
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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E festeggiamo settanta anni di Israele in questo giorni di Yom HaAtzmaut.
Interessante questa parola in ebraico che indica Indipendenza e che
contiene radici di parole interessanti: עצם "etzem" in primo luogo. Una
parola che può significare "osso" ed "essenza". Li dove le ossa sono
l'aspetto materiale dell'esistere ebraico, quelle ossa che tornano a
vivere come indicano i profeti e quelle ossa che sono anche il nostro
orgoglio: la modernità di Israele, le innovazioni agricole,
tecnologiche, mediche, scientifiche. Gran belle ossa.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Ho
appena scoperto - ma guarda tu come sono sbadato... - che i soldati
della Brigata ebraica "al contrario degli ebrei che combatterono come
partigiani italiani", erano in realtà foreign fighters (mercenari si
direbbe in italiano) al soldo degli imperialisti inglesi. Uomini senza
scrupoli che avrebbero partecipato ai rastrellamenti in sud Tirolo e in
Carinzia di civili tedeschi, catturati per il solo fatto di essere
tedeschi. Una pulizia etnica. Seguendo questa logica, potremmo
sostenere senza vergogna che gli antifascisti che combatterono nelle
Brigate internazionali durante la guerra civile spagnola furono in
realtà degli armigeri prezzolati dall'URSS e assatanati tagliagole
senza morale.
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“No ai due Stati,
ma confederazione”
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“Meno
ambiziosa e più pratica”. Dopo cinquant’anni passati a sostenere il
principio della soluzione dei due Stati per il conflitto tra israeliani
e palestinesi, lo scrittore Abraham B. Yehoshua vira verso un’altra
strada: quella della confederazione. Un’idea articolata sul quotidiano
Haaretz e di cui scrivono oggi La Stampa e Corriere. “È inutile –
afferma lo scrittore – continuare a usare la parola pace se non siamo
in grado di realizzarla”. Nel suo progetto, Israele diventerebbe “una
specie di Svizzera, con i suoi cantoni, nel rispetto delle diverse
identità linguistiche, religiose e nazionali”. Si tratterebbe, spiega
la Stampa, di un “democrazia presidenziale a elezione diretta, camera
alta con funzione legislativa”. Tra i punti proposti da Yehoshua, lo
status di residenti (e poi cittadinanza) ai 100.000 palestinesi che
vivono nell’area C dei Territori (sono circa il 60% e qui si
concentrano tutti gli insediamenti ebraici); cittadinanza israeliana
immediata ai palestinesi di Gerusalemme, che hanno già lo status di
residenti.
Gerusalemme capitale. A seguire l’esempio del Presidente Usa Donald
Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme sarà
la Romania. La premier Viorica Dancila ha infatti proposto al suo
gabinetto una bozza di risoluzione per il trasferimento dell’ambasciata
(La Stampa). Riguardo Israele – fresco di festeggiamenti per i 70 anni
dall’Indipendenza, con celebrazioni svolte in tutto il mondo, tra cui a
Roma (Messaggero) – La Stampa racconta un retroscena della missione del
Mossad che negli anni ’80 portò gli ebrei etiopi in salvo: la creazione
di un vero villaggio turistico sulle coste sudanesi come luogo di
copertura per gli agenti che dovevano partecipare all’operazione. E
degli ultimi ebrei etiopi ad Addis Abeba e della politica del governo
Netanyahu nei loro confronti, parla Il Venerdì di Repubblica.
Milano, difendere la Brigata Ebraica. Come racconta Repubblica Milano,
la manifestazione nazionale per la festa della Liberazione organizzata
dall’Anpi quest’anno – a 80 anni dalla promulgazione delle infami Leggi
razziste – punta alla lotta contro l’antisemitismo e non solo a
celebrare, come ogni anno, il 73° anniversario dalla liberazione dal
nazifascismo. Per questo il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati
auspica una “manifestazione pacifica unitaria” e soprattutto ricorda
che “chi offende il simbolo della Brigata ebraica – ingiuria l’intero
patrimonio storico della Resistenza italiana”. Anche quest’anno infatti
sono previste le solite e vergognose contestazioni da parte di
militanti filopalestinesi durante la manifestazione ai vessilli della
Brigata, che vide migliaia di volontari ebrei partire dalla Palestina
mandataria per combattere il nazifascismo. “Vorrei che quei ragazzi
capissero cosa c’è dietro quelle bandiere”, il commento di Gadi
Schoenheit, consigliere e responsabile delle relazioni esterne della
Comunità ebraica milanese.
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rivolta DEL GHETTO DI VARSAVIA - LA CERIMONIA
"Polonia, scelte preoccupanti"
All’indomani
della solenne cerimonia nella capitale polacca, una nuova occasione per
ricordare gli eroi dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia nel 75esimo
anniversario della rivolta.
Ambasciata di Polonia a Roma e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
insieme per una cerimonia segnata da una Memoria viva di quei fatti ma
anche dall’espressione di alcuni punti fermi e irrinunciabili che
intrecciano passato, presente e futuro.
Ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni, intervenuta dopo la
Chargé d’affaires Marta Zielinska-Sliwka: “Come ho avuto modo di
sottolineare al Presidente Andrzej Duda, attraverso una lettera
inviatagli a nome delle Comunità ebraiche italiane in febbraio, forte
in tutti noi è la preoccupazione per le conseguenze che la legge
recentemente approvata dal Parlamento di Varsavia sulla Shoah e le
responsabilità polacche, possa costituire un grave inciampo alla tutela
di quella Memoria consapevole cui tutti noi teniamo. Ci preoccupa
quello che leggiamo, sentiamo e vediamo. Ci spaventa che in un paese
europeo oggi si corra il rischio di finire in carcere per le proprie
idee e per i propri studi. Non è e non può essere questa la funzione di
una legge".
“La storia, la memoria, i fatti, le verità – ha poi aggiunto la
Presidente dell’Unione – si trasmettono con un percorso di educazione e
di trasmissione di valori, con la ricerca e la libertà di effettuarla,
con l’amore per il prossimo, con un percorso condiviso tra tanti attori
della società civile. Non si difende la memoria e non si evita l’odio e
l’antisemitismo con una legge che prevede processi e condanne penali,
semmai con una legge che promuove e sostiene ogni utile iniziativa
educativa, che tutela e condanna, al contrario esatto, chi odia e chi
disconosce i valori fondamentali”.
“La Polonia – ha poi affermato – fu senz’altro vittima di una spietata
occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i
crimini più efferati nella storia dell’uomo. Distrutta in macerie,
distrutta nell’orgoglio nazionale, ma l’odio non veniva risparmiato
agli ebrei verso i quali da secoli veniva rivolto. Dobbiamo avere il
coraggio oggi di chiederci, dovete avere il coraggio di chiedervi se si
poteva fare di più, se si poteva essere diversi, se si poteva forse
evitare e se si come?”. Leggi
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Lo speciale di Radio Radicale
Israele 70, voci a confronto
I 70 anni di Israele. I risultati raggiunti, le sfide ancora aperte. Clicca qui per riascoltare lo speciale di Radio Radicale realizzato ieri sera con la collaborazione di Pagine Ebraiche.
Ospiti di Spazio Transnazionale, condotto da Francesco De Leo, il
demografo Sergio Della Pergola, lo storico Claudio Vercelli, il
sottosegretario Mario Giro, il general manager della Israel Cycling
Academy Ran Margaliot, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari e i
giornalisti della redazione UCEI Daniel Reichel e Adam Smulevich.
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La storia e il rito |
Un
paio di salmi presi dall’Hallel come nei giorni festivi, un rituale
quasi identico a quello che conclude il digiuno di Kippur, qualche
verso della Torah, un altro salmo cantato con la stessa musica
dell’Hatikvà seguito senza soluzione di continuità dall’Hatikvà stessa,
inno laico incastrato in un contesto religioso. Seguirà, come ogni
anno, la cena con cibi israeliani allietata da musiche e balli
israeliani.
Ormai il rituale di Yom Ha Atzmaut pare consolidato e infatti - almeno
a Torino - tende a ripetersi quasi identico di anno in anno, per quanto
alcuni abbiano la sensazione che ogni anno ci sia un’aggiunta.
Anna Segre, insegnante
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Pregiudizi |
Qualche
giorno fa mentre scorrevo le notizie mi sono apparsi contemporaneamente
due articoli su Israele: nel primo un giornale che si definisce
comunista si focalizzava su una recente manifestazione a Tel Aviv “a
favore del genocidio dei palestinesi” dove avrebbero partecipato
duemila persone con tanto di cartelli “kill them all” e con la presenza
di varie “icone pop”. Da quanto ho riscontrato poi su Ynet il suddetto
rally avrebbe avuto luogo non in questi giorni ma due anni fa, ed era
ufficialmente a sostegno del soldato Elor Azaria, sebbene la
partecipazione virasse naturalmente più a destra e i toni fossero
forti. Il secondo articolo trattava invece del Memorial Day organizzato
dal Parents Circle Families di Tel Aviv, un'iniziativa congiunta
(sostenuta anche dallo scrittore David Grossman) per ricordare entrambe
le vittime del confitto israelo-palestinese e che, secondo Haaretz,
avrebbe visto la presenza quest'anno di almeno tremila persone.
Francesco Moises Bassano
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I Giusti di oggi |
Mi
sono spesso chiesta che cosa muova Gabriele Nissim nella sua ormai
ventennale impegno a definire, cercare, premiare i Giusti
contemporanei. Una missione che lo ha portato a scrivere una mezza
dozzina di libri nella ricerca incessante di esempi positivi di
umanità, a fondare Gariwo, la sua associazione no profit che ha lo
scopo di accrescere e approfondire la conoscenza e l'interesse verso le
figure e le storie dei Giusti, a creare in tutto il mondo i Giardini
dei Giusti, a organizzare dibattiti, convegni laboratori nelle scuole,
fino a convincere il Parlamento Europeo a istituire la Giornata dei
Giusti.
Viviana Kasam
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