramadan, figlio del fondatore dei Fratelli musulmani ed espressosi in passato in modo aspramente anti-israeliano. Per questo, sottolineano Repubblica e Giornale nelle cronache milanesi, la Comunità ebraica della città ha contestato l’invito rivolto dal Caim a Ramadan. “Ramadan manda un messaggio contraddittorio”, afferma il Consigliere della Keillah milanese Davide Romano.

Shoah in Polonia, due volte vittime. Così titola Avvenire la recensione di Anna Foa all’ultimo lavoro del giornalista e scrittore  Wlodek Goldkorn, Il bambino nella neve (Feltrinelli). “Questo libro è il suo viaggio nelle radici polacche ed ebraiche, nella sua famiglia, nel comunismo e soprattutto nel grande buco nero della Shoah, sempre presente nelle pagine, sia pur con riserbo e discrezione, senza vittimismi”, scrive la storica.

Israele, nuove aggressioni. Una ragazza palestinese ha aggredito con un coltello un soldato israeliano nei pressi dell’insediamento di Einav, in Cisgiordania. Il militare, riporta Avvenire, le ha sparato per difendersi e la donna è morta poco dopo in ospedale. Sul Giornale Fiamma Nirenstein critica invece l’iniziativa francese che vede aprirsi un summit a Parigi sulla questione israelo-palestinese ma in cui i due protagonisti non sono presenti: “Israele e i Palestinesi restano a casa mentre tutti gli altri non solo parlano della annosissima questione, ma hanno già dato un avvertimento: anche se non vi piace, dopo comunque si fa come abbiamo deciso noi”. “Se la Conferenza vuol fare qualcosa deve chiedere a Abu Mazen di affrontare negoziati diretti”, la risposta di Netanyahu.

Viterbi, l’uomo dell’algoritmo. Protagonista della grande intervista del mese del numero di giugno di Pagine Ebraiche, attualmente in distribuzione, Andrew Viterbi, ideatore dell’algoritmo alla base del funzionamento di milioni di cellulari nel mondo, parla con il Corriere della Sera Sette della sua storia personale e di innovazione.

Giacoma Limentani, in sostegno dei rom. “Prendevano papà, lo massacravano di botte nella Casa del Fascio e lo riportavano agonizzante, gettandolo a terra come un fagotto. Aspettavamo il suo ritorno indossando i nostri abiti migliori, per mostrare che non ci avrebbero mai piegati”, così Giacoma Limentani ricorda sul Venerdì di Repubblica uno delle buie vicende famigliari e italiane, raccontando delle violenze subite dal padre dai fascisti. Limentani, studiosa e traduttrice, ha creato oggi il premio Walter Cantatore, dal nome del marito gallerista, indetto per aiutare piccole organizzazioni che si dedicano all’infanzia ferita: il 9 giugno il riconoscimento verrà assegnato all’Associazione 21 luglio, impegnata nei campi rom.

Ottolenghi, tra Napoleone e la Resistenza. Un ebreo in fuga dai nazisti nelle valli piemontesi trova in una baita  un piccolo busto bronzeo di Napoleone. Chi l’ha nascosto lì? E quando? A trovarlo Massimo Ottolenghi, avvocato, scrittore e partigiano torinese, morto a gennaio a cento anni. A Ottolenghi ora lo storico Massimo Novelli dedica L’avventura dell’imperatore di bronzo, in cui si racconta proprio la storia di quel ritrovamento (Repubblica Torino).

Daniel Reichel

(3 giugno 2016)