I Giusti di oggi

kasamMi sono spesso chiesta che cosa muova Gabriele Nissim nella sua ormai ventennale impegno a definire, cercare, premiare i Giusti contemporanei. Una missione che lo ha portato a scrivere una mezza dozzina di libri nella ricerca incessante di esempi positivi di umanità, a fondare Gariwo, la sua associazione no profit che ha lo scopo di accrescere e approfondire la conoscenza e l’interesse verso le figure e le storie dei Giusti, a creare in tutto il mondo i Giardini dei Giusti, a organizzare dibattiti, convegni laboratori nelle scuole, fino a convincere il Parlamento Europeo a istituire la Giornata dei Giusti.
La tesi che Nissim porta avanti con tanta passione, e che lo ha spinto ad ampliare l’orizzonte di Yad Vashem, è che Giusto non è solo chi ha rischiato la vita per salvare gli ebrei durante la Shoah, ma chiunque sia opposto con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e a tutti i totalitarismi. Mentre il Giusto gerosolimitano è un eroe solitario e irraggiungibile, il Giusto di Nissim è un esempio alla portata di tutti, è un essere umano con tutte le debolezze, le incertezze, i compromessi, le imperfezioni che sono parte della nostra vita: ma di fronte all’ingiustizia riesce a dire di no, a non conformarsi e ad agire per aiutare gli altri. Ognuno di noi può diventare un Giusto, è la tesi di Nissim, e laddove tutti ne fossero coscienti, forse persecuzioni e totalitarismi non avrebbero tanto spazio.
Screen Shot 2018-04-20 at 10.09.42È proprio questa la tesi del suo ultimo libro “Il bene possibile” (edizioni Utet): cioè non il bene estremo, eroico, ma quello che ciascuno di noi può compiere se vince la paura, che è la prima molla verso il compromesso morale.
Con parole semplici, adatte anche ai ragazzi per i quali dovrebbe essere una lettura obbligatoria (parola purtroppo desueta nel mondo di oggi, dove si parla solo di diritti e mai di doveri) il libro è una potente risposta alla curiosità sulle motivazioni che hanno indirizzato la vita dell’autore. Nissim è di fondo un ottimista. E’ convinto il Bene può trionfare. Che i 36 Giusti , i lamedvavnikim di ogni generazione, salveranno l’umanità, come sostiene il Talmud. Basta stanarli. Oggi viviamo in una società che dà risonanza solo al Male. Le guerre, i delitti, i crimini: siamo bombardati da notizie negative. E i nostri eroi, quelli che vanno in prima pagina sui giornali e i cui volti entrano prepotentemente nelle nostre case attraverso la tv, sono eroi negativi: terroristi , stupratori, assassini, ragazzi che sparano ai loro coetanei, dittatori sanguinari. Gli altri, la gente perbene, agisce nell’ombra, non viene riconosciuta e spesso nemmeno ringraziata. “Ho potuto constatare che la condivisione di una esperienza positiva può cambiare radicalmente il modo di pensare e creare esattamente l’effetto contrario di una bomba di un terrorista: in questo caso si può generare una esplosione di umanità, il gusto di una nuova speranza” scrive Nissim. Un concetto quasi eversivo: divulgare il Bene come modello al quale ispirarsi, il bene piccolo dei gesti quotidiani che fanno la differenza e che con l’allenamento portano poi a gesti importanti.
L’originalità del libro di Nisismi è di aver preso modelli di pensiero anticonformista del passato, e di accoppiarli a personaggi del presente, per dimostrare come da sempre nella storia dell’umanità c’è chi ha saputo non adeguarsi all’ingiustizia -a costo, a volte, di sacrificare la propria vita, o comunque di rinunciare a una tranquillità acquisita. .Socrate e Marco Aurelio, Spinoza e Hannah Arendt sono tra i “mentori” di giusti di tutto il mondo, onorati nei Giardini che Nissim infaticabile continua a promuovere, come il cinese Ho Feng-Shan, console cinese a Vienna che distribuì visti per Shangai a tutti gli ebrei che ne facevano richiesta, Faraaz Hussein, il ragazzo di Dakka che, come musulmano, sarebbe potuto uscire dal ristorante perso di mira dai terroristi e scelse invece di restare a morire insieme alle sue amiche; Lassana Pathily, il giovane del Mali che lavorava al supermercato kasher a Parigi e durante l’attentato fece nascondere alcune persone in una cella frigorifera, salvandole. E Salah Farah, il professore kenyota che si trovava sull’autobus preso di mira dagli attentatori islamisti nel nord est del Kenya, che scelse di non scendere ma di proteggere i passeggeri cristiani e morì qualche giorno dopo in ospedale.
Scriveva Italo Calvino nelle Città invisibili: “L’Inferno dei viventi non è qualcosa che sarà, se ce n’è uno, è quello che è già qui. L’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrire. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continuo: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
E’ questo ultimo il modo ciò che ci racconta Nissim, ed è un racconto che ognuno di noi dovrebbe impegnarsi a trasmettersi per risvegliare le coscienze oggi troppo spesso anestetizzate da news e fake news e news pilotate, cosicché è diventato difficile distinguere il Bene dal Male.
Il libro sarà presentato a Roma alla libreria Feltrinelli di Largo Argentina alle 18.30 di venerdì. L’autore che ne parlerà con Anna Foa e Milena Santerini modera. la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi di Segni porgerà un saluto. È l’occasione per conoscere Gabriele Nissim, un idealista che senza darsi arie e senza pomposità è riuscito a smuovere il mondo, a creare Giardini dei Giusti anche in paesi musulmani, a far istituire al Giornata Europea dei Giusti, e infaticabile , paziente, modesto, scrive, parla nelle scuole, incontra ministri e capi di Stato, promuove dibattiti e, soprattutto, non accetta un no per risposta. Ce ne fossero tanti come lui, il mondo sarebbe migliore.

Viviana Kasam