Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     2 Settembre 2020 - 13 Elul 5780
L'INIZIO DEL NUOVO ANNO SCOLASTICO TRA MISURE DI PREVENZIONE E CAUTELE

Israele torna sui banchi di scuola

Dopo gli errori di maggio, Israele prova a far ripartire il suo sistema educativo: circa 2,4 milioni di studenti israeliani sono tornati il Primo settembre tra i banchi, reali e virtuali, tra mascherine, distanziamento sociale, cautele e polemiche. “Che questo sia un anno scolastico sano e sicuro per tutti i bambini di Israele, e che tutti noi possiamo tornare presto all'attesa routine”, l'auspicio del Presidente d'Israele Reuven Rivlin, che ha salutato il primo giorno degli studenti della scuola Gesher di Beit Shemesh. L'attenzione di tutto il paese – e non solo – è a a prevenire ogni possibile focolaio di contagi: in primavera la riapertura troppo veloce e generalizzata delle scuole è stato uno dei fattori principali della nuova ondata di positivi al coronavirus in Israele. E l'impegno ora è ad evitare di fare gli stessi sbagli, ancor più che oggi il bilancio dei contagi nel paese si attesta su numeri preoccupanti: oltre duemila nelle ultime 24 ore. Per questo il commissario alla pandemia Ronni Gamzu non ha voluto fare concessioni e ha imposto al governo di non aprire le scuole nelle città considerate rosse, ovvero ad alto tasso di contagi.

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LA GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA DEL 6 SETTEMBRE 

Percorsi ebraici, un racconto nei luoghi e in digitale

Quattro giorni alla ventunesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Un’edizione nel segno dei “percorsi ebraici”, degli itinerari tra luoghi e racconto che animeranno l’impegno di oltre novanta località italiane. Al centro Roma, città capofila (clicca qui per scaricare il pdf del programma romano).
Coordinata e promossa in Italia dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Giornata ha lo scopo di promuovere la cultura ebraica aprendo gratuitamente le porte di tutti i luoghi ebraici alla cittadinanza. Quest’anno in un’inedita versione, che integra appuntamenti in streaming ed eventi in presenza, che si svolgeranno in piena sicurezza e nel rispetto di tutte le norme relative all’emergenza sanitaria.
Sul sito della Giornata l’opportunità di essere aggiornati sulle molte centinaia di iniziative in tutta Italia, nei luoghi fisici così come in digitale. Molti contributi (clicca qui) sono specificamente dedicati alla Roma ebraica, la Comunità più antica della Diaspora. È però possibile essere informati su quel che succede nel resto del Paese anche attraverso un apposito dispositivo di geolocalizzazione (clicca qui).
“Una grande manifestazione di ebraismo vivo e vivace, che ha voglia di raccontarsi e di dare il proprio contributo alla società, e che ci auguriamo possa rappresentare un momento di gioia e una luce di speranza per tutto il Paese” sottolinea Noemi Di Segni, Presidente UCEI, nel suo intervento di presentazione (clicca qui).
Per approfondire il tema della Giornata anche a distanza diversi “percorsi ebraici” sono stati allestiti sul sito (clicca qui). Dai virtual tour alle gallery fotografiche, dalle mappe interattive ai servizi tv: una vasta gamma di possibilità per tutti i gusti e le sensibilità.

IL PIEMONTE E I "PERCORSI EBRAICI" 

Monferrato ebraico e ritorno alle radici,
un itinerario familiare

Quasi a riprendere il tema della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che quest’anno ha come tema i Percorsi Ebraici, durante le vacanze estive ho avuto l’occasione di ripercorrere un itinerario, ebraico e tutto personale, in Piemonte, tornando dopo venti anni a Casale Monferrato e visitando Acqui Terme, la città da dove proviene la mia famiglia, e che non avevo mai avuto l’occasione di conoscere.
A Casale Monferrato, il presidente della Comunità ebraica Elio Carmi ci ha accolto nella meravigliosa sinagoga, nel Museo dei Lumi che contiene una bella e preziosissima esposizione di Hanukkiot realizzata da artisti moderni, e in quello degli Argenti, con una preziosa collezione di Judaica e altri oggetti provenienti dalle Comunità piemontesi. Importante la valorizzazione artistica dell’edificio nel suo complesso e le infinite storie dell’insediamento della Comunità nel tessuto culturale ed economico del Monferrato e della città di Casale, fino alla situazione di oggi, dove la visita alla sinagoga ed alla Comunità ebraica gode di una meritata notorietà e rappresenta il primo tra i siti di interesse della città.

Ad Acqui Terme ho conosciuto le professoresse Luisa e Lucilla Rapetti, che da anni si occupano con professionalità e passione di ricostruire e conservare il valore e la storia delle Comunità ebraiche di Acqui, Casale e di altri centri del Piemonte, coinvolgendo le ragazze e i ragazzi della scuola di Acqui, ogni anno protagonisti della Giornata Europea della Cultura Ebraica. È stato molto importante per me ritrovare in questa città termale del Piemonte una parte della mia storia e aver potuto lasciare un sasso sulla tomba del mio trisnonno, Bellom Yekuziel Ottolenghi, i cui figli si trasferirono a Roma alla fine dell’800. Probabilmente per seguire lo zio Lazzaro, rabbino maggiore di Acqui che vi si era trasferito. Girando per il campo ho riconosciuto le mie radici, con una quantità di Ottolenghi inusuale per me, abituata ad un’unica famiglia nella grande Comunità di Roma, ma anche De Benedetti, Levi, Bachi, Dina e tanti altri cognomi a me noti e meno noti, persone generose, impegnate nelle loro Comunità, e che hanno lasciato un segno nel tessuto economico, sociale, culturale ad Acqui ed oltre. Singolare scoprire che il Municipio è nel palazzo Levi, nella piazza omonima, che la Fontana La Bollente, simbolo della città, è proprio al centro di quello che era il ghetto ebraico, e che la sinagoga è stata vandalizzata negli anni ’70, nell’imminenza del suo riconoscimento a monumento nazionale, in un’operazione miserevole ed è quindi persa per sempre, salvo alcuni arredi che oggi sono ad Alessandria.
 

Livia Ottolenghi, assessore Scuola, formazione e giovani UCEI

(Nell’immagine in alto Elio Carmi con Livia Ottolenghi; in basso il cimitero ebraico di Acqui Terme)

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QUI TRIESTE - REDAZIONE APERTA E LE INIZIATIVE DELL'ESOF2020

Migranti e tutela delle diversità,
a Trieste il confronto è aperto

Apre anche nel segno delle diversità e dell’orizzonte di un mondo plurale da preservare l’EuroScience Open Forum 2020 inaugurato quest’oggi a Trieste. Il grande appuntamento internazionale, che vede convergere in città il meglio della ricerca scientifica internazionale e cui partecipa anche il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, impegnato in questi giorni nei lavori del laboratorio Redazione aperta, punta molto su questi temi. 
Se ne è parlato stamane, ad esempio, nel corso dell’incontro “Noi e loro: storie e contesti di diversità umane”. Curato dalla locale Università degli studi, l’evento ha visto la partecipazione di studiosi di storia, filosofia, letteratura, psicobiologia e bioetica che hanno presentato le loro ricerche scientifico-umanistiche partendo dalle tematiche e prospettive raccolte nel volume multidisciplinare Human Diversity in Context (EUT), curato da Cinzia Ferrini per il progetto dipartimentale Trasformazioni dell’’Umano e in collaborazione con l’Academia Europaea. Al centro della riflessione la formazione culturale delle identità di gruppo e specie, delle dicotomie noi-loro, dei processi di riconoscimento dell’altro nella normatività sociale e nell’educazione, la narrativa delle identità ferite e dislocate da processi di estraneazione o diaspore.

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PAGINE E SVOLTE CON DAVID BIDUSSA 

Koestler e la difesa della democrazia

I nemici delle democrazia non sono necessariamente dei mostri venuti dall'esterno. Possiamo essere noi stessi, quando smettiamo di crederci, quando non sentiamo il modello democratico come parte di noi e quindi non siamo motivati a difenderlo, a resistere in suo nome agli attacchi esterni. Lo spiega nel suo Schiuma dalla terra lo scrittore e filosofo Arthur Koestler: un libro autobiografico scritto a Londra nel 1941 in cui Koestler, ebreo di origine ungherese poi naturalizzato britannico, racconta il periodo di reclusione in un campo di prigionia francese sui Pirenei. Un'esperienza, nella Francia democratica e repubblicana, non tanto diversa da quella del lager o del gulag. “Se noi prendiamo un qualsiasi libro che racconta i campi di concentramento dei sistemi totalitari, la condizione di Koestler non è molto diversa. - spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa nell'ultima puntata di pagine e svolte - Lo dico perché quando descriviamo dei campi di questo tipo pensiamo sempre che siano cose avvenute da un'altra parte, lontano dalle nostre democrazie. No no, sono avvenute proprio qui”. E l'esistenza di quei campi, in quella forma, è uno dei segni più significativi della crisi della democrazia, della crisi di un sistema che dovrebbe difendere la libertà. Ma Koestler, spiega Bidussa, porta un altro esempio ancora più evidente di come i francesi del 1940 non furono pronti a difendere il proprio sistema di valori. Non nella misura in cui lo furono nel primo conflitto mondiale.

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Rassegna stampa

Attentati del 2015 a Parigi, 
il via ai processi

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Ticketless - La provinciale 
Questa settimana voglio rendere omaggio a Eloisa Ravenna e alle sue radici provinciali, vercellesi. Ricordi famigliari (era stata compagna di giochi di mia madre), ma vorrei rendere testimonianza anche del suo modo di essere donna di valore. Alle qualità femminili della tradizione ebraica associava la tenacia di noi provinciali. Ho pensato a Eloisa leggendo sui giornali gli articoli apologetici, e per questo indecorosi, scritti in ricordo di Giorgio Bocca e firmati da persone che stimo. Questi articoli accompagnano l’uscita in edicola del ‘Provinciale’, l’autobiografia del grande giornalista, prima opera di una collana messa in vendita da uno dei nostri maggiori quotidiani.
Alberto Cavaglion
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Oriente e Occidente
Lo vediamo anche in questi giorni di intenso e spesso surreale dibattito sulla riapertura delle scuole: la pandemia in atto ha riportato sotto i riflettori l’antica relazione fra Oriente ed Occidente. Ad oggi sembra che il modello collettivista orientale, anche al di là dei diversi sistemi politici, si sia dimostrato il più efficiente, probabilmente perché prevede, che si chiami confucianesimo o mobilitazione di massa, una partecipazione attiva della cittadinanza alle politiche di contenimento del virus. Il rapporto fra Oriente ed Occidente ha vissuto molte stagioni, momenti in cui ha prevalso l’uno si sono alternati a periodi opposti.
Davide Assael
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Periscopio - Gite ad Auschwitz
Fare opere di narrativa sulla Shoah, com’è noto, significa inoltrarsi su un terreno estremamente delicato, in quanto l’immensità dell’orrore evocato impone di andare coi piedi di piombo. Molti, troppi sono i rischi che incombono (banalizzazione della tragedia, offesa al ricordo dei morti e alla sensibilità dei sopravvissuti, profanazione della memoria ecc.), e che consiglierebbero di scegliere altri temi. 
Da tempo, com’è noto, è in corso un vivace dibattito sulla nascita e il consolidamento di una vera e proprio “teologia della Shoah”, qualcosa da alcuni denunciata come un deriva pericolosa. Se la Shoah viene ‘sacralizzata, se diventa una sorta di religione, o di “contro-religione”, addentrarcisi significa penetrare in qualcosa di simile a un tempio, a una cattedrale. 
Francesco Lucrezi
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Il concerto di Varsavia
Dopo l’occupazione tedesca della Polonia numerosi compositori polacchi furono trasferiti nella prigione di Pawiak, presso il Campo di concentramento di Varsavia ubicato nel Ghetto; sospettati di perseguire finalità politiche ostili al Reich mascherate da attività artistiche o ritenuti membri di organizzazioni resistenziali, furono sottoposti a interrogatori e torture da parte della Gestapo.
La loro detenzione variava da una settimana a diversi mesi o addirittura anni e di solito si concludeva con il rilascio o il trasferimento presso Campi aperti in territorio metropolitano tedesco.
Francesco Lotoro
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