Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       9 Giugno 2020 - 17 Sivan 5780
IL VIDEOPILPUL CON GIOVANNI MARIA FLICK 

"Impariamo a vivere insieme in città diverse, più giuste"

Per il giurista Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte costituzionale, è necessario partire dalle fondamenta, dalla nostra Costituzione, per garantire ai cittadini – o quanto meno provare a farlo – una città giusta. Una città che, richiamando l’articolo 2 della nostra Carta, è uno degli esempi più importanti di formazione sociale dove si svolge la personalità del singolo cittadino e allo stesso tempo dove si deve adempiere ai “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
“Questa affermazione indica con chiarezza la doppia veste che ha la città: da un lato di organismo che fornisce servizi. Una realtà istituzionale giuridica concreta, pratica, che fornisce una serie di servizi che sono la ragione per cui ci si mette insieme, per cui si è cominciato a vivere nella città”. Ma non solo. “La città non si limita ad essere un organismo che eroga servizi: è una formazione sociale dove si affermano i diritti della persona, dove quest’ultima li esercita e adempie ai propri doveri”. Coautore del volume La città per l’uomo ai tempi del Covid-19 (La nave di Teseo), Flick riflette assieme alla redazione di Pagine Ebraiche (qui l’audio e il video del pilpul di ieri sera) sull’impatto della pandemia sul nostro tessuto urbano così come sul significato stesso di vivere in città. “Se è vero che la Bibbia da un lato e la storia dall’altro ci insegnano che la vita dell’uomo è sempre stata caratterizzata da questa ricerca di riunirsi e poi di staccarsi” allora si capisce l’importanza delle città. “Richiamando Schopenhauer, possiamo citare la la storia dei porcospini: la ricerca di trovare la giusta distanza tra lo scaldarsi abbastanza nelle notti d’inverno e non pungersi troppo”. 

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LA NUOVA PUNTATA DI "PAGINE DI STORIA" CON ANNA FOA 

"Ebrei in Spagna, una vicenda che ha molto da dirci"

“Una visione del tutto nuova della storia culturale dell’ebraismo spagnolo”. È quella contenuta nel libro dello storico francese Maurice Kriegel Les Juifs à la fin du Moyen Âge dans l’Europe méditerranéenne. Un volume che Anna Foa ha scelto per il terzo episodio di “pagine di storia”, la rubrica audio curata dalla redazione di Pagine Ebraiche e dedicata a scoprire i grandi testi ed autori della storiografia moderna.
La lente di Foa – dopo aver analizzato Zakhor di Yosef Hayim Yerushalmi – si sposta questa volta sull’ebraismo spagnolo, studiato in modo innovativo da Kriegel. “Il caso spagnolo è un caso particolare, un’anomalia perché nella Spagna ci sono state tre religioni: quella cristiana, quella ebraica e quella musulmana e hanno in qualche tempo convissuto. E tutto il destino di questa convivenza e della sua crisi, con l’espulsione, è una storia che non smette di affascinare”. Da qui muove la riflessione di Foa sul testo di Kriegel, che propone analisi approfondite che toccano gli scontri filosofici interni alla comunità ebraica così come i rapporti complicati tra mondo ebraico e Chiesa.

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IL VIDEOPILPUL NELL'ANNIVERSARIO DELLA LORO UCCISIONE 

"L'Italia riparta dalla visione di Carlo e Nello Rosselli"

È il 9 giugno del 1937 quando Carlo e Nello Rosselli sono uccisi a Bagnoles-de-l’Orne, in Francia, da miliziani appartenenti alla formazione di estrema destra Cagoule. Le loro vite trovano una fine drammatica. Ma il fascismo non riesce nell’obiettivo che si è posto: spezzerà le loro esistenze, ma non gli ideali e l’esempio testimoniati.
“Giustizia e Libertà. Per questo morirono. Per questo vivono”, fece scrivere Piero Calamandrei sulla loro tomba. Fu la loro una breve quanto straordinaria esperienza di impegno antifascista e di altissima elaborazione politica, culturale, intellettuale. La ripercorriamo con l’ex ministro Valdo Spini, che è presidente e anima della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli.
Il videopilpul dedicato ai fratelli Rosselli sarà trasmesso questa sera alle 22.30 sui canali social Pagine EbraicheUCEI e, in versione audio, nella sezione Pagine Ebraiche da ascoltare del portale www.moked.it.

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IL DIBATTITO PROMOSSO A TORINO DA ANAVIM 

Socialità: le nuove forme, le nuove sfide

Una serata davvero importante per riflettere su quanto le nuove forme di socialità in questi tre mesi di emergenza abbiano impattato nel mondo in generale e nel microcosmo del mondo ebraico italiano in particolare.
A parlarne ieri sera per Anavim, associazione culturale che opera nella Comunità ebraica di Torino, quattro relatori – introdotti e “interrogati” da Shemuel Lampronti – con quattro professionalità diverse e in qualche modo complementari.

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Rassegna stampa

Il piano per una Italia smart
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L'America della coscienza civile
Crea non poco imbarazzo sentirli definire ‘afroamericani’. È come se si intendesse rimarcare che sono appena arrivati dall’Africa, che non sono nativi dell’America Wasp – bianca, anglosassone, protestante. In America alle origini ci si tiene molto, specie per sottolineare le differenze. Verrebbe da dire ‘altro che melting pot!’, ma si leverebbero subito gli scudi. Diciamo allora: queste sono le contraddizioni del melting pot. Melting pot che per i neri non ha funzionato troppo. E non mi si opponga, per favore, che un nero è riuscito a diventare Presidente degli Stati Uniti. È davvero l’eccezione che conferma la regola. 
Dario Calimani
Imposta sulle fantasie
Un prestigioso quotidiano, a proposito della possibilità che Israele annetta parti della Zona C di Giudea e Samaria, ha titolato: “Basta accordi con Israele. Tramonta il sogno di pace del popolo palestinese”, e indi ha fatto riferimento alla formula “due popoli, due Stati”. Già s’inizia male, perché si rimuove la realtà: in Israele convivono due popoli.
Inoltre, dormiremmo molto meglio se detto prestigioso quotidiano spiegasse dove è possibile informarsi, in Israele, West Bank e Gaza, sulla reale esistenza di sogni di pace con lo Stato ebraico e sull’identità dei sostenitori della formula “due popoli, due Stati”.
Emanuele Calò
Neri d'America, il volto dell'altro
Molte cose sensate sono già state scritte, su questa testata e altrove, a proposito dell’orribile uccisione di George Floyd. Eppure credo che ci sia ancora molto da scavare e qualche aspetto da chiarire sul significato dell’ennesimo atto di razzismo radicale e radicato emergente dalla società americana.
In una prospettiva ebraica, innanzitutto. L’agghiacciante omicidio commesso a freddo dal poliziotto americano tramite soffocamento prolungato nei confronti di un individuo pacifico e disarmato squassa con una lacerazione violenta l’immagine del divino presente nell’uomo, quale ci è consegnata dalla tradizione ebraica. 
David Sorani
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