22 giugno 2016 - 16 Sivan 5776

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22 giugno 2016 - 16 Sivan 5776
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Siamo tanto grandi quanto le sfide che abbiamo il coraggio di affrontare.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Sono tante le letture che si sono date di questa tornata elettorale. A me pare la conferma di un processo comune a tutti i Paesi europei, in cui ci si sta affidando a slogan urlati, che non hanno alcuno sbocco politico. Un processo grave e molto sottovalutato, che in passato è stato foriero delle peggiori tragedie. Il risultato non è certo un caso, ma figlio di un processo di cosmesi elettorale volto a rassicurare un elettorato ormai spappolato e incapace anche della minima coscienza critica. In Italia, come ovunque, questi pseudo partiti e movimenti sono riusciti nell'incredibile operazione di trasformare le elezioni in un referendum su di loro, proponendosi come unica alternativa ad un sistema corrotto.
 
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Peres: "Destra e sinistra,
categorie del passato"
Nella Capitale per un'udienza con Bergoglio, l'ex presidente d'Israele Shimon Peres spiega al Corriere della Sera la sua visione di un mondo in cui, “la vecchia sinistra e la vecchia destra appartengono al passato. Siamo in una nuova era. Dobbiamo scegliere: rimanere con il passato o andare avanti in una nuova epoca”. Per Peres il segno della nuova era è la progressiva cancellazione dei confini, oramai facilmente valicabili grazie alle nuove tecnologie: “La nuova era è senza confini, perché la scienza non ne ha. Se vuoi essere un grande scienziato, non devi ridurre qualcuno a essere piccolo”. Secondo l'ex presidente la politica deve riscoprire la più grande risorsa a sua disposizione, quella umana e pone l'esempio d'Israele,che “non è stato costruito dalla terra, dall'olio o dalla guerra, bensì dal popolo”. Sulla questione della pace con i palestinesi – a riguardo, nonostante le ultime tensioni con la morta accidentale di un palestinese, potrebbe essere importante l'incontro di domenica tra Gerusalemme e Ankara, riporta l'Osservatore Romano – Peres è di fatto ottimista perché anche rispetto alla pace con l'Egitto tutti sostenevano che fosse impossibile. Ma poi fu siglata.

Bedarida alla presidenza della Comunità ebraica di Firenze. Il Corriere fiorentino riporta la notizia della nomina di Dario Bedarida alla presidenza della Keillah fiorentina. “Prende il posto di Sara Cividalli, eletta nel dicembre 2012 che rappresenterà Firenze nel consiglio nazionale dell’Ucei. Bedarida, già presidente dal 2004 al 2008 avrà come vice Daniela Misul, sua numero due anche nel precedente mandato. L’annuncio ufficiale – riporta il quotidiano - in tarda serata sul sito dell’Ucei moked.it: Bedarida resterà in carica i prossimi 4 anni e la sua giunta dovrà gestire anche la delicata transizione dall’attuale rabbino Joseph Levi (che lascerà nel luglio 2017, secondo l’accordo trovato dopo anni di contrasti sul suo pensionamento) e il suo successore la cui individuazione è in ci ma all’agenda del nuovo esecutivo che vede in giunta con Bedarida e Misul anche la giovanissima Rachel Camerini, 27 anni”.

Fatebenefratelli, il medico e il morbo che salvò decine di vite. Il professor Giovanni Borromeo riuscì a nascondere decine di ebrei in un reparto del Fatebenefratelli di Roma, dichiarando agli aguzzini nazisti che erano affetti dal morbo di K. Ma la malattia non esiste, fu lui ad inventarla. “I tedeschi – racconta il Corriere Roma - però ne furono terrorizzati e, temendo il contagio, non vennero mai sfiorati dal sospetto che dietro quelle porte anziché pazienti fossero protette intere famiglie”. Ieri mattina al Fatebenefratelli – nominato dalla Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg come Casa di Vita – è stata scoperta una targa in memoria di Borromeo. Presenti, tra gli altri, i sopravvissuti alla persecuzione Gabriele Sonnino e Luciana Tedesco.
 
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  davar
qui firenze
Il nuovo Consiglio della Keillah
Dario Bedarida alla presidenza

Cinquantaquattro anni, livornese di nascita ma fiorentino d’adozione, membro di Giunta del passato Consiglio UCEI, Dario Bedarida torna alla presidenza della Comunità ebraica di Firenze (lo era già stato dal 2004 al 2008).
A nominarlo con voto unanime il nuovo Consiglio comunitario, eletto nella giornata di domenica dagli iscritti e riunito per la prima volta ieri sera.
“Essere Comunità vuol dire ‘mettere in comune’. Non che tutti fanno tutto o decidono su tutto (questa sarebbe anarchia), ma che tutti possono essere presenti e contribuire in una comunità trasparente, partecipativa e inclusiva” ha dichiarato Bedarida nel corso di una recente iniziativa di presentazione dei diversi candidati.
Alla vicepresidenza il nuovo Consiglio ha designato Daniela Misul (già presidente e vicepresidente). In Giunta anche Rachel Camerini, la più giovane Consigliera (27 anni). Completano l’organico che guiderà la Comunità nei prossimi quattro anni David Liscia, Laura Forti, Enrico Gabbai, David Palterer, Guidobaldo Passigli e Vieri Da Fano.
Spiega ancora Bedarida: “C’è un programma della Comunità europea che si chiama Orizzonte 2020, sono progetti di sviluppo verso il duemilaventi. Anche io vorrei che pensassimo in un’ottica di sviluppo della nostra Comunità verso il duemilaventi o il 5780 secondo il nostro calendario.Mi è stato chiesto di candidarmi ed in questo secondo giro elettorale ho accettato, perché ritengo importante lavorare per questa Comunità, perché siamo la terza Comunità in Italia, perché soprattutto siamo una Comunità”.
Una Comunità complessa in una società in evoluzione, “con esigenze molteplici in settori differenziati e con un forte carico di impegno per tutti, consiglieri, dipendenti e volontari”. Il Consiglio in carica dovrà così operare un processo di semplificazione, “definendo le priorità in funzione delle risorse, in modo che “siano fatte prima le cose che vengono prima (parafrasando i Pirke Avot 5,7)”.
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vicina la normalizzazione dei rapporti 
Gerusalemme-Ankara, un patto
per cambiare il Medio Oriente 

Volutamente segreta la capitale europea dove i diplomatici israeliani e turchi domenica prossima si incontreranno per siglare l'accordo per la normalizzazione dei rapporti tra i rispettivi paesi. Noti invece alcuni dei termini dell'intesa che potrebbe lasciare un segno significativo sul futuro del Medio Oriente e sugli equilibri di Gaza in particolare.
La crisi diplomatica tra Israele e Turchia, a lungo alleate, risale al 2010, dopo il famoso incidente della Freedom Flotilla. L'episodio vide coinvolti un gruppo filopalestinese, che a bordo di alcune navi cercò di oltrepassare il blocco imposto da Israele su Gaza, e i soldati dell'esercito israeliano, saliti a bordo delle imbarcazioni per impedirlo. Nello scontro morirono nove cittadini turchi e Ankara reagì rompendo i rapporti diplomatici con Israele. Da allora vi sono stati diversi tentativi per trovare una riconciliazione tra due delle economie più solide della regione.
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maturità 2016 - i temi della prima prova
Eco, Saba, il voto alle donne
porre la collettività al centro

"Siamo circondati di poteri immateriali, che non si limitano a quelli che chiamiamo valori spirituali, come una dottrina religiosa. E tra questi poteri annovererei anche quello della tradizione letteraria". Inizia così la riflessione di Umberto Eco tratta da Su alcune funzioni della letteratura (a sua volta compreso nella raccolta
Sulla letteratura del 2002) scelta dal ministero dell'Istruzione per l'analisi del testo della prima prova dell'esame di maturità di quest'anno, svoltasi questa mattina. "Riflessione fondamentale, quella di Eco. Se dovessi svolgere la traccia in chiave ebraica mi troverebbe sostanzialmente d'accordo su tutto. Del resto siamo chiamati popolo del Libro", commenta rav Alberto Somekh. E sono tanti gli spunti di riflessione con una prospettiva ebraica che emergono dalle tracce dei temi di quest'anno, su cui Pagine Ebraiche ha chiesto un parere alla semiologa e allieva di Eco
Valentina Pisanty, e gli storici Anna Foa e David Bidussa. Tra questi i settant'anni dalla prima volta in cui le donne votavano in Italia, che come osserva Foa "permette di fare un discorso sulla Resistenza e sulla guerra, ma anche sulla modernità". Una scelta che, secondo Bidussa, con il valore universale dell'evento preso in analisi, riflette "una precisa volontà di far diventare il 2 giugno, la festa della Repubblica, la celebrazione una festa collettiva". E un "patrimonio collettivo" è anche la lingua per Umberto Eco, il quale, osserva Pisanty, nel suo discorso "riesce a spiegare con il suo solito stile divulgativo e affabile qualcosa di molto teorico e semiotico, e cioè la misura in cui quando una comunità ha la sua letteratura, questa diventa la sua identità". Tra le fonti incluse per i saggi brevi o articoli di giornale, compaiono inoltre il sonetto di Umberto Saba Mio padre è stato per me “l’assassino” e un testo di Franz Kafka tratto dalla Lettera al padre, per il tema sul “Rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento”.
Per Bidussa uno dei messaggi più rilevanti del testo di Eco è inoltre il fatto che, “a fronte di un senso comune che pensa che la collettività si fondi sugli slogan, lui pensa che essa si basi sul dialogo, e cioè non su un eroe, un singolo, ma su un contesto, una molteplicità di soggetti – e la letteratura moderna per me è anche questo”. Caratteristica comune a gran parte delle tracce secondo Bidussa il fatto di essere prevedibili, come nel caso di quella su Eco e quella sul voto femminile. Una scelta, quest’ultima, “di inclusione, poiché il fatto che il settantesimo anniversario dalla instaurazione della Repubblica sia concentrato sul voto alle donne, e non su una vittoria militare o su una vittoria di una parte su un’altra, corrisponde alla volontà di far riflettere sulla festa come qualcosa che coinvolge tutti”.
Sulla traccia storica si è concentrata anche Foa, la quale ha osservato come, oltre alle numerose riflessioni sul ruolo della Resistenza e l’esito della guerra a cui il tema è strettamente connesso, “quella delle donne è la grande questione irrisolta di questa nostra modernità".
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pilpul
RiMEIScolando - Grazie Daniela
Prima visita da direttore del MEIS a un’istituzione culturale dell’Italia ebraica. Il Museo ebraico di Roma. Non potevo che partire da qui, per rendere omaggio a Daniela Di Castro - benedetta sia sempre la Sua memoria - la quale non solo ha fatto rinascere questo luogo di nuova vita, restandone direttrice fino alla sua morte prematura nel 2010, ma ha dato impulso al concetto di Italia ebraica con contributi costanti di idee e professionalità, nonché con la curatela della Mostra dallo stesso titolo organizzata in Israele. Grazie Daniela. Un ringraziamento profondo, professionale e personale.


Simonetta Della Seta,
direttore Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah

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Ticketless - Le due Ade
Coincidenze non di treni ma di libri. Ada Gobetti Marchesini e Ada Della Torre. Si ritorna a parlare di loro e di quel “Giornale dei Genitori”, che è testimonianza della stagione forse più bella della scuola italiana nel secondo dopoguerra. Di Ada Gobetti Marchesini si ristampa il “Diario partigiano” (Einaudi). Di Ada Della Torre, moglie di quel Silvio Ortona che ospitò sul giornale del PCI vercellese la prima versione di alcuni capitoli di Se questo è un uomo, l’Istituto per la storia della Resistenza nel Biellese, Vercellese e in Valsesia, a cura di Valentina Sonzini, pubblica un’ampia raccolta di scritti pedagogici e racconti (“La Resistenza del quotidiano”, 2016). “Cugimo”, era chiamata: la cugina di Primo.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - La madre del ghetto
Ho avuto occasione, nel mio intervento settimanale dello scorso 17 febbraio, di parlare della straordinaria figura di Irena Sendler (nata a Varsavia nel 1910, e ivi scomparsa nel 2008), a cui è stata dedicata una toccante rappresentazione teatrale, dal titolo “Irena Sendler: la terza madre del ghetto di Varsavia” (ideazione, progettazione e cura di Roberto Giordano e Suzana Glavaš, col Patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli), che ha vivamente commosso tutti coloro che hanno finora avuto il privilegio di assistervi, e che speriamo possa ancora essere apprezzata da un numero sempre crescente di spettatori.

Francesco Lucrezi, storico
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