Giuseppe Momigliano,
rabbino
|
Yehoshua
ben Perachyah diceva: “Procurati un maestro, acquistati un compagno e
giudica tutti dal lato buono” ( Mishnà Avot, 4). C’e qualcosa che
possiamo imparare anche da persone semplici, dalla loro esperienza, da
quello che sono riusciti a realizzare ma anche dai tentativi rimasti
inattuati, dalle idee positive che non hanno ancora trovato
realizzazione e che forse aspettano noi per essere portate a compimento.
|
|
Leggi
|
Davide
Assael,
ricercatore
|
Domenica
scorsa Viktor Orban ha vinto per la terza volta consecutiva le elezioni
in Ungheria (qui una dettagliata analisi del voto e dell’Ungheria di
oggi di Stefano Bottoni). È una data che potrà essere uno spartiacque
nella recente storia d’Europa. Con questo terzo mandato, ottenuto a
furor di popolo con una campagna elettorale basata sulla paura
dell’invasione islamica e sul nazionalismo sfrenato, Orban potrà
portare a termine la transizione di sistema verso quella che lui chiama
una “democrazia illiberale”.
|
|
Leggi
|
|
Anne Frank,
l’ultima provocazione
|
Suscita
indignazione la tesi difensiva di sei dei 14 ragazzini imputati per le
caricature antisemite con Anna Frank giallorossa, che senza vergogna
hanno sostenuto di averla scambiata per “la figlia di Fantozzi”. Una
mossa che, si legge in una opinione di Angelo Carotenuto su Repubblica,
fa sembrare dei dilettanti in un colpo solo l’Azzeccagarbugli di
Manzoni e il Bartolo di Mozart. “Resterebbe da spiegare – si ironizza,
con amarezza – perché sugli adesivi di Mariangela Fantozzi ci fosse
allora scritto: romanista ebreo”.
Al Memoriale della Shoah di Milano inaugurata ieri la mostra
sull’Aliyah Bet, dedicata ai viaggi che dall’Italia portarono migliaia
di ebrei sulle coste dell’allora Palestina mandataria (il nascente
Stato di Israele). Un fiume di storie, si legge sulla Stampa, “che si è
lasciata alle spalle una scia di fotografie, lettere e cartoline” ora
esposte nel capoluogo lombardo. “Questo Memoriale – dichiara il
presidente Roberto Jarach – ricorda un luogo nel quale il martirio
cominciava, i sorrisi degli ebrei stipati sulle navi salpate
dall’Italia concludono in qualche modo quella pagina di storia”.
Sulle pagine romane dei quotidiani viene segnalata l’intenzione di
ripristinare un corteo condiviso per il 25 aprile, festa della
Liberazione. “Anpi e Comunità ebraica di Roma, dopo anni di polemiche e
divisioni, hanno scelto la strada del dialogo” scrive tra gli altri il
Messaggero. Fanno comunque discutere le aperture del presidente della
sezione locale dell’Anpi, Fabrizio De Sanctis, alla presenza di realtà
palestinesi e filo-palestinesi al corteo.
Il dorso fiorentino di Repubblica parla della tavola rotonda convocata
ieri all’Accademia della Crusca per riflettere attorno al termine
“razza” e alla sua presenza nella Costituzione. Ad intervenire, assieme
a linguisti, antropologi e costituzionalisti di fama, anche la
presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
|
|
Leggi
|
|
|
qui milano - la mostra al memoriale
Aliya Bet, le navi della speranza
Un'epopea,
una missione eroica che vale la pena ricordare a 70 anni dalla nascita
dello Stato d'Israele. Così il presidente della Fondazione Memoriale
della Shoah di Milano Roberto Jarach ha descritto la mostra “Le navi
della speranza ‐ Aliya Bet in Italia 1946‐1948”, curata da Rachel
Bonfil e Fiammetta Martegani e inaugurata ieri nello spazio esposizioni
del Memoriale. Una mostra che racconta, attraverso fotografie e
testimonianze, di come fu organizzata e portata avanti l'incredibile
operazione di portare nella Palestina mandataria migliaia di ebrei
sopravvissuti alla Shoah. Dalle coste italiane nel periodo tra il 1946
e il 1948, uomini e donne come il capitano Enrico Levi, l'ingegnere
Gualtiero Morpurgo e Ada Sereni, a capo dell’Aliya Bet in Italia,
fecero in modo di far partire 34 navi con a bordo oltre 20mila persone
e farle arrivare sane e salve in Eretz Israel. “Ada Sereni fu una donna
straordinaria e sono contenta che sia ricordata qui: era anche una mia
parente”, ha ricordato Ofra Farhi, viceambasciatore d'Israele in
Italia, durante l'inaugurazione milanese a cui ha presenziato anche la
senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre. Tra i pannelli
dell'esposizione viene anche riportato alla luce il grande ruolo della
Brigata Ebraica “di cui mio padre ha fatto parte, partendo dalla
Palestina mandataria e venendo in Italia per combattere i
nazifascisti”, il racconto di Ami Katz direttore del Museo Eretz di Tel
Aviv. Katz ha poi sottolineato l'importanza della collaborazione tra i
vari istituti per la riuscita della mostra che proseguirà fino a metà
giugno. Leggi
|
moked 5778
“Israele, le radici nello studio”
La
nascita dello Stato di Israele avvenuta 70 anni fa ha radicalmente
cambiato la coscienza e la percezione che gli ebrei hanno avuto di sé e
della relazione con il resto del mondo per molti secoli.
Lo Stato ebraico è stato il prodotto di un movimento di pensiero
ebraico, minoritario e spesso contrastato, che costituisce ancora una
grande sfida intellettuale, sociale e religiosa per l’intero ebraismo
sviluppatosi nel corso dei secoli come realtà diasporica.
L’esistenza di uno Stato ebraico non costituisce una sfida solo per la
Diaspora, costretta a ridefinire ogni giorno la propria ragione
d’essere. Il fatto di avere uno Stato costringe gli ebrei, in
particolare quelli israeliani, a confrontarsi con l’intera vicenda
storica e identitaria dell'ebraismo.
Queste nuove prospettive indicano che il programma sionistico non
significa la fine, ma l’inizio di nuove sfide e interrogativi per il
pensiero ebraico.
In che modo è vissuto oggi lo Stato dalle diverse correnti religiose?
Qual è il messaggio rivolto all’oggi, con il ritorno del popolo ebraico
in Eretz Israel dopo tanti secoli di diaspora? La fondazione dello
Stato costituisce per tutti l’inizio della Redenzione?
Lo Stato di Israele è definito nelle nostre preghiere “l’inizio del
germoglio della nostra redenzione”. Ciò che da altri popoli verrebbe
vissuto soltanto come una entità politica, per il popolo ebraico ha
assunto connotazioni e significati più complessi. La distinzione netta
tra i momenti laici e i momenti religiosi è una lettura della realtà
estranea alla Tradizione ebraica per la quale non esiste una dicotomia
tra il “hol” (laico) e il “kodesh” (sacro). Si tratta, dal punto di
vista della Tradizione, del riconoscimento della miracolosa
sopravvivenza ebraica e della realizzazione di quello che era stato il
sogno di decine di generazioni.
In questa direzione gli interrogativi si allargano: chi è l’ebreo
diasporico oggi? E il rifondarsi dell’ebraismo come nazione-Stato
attraverso la realizzazione politica del sionismo ne accentua il
carattere particolaristico o universalistico? Israele è oggi Stato
ebraico, Stato degli ebrei o Stato degli israeliani? L’evento stesso
della rinascita di Israele come Stato costituisce una sfida
all’ebraismo, composto non solo da fede e valori comuni, ma anche da un
sistema normativo - la Halakha - che si è articolato nei secoli sulla
prospettiva che vedeva il popolo ebraico come incapace di fatto di
assumere funzioni socio-politiche indipendenti.
L’establishment e i vari circoli israeliani e diasporici hanno saputo
far fronte a questa sfida, elaborando, in assenza di un pensiero
politico tradizionale, modelli nuovi e funzionali? Il rapporto tra
politica e religione, tra Stato e Halakhà, tra democrazia ed etica
ebraica attraversa l’identità non solo di Israele, ma di tutto il
popolo ebraico, in Eretz Israel e nella diaspora. Oggi, sempre più, gli
unici protagonisti della discussione interna e forse i soli vettori
dell'identità ebraica sono, ahimè, tematiche come la celebrazione della
Shoah e una certa ostentazione retorica dello Stato di Israele.
Roberto Della Rocca, direttore Area Cultura e Formazione UCEI
Dossier Israele 70, Pagine Ebraiche Aprile 2018 Leggi
|
Ticketless - 1848, 1938, 1948
|
Le
tre 8 che si celebrano nel 2018 non hanno lo stesso peso. La produzione
libraria sul 1938 non è comparabile rispetto al poco che si legge sul
1848 e sul 1948. Eppure la storia degli ebrei in Italia è sempre
quella: la storia di un diritto prima negato poi concesso, di nuovo
negato e infine, con le lagrime e il sangue, riconquistato. La prima
volta l’eguaglianza venne concessa dall’alto, dal sovrano che negherà
se stesso firmando le disposizioni sulla razza. La seconda volta
l’eguaglianza verrà afferrata dal basso, con le armi dei partigiani,
nella Resistenza. Un torto diventato diritto torna ad essere un torto
per ritornare con la Costituzione ad essere diritto. Come non vedere le
continuità? Nel 1938 si rivede il linguaggio ostile del pre-1848, un
linguaggio tremendamente simile a quello che ritroviamo nei blog
antisemiti del 2018, alcuni dei quali ripetono messaggi che farebbero
arrossire Interlandi e padre Gemelli.
Alberto Cavaglion
Leggi
|
|
Periscopio - Nero
|
Nelle
civiltà occidentali, com'è noto, il nero è considerato un colore -
anzi, un non-colore - simbolo di lutto, di morte. In passato, per le
vedove era doveroso vestirsi di nero, anche per tutta la vita, e anche
i maschi indossavano vestiti neri o, almeno, una cravatta, una fascia
al braccio, un bottone neri. L'aldilà è spesso stato rappresentato come
il luogo dell'ombra, delle tenebre, e nelle tombe, senza dubbio, non
c'è luce. Non in tutte le culture è sempre stato così: per gli antichi
Egizi, per esempio, il nero simboleggiava il limo reso fertile dalle
inondazioni del Nilo, ed era quindi simbolo di fecondità, di rinascita.
In Giappone il colore del lutto è il bianco. E, soprattutto, c'è nero e
nero. Senza il buio non ci sarebbe la luce, il nero della notte è anche
l'attesa dell'alba, così come il buio della Genesi, prima della
creazione, è l'annuncio della luce, creata da Dio. Il nero può anche
essere il punto di partenza per l'arrivo dei colori, della luce.
Francesco Lucrezi, storico
Leggi
|
Ricordare non è un optional
|
A
partire dal 1988 David Bloch (1939 – 2010), docente di Musicologia
presso l’Università di Tel Aviv, promosse la produzione musicale di
Theresienstadt con letture universitarie, conferenze e concerti del The
Group for New Music in diversi Paesi europei, USA, Russia, Uzbekistan e
Israele; direttore artistico della collana discografica Terezín Music
Anthology (Koch International) della quale furono pubblicati i primi 4
volumi, Bloch avviò con la Bote & Bock Berlin un progetto
editoriale mai completato di pubblicazione in 9 volumi di una antologia
di partiture scritte a Theresienstadt.
Francesco Lotoro
Leggi
|
|
|