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20 aprile 2018 - 6 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
E festeggiamo settanta anni di Israele in questo giorni di Yom HaAtzmaut.
Interessante questa parola in ebraico che indica Indipendenza e che contiene radici di parole interessanti: עצם "etzem" in primo luogo. Una parola che può significare "osso" ed "essenza". Li dove le ossa sono l'aspetto materiale dell'esistere ebraico, quelle ossa che tornano a vivere come indicano i profeti e quelle ossa che sono anche il nostro orgoglio: la modernità di Israele, le innovazioni agricole, tecnologiche, mediche, scientifiche. Gran belle ossa.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Ho appena scoperto - ma guarda tu come sono sbadato... - che i soldati della Brigata ebraica "al contrario degli ebrei che combatterono come partigiani italiani", erano in realtà foreign fighters (mercenari si direbbe in italiano) al soldo degli imperialisti inglesi. Uomini senza scrupoli che avrebbero partecipato ai rastrellamenti in sud Tirolo e in Carinzia di civili tedeschi, catturati per il solo fatto di essere tedeschi. Una pulizia etnica. Seguendo questa logica, potremmo sostenere senza vergogna che gli antifascisti che combatterono nelle Brigate internazionali durante la guerra civile spagnola furono in realtà degli armigeri prezzolati dall'URSS e assatanati tagliagole senza morale.
 
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“No ai due Stati,
ma confederazione”
“Meno ambiziosa e più pratica”. Dopo cinquant’anni passati a sostenere il principio della soluzione dei due Stati per il conflitto tra israeliani e palestinesi, lo scrittore Abraham B. Yehoshua vira verso un’altra strada: quella della confederazione. Un’idea articolata sul quotidiano Haaretz e di cui scrivono oggi La Stampa e Corriere. “È inutile – afferma lo scrittore – continuare a usare la parola pace se non siamo in grado di realizzarla”. Nel suo progetto, Israele diventerebbe “una specie di Svizzera, con i suoi cantoni, nel rispetto delle diverse identità linguistiche, religiose e nazionali”. Si tratterebbe, spiega la Stampa, di un “democrazia presidenziale a elezione diretta, camera alta con funzione legislativa”. Tra i punti proposti da Yehoshua, lo status di residenti (e poi cittadinanza) ai 100.000 palestinesi che vivono nell’area C dei Territori (sono circa il 60% e qui si concentrano tutti gli insediamenti ebraici); cittadinanza israeliana immediata ai palestinesi di Gerusalemme, che hanno già lo status di residenti.

Gerusalemme capitale. A seguire l’esempio del Presidente Usa Donald Trump di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme sarà la Romania. La premier Viorica Dancila ha infatti proposto al suo gabinetto una bozza di risoluzione per il trasferimento dell’ambasciata (La Stampa). Riguardo Israele – fresco di festeggiamenti per i 70 anni dall’Indipendenza, con celebrazioni svolte in tutto il mondo, tra cui a Roma (Messaggero) – La Stampa racconta un retroscena della missione del Mossad che negli anni ’80 portò gli ebrei etiopi in salvo: la creazione di un vero villaggio turistico sulle coste sudanesi come luogo di copertura per gli agenti che dovevano partecipare all’operazione. E degli ultimi ebrei etiopi ad Addis Abeba e della politica del governo Netanyahu nei loro confronti, parla Il Venerdì di Repubblica.

Milano, difendere la Brigata Ebraica. Come racconta Repubblica Milano, la manifestazione nazionale per la festa della Liberazione organizzata dall’Anpi quest’anno – a 80 anni dalla promulgazione delle infami Leggi razziste – punta alla lotta contro l’antisemitismo e non solo a celebrare, come ogni anno, il 73° anniversario dalla liberazione dal nazifascismo. Per questo il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati auspica una “manifestazione pacifica unitaria” e soprattutto ricorda che “chi offende il simbolo della Brigata ebraica – ingiuria l’intero patrimonio storico della Resistenza italiana”. Anche quest’anno infatti sono previste le solite e vergognose contestazioni da parte di militanti filopalestinesi durante la manifestazione ai vessilli della Brigata, che vide migliaia di volontari ebrei partire dalla Palestina mandataria per combattere il nazifascismo. “Vorrei che quei ragazzi capissero cosa c’è dietro quelle bandiere”, il commento di Gadi Schoenheit, consigliere e responsabile delle relazioni esterne della Comunità ebraica milanese.
 
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  davar
rivolta DEL GHETTO DI VARSAVIA - LA CERIMONIA
"Polonia, scelte preoccupanti"
All’indomani della solenne cerimonia nella capitale polacca, una nuova occasione per ricordare gli eroi dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia nel 75esimo anniversario della rivolta.
Ambasciata di Polonia a Roma e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane insieme per una cerimonia segnata da una Memoria viva di quei fatti ma anche dall’espressione di alcuni punti fermi e irrinunciabili che intrecciano passato, presente e futuro.
Ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni, intervenuta dopo la Chargé d’affaires Marta Zielinska-Sliwka: “Come ho avuto modo di sottolineare al Presidente Andrzej Duda, attraverso una lettera inviatagli a nome delle Comunità ebraiche italiane in febbraio, forte in tutti noi è la preoccupazione per le conseguenze che la legge recentemente approvata dal Parlamento di Varsavia sulla Shoah e le responsabilità polacche, possa costituire un grave inciampo alla tutela di quella Memoria consapevole cui tutti noi teniamo. Ci preoccupa quello che leggiamo, sentiamo e vediamo. Ci spaventa che in un paese europeo oggi si corra il rischio di finire in carcere per le proprie idee e per i propri studi. Non è e non può essere questa la funzione di una legge".
“La storia, la memoria, i fatti, le verità – ha poi aggiunto la Presidente dell’Unione – si trasmettono con un percorso di educazione e di trasmissione di valori, con la ricerca e la libertà di effettuarla, con l’amore per il prossimo, con un percorso condiviso tra tanti attori della società civile. Non si difende la memoria e non si evita l’odio e l’antisemitismo con una legge che prevede processi e condanne penali, semmai con una legge che promuove e sostiene ogni utile iniziativa educativa, che tutela e condanna, al contrario esatto, chi odia e chi disconosce i valori fondamentali”.
“La Polonia – ha poi affermato – fu senz’altro vittima di una spietata occupazione della Germania nazista che in quel territorio realizzò i crimini più efferati nella storia dell’uomo. Distrutta in macerie, distrutta nell’orgoglio nazionale, ma l’odio non veniva risparmiato agli ebrei verso i quali da secoli veniva rivolto. Dobbiamo avere il coraggio oggi di chiederci, dovete avere il coraggio di chiedervi se si poteva fare di più, se si poteva essere diversi, se si poteva forse evitare e se si come?”.
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Lo speciale di Radio Radicale
Israele 70, voci a confronto
I 70 anni di Israele. I risultati raggiunti, le sfide ancora aperte. Clicca qui per riascoltare lo speciale di Radio Radicale realizzato ieri sera con la collaborazione di Pagine Ebraiche.
Ospiti di Spazio Transnazionale, condotto da Francesco De Leo, il demografo Sergio Della Pergola, lo storico Claudio Vercelli, il sottosegretario Mario Giro, il general manager della Israel Cycling Academy Ran Margaliot, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari e i giornalisti della redazione UCEI Daniel Reichel e Adam Smulevich.
 

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Storie del bene possibile
Dodici intensi capitoli, una profonda testimonianza che si inserisce nel solco di tanti anni di impegno per portare alla luce le vicende di chi, in diversi momenti e in diversi luoghi, ha anteposto a ogni altro valore l’umanità e la considerazione dell’Altro. Non figure mitizzate, spesso distanti anni luce dal concetto classico di eroe, ma donne e uomini in carne e ossa venuti in soccorso a loro volta ad altre donne e uomini in carne e ossa. E mossi in questo soltanto da quel genuino sentimento, che li ha fatti sfidare i pericoli più grandi.
Ne “Il bene possibile”, pubblicato da Utet, il presidente di Gariwo Gabriele Nissim racconta chi sono per lui i Giusti e perché meritano di essere conosciuti da un largo pubblico, soprattutto in un’epoca complessa e piena di sfide anche sul fronte educativo.
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moked 5778 - la convention di primavera
Interrogarsi sul futuro ebraico
“L’inizio degli anni 2000 ha marcato la fine dell’epoca del dopoguerra. La globalizzazione, la crisi degli Stati-nazione europei e il crollo degli Stati arabi, lo sviluppo di forme imperiali di potere, in particolare l’Unione Europea, l’apparizione di un’ideologia dominante come il postmodernismo, la pressione migratoria e la guerra islamista segnano l’entrata in una nuova era. Quale potrà essere la strategia globale per una continuità ebraica?”. È l'interrogativo che si pone il noto sociologo Shmuel Trigano, tra i protagonisti del prossimo appuntamento del Moked di Milano Marittima, la tradizionale convention dell’ebraismo italiano che si tiene in primavera. A dialogare con Trigano, il ricercatore Giovanni Quer e lo storico Claudio Vercelli.
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l'incontro all'associazione stampa toscana
"Dialogo, un valore per Firenze”
Ha riscosso un significativo interesse il seminario (con crediti formativi) su “Informazione e religioni per una coesistenza pacifica” organizzato dall’Associazione Stampa Toscana a Firenze. A confronto, moderati dal presidente dell’Associazione Sandro Bennucci, il rabbino capo Amedeo Spagnoletto, monsignor Andrea Bellandi e l’imam Izzedin Elzir.
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pilpul
La storia e il rito
Un paio di salmi presi dall’Hallel come nei giorni festivi, un rituale quasi identico a quello che conclude il digiuno di Kippur, qualche verso della Torah, un altro salmo cantato con la stessa musica dell’Hatikvà seguito senza soluzione di continuità dall’Hatikvà stessa, inno laico incastrato in un contesto religioso. Seguirà, come ogni anno, la cena con cibi israeliani allietata da musiche e balli israeliani.
Ormai il rituale di Yom Ha Atzmaut pare consolidato e infatti - almeno a Torino - tende a ripetersi quasi identico di anno in anno, per quanto alcuni abbiano la sensazione che ogni anno ci sia un’aggiunta. 


Anna Segre, insegnante
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Pregiudizi
Qualche giorno fa mentre scorrevo le notizie mi sono apparsi contemporaneamente due articoli su Israele: nel primo un giornale che si definisce comunista si focalizzava su una recente manifestazione a Tel Aviv “a favore del genocidio dei palestinesi” dove avrebbero partecipato duemila persone con tanto di cartelli “kill them all” e con la presenza di varie “icone pop”. Da quanto ho riscontrato poi su Ynet il suddetto rally avrebbe avuto luogo non in questi giorni ma due anni fa, ed era ufficialmente a sostegno del soldato Elor Azaria, sebbene la partecipazione virasse naturalmente più a destra e i toni fossero forti. Il secondo articolo trattava invece del Memorial Day organizzato dal Parents Circle Families di Tel Aviv, un'iniziativa congiunta (sostenuta anche dallo scrittore David Grossman) per ricordare entrambe le vittime del confitto israelo-palestinese e che, secondo Haaretz, avrebbe visto la presenza quest'anno di almeno tremila persone.

Francesco Moises Bassano
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I Giusti di oggi
Mi sono spesso chiesta che cosa muova Gabriele Nissim nella sua ormai ventennale impegno a definire, cercare, premiare i Giusti contemporanei. Una missione che lo ha portato a scrivere una mezza dozzina di libri nella ricerca incessante di esempi positivi di umanità, a fondare Gariwo, la sua associazione no profit che ha lo scopo di accrescere e approfondire la conoscenza e l'interesse verso le figure e le storie dei Giusti, a creare in tutto il mondo i Giardini dei Giusti, a organizzare dibattiti, convegni laboratori nelle scuole, fino a convincere il Parlamento Europeo a istituire la Giornata dei Giusti.

Viviana Kasam
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