Ticketless – La provinciale
Questa settimana voglio rendere omaggio a Eloisa Ravenna e alle sue radici provinciali, vercellesi. Ricordi famigliari (era stata compagna di giochi di mia madre), ma vorrei rendere testimonianza anche del suo modo di essere donna di valore. Alle qualità femminili della tradizione ebraica associava la tenacia di noi provinciali. Ho pensato a Eloisa leggendo sui giornali gli articoli apologetici, e per questo indecorosi, scritti in ricordo di Giorgio Bocca e firmati da persone che stimo. Questi articoli accompagnano l’uscita in edicola del ‘Provinciale’, l’autobiografia del grande giornalista, prima opera di una collana messa in vendita da uno dei nostri maggiori quotidiani. Alle pagine 156 e 157 delle sue memorie il provinciale Bocca, nel suo tipico stile rozzo e maleducato, dedica alla provinciale Ravenna un ritratto velenoso, pieno di rancore, ma anche di bugie. La descrive come una rompiscatole petulante. Scoperti gli articoli che scrisse sulla “Sentinella delle Alpi”, Eloisa aveva iniziato a diffonderli con la cocciutaggine di noi provinciali, volantinando in sala ogni volta che Bocca andava a parlare in pubblico e infine mostrandoli a Pietra. Ora, il direttore del “Giorno”, a me sta molto simpatico perché letti quegli articoli fece quanto nessun direttore di giornale odierno farebbe: richiamò a Milano il suo inviato che seguiva in quei giorni il viaggio di Paolo VI a Gerusalemme. Bocca mente anche su questo, perché scrive che quella decisione non andava attribuita a Eloisa, ma a quanto lui andava scrivendo sui territori occupati (quando è notorio che il viaggio del Pontefice avvenne nel 1964 e non c’era nessun territorio occupato). Bocca è soprattutto ingiurioso verso una donna che lo mette davanti alle sue responsabilità. La prende in giro dicendo che quando la vedeva in sala prima di iniziare il suo discorso avvertiva pensando di essere spiritoso e trattandola come una donna povera di spirito: “Vi avviso che in sala c’è la Ravenna con i suoi volantini..”. Gli articoli per la “Sentinella delle Alpi” erano in verità più di uno. Bocca ne cita, bontà sua, uno solo, una recensione ai ‘Protocolli di Sion’, ma sul suo antisemitismo io sono più clemente di Eloisa. Scivoloni del genere furono frequenti, in periferia come al centro. Ciò che mi colpisce scorrendo quel giornale è la tenacia del provinciale nel sostenere, con svariati altri pezzi, le ragioni dell’Asse, nel tessere le lodi della potenza militare hitleriana fin oltre l’autunno del 1942, cioè fin oltre il lecito. Tenacia degna di miglior causa. Perché nessuno in questi giorni lo ricorda?
Alberto Cavaglion