Pallacanestro senza confini,
l’Nba alla conquista di Israele

I migliori giocatori europei nati nel 2000 a confronto con grandi campioni e allenatori della galassia Nba (la leggendaria federazione americana) e la Fiba (la federazione internazionale). Insieme ventiquattro ore su ventiquattro, per apprendere i trucchi del mestiere e diventare degli autentici numeri uno nel loro sport. Si chiama Basketball Without Borders ed è un format di successo che ha toccato finora diversi paesi, tra cui l’Italia. Un’occasione più unica che rara di apprendere direttamente dal meglio del basket in circolazioneL’edizione 2017, che si svolgerà in estate, avrà una location a sorpresa annunciata nelle scorse settimane: Israele. 
Sarà infatti il Wingate Institute di Netanya ad accogliere, dal 13 al 16 agosto, i protagonisti di BWB. Quattro giornate che si annunciano ricche di sorprese, entusiasmo e alto tasso tecnico. Ma anche una straordinaria opportunità mediatica per Israele. Anche in vista del successivo appuntamento di settembre, con il girone degli Europei che vedrà anche la nazionale italiana, tra le altre, a Tel Aviv.
Dal 2001 ad oggi BWB ha coinvolto oltre 2720 giovani cestisti, per un totale di 134 paesi rappresentati, rivelandosi una formidabile fucina di talenti. Tra gli altri, ha lanciato l’italiano Danilo Gallinari (che ha partecipato all’edizione 2003) e lo spagnolo Marc Gasol (stessa edizione). Oggi sono entrambi protagonisti della pallacanestro a stelle strisce. 
Tante autorevoli voci, tra gli addetti ai lavori, hanno voluto esprimere il proprio sostegno all’iniziativa. Assicura tra gli altri Brooks Meek, attuale vice presidente della Nba: “Questa iniziativa aiuterà le nostre due federazioni a far avanzare progetti nel segno del lavoro di squadra, dell’integrazione e del rispetto reciproco. Aiuterà ad avvicinare giovani di diverse provenienze ed estrazioni, uniti da un linguaggio comune: la pallacanestro. Faremo quindi di tutto perché possano esserci alcuni dei migliori talenti in circolazione sia uomini che donne”. Sulla stessa lunghezza d’onda il direttore della Fiba Zoran Radovic: “Siamo davvero contenti di portare BWB in Israele, per la prima volta. Prima con Basketball Without Borders, e poi con gli Europei a settembre, si annunciano giornate molto intense. Per gli appassionati israeliani, naturalmente, ma anche per il movimento europeo nel suo insieme”. 
Naturalmente l’entusiasmo è tangibile anche in Israele, dove il basket è da sempre nel cuore della gente (i tanti trionfi del Maccabi Tel Aviv aiutano). Parla a ragion veduta di “orgoglio” la federazione nazionale, che esprime in una nota la sua soddisfazione per il coinvolgimento in quella che viene definita “una meravigliosa tradizione”. Assieme all’Nba e alla Fiba, lo sforzo sarà quindi finalizzato a garantire a tutti i partecipanti la possibilità di vivere “un’esperienza”. 
Non poteva non essere d’accordo il giocatore più celebre d’Israele, Omri Casspi, da diversi anni in America (adesso gioca con i Minnesota Timberwolves). Un campione, ma non solo. Casspi è di più. Un vero e proprio ambasciatore di Israele sul parquet, assolutamente consapevole del suo ruolo. C’è molto del suo sogno diventato realtà, tra l’altro, in questa esperienza. “Ho avuto la possibilità di partecipare a Basketball Without Borders nel 2005, un’esperienza che mi ha segnato. Trovo quindi entusiasmante toccare con mano il riconoscimento internazionale che vi è per quello che Israele sta facendo in questo campo. Per quel che mi riguarda – afferma Omri – cercherò di mostrare ai miei colleghi la bellezza e la cultura del paese in cui sono nato”. 
Il primo raduno di Basketball Without Borders si è svolto a Treviso nel 2001. Furono Vlade Divac (serbo) e Toni Kukoc (Croazia), assieme ad altri giocatori del disciolto quintetto nazionale yugoslavo, ad animare un raduno dai forti significati simbolici che avrebbe coinvolto cinquanta bambini dai diversi paesi balcanici, inclusi (oltre a Serbia e Croazia) Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Slovenia. Un raduno di formazione, ma soprattutto un messaggio di possibile coesistenza attraverso lo sport dopo tante ferite e dopo tanti lutti. Da allora, si stima che 230 giocatori attualmente in forza nei massimi campionati europei e nella Nba siano passati attraverso questa esperienza. 

(12 maggio 2017)