
Alberto
Moshe
Somekh,
rabbino
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“Per
tre meriti i nostri Padri furono liberati dall’Egitto: non mutarono il
loro linguaggio, non mutarono i loro nomi e si tennero lontani dalle
unioni coniugali proibite”. “Non mutarono il loro linguaggio” va
riferito all’onestà e trasparenza nei rapporti commerciali: la parola
data è sempre stata sacra e mai abbiamo cambiato le carte in tavola in
un affare. “Non mutarono i loro nomi” significa che mai abbiamo
falsificato documenti che avessero un valore ufficiale. È la regola:
“La legge dello stato è legge”. Infine, “si tennero lontani dalle
unioni proibite” allude alla stabilità dell’istituto famigliare nel
nostro ambiente.
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Giorgio Berruto
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Non
Israele, ma l’emancipazione attraverso l’istruzione. Ma cominciamo
dall’inizio. Nel mondo arabo in età moderna, analogamente a quanto
accade in parte dell’Europa, agli ebrei è ascritta la condizione di
dhimmi, cioè “protetti”, ovvero tollerati a fronte del pagamento di
imposte particolari. Questo statuto, scrive lo storico Georges
Bensoussan nel recente “Gli ebrei del mondo arabo. L’argomento
proibito” (Giuntina), sancisce una situazione di umiliazione e degrado,
come è chiaro a chiunque abbia letto le pagine in cui Elias Canetti,
nelle “Voci di Marrakech”, descrive l’estrema miseria del quartiere
ebraico (mellah) della città marocchina.
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Memoria viva
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Spazio
sui quotidiani italiani alle iniziative legate al Giorno della Memoria
messe a punto dal Comitato di coordinamento per le Celebrazioni in
ricordo della Shoah che vede la collaborazione tra Presidenza del
Consiglio e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Tra i temi che
saranno toccati, la riflessione sulle responsabilità italiane e il
pericolo attuale dell’antisemitismo. “Ci preoccupano i ritorni di
fenomeni di antisemitismo e razzismo in Italia e in Europa. E
responsabilità delle istituzioni comprendere e non sottovalutare”, le
parole della Presidente UCEI Noemi Di Segni riportate in apertura dal
Corriere della Sera. “La narrativa della Shoah non può essere confinata
alle responsabilità del solo nazismo, ma anche del fascismo. Bisogna
saper spiegare, soprattutto alle nuove generazioni, come si arrivò in
Italia all’approvazione delle leggi razziali nel 1938, alla
deportazione degli ebrei italiane”, le parole di Di Segni. Il Corriere
sottolinea come al centro del programma di quest’anno vi siano le voci
femminili: “il primo evento sarà il concerto all’Auditorium Parco della
Musica di Roma, con brani scritti dalle donne nei vari campi di
concentramento non solo nazisti”.
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a quattro anni dagli attentati La cerimonia all'Hyper Cacher:
"Restiamo uniti contro l'odio"
A
quattro anni di distanze dall’attacco, famiglie, autorità, leader
religiosi e semplici cittadini si sono riuniti nelle scorse ore davanti
all’Hyper Cacher di Parigi per rendere omaggio alle vittime
dell’attentato antisemita che sconvolse la capitale. La cerimonia,
semplice e senza parole, è stata scandita dall’accensione di dieci
candele in memoria delle quattro vittime dell’Hyper Cacher, Yoav
Hattab, Yohan Cohen, Philippe Braham e François-Michel Saada, delle
vittime dell’attentato a Charlie Hebdo, dei poliziotti uccisi mentre
svolgevano il loro lavoro, di Sarah Halimi, di Mireille Knoll e di
tutte le vittime del terrorismo in Francia e nel mondo. Leggi
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segnalibro
Il 1938 e i protocolli della Corte
"Italia faccia i conti con passato"
Direttori
generali, professori, insegnanti, ingegneri e chimici, operai della
Zecca, postini e maestre elementari. Ne “Il registro”, volume di
Annalisa Capristo e Giorgio Fabre appena pubblicato da Il Mulino, si
racconta la cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli
della Corte dei Conti. Uno sguardo nuovo e approfondito per riflettere,
attraverso il filtro della storia e della rigorosa ricerca, sugli
effetti delle Leggi razziste e sul significato del loro ricordo a poco
più di 80 anni dalla promulgazione da parte del fascismo. Un’opera
importante e preziosa, presentata presso la Biblioteca di storia
moderna e contemporanea di Roma. Leggi
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Setirot
- La novella degli scacchi
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Come
è ebraico litigare con Dio. È vivere. Una banalità, forse. Ma averne la
riprova leggendo uno scrittore assolutamente laico che amo da sempre mi
ha profondamente colpito. Stefan Zweig, un punto di riferimento perché
premonitore della catastrofe che visse in prima persona, ebreo
austriaco, 1881-1942, e dei periodi bui attuali e futuri. Come quando,
nella “Novella degli scacchi” (Einaudi), scrive: «Ora i
nazionalsocialisti, molto prima che armassero i loro eserciti contro il
mondo, avevano cominciato a organizzare un esercito altrettanto
pericoloso e addestrato in tutti i paesi confinanti, la legione dei
diseredati, dei respinti, degli offesi (…)».
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto – Enzo, 'Que Chante'
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Credo
di essere rimasta con lo sguardo fermo sul Ticketless di questa
settimana per almeno dieci minuti. Alberto Cavaglion ha dedicato il suo
spazio alla figura immensa del padre Enzo, mancato qualche giorno fa,
evitando saggiamente qualsiasi parola e regalandoci una foto, ovvero un
universo di pensieri e di sensazioni, di storie e di ricordi, tanto
grandi e importanti da non poter essere raccontati. L’immagine fa
riaffiorare alla mente le vicende di un intero secolo e le
vicissitudini di una famiglia, ma non chiude un capitolo, anzi, lo
sguardo divertito e complice tra il nonno “sazio di giorni” e il
bimbetto, ci ricorda con forza che la vita continua e che la memoria è
un dono.
Guardo la foto e rivedo volti e luoghi a cui sono profondamente legata;
ritrovo ricordi di cui non intendo scrivere, forse perché troppo grandi
e importanti per essere raccontati o forse perché noi cuneesi siamo
fatti così.
Preferisco salutare Enzo Cavaglion con una canzone: “Se Chanto”. Si
tratta di una melodia popolare di probabile origine medioevale, legata
alla tradizione dei troubadours, con testo in occitano.
“Se Chanto”, divenuta popolare soprattutto grazie al gruppo Lou Dalfin,
è considerata un simbolo delle nostre montagne e delle vallate cuneesi
e ogni volta che mi incammino per quei sentieri ripenso ai 12 giovani
uomini coraggiosi che fondarono Italia Libera, prima banda partigiana.
Grazie Enzo, per aver combattuto perché potessimo essere liberi.
Maria Teresa Milano
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Merende
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L'Italia
è un paese dove il cibo è cultura, e dove quanto maggiore è la crisi
economica e morale che viviamo tanto aumentano programmi televisivi e
show di cucina (cosa che rammenta l’ossessione crescente per il cibo e
la speculare decadenza dell’impero romano).
Sara Valentina Di Palma
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La crisi dell'Unesco
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La
decisione degli Stati Uniti e dello Stato d’Israele di abbandonare
l’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural
Organisation) costituisce una scelta dolorosa ma inevitabile. Dolorosa,
perché il patrimonio culturale dell’umanità è per sua natura universale
e il venir meno di questa universalità – soprattutto se riguarda due
Paesi che nella conservazione e nella valorizzazione di questo
patrimonio sono all’avanguardia – non può essere accolta con gioia.
Valentino Baldacci
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Milà ed emofilia
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Il
tragico episodio della morte di un bambino nigeriano a seguito di una
operazione di circoncisione mal riuscita ha portato all’interessante
articolo del Vice Presidente dell’UCEI Giorgio Mortara che ha
illustrato nel dettaglio le garanzie offerte ai piccoli ebrei neonati e
alle loro famiglie.
Roberto Jona
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Il razzista Bottai
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Prosegue
come un fiume carsico la riabilitazione di figure eminenti del
fascismo, ultimo esempio Giuseppe Bottai. Naturalmente si scelgono le
posizioni controverse, ricche di svolte e di impennate. Ma le svolte e
le impennate non possono distoglierci dai fatti sostanziali. Per
Giuseppe Bottai, non può essere rimosso il ruolo avuto sulle Leggi
razziali che portano la sua firma, come ministro, nell’atto di
promulgazione del 15 novembre del 1938.
Paolo Brogi
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