Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       9 Settembre 2019 - 9 Elul 5779
IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE

Primo Levi, il suo sguardo da Torino al mondo 

I luoghi, anche i più anonimi, acquistano un significato se qualcuno li racconta, se fanno parte di una narrazione. Diventano tangibili, reali, e in alcuni casi importanti, se c’è qualcuno che ce li fa notare altrimenti restano lì, immobili, non visti e sconosciuti. Nelle pagine del dossier "Primo Levi a Torino" curato da Daniel Reichel su Pagine Ebraiche di settembre in distribuzione, un piccolo tributo nel centenario della sua nascita, si è cercato di porre in rilievo alcuni dei luoghi di Torino cui il grande scrittore, Testimone e chimico ha dato un significato parlandone nei libri o nelle interviste.
Non è la geografia a fare di Levi l’interprete universale dell’umanità, ci ricordano alcune delle prestigiose firme che hanno contribuito a questo dossier, ma i luoghi della sua città, Torino, ci aiutano a comprendere la complessità di un personaggio straordinario: scienziato, letterato, poeta, umorista, torinese/piemontese, cittadino del mondo.
È lui stesso a disseminare nei suoi libri riferimenti alla sua città: dalla casa in Corso Re Umberto alle vicine scuole elementari Felice Rignon e al liceo D’Azeglio; dal “minareto” di Chimica ai marciapiedi, dalle targhe delle officine di Corso Giulio Cesare al parco del Valentino. Nelle pagine del dossier, alcuni angoli di Torino prendono vita attraverso lo sguardo di Primo Levi, acquistano significato grazie alla sua originalità, a chi li ricorda e a chi li ha fotografati. Non è una guida ma un omaggio a un torinese dal linguaggio universale.  
 
IL DOSSIER DI PAGINE EBRAICHE 

Un viaggio che va oltre la sua città

In un’intervista alla televisione del 22 maggio 1981 fu chiesto a Primo Levi che cosa fosse per lui la piemontesità. Lo scrittore tenne subito a precisare la propria diffidenza verso tutte le “tà”: per due terzi un mito su cui è bene non insistere troppo. Certo, subito dopo disse di condividere alcune caratteristiche abitualmente attribuite ai suoi conterranei: la costanza, la serietà, portare a termine un’impresa iniziata, non fare il passo più lungo della gamba. Ma a simili qualità sembrava attribuire un valore che andava ben oltre i confini regionali. Come se l’impronta ricevuta dalla terra di origine valesse più che altro per la sua dimensione universale che non per i suoi tratti particolaristici.
Anche il legame di Levi con la propria città va visto nella medesima prospettiva: un legame molto stretto, rafforzatosi lungo tutta una vita, fatto di luoghi, di persone, di sensazioni condivise. C’è da chiedersi però cosa fosse la città che tante volte si è affacciata nei suoi racconti, nelle sue poesie o nella lingua di un personaggio come Faussone, protagonista de La chiave a stella. Era una città che nel corso dei decenni non aveva mai cessato di rivendicare in tanti modi diversi, più che la propria vocazione di capitale d’Italia, la propria dimensione europea.
Ad esempio: lo scambio intenso, di ampio respiro, fra la cultura scientifica e quella umanistica aveva a Torino ascendenze ottocentesche, e forse più antiche. Quella vocazione non venne mai meno per tutto il primo ‘900, e caratterizzò l’ambiente universitario, pur penalizzato dalle meschinità del regime, e si intersecò con la proiezione internazionale così viva negli ambienti antifascisti di varia estrazione, comunista, socialista, liberale. Ne fu segnato in profondità anche l’ambiente ebraico molto presente nell’intellettualità cittadina.
Primo Levi veniva di lì e, quando tornò da Auschwitz, fu condotto quasi naturalmente a misurare la propria esperienza su quell’orizzonte tanto ampio. La tragedia appena vissuta rimandava per forza di cose alle domande essenziali sulla storia e sulla natura dell’uomo. Ma per lui, grazie al clima culturale nel quale si era formato, fu forse più facile che per altri interpretare in una chiave universalistica l’esperienza appena vissuta. D’altra parte la Torino del dopoguerra continuava a mantenere una dimensione aperta all’insieme del paese e alle correnti europee: nel campo delle scienze, in economia, nel modo editoriale. Tutti luoghi che a Levi erano particolarmente congeniali, per contingenze quotidiane e soprattutto per scelta.

Fabio Levi, direttore del Centro studi internazionale Primo Levi 
 

LA SINAGOGA NEL PERCORSO DELLA MEZZA MARATONA 

Via Pacis, una corsa per il Dialogo 

Partenza da San Pietro, poi a seguire un passaggio davanti a Tempio Maggiore, Moschea, Chiesa Valdese e Chiesa Ortodossa. Sono “pace, integrazione, inclusione e solidarietà” i principi ispiratori della Rome Half Marathon Via Pacis, corsa organizzata per il terzo anno da Roma Capitale e Pontificio Consiglio della Cultura, in collaborazione e con l’organizzazione della Federazione Italiana di Atletica Leggera.
Ventuno chilometri di itinerario complessivo, che saranno percorsi domenica 22 settembre con l’obiettivo di valorizzare l’immagine di “Roma città dell’accoglienza e del dialogo tra le religioni”, come ha oggi sottolineato la sindaca Virginia Raggi nella conferenza stampa di presentazione dell’evento all’Ara Pacis. “Una manifestazione – ha poi aggiunto la sindaca – che è unica nel suo genere, nata dall’esigenza di dare testimonianza, attraverso lo sport, di valori come il rispetto e la solidarietà, e di fornire un contributo prezioso al dialogo interreligioso”. 
IL FESTIVAL A GRADISCA D'ISONZO  

Klezmer, emozioni in musica

In svolgimento a Gradisca d’Isonzo (Gorizia) la quattordicesima edizione del locale festival di Klezmer, organizzato dall’associazione Musica Libera guidata dall'artista Davide Casali. Ad aprire il festival, che si svolge in tre giornate, lo spettacolo di Evelina Meghnagi (con l’Ashira Ensemble) “Di voce in voce”. Dai canti in judeo-espanol, itineranti con i gruppi esiliati dalla Spagna alla fine del ‘400, a melodie del nord Africa, e via via fino allo Yemen, in ebraico, arabo, spagnolo, italiano, la voce calda e avvolgente della Meghnagi è arrivata a lambire, in questa emozionante performance, l’universo yiddish della Mitteleuropa.
COMANDANTE PARTIGIANO E TESTIMONE DEL NOVECENTO

Isacco Levi (1924-2019)

Attivo testimone delle vicende belliche in decine di incontri nelle scuole del territorio, voce di Memoria ma anche di speranza, Isacco Levi si era distinto come giovane comandante partigiano nel cuneese, alla guida di una squadra volante della brigata Garibaldi distintasi nella Liberazione del Paese dal nazifascismo. Un contributo su cui spesso era sollecitato ad intervenire, anche nel ricordo dei 13 familiari stretti che furono invece arrestati e poi deportati senza far ritorno a casa ad Auschwitz.
Esponente di una storica famiglia di commercianti, che da generazioni gestiva i banchi di ambulanti nelle piazze della provincia di Cuneo, Levi era nato il Primo luglio del 1924 a Barge ma risiedeva da ormai molti anni a Moretta, dove è mancato nelle scorse ore.
Una presenza spezzata dalla Shoah e raccontata nel libro autobiografico scritto assieme all’avvocato Alessio Ghisolfi, I Levi di via Spielberg. Isacco Levi tra Fascismo e Nazismo, pubblicato dalle Edizioni Clavilux con prefazione dell’allora Procuratore Generale di Torino Gian Carlo Caselli.



Rassegna stampa

Una tesi estrema 
Leggi

 
Tolleranza zero contro l'odio
Credo fermamente che dovremmo dimenticare questi ultimi due anni in cui l’odio è divampato liberamente, in cui il razzismo ha rialzato la sua laida testa, in cui i deboli, i disabili, i malati sono stati abbandonati alle violenze. In cui è bastato dirsi amico di Israele per poter dirsi a voce alta antisemita. Dimenticare per ricominciare. Ma ci sono fatti che accadono che ci fanno pensare che sia troppo tardi, che sia avvenuto nella società un cambiamento, un riaffiorare forse soltanto di pulsioni al male censurate e represse, che ci vorrà molto molto tempo a guarire.
Anna Foa
 
Oltremare – Progresso
Ci sono cose che ho sempre creduto che avrei continuato a vedere soltanto nei film, o al limite nei fumetti (in carta o al cinema), e che invece stanno prendendo piede nella nostra realtà in modi diversi: a volte senza farsi troppo notare, come i robot casalinghi, per adesso solo quelli che puliscono i pavimenti, e a volte in modo sfacciato e perfino aggressivo, come i droni. Intanto diciamo una cosa: i droni stanno ai pipistrelli come Jerry di Tom & Jerry sta ai robot aspirapolvere. Perché i droni li guardiamo volare pieni di sorpresa (per poco, immagino, ma per ora è ancora una sorpresa), e con un minimo di ansia. 
Daniela Fubini
Controvento - Sette film per raccontare il cervello
Nel 1848 l’operaio venticinquenne americano Phineas Gage, mentre lavorava alla costruzione di una ferrovia in Vermont, ebbe la testa trafitta da una spranga d’acciaio che gli attraversò la parte anteriore del cranio, dalla mandibola al lobo frontale, passando per l’occhio sinistro, e poi schizzò fuori per atterrare 20 metri più in là. Miracolosamente, Phineas sopravvisse all’incidente apparentemente indenne. Ma dopo breve tempo cominciò a manifestare i segni di una drastica trasformazione della personalità.
 
Viviana Kasam
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