Jonathan Sacks,
rabbino
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Siamo tanto grandi quanto le sfide che abbiamo il coraggio di affrontare.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Sono
tante le letture che si sono date di questa tornata elettorale. A me
pare la conferma di un processo comune a tutti i Paesi europei, in cui
ci si sta affidando a slogan urlati, che non hanno alcuno sbocco
politico. Un processo grave e molto sottovalutato, che in passato è
stato foriero delle peggiori tragedie. Il risultato non è certo un
caso, ma figlio di un processo di cosmesi elettorale volto a
rassicurare un elettorato ormai spappolato e incapace anche della
minima coscienza critica. In Italia, come ovunque, questi pseudo
partiti e movimenti sono riusciti nell'incredibile operazione di
trasformare le elezioni in un referendum su di loro, proponendosi come
unica alternativa ad un sistema corrotto.
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Peres: "Destra e sinistra,
categorie del passato"
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Nella
Capitale per un'udienza con Bergoglio, l'ex presidente d'Israele Shimon
Peres spiega al Corriere della Sera la sua visione di un mondo in cui,
“la vecchia sinistra e la vecchia destra appartengono al passato. Siamo
in una nuova era. Dobbiamo scegliere: rimanere con il passato o andare
avanti in una nuova epoca”. Per Peres il segno della nuova era è la
progressiva cancellazione dei confini, oramai facilmente valicabili
grazie alle nuove tecnologie: “La nuova era è senza confini, perché la
scienza non ne ha. Se vuoi essere un grande scienziato, non devi
ridurre qualcuno a essere piccolo”. Secondo l'ex presidente la politica
deve riscoprire la più grande risorsa a sua disposizione, quella umana
e pone l'esempio d'Israele,che “non è stato costruito dalla terra,
dall'olio o dalla guerra, bensì dal popolo”. Sulla questione della pace
con i palestinesi – a riguardo, nonostante le ultime tensioni con la
morta accidentale di un palestinese, potrebbe essere importante
l'incontro di domenica tra Gerusalemme e Ankara, riporta l'Osservatore
Romano – Peres è di fatto ottimista perché anche rispetto alla pace con
l'Egitto tutti sostenevano che fosse impossibile. Ma poi fu siglata.
Bedarida alla presidenza della Comunità ebraica di Firenze. Il Corriere
fiorentino riporta la notizia della nomina di Dario Bedarida alla
presidenza della Keillah fiorentina. “Prende il posto di Sara
Cividalli, eletta nel dicembre 2012 che rappresenterà Firenze nel
consiglio nazionale dell’Ucei. Bedarida, già presidente dal 2004 al
2008 avrà come vice Daniela Misul, sua numero due anche nel precedente
mandato. L’annuncio ufficiale – riporta il quotidiano - in tarda serata
sul sito dell’Ucei moked.it: Bedarida resterà in carica i prossimi 4
anni e la sua giunta dovrà gestire anche la delicata transizione
dall’attuale rabbino Joseph Levi (che lascerà nel luglio 2017, secondo
l’accordo trovato dopo anni di contrasti sul suo pensionamento) e il
suo successore la cui individuazione è in ci ma all’agenda del nuovo
esecutivo che vede in giunta con Bedarida e Misul anche la giovanissima
Rachel Camerini, 27 anni”.
Fatebenefratelli, il medico e il morbo che salvò decine di vite. Il
professor Giovanni Borromeo riuscì a nascondere decine di ebrei in un
reparto del Fatebenefratelli di Roma, dichiarando agli aguzzini nazisti
che erano affetti dal morbo di K. Ma la malattia non esiste, fu lui ad
inventarla. “I tedeschi – racconta il Corriere Roma - però ne furono
terrorizzati e, temendo il contagio, non vennero mai sfiorati dal
sospetto che dietro quelle porte anziché pazienti fossero protette
intere famiglie”. Ieri mattina al Fatebenefratelli – nominato dalla
Fondazione Internazionale Raoul Wallenberg come Casa di Vita – è stata
scoperta una targa in memoria di Borromeo. Presenti, tra gli altri, i
sopravvissuti alla persecuzione Gabriele Sonnino e Luciana Tedesco.
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qui firenze
Il nuovo Consiglio della Keillah
Dario Bedarida alla presidenza
Cinquantaquattro
anni, livornese di nascita ma fiorentino d’adozione, membro di Giunta
del passato Consiglio UCEI, Dario Bedarida torna alla presidenza della
Comunità ebraica di Firenze (lo era già stato dal 2004 al 2008).
A nominarlo con voto unanime il nuovo Consiglio comunitario, eletto
nella giornata di domenica dagli iscritti e riunito per la prima volta
ieri sera.
“Essere
Comunità vuol dire ‘mettere in comune’. Non che tutti fanno tutto o
decidono su tutto (questa sarebbe anarchia), ma che tutti possono
essere presenti e contribuire in una comunità trasparente,
partecipativa e inclusiva” ha dichiarato Bedarida nel corso di una
recente iniziativa di presentazione dei diversi candidati.
Alla vicepresidenza il nuovo Consiglio ha designato Daniela Misul (già
presidente e vicepresidente). In Giunta anche Rachel Camerini, la più
giovane Consigliera (27 anni). Completano l’organico che guiderà la
Comunità nei prossimi quattro anni David Liscia, Laura Forti, Enrico
Gabbai, David Palterer, Guidobaldo Passigli e Vieri Da Fano.
Spiega
ancora Bedarida: “C’è un programma della Comunità europea che si chiama
Orizzonte 2020, sono progetti di sviluppo verso il duemilaventi. Anche
io vorrei che pensassimo in un’ottica di sviluppo della nostra Comunità
verso il duemilaventi o il 5780 secondo il nostro calendario.Mi è stato
chiesto di candidarmi ed in questo secondo giro elettorale ho
accettato, perché ritengo importante lavorare per questa Comunità,
perché siamo la terza Comunità in Italia, perché soprattutto siamo una
Comunità”.
Una Comunità complessa in una società in evoluzione, “con esigenze
molteplici in settori differenziati e con un forte carico di impegno
per tutti, consiglieri, dipendenti e volontari”. Il Consiglio in carica
dovrà così operare un processo di semplificazione, “definendo le
priorità in funzione delle risorse, in modo che “siano fatte prima le
cose che vengono prima (parafrasando i Pirke Avot 5,7)”. Leggi
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maturità 2016 - i temi della prima prova
Eco, Saba, il voto alle donne
porre la collettività al centro
"Siamo
circondati di poteri immateriali, che non si limitano a quelli che
chiamiamo valori spirituali, come una dottrina religiosa. E tra questi poteri annovererei anche quello della tradizione letteraria". Inizia così la riflessione di Umberto Eco tratta da Su alcune funzioni della letteratura (a sua volta compreso nella raccolta
Sulla
letteratura del 2002) scelta dal ministero dell'Istruzione per
l'analisi del testo della prima prova dell'esame di maturità di
quest'anno, svoltasi questa mattina. "Riflessione fondamentale, quella
di Eco. Se dovessi svolgere la traccia in chiave ebraica mi troverebbe
sostanzialmente d'accordo su tutto. Del resto siamo chiamati popolo del
Libro", commenta rav Alberto Somekh. E sono tanti gli spunti di
riflessione con una prospettiva ebraica che emergono dalle tracce dei
temi di quest'anno, su cui Pagine Ebraiche ha chiesto un parere alla
semiologa e allieva di Eco Valentina
Pisanty, e gli storici Anna Foa e David Bidussa. Tra questi i
settant'anni dalla prima volta in cui le donne votavano in Italia, che
come osserva Foa "permette di fare un discorso sulla Resistenza e sulla
guerra, ma anche sulla modernità". Una scelta che, secondo Bidussa, con
il valore universale dell'evento preso in analisi, riflette "una
precisa volontà di far diventare il 2 giugno, la festa della
Repubblica, la celebrazione una festa collettiva". E un "patrimonio
collettivo" è anche la lingua per Umberto Eco, il quale, osserva
Pisanty, nel suo discorso "riesce a spiegare con il suo solito stile
divulgativo e affabile qualcosa di molto teorico e semiotico, e cioè la
misura in cui quando una comunità ha la sua letteratura, questa diventa
la sua identità". Tra le fonti incluse per i saggi brevi o articoli di
giornale, compaiono inoltre il sonetto di Umberto Saba Mio padre è
stato per me “l’assassino” e un testo di Franz Kafka tratto dalla
Lettera al padre, per il tema sul “Rapporto padre-figlio nelle arti e
nella letteratura del Novecento”.
Per
Bidussa uno dei messaggi più rilevanti del testo di Eco è inoltre il
fatto che, “a fronte di un senso comune che pensa che la collettività
si fondi sugli slogan, lui pensa che essa si basi sul dialogo, e cioè
non su un eroe, un singolo, ma su un contesto, una molteplicità di
soggetti – e la letteratura moderna per me è anche questo”.
Caratteristica comune a gran parte delle tracce secondo Bidussa il
fatto di essere prevedibili, come nel caso di quella su Eco e quella
sul voto femminile. Una scelta, quest’ultima, “di inclusione, poiché il
fatto che il settantesimo anniversario dalla instaurazione della
Repubblica sia concentrato sul voto alle donne, e non su una vittoria
militare o su una vittoria di una parte su un’altra, corrisponde alla
volontà di far riflettere sulla festa come qualcosa che coinvolge tutti”.
Sulla
traccia storica si è concentrata anche Foa, la quale ha osservato come,
oltre alle numerose riflessioni sul ruolo della Resistenza e l’esito
della guerra a cui il tema è strettamente connesso, “quella delle donne
è la grande questione irrisolta di questa nostra modernità". Leggi
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RiMEIScolando - Grazie Daniela |
Prima
visita da direttore del MEIS a un’istituzione culturale dell’Italia
ebraica. Il Museo ebraico di Roma. Non potevo che partire da qui, per
rendere omaggio a Daniela Di Castro - benedetta sia sempre la Sua
memoria - la quale non solo ha fatto rinascere questo luogo di nuova
vita, restandone direttrice fino alla sua morte prematura nel 2010, ma
ha dato impulso al concetto di Italia ebraica con contributi costanti
di idee e professionalità, nonché con la curatela della Mostra dallo
stesso titolo organizzata in Israele. Grazie Daniela. Un ringraziamento
profondo, professionale e personale.
Simonetta Della Seta,
direttore Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah
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Ticketless
- Le due Ade |
Coincidenze
non di treni ma di libri. Ada Gobetti Marchesini e Ada Della Torre. Si
ritorna a parlare di loro e di quel “Giornale dei Genitori”, che è
testimonianza della stagione forse più bella della scuola italiana nel
secondo dopoguerra. Di Ada Gobetti Marchesini si ristampa il “Diario
partigiano” (Einaudi). Di Ada Della Torre, moglie di quel Silvio Ortona
che ospitò sul giornale del PCI vercellese la prima versione di alcuni
capitoli di Se questo è un uomo, l’Istituto per la storia della
Resistenza nel Biellese, Vercellese e in Valsesia, a cura di Valentina
Sonzini, pubblica un’ampia raccolta di scritti pedagogici e racconti
(“La Resistenza del quotidiano”, 2016). “Cugimo”, era chiamata: la
cugina di Primo.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La madre del ghetto
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Ho
avuto occasione, nel mio intervento settimanale dello scorso 17
febbraio, di parlare della straordinaria figura di Irena Sendler (nata
a Varsavia nel 1910, e ivi scomparsa nel 2008), a cui è stata dedicata
una toccante rappresentazione teatrale, dal titolo “Irena Sendler: la
terza madre del ghetto di Varsavia” (ideazione, progettazione e cura di
Roberto Giordano e Suzana Glavaš, col Patrocinio dell’Assessorato alla
Cultura del Comune di Napoli), che ha vivamente commosso tutti coloro
che hanno finora avuto il privilegio di assistervi, e che speriamo
possa ancora essere apprezzata da un numero sempre crescente di
spettatori.
Francesco Lucrezi, storico
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