Gerusalemme-Ankara, un patto
per cambiare il Medio Oriente

isrtur0Volutamente segreta la capitale europea dove i diplomatici israeliani e turchi domenica prossima si incontreranno per siglare l’accordo per la normalizzazione dei rapporti tra i rispettivi paesi. Noti invece alcuni dei termini dell’intesa che potrebbe lasciare un segno significativo sul Medio Oriente e sugli equilibri di Gaza in particolare.
La crisi diplomatica tra Israele e Turchia, a lungo alleate, risale al 2010, dopo il famoso incidente della Freedom Flotilla. L’episodio vide coinvolti un gruppo filopalestinese, che a bordo di alcune navi cercò di oltrepassare il blocco imposto da Israele su Gaza, e i soldati dell’esercito israeliano, saliti a bordo delle imbarcazioni per impedirlo. Nello scontro morirono nove cittadini turchi e Ankara reagì rompendo i rapporti diplomatici con Israele. Da allora vi sono stati diversi tentativi per trovare una riconciliazione tra due delle economie più solide della regione. Tre le richieste turche per arrivare all’intesa: le scuse ufficiali di Gerusalemme per l’incidente della Freedom Flotilla, il risarcimento delle famiglie delle vittime e la rimozione del blocco su Gaza. Alle prime due Israele ha acconsentito, formalizzando per bocca del suo Primo ministro Benjamin Netanyahu le sue scuse per l’episodio e garantendo un risarcimento ai famigliari delle persone rimaste uccise. Il terzo punto è rimasto a lungo un nodo irrisolto e ora sembra essere arrivata una soluzione intermedia, grazie al lavoro tra gli altri di Jacob Ciechanover, inviato del Premier israeliano e sin dall’inizio coinvolto nei negoziati: il blocco – posto da Gerusalemme dopo il rapimento nel 2006 da parte dei terroristi di Hamas di Gilad Shalit e l’uccisione di altri due soldati di Tsahal – non sarà eliminato ma alcune restrizioni saranno sospese. In particolare sarà permesso, riportano i media turchi (Hurriyet Daily News) e israeliani (Haaretz, Arutz 1 e Yedioth Ahronoth tra gli altri), l’invio di aiuti a Gaza da parte di Ankara attraverso il porto di Ashdod; sarà completato un ospedale a Gaza e sollevate tutte le restrizioni sulla fornitura di attrezzature, farmaci, personale per la struttura. Gerusalemme ha anche dato il suo benestare per la costruzione di una centrale elettrica nella Striscia, progetto in mano alla Turchia in collaborazione con la Germania, e a un impianto di dissalazione per la fornitura di acqua potabile.
Anche Israele ha avanzato richieste alla controparte turca e una su tutte sembra sia stata accettata da Ankara: lo smantellamento della sede di Hamas ad Istanbul. La città è considerata il quartier generale di una corrente del gruppo terroristico fuori dalla Striscia, quella guidata da Salah al-Arouri. Uno che da lontano sta cercando di influenzare la Cisgiordania: durante l’operazione Protective Edge, il direttore dello Shin Bet Yoram Cohen ha incontrato il leader dell’Anp Mahmoud Abbas per presentargli, riporta il giornalista Shlomi Eldar, le prove che Arouri stava costruendo delle infrastrutture in Cisgiordania con l’obiettivo di attuare un colpo di stato contro l’Anp. Israele evidentemente non vuole che la Cisgiordania cada nelle mani di Hamas e da qui la richiesta alla Turchia di colpire chi da Istanbul cerca di destabilizzare la West Bank.

Daniel Reichel