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 20 marzo 2018 - 4 Nissan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
Essere presenti per l'altro, per il vicino e per il lontano, significa gettare e mantenere ogni giorno le fondamenta di una casa comune benevola, accessibile a tutti e aperta al mondo che ci circonda. Offrire un sorriso, un pasto caldo o un tetto per la notte, fare un gesto fraterno verso il prossimo in difficoltà, può essere simile a ridare vita a qualcuno, o almeno, alleviarne le sofferenze.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Nel 1968, sulla scia della guerra dei Sei Giorni, un’ondata di antisemitismo, fortemente incoraggiato dallo Stato, costringeva gli ebrei a lasciare la Polonia in massa. La polemica avviata ora dalla Polonia con la legge che proibisce riferimenti a responsabilità polacche su campi di sterminio e Shoah sembra voler concentrare l’attenzione della nazione, ancora una volta, sugli ebrei. È lecito chiedersi da che cosa la Polonia abbia bisogno di distrarre il suo popolo con questo spostamento di fuoco sugli ebrei. È tuttavia ipotizzabile che la cattolica Polonia voglia, una volta di più, cogliere l’occasione per mostrare che, se mai essa è stata ‘paradisus judaeorum’ – ma non oltre la metà del Cinquecento –, ora, e da un pezzo, non lo è più.
 
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Afrin, dramma per 200mila
Il dramma di Afrin non ferma il presidente turco Erdogan, che afferma: “Conquistando il centro di Afrin abbiamo compiuto il passo più importante. Continueremo con Manbij, fino all’eliminazione totale del corridoio del terrore”.
“Afrin è conquistata – scrive Repubblica – ma 200 mila persone sono prive di cibo, acqua, elettricità. C’è chi cerca riparo nell’auto e chi mette la famiglia a dormire sotto gli alberi. I saccheggi infuriano, le esplosioni continuano. L’offensiva delle truppe turche ha avuto ragione dell’enclave curda in Siria, però adesso l’emergenza umanitaria diventa urgente”.

Si terrà giovedì l’annuale cerimonia in ricordo delle vittime delle Fosse Ardeatine alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Scrive Repubblica, che parla polemicamente di storia che ‘si piega al calendario’: “Il Sabato è Shabbat, venerdì c’è l’insediamento del nuovo Parlamento. E così la 74esima commemorazione della strage nazista delle Fosse Ardeatine non si terrà nel giorno in cui l’eccidio è stato compiuto, e neanche nel giorno in cui l’attentato di via Rasella faceva saltare in aria 30 soldati tedeschi. Ma giovedì, nel giorno in cui i Gap quell’attentato preso a pretesto per trucidare 335 civili e militari, lo stavano forse ancora preparando”.

“È ora di smettere di parlare di ‘lupi solitari’: si tratta sempre dell’incitamento palestinese. La strategia terroristica dei palestinesi è di massa, conta migliaia di morti, si accanisce sulla sovranità ebraica, spera di terrorizzare non alcune persone, ma un popolo intero inducendolo alla fuga per liberare l’Ummah islamica”. Così Fiamma Nirenstein, sul Giornale, a proposito degli ultimi episodi di terrorismo in Israele. In una breve Il Fatto Quotidiano segnala l’arresto di un dipendente del consolato francese a Gerusalemme, con mansioni di autista, fermato con l’accusa di aver usato un mezzo del consolato per trasportare 70 pistole e due fucili d’assalto a Gaza.

La Stampa, nell’inserto ambientale Tuttogreen, racconta l’allarmante crisi idrica del Mar Morto (ogni anno un metro di profondità in meno). “La ritirata delle acque – si legge – è un’esperienza che può raccontare chiunque abbia visitato l’area negli ultimi 15-20 anni: hotel che si affacciavano sulla spiaggia ora persi nel deserto, il corso della strada litoranea ormai lontano dalla costa, resort abbandonati alla sabbia, la rocca di Masada da cui si contempla solo la striscia di terra che divide in due il lago”.
 
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  davar
il presidente del world jewish congress
"Pace e rapporti con la Diaspora,
il futuro d'Israele è in pericolo"

“Le ferite autoinflitte di Israele”. Ha scelto le colonne del New York Times, giornale simbolo del mondo liberal americano, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder, notoriamente un conservatore, per dare un segnale a Israele. Sull'autorevole quotidiano, Lauder ha infatti analizzato due delle criticità che secondo lui mettono in pericolo il futuro dello Stato ebraico (secondo Lauder, “lo Stato ebraico democratico si trova di fronte a due gravi minacce che, a mio avviso, potrebbero mettere a repentaglio la sua stessa esistenza”): in primis, per il presidente del Congresso ebraico mondiale il governo di Gerusalemme deve riprendere in mano la soluzione dei Due Stati per due popoli. “Sono conservatore e repubblicano e sostengo il partito Likud dagli anni '80 in poi. Ma la realtà è che 13 milioni di persone vivono tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. E quasi la metà di loro sono palestinesi. Se le tendenze attuali continueranno, Israele dovrà affrontare una scelta difficile: concedere ai palestinesi pieni diritti e cessare di essere uno Stato ebraico o revocare i loro diritti e cessare di essere una democrazia. Per evitare questi risultati inaccettabili, l'unica strada da percorrere è quella dei due Stati”. Il secondo punto toccato da Lauder, amico personale del Presidente Usa Donald Trump, è invece legato al rapporto tra Israele e la Diaspora. “La seconda duplice minaccia – si legge nell'editoriale pubblicato dal Times - è la capitolazione di Israele nei confronti degli estremisti religiosi e la crescente disaffezione della diaspora ebraica. La maggior parte degli ebrei al di fuori di Israele non sono accettati dagli ultra-ortodossi israeliani, che controllano la vita rituale e i luoghi santi nello Stato. Sette degli otto milioni di ebrei che vivono in America, Europa, Sudamerica, Africa e Australia sono modern-orthodox, conservative, reform (tre diverse correnti interne all'ebraismo) o laici. Molti di loro hanno avuto l'impressione, soprattutto negli ultimi anni, che la nazione che hanno sostenuto politicamente, finanziariamente e spiritualmente stia voltando loro le spalle”.
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qui torino
"Minoranze, Israele casa nostra"
Israele vista dagli occhi delle minoranze. Questo il tema della serata organizzata nei locali del Circolo della Stampa dalla Comunità ebraica di Torino, assieme all’Osservatorio Solomon sulle Discriminazioni e al Gruppo Sionistico Piemontese. A portare la propria testimonianza sono le voci di tre giovani israeliani, Jonathan, cristiano maronita, Muhammad, beduino e Lorena di etnia drusa. Ad introdurre e moderare il dibattito il professor Enrico Fubini, dopo i saluti istituzionali del presidente della Comunità ebraica Dario Disegni e del presidente del GSP Emanuel Segre Amar.
Jonathan, Muhammad e Lorena fanno parte del progetto “Reservists on Duty – Getting to know Israel”, che ha come obiettivo quello di far conoscere la realtà israeliana da un punto di vista interno, cioè dai membri della società, composta da molteplici minoranze, alcune più conosciute come quella degli arabi israeliani, altre meno come nel caso degli ospiti della serata. L’iniziativa fa parte di un progetto a livello mondiale, infatti questo ciclo di incontri iniziato negli Stati Uniti, si è poi spostato in Europa, adesso in Italia: la serata torinese verrà replicata nei prossimi giorni anche a Milano, Bologna e Roma.

Alice Fubini
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la visita del presidente della regione lazio
Zingaretti alle Fosse Ardeatine
“Questo luogo sia un monito”

Come primo atto da presidente della Regione Lazio, confermato per un nuovo mandato, il governatore Nicola Zingaretti ha visitato questa mattina il mausoleo delle Fosse Ardeatine. “Questo luogo – le sue parole – deve rappresentare un monito per le nuove generazioni a tutela dei valori assoluti della Memoria e della Resistenza. Oggi si dice ‘mai più’ ma bisogna battersi concretamente per tutelare chi viene isolato ed emarginato perché giudicato diverso”.
Al mausoleo, giovedì prossimo alle 18, si svolgerà la consueta commemorazione in ricordo delle vittime alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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qui roma
Arte e spiritualità in mostra
È stata presentata alla stampa stamattina, presso il Centro Culturale Islamico della Grande Moschea di Roma, la mostra “Lo spirituale nell’arte: espressioni di armonia tra le fedi”, che sarà inaugurata giovedì 22 marzo, curata dal Centro in collaborazione con il Tavolo Interreligioso di Roma, del quale fa parte anche l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Un evento che è parte di una settimana iniziative, che dal 22 al 28 marzo prenderanno vita presso gli spazi della Moschea, raccontate questa mattina dal Segretario Generale Abdellah Redouane, dalla Presidente del Tavolo Maria Angela Falà, dall’Imam Salah Ramadam e dal delegato islamico al Tavolo Omar Camilletti.
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il rav e gli studi di stephen hawking
L’universo in un guscio di noce
Negli scorsi giorni si è parlato molto della scomparsa del noto fisico e matematico Stephen Hawking, i cui studi hanno segnato alcuni campi della scienza moderna e di cui negli anni non sono passate inosservate le controverse posizioni su Israele. Riguardo agli studi di Hawking su queste pagine aveva scritto rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del Collegio Rabbinico e ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Riproponiamo di seguito il testo del rav.

Nelle sale cinematografiche è proiettato in questi giorni con grande successo La teoria del tutto, un film in odore di Oscar sulla vita di Stephen Hawking, il grande fisico noto in tutto il mondo per i suoi conseguimenti scientifici e accademici raggiunti nonostante sia affetto da una malattia dei motoneuroni che lo costringe a stare su una sedia a rotelle e a parlare con un sintetizzatore vocale. Quando, ancora studente universitario all’inizio degli anni ’60, diagnosticarono la malattia, gli diedero due anni di vita. E invece è arrivato a ricoprire la cattedra a Cambridge che fu di Isaac Newton, continua a ricevere premi e onorificenze e pubblica libri. Il suo bestseller Dal Big Bang ai buchi neri è stato venduto in tutto il mondo in 10 milioni di copie (significa che una persona ogni 700 l’ha comprato). Un altro suo libro è intitolato L’universo in un guscio di noce. E qui arriviamo al collegamento con Tu BiShvat, il Capodanno degli Alberi. Sostiene Hawking che l’universo primordiale, immediatamente dopo il Big Bang, può essere rappresentato da una sfera leggermente appiattita a uno dei poli e provvista di irregolarità sulla sua superficie. Proprio come una noce. Queste increspature hanno dato origine alle galassie e ai pianeti e poi alla vita e alla intelligenza.

Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano e CNR
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pilpul
Giacometta
Questa mattina abbiamo celebrato il Kaddish, la preghiera per i morti, in occasione del mese dalla morte di Giacometta Limentani. Per molti di noi un’amica, una maestra, una sorella. Nel corso della sua vita lunga e feconda Giacometta ha scritto, tradotto, insegnato, interpretato i testi ebraici. Ma ha soprattutto mantenuto una dimensione artigianale e umanissima, sostanziando la sua attività culturale in un gran numero di incontri, lezioni, telefonate e rapporti personali con donne e uomini assai diversi tra loro. In questo senso ha onorato pienamente la tradizione ebraica dello studio e dell’insegnamento, che non è mai un’esperienza solitaria e accademica, ma sempre corale – maieutica e dialogica – e immediata, non ripetibile e mai scontata nell’esito. 

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Storie - Mussolini-Churchill
Ci fu davvero un carteggio segreto tra Benito Mussolini e Winston Churchill? Ed è plausibile che gli americani volessero portare il Duce alla sbarra, per processarlo come fu fatto con i gerarchi nazisti a Norimberga, mentre gli inglesi preferivano sparisse al più presto con i suoi segreti sulla liasion con lo statista britannico? È il tema del libro di Roberto Festorazzi “Il golpe di Dongo. Renzo De Felice e le carte segrete sulla fine di Mussolini” (Il Silicio, pp. 300).

Mario Avagliano
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Equivoci sulla Shoah
Non sarà una nota, su Moked, nostra o altrui, a dissipare gli equivoci sulla Shoah, oppure a precludere la ricerca di soluzioni che possono pure essere originali, ma che comunque necessitano – absit iniuria verbis – di riflessioni approfondite e, soprattutto, scientifiche.
Ove si volesse procedere a paragoni, bisognerebbe prima mettere insieme le caratteristiche distintive della Shoah, per poi compararle con altri genocidi. Essendovi una abbondante messe di studi, il compito non è arduo, purché lo si intraprenda. Lo stesso Assessore alla Cultura UCEI ne è specialista, e quindi rinviamo, per competenza, agli studi di David Meghnagi.


Emanuele Calò
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