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12 Maggio 2017 - 16 Iyar 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Domani sera sarà il trentatreesimo giorno dell’Omer, 18 del mese ebraico di Yiar, giorno nel quale secondo la tradizione, smise di esistere la pestilenza che fu causa della morte dei discepoli di Rabbi Akiva. Questo giorno è anche l’anniversario della morte di Rabbi Shimon Bar Yochai, un giorno denso di misticismo che in quanto tale può essere fonte di grande elevazione spirituale, così come di grande banalizzazione folkloristica. Uno degli usi legati alla morte di Rabbi Shimon è l’accensione di falò, cosa che avviene in tutto Israele ed in special modo a Meron, dove il maestro è sepolto. Allo stesso modo in molte case si accendono lumi in memoria del maestro e si cerca di aumentare o prolungare di notte la luce del giorno.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Apprendiamo con un certo stupore che l’Università di Padova ha ospitato un seminario in cui si è discusso il volume curato da Damien Short dal titolo Redefining genocide: settler colonialism, social death and ecocide. Fermo restando il diritto di chiunque di sostenere tesi storiche e sociali anche molto discutibili, siamo anche noi liberi di contestarne la natura scientifica e di metterne in rilievo gli aspetti strumentali e allarmanti. Se si affermasse la teoria sostenuta nel volume curato dal Dr Short andrebbe in crisi nella sua totalità la grande esperienza di rapporti proficui fra istituzioni ebraiche e amministrazioni pubbliche (istituzioni, scuole, centri di cultura, comunità religiose) che da decenni collaborano lavorando sul principio che fare Memoria della Shoah serva a spiegare le dinamiche malate del nostro presente. Com’è noto la definizione di Genocidio è stata ideata da Raphael Lemkin per descrivere in origine lo sterminio degli Armeni, ed è stata in seguito allargata allo sterminio degli ebrei in Europa. Successivamente il concetto ha assunto un valore anche giuridico, legato alla necessità di perseguire per via giudiziaria il crimine di Genocidio, e attualmente esiste una letteratura normativa di rilievo che si pone a fondamento di imprescindibili istituzioni sovranazionali come il Tribunale Penale Internazionale con sede all’Aia, che di recente ha perseguito e condannato i responsabili dei crimini di Genocidio nei Balcani.
 
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La nuova ultradestra
Prediche d’odio e reclutamento a scuola. È il “doppio volto della nuova ultradestra” raccontato oggi da La Stampa.
Tra i fenomeni più inquietanti un lavoro capillare svolto all’interno delle classi, un fatto che fino a qualche tempo fa sarebbe stato impensabile. “In Italia c’è un piccolo blocco nero che vive fuori da ogni perimetro costituzionale. Fuori anche dalla Storia. Predica l’odio. Lo semina. Lavora per le discriminazioni razziali. E poi si presenta in pubblico, mitigando appena la voce” scrive il quotidiano. Dice a proposito dei gruppi estremisti in ascesa il capo della Digos di Milano: “Se da un lato organizzano manifestazioni simboliche di richiamo per quelli che credono in questo genere di cose, dall’altro provano a presentarsi sotto una nuova veste. Come dimostrano i primi candidati di CasaPound”. Fascisti dichiarati che, si spiega nell’approfondimento, sono riusciti a fare il loro ingresso nelle istituzioni.
 
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  davar
importante accordo tra federazioni 
"Pallacanestro senza confini"

L'Nba alla conquista di Israele
I migliori giocatori europei nati nel 2000 a confronto con grandi campioni e allenatori della galassia Nba (la leggendaria federazione americana) e la Fiba (la federazione internazionale). Insieme ventiquattro ore su ventiquattro, per apprendere i trucchi del mestiere e diventare degli autentici numeri uno nel loro sport. Si chiama Basketball Without Borders ed è un format di successo che ha toccato finora diversi paesi, tra cui l’Italia. Un’occasione più unica che rara di apprendere direttamente dal meglio del basket in circolazioneL’edizione 2017, che si svolgerà in estate, avrà una location a sorpresa annunciata nelle scorse settimane: Israele.
Sarà infatti il Wingate Institute di Netanya ad accogliere, dal 13 al 16 agosto, i protagonisti di BWB. Quattro giornate che si annunciano ricche di sorprese, entusiasmo e alto tasso tecnico. Ma anche una straordinaria opportunità mediatica per Israele. Anche in vista del successivo appuntamento di settembre, con il girone degli Europei che vedrà anche la nazionale italiana, tra le altre, a Tel Aviv.
Dal 2001 ad oggi BWB ha coinvolto oltre 2720 giovani cestisti, per un totale di 134 paesi rappresentati, rivelandosi una formidabile fucina di talenti. Tra gli altri, ha lanciato l’italiano Danilo Gallinari (che ha partecipato all’edizione 2003) e lo spagnolo Marc Gasol (stessa edizione). Oggi sono entrambi protagonisti della pallacanestro a stelle strisce.
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L'incontro al centro bibliografico ucei
Israele e i costi del conflitto

La parola agli economisti
Quali sono gli effetti indotti da uno stato di conflitto nell’economia di un paese? Come valutarli, come quantificarli nel loro insieme? Una domanda quanto mai attuale se riferita alla realtà di Israele, paese che da sempre è costretto a confrontarsi con fortissime minacce sia esterne che interne. Nonostante ciò, una delle economie più avanzate e più orientate all’innovazione, alla conquista di nuove frontiere.
“Se avessimo potuto spendere meno per la sicurezza dei nostri cittadini e investire maggiormente altrove, in settori strategici, dove saremmo oggi?”. È l’interrogativo che si è posta Olga Dolburt, dell’Ufficio Affari Economici e Scientifici dell’ambasciata israeliana, aprendo un incontro su questo tema svoltosi al Centro Bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ospite d’onore Joseph Zeira, docente di economia all’Università ebraica di Gerusalemme e professore a contratto alla Luiss Guido Carli oltre che presidente della Israel Economic Association e membro dell’Aix Group, un gruppo di economisti e operatori economici israeliani e palestinesi che elabora ricerche sui costi del conflitto e i dividendi della pace. E con lui Rony Hamaui, docente nel dipartimento Economia e Finanza dell’Università del Sacro Cuore a Milano e direttore generale del Mediocredito italiano.


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melamed - qui roma 
Ebrei di Libia, 50 anni dall'esilio

Il racconto sui banchi di scuola
Incontro tra un gruppo di circa ottanta bambini delle elementari della scuola ebraica di Roma (tutte le classi quarte) e l’assessore alla Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane David Meghnagi. Al centro dell’incontro, il racconto della storia degli ebrei di Tripoli e di tutta la Libia, che cinquant’anni fa, nel 1967, giunsero in massa in Italia e in particolare a Roma, a seguito dell’espulsione dai Paesi arabi.
Realizzato in collaborazione con il Centro di Cultura della Comunità di Roma, l’incontro ha coinvolto, oltre a tutte le insegnanti, la direttrice delle elementari Milena Pavoncello e la direttrice del Centro Miriam Hayun.


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memoria - qui roma 
Shoah, la testimonianza di Mieli:

"La mia storia per i giovani"
Si è svolto ieri, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata, un incontro con il Testimone della Shoah Alberto Mieli, deportato ad Auschwitz e tra gli ultimi sopravvissuti romani a decidere di sciogliere il silenzio e parlare dell’esperienza nel lager. Mieli è oggi impegnato nel trasmettere la Memoria ai ragazzi, con incontri nelle scuole in cui porta la sua toccante testimonianza.
A intervistarlo di fronte a una folta platea di studenti, dopo i saluti introduttivi del Rettore Giuseppe Novelli, la professoressa Myriam Silvera, docente di Storia e Cultura degli Ebrei a Tor Vergata e coordinatrice del Diploma di Laurea in Studi Ebraici dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A moderare l’incontro la direttrice del Centro Romano di Studi sull’Ebraismo Marina Formica.


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qui roma - il seminario
Tradizione, un itinerario tra i libri
"Il popolo dei libri. Un viaggio attraverso i testi della tradizione ebraica".
Si aprirà il prossimo mercoledì alle 18, presso il Centro Bibliografico UCEI, un nuovo ciclo di incontri con l'obiettivo di introdurre ai testi fondamentali della tradizione ebraica e al tempo stesso di fornire strumenti metodologici per dare chiavi di orientamento in questa vasta letteratura.
Nello specifico, in questo primo appuntamento, rav Alberto Piattelli si dedicherà al testo biblico. Seguiranno, fino a dicembre, incontri con rav Amedeo Spagnoletto,  il maskil Gadi Piperno, rav Roberto Della Rocca, rav Riccardo Di Segni, rav Benedetto Carucci Viterbi.
I diversi seminari sono pensati anche come forma di laboratorio sui libri presenti alla Biblioteca del Centro Bibliografico: verranno infatti mostrati e spiegati alcuni volumi relativi ai temi trattati. 


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pilpul
Inni
Era commovente la folla che acclamava la vittoria di Macron cantando la Marsigliese, l’inno nato dalla rivoluzione francese, in cui si riconoscono tutti coloro che credono nei valori di libertà, uguaglianza, fratellanza. Ma la Marsigliese può essere anche il simbolo di un orgoglio patriottico che implica diffidenza e disprezzo per chi ha un’altra cultura e un’altra storia. Non a caso il canto dell’inno nazionale è un momento chiave del film “A casa nostra” (Chez nous) di Lucas Belvaux (in questi giorni nelle sale italiane), e segna il momento in cui la protagonista è maggiormente affascinata dalla figura della leader di destra Agnès Dorgelle (le hanno dato un nome diverso ma non fa nemmeno finta di non essere Marine Le Pen); e forse la familiarità dell’inno è uno degli elementi che contribuisce a far sentire la protagonista a proprio agio, che la rafforza nella convinzione errata di trovarsi tra persone che condividono i suoi stessi valori.
Anche il nostro inno nazionale può assumere significati diversi se non opposti: basti pensare che “Fratelli d’Italia” è il nome di un partito di destra, e d’altra parte nel 2011 l’inno è stato cantato da molti come gesto di opposizione a un governo di destra che lasciava passare in tono minore il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Stesso discorso, ovviamente, per HaTikvah. Forse per qualcuno è (o diventerà) il simbolo disprezzato di un sionismo laico, ma per il momento non è così (o, per lo meno, non in Italia): cantato da ebrei di destra e di sinistra, più o meno osservanti, nelle occasioni più variegate (dalla cerimonia di apertura e chiusura dei campeggi dell’Hashomer Hatzair al seder di Pesach), l’inno sembra unire gli israeliani e gli ebrei della diaspora intorno a valori comuni. Si tratta anche in questo caso di un’illusione?


Anna Segre, insegnante 

Leo Perutz
Recentemente Adelphi ha ripubblicato “La neve di San Pietro”, un romanzo scritto nel 1933 dallo scrittore ebreo praghese Leo Perutz (1884-1957). Varrebbe la pena leggere questo libro, ed in generale riscoprire l’opera del suddetto autore, pioniere del genere fantastico-storico e da molti paragonato a Jorge Luis Borges, egli stesso un suo estimatore. Perutz ebbe un’esistenza tormentata, il suo carattere schivo, inquieto ed anticonformista lo spinse da un’esilio all’altro, passando anche per Israele, dove però la nostalgia per la Mitteleuropa e la sua avversione per ogni nazionalismo lo riportò in Austria, rincontrando l’antisemitismo post-bellico e quindi l’insuccesso letterario. Nella Neve di San Pietro si ritrovano molti tratti distintivi della sua narrativa, come la dimensione onirica, la presenza del Das Unheimliche, lo
spaesamento dell’individuo e la distorsione della realtà, ma anche il fanatismo e quel delirio delle masse che sconvolsero il Novecento ed in altra forma tornano in voga nel presente.


Francesco Moises Bassano



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