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11 aprile 2018 - 26 Nissan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Yehoshua ben Perachyah diceva: “Procurati un maestro, acquistati un compagno e giudica tutti dal lato buono” ( Mishnà Avot, 4). C’e qualcosa che possiamo imparare anche da persone semplici, dalla loro esperienza, da quello che sono riusciti a realizzare ma anche dai tentativi rimasti inattuati, dalle idee positive che non hanno ancora trovato realizzazione e che forse aspettano noi per essere portate a compimento.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Domenica scorsa Viktor Orban ha vinto per la terza volta consecutiva le elezioni in Ungheria (qui una dettagliata analisi del voto e dell’Ungheria di oggi di Stefano Bottoni). È una data che potrà essere uno spartiacque nella recente storia d’Europa. Con questo terzo mandato, ottenuto a furor di popolo con una campagna elettorale basata sulla paura dell’invasione islamica e sul nazionalismo sfrenato, Orban potrà portare a termine la transizione di sistema verso quella che lui chiama una “democrazia illiberale”.
 
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Anne Frank,
l’ultima provocazione
Suscita indignazione la tesi difensiva di sei dei 14 ragazzini imputati per le caricature antisemite con Anna Frank giallorossa, che senza vergogna hanno sostenuto di averla scambiata per “la figlia di Fantozzi”. Una mossa che, si legge in una opinione di Angelo Carotenuto su Repubblica, fa sembrare dei dilettanti in un colpo solo l’Azzeccagarbugli di Manzoni e il Bartolo di Mozart. “Resterebbe da spiegare – si ironizza, con amarezza – perché sugli adesivi di Mariangela Fantozzi ci fosse allora scritto: romanista ebreo”.

Al Memoriale della Shoah di Milano inaugurata ieri la mostra sull’Aliyah Bet, dedicata ai viaggi che dall’Italia portarono migliaia di ebrei sulle coste dell’allora Palestina mandataria (il nascente Stato di Israele). Un fiume di storie, si legge sulla Stampa, “che si è lasciata alle spalle una scia di fotografie, lettere e cartoline” ora esposte nel capoluogo lombardo. “Questo Memoriale – dichiara il presidente Roberto Jarach – ricorda un luogo nel quale il martirio cominciava, i sorrisi degli ebrei stipati sulle navi salpate dall’Italia concludono in qualche modo quella pagina di storia”.

Sulle pagine romane dei quotidiani viene segnalata l’intenzione di ripristinare un corteo condiviso per il 25 aprile, festa della Liberazione. “Anpi e Comunità ebraica di Roma, dopo anni di polemiche e divisioni, hanno scelto la strada del dialogo” scrive tra gli altri il Messaggero. Fanno comunque discutere le aperture del presidente della sezione locale dell’Anpi, Fabrizio De Sanctis, alla presenza di realtà palestinesi e filo-palestinesi al corteo.

Il dorso fiorentino di Repubblica parla della tavola rotonda convocata ieri all’Accademia della Crusca per riflettere attorno al termine “razza” e alla sua presenza nella Costituzione. Ad intervenire, assieme a linguisti, antropologi e costituzionalisti di fama, anche la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
 
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  davar
qui milano - la mostra al memoriale
Aliya Bet, le navi della speranza
Un'epopea, una missione eroica che vale la pena ricordare a 70 anni dalla nascita dello Stato d'Israele. Così il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach ha descritto la mostra “Le navi della speranza ‐ Aliya Bet in Italia 1946‐1948”, curata da Rachel Bonfil e Fiammetta Martegani e inaugurata ieri nello spazio esposizioni del Memoriale. Una mostra che racconta, attraverso fotografie e testimonianze, di come fu organizzata e portata avanti l'incredibile operazione di portare nella Palestina mandataria migliaia di ebrei sopravvissuti alla Shoah. Dalle coste italiane nel periodo tra il 1946 e il 1948, uomini e donne come il capitano Enrico Levi, l'ingegnere Gualtiero Morpurgo e Ada Sereni, a capo dell’Aliya Bet in Italia, fecero in modo di far partire 34 navi con a bordo oltre 20mila persone e farle arrivare sane e salve in Eretz Israel. “Ada Sereni fu una donna straordinaria e sono contenta che sia ricordata qui: era anche una mia parente”, ha ricordato Ofra Farhi, viceambasciatore d'Israele in Italia, durante l'inaugurazione milanese a cui ha presenziato anche la senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre. Tra i pannelli dell'esposizione viene anche riportato alla luce il grande ruolo della Brigata Ebraica “di cui mio padre ha fatto parte, partendo dalla Palestina mandataria e venendo in Italia per combattere i nazifascisti”, il racconto di Ami Katz direttore del Museo Eretz di Tel Aviv. Katz ha poi sottolineato l'importanza della collaborazione tra i vari istituti per la riuscita della mostra che proseguirà fino a metà giugno.
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l'incontro con il sindaco orlando
La sinagoga di Palermo,
il progetto va avanti

Proficuo incontro a Palermo, nel palazzo comunale, tra il sindaco Leoluca Orlando, l’assessore Emilio Arcuri e il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni, accompagnato da rav Gadi Piperno e da Eveline Aouate, delegata della sezione di Palermo della Comunità ebraica di Napoli; era presente anche don Giuseppe Bucaro della Curia arcivescovile, per definire le linee programmatiche del progetto di intervento del Comune nel restauro dei locali dell’ex Oratorio di Santa Maria del Sabato che dovrà diventare la sinagoga di Palermo.
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moked 5778
“Israele, le radici nello studio”
La nascita dello Stato di Israele avvenuta 70 anni fa ha radicalmente cambiato la coscienza e la percezione che gli ebrei hanno avuto di sé e della relazione con il resto del mondo per molti secoli.
Lo Stato ebraico è stato il prodotto di un movimento di pensiero ebraico, minoritario e spesso contrastato, che costituisce ancora una grande sfida intellettuale, sociale e religiosa per l’intero ebraismo sviluppatosi nel corso dei secoli come realtà diasporica.
L’esistenza di uno Stato ebraico non costituisce una sfida solo per la Diaspora, costretta a ridefinire ogni giorno la propria ragione d’essere. Il fatto di avere uno Stato costringe gli ebrei, in particolare quelli israeliani, a confrontarsi con l’intera vicenda storica e identitaria dell'ebraismo.
Queste nuove prospettive indicano che il programma sionistico non significa la fine, ma l’inizio di nuove sfide e interrogativi per il pensiero ebraico.
In che modo è vissuto oggi lo Stato dalle diverse correnti religiose?
Qual è il messaggio rivolto all’oggi, con il ritorno del popolo ebraico in Eretz Israel dopo tanti secoli di diaspora? La fondazione dello Stato costituisce per tutti l’inizio della Redenzione?
Lo Stato di Israele è definito nelle nostre preghiere “l’inizio del germoglio della nostra redenzione”. Ciò che da altri popoli verrebbe vissuto soltanto come una entità politica, per il popolo ebraico ha assunto connotazioni e significati più complessi. La distinzione netta tra i momenti laici e i momenti religiosi è una lettura della realtà estranea alla Tradizione ebraica per la quale non esiste una dicotomia tra il “hol” (laico) e il “kodesh” (sacro). Si tratta, dal punto di vista della Tradizione, del riconoscimento della miracolosa sopravvivenza ebraica e della realizzazione di quello che era stato il sogno di decine di generazioni.
In questa direzione gli interrogativi si allargano: chi è l’ebreo diasporico oggi? E il rifondarsi dell’ebraismo come nazione-Stato attraverso la realizzazione politica del sionismo ne accentua il carattere particolaristico o universalistico? Israele è oggi Stato ebraico, Stato degli ebrei o Stato degli israeliani? L’evento stesso della rinascita di Israele come Stato costituisce una sfida all’ebraismo, composto non solo da fede e valori comuni, ma anche da un sistema normativo - la Halakha - che si è articolato nei secoli sulla prospettiva che vedeva il popolo ebraico come incapace di fatto di assumere funzioni socio-politiche indipendenti.
L’establishment e i vari circoli israeliani e diasporici hanno saputo far fronte a questa sfida, elaborando, in assenza di un pensiero politico tradizionale, modelli nuovi e funzionali? Il rapporto tra politica e religione, tra Stato e Halakhà, tra democrazia ed etica ebraica attraversa l’identità non solo di Israele, ma di tutto il popolo ebraico, in Eretz Israel e nella diaspora. Oggi, sempre più, gli unici protagonisti della discussione interna e forse i soli vettori dell'identità ebraica sono, ahimè, tematiche come la celebrazione della Shoah e una certa ostentazione retorica dello Stato di Israele.

Roberto Della Rocca, direttore Area Cultura e Formazione UCEI
Dossier Israele 70, Pagine Ebraiche Aprile 2018
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il team israeliano e la firenze-assisi
Le emozioni di Sylvan Adams
“Giro d’Italia, Israele è pronto”

“Sento che faremo grandi cose”.
Ha l’ottimismo di chi vede lontano Sylvan Adams, l’imprenditore e filantropo canadese che è presidente onorario della Grande Partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme.
Sorride, dalla terrazza più bella di Firenze, il Piazzale Michelangelo, pronto a scattare verso Assisi per quello che è ormai diventato un appuntamento tradizionale per la Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo: la rievocazione a pedali del tratto di strada che Gino Bartali più volte ha compiuto sotto il nazifascismo per aiutare gli ebrei perseguitati.
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qui roma
Solidarietà a Ferramonti,
una storia sul grande schermo

Il Teatro di Villa Torlonia per raccontare una storia di sofferenza ed emarginazione, ma anche solidarietà. Quella che fu la dimora di Mussolini ha infatti ospitato la presentazione in anteprima del film “La Croce e la Stella” girato dal regista calabrese Salvatore Lo Piano, finanziato da Salvatore Pate e realizzato dalla casa produttrice Loading Production.
Dedicato alla realtà di Ferramonti, il più grande campo di internamento realizzato sotto il fascismo, destinato perlopiù a ebrei stranieri, il film non poteva avere cornice più simbolica. Un significato fortemente evidenziato nel corso della presentazione della pellicola, che gode del patrocinio tra gli altri di Unione delle Comunità Ebraiche italiane e Conferenza Episcopale Italiana.
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pilpul
Ticketless - 1848, 1938, 1948
Le tre 8 che si celebrano nel 2018 non hanno lo stesso peso. La produzione libraria sul 1938 non è comparabile rispetto al poco che si legge sul 1848 e sul 1948. Eppure la storia degli ebrei in Italia è sempre quella: la storia di un diritto prima negato poi concesso, di nuovo negato e infine, con le lagrime e il sangue, riconquistato. La prima volta l’eguaglianza venne concessa dall’alto, dal sovrano che negherà se stesso firmando le disposizioni sulla razza. La seconda volta l’eguaglianza verrà afferrata dal basso, con le armi dei partigiani, nella Resistenza. Un torto diventato diritto torna ad essere un torto per ritornare con la Costituzione ad essere diritto. Come non vedere le continuità? Nel 1938 si rivede il linguaggio ostile del pre-1848, un linguaggio tremendamente simile a quello che ritroviamo nei blog antisemiti del 2018, alcuni dei quali ripetono messaggi che farebbero arrossire Interlandi e padre Gemelli.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Nero
Nelle civiltà occidentali, com'è noto, il nero è considerato un colore - anzi, un non-colore - simbolo di lutto, di morte. In passato, per le vedove era doveroso vestirsi di nero, anche per tutta la vita, e anche i maschi indossavano vestiti neri o, almeno, una cravatta, una fascia al braccio, un bottone neri. L'aldilà è spesso stato rappresentato come il luogo dell'ombra, delle tenebre, e nelle tombe, senza dubbio, non c'è luce. Non in tutte le culture è sempre stato così: per gli antichi Egizi, per esempio, il nero simboleggiava il limo reso fertile dalle inondazioni del Nilo, ed era quindi simbolo di fecondità, di rinascita. In Giappone il colore del lutto è il bianco. E, soprattutto, c'è nero e nero. Senza il buio non ci sarebbe la luce, il nero della notte è anche l'attesa dell'alba, così come il buio della Genesi, prima della creazione, è l'annuncio della luce, creata da Dio. Il nero può anche essere il punto di partenza per l'arrivo dei colori, della luce.

Francesco Lucrezi, storico
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Ricordare non è un optional
A partire dal 1988 David Bloch (1939 – 2010), docente di Musicologia presso l’Università di Tel Aviv, promosse la produzione musicale di Theresienstadt con letture universitarie, conferenze e concerti del The Group for New Music in diversi Paesi europei, USA, Russia, Uzbekistan e Israele; direttore artistico della collana discografica Terezín Music Anthology (Koch International) della quale furono pubblicati i primi 4 volumi, Bloch avviò con la Bote & Bock Berlin un progetto editoriale mai completato di pubblicazione in 9 volumi di una antologia di partiture scritte a Theresienstadt.

Francesco Lotoro
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