Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     28 Ottobre 2020 - 10 Cheshvan 5781
VERSO IL VOTO - L'INDAGINE A DUE ANNI DALL'ATTENTATO DI PITTSBURGH

L'America che non vede l'antisemitismo

A due anni dalla più grave strage antisemita compiuta negli Stati Uniti – l’attacco di Pittsburgh, in cui un suprematista bianco uccise undici fedeli riuniti in preghiera per Shabbat nella sinagoga Tree of Life – un’indagine condotta dall’American Jewish Committee descrive un quadro preoccupante del problema dell’antisemitismo negli Usa. Secondo la ricerca appena pubblicata, quasi la metà degli americani dichiara o di non aver mai sentito il termine antisemitismo (21%) o di non saper bene il suo significato (25%). Per quanto riguarda la percezione degli ebrei americani, invece, l’82% afferma di avere la sensazione che negli ultimi cinque anni l’antisemitismo nel paese sia aumentato. Sempre prendendo come riferimento il periodo 2015-2020, un quarto degli ebrei intervistati afferma di aver subito personalmente un attacco antisemita. Il 22% di esserne stato vittima online e il 3% di aver subito violenza fisica. Il sondaggio ha rilevato che circa un quarto degli ebrei evita di indossare pubblicamente oggetti che li identifichi come tali e che la stessa percentuale evita di identificarsi come ebrei online. La maggioranza degli intervistati – sempre rispetto al mondo ebraico – sottolinea che le istituzioni ebraiche a cui è affiliata hanno aumentato la sicurezza nei due anni successivi alla strage alla sinagoga Tree of Life.
Quasi il 40% dichiara che le stesse istituzioni sono state oggetto di graffiti, minacce o azioni antisemiti dopo i fatti di Pittsburgh. “Che quasi la metà della popolazione americana sembra non sapere nemmeno cosa sia l’antisemitismo può solo aumentare la preoccupazione degli ebrei americani per la loro sicurezza e il loro benessere”, ha sottolineato David Harris, a capo dell’American Jewish Committee, analizzando i dati del doppio sondaggio (un campione di 1.334 ebrei americani ha partecipato all’indagine per la parte ebraica, un altro campione di 1.010 americani ha partecipato all’indagine generale: i sondaggi sono stati condotti telefonicamente tra settembre e ottobre). 

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LA MOBILITAZIONE DEGLI EBREI FRANCESI 

"Paragone di Erdogan inaccettabile,
le sue parole puntano a distruggere"

“Un'ondata di minacce e di odio contro la Francia sta scuotendo il mondo e i valori delle società democratiche. Dobbiamo unirci per confrontarle”. Così il presidente del Consiglio ebraico di Francia Francis Kalifat in un messaggio inviato nelle scorse ore in risposta alle minacce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e all'intollerabile paragone formulato tra islamici nell'Europa di oggi ed ebrei sotto il nazismo.  Anche il Gran Rabbino di Francia rav Haim Korsia (nell'immagine) ha espresso il proprio sconcerto. 
"Parole intollerabili visto che sono riferite a una società che è oggi aperta e plurale, rispettosa delle differenze e della pratica religiosa di ciascuno", la sua riflessione.
Il Gran Rabbino si è detto preoccupato per un clima di violenza "che inizia sempre con le parole, le parole violente che vogliono distruggere, che non vogliono legittimare il dialogo e la discussione". Un problema, ha sottolineato, che affligge purtroppo anche altri leader mondiali. 

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LE DICHIARAZIONI NELL'ANNIVERSARIO

"Nostra Aetate è la Magna Charta
delle relazioni tra ebrei e cristiani"

Il 55esimo anniversario della dichiarazione Nostra Aetate è stata l’occasione di uno scambio di messaggi tra il cardinale Kurt Koch, presidente della Commissione per i rapporti religiosi con gli ebrei della Santa Sede, e Noam Marans, esponente dell’American Jewish Committee dal 2019 a capo dello International Jewish Committee for Interreligious Consultations.
“Senza ombra di dubbio – il pensiero esplicitato da Koch nel suo intervento – la Nostra Aetate ha gettato le basi per un nuovo rapporto tra cattolici ed ebrei. Può quindi essere considerata la Magna Charta delle nostre relazioni”. Per l’alto esponente vaticano “il dialogo tra ebrei e cristiani ha fatto propria questa visione, in uno spirito di fratellanza e autentica amicizia”. La sfida ulteriore, aggiunge il cardinale, “è quella di acquisire una comprensione reciproca più profonda, naturalmente sempre nel rispetto delle rispettive tradizioni religiose”. Un impegno da portare avanti particolarmente “nel campo dell’educazione e della formazione”.
A ricordare l’importanza del percorso tracciato dalla Nostra Aetate in poi è anche l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede. “Questo importante documento – si sottolinea in una nota – ha portato ad un profondo cambiamento di atteggiamento da parte della Chiesa verso l’ebraismo e le ha fatto riscoprire le sue radici ebraiche”. Un cambiamento teologico, si afferma, ha così reso possibile “il cambiamento politico che ha portato l’instaurazione dei pieni poteri diplomatici tra lo Stato di Israele e la Santa Sede”.

(Nell'immagine l'ambasciatore israeliano Oren David in un passato incontro con papa Bergoglio)

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IL RICONOSCIMENTO AL PIANISTA FRANCESCO LOTORO E A SUA MOGLIE GRAZIA  

Simon Wiesenthal Center, un premio per la Memoria

Nuovo prestigioso riconoscimento per l’ultratrentennale attività di ricerca sulla musica concentrazionaria svolta da Francesco Lotoro e da sua moglie Grazia Tiritiello. Ad entrambi, nel corso di una cerimonia in streaming che si svolgerà nelle prossime ore, sarà infatti assegnata la Medaglia al Valore conferita dal Simon Wiesenthal Center di Los Angeles.
Per il pianista pugliese, che è anche ideatore del progetto della “Cittadella della Musica Concentrazionaria” che sorgerà in futuro a Barletta, si tratta di “una importante attestazione di stima per un lungo lavoro di ricerca, peraltro non ancora terminato, svolto allo scopo di riportare alla luce migliaia di pagine musicali, spesso dei veri capolavori”. 

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Ticketless - Taccuini
Terza puntata (ultima, prometto) di amarcord. Dopo gli album di famiglia, dopo i manuali scolastici è la volta dei taccuini. Nel riordinare vecchie carte è spuntato fuori il taccuino che mio nonno materno portava con sé durante la prima guerra mondiale.
Quota 77, Monte Hermada, Duino, le cure portate ai feriti, i gas tossici, un dottore sempre assente e ubriaco, una sola licenza durante tutta la guerra, per tornare a Casale Monferrato e dare ai genitori la notizia della morte del fratello Alessandro, ucciso sulla linea del Piave.
 
Alberto Cavaglion
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Abbattere i contagi
Al netto dei notissimi gruppi organizzati che approfittano del malcontento popolare per infiammare le piazze con bombe molotov e spaccare quelle stesse attività commerciali di cui si farebbero portavoce, lo scenario di frammentazione sociale a cui stiamo assistendo in Italia e in Europa è, a mio giudizio, un’ulteriore prova di un male profondo che coinvolge da tempo le società democratiche.
Davide Assael
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Periscopio - La svolta del mondo arabo
Dunque, dopo gli Emirati Arabi e il Bahrein, ora dovrebbe essere la volta del Sudan (il Paese dalla cui capitale, Khartoum, furono pronunciati, subito dopo la guerra dei Sei giorni, i famigerati “tre no” della Lega Araba: No ai negoziati, No al riconoscimento di Israele, No alla pace). E già si fanno i nomi di Marocco, Oman e, nientepopodimeno, Arabia Saudita.
 
Francesco Lucrezi
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