Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    1 Dicembre 2020 - 15 Kislev 5781
LA MISSIONE DELLA DELEGAZIONE DEL SHEBA MEDICAL CENTER 

Israele al fianco dell'Italia nella lotta alla pandemia. 
Un'equipe medica in arrivo in Piemonte

Dare un aiuto concreto al Piemonte nella lotta contro il coronavirus. È l’obiettivo dell’equipe medica israeliana del Chaim Sheba Medical Center di Tel HaShomer che atterrerà in queste ore in Italia per prendere servizio in un ospedale piemontese. In particolare, la delegazione lavorerà al fianco dei medici dell’ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno (provincia di Cuneo), specializzato nella cura e nella ricerca contro il Covid-19. Ventuno i medici e gli esperti che hanno preso parte alla missione, frutto di una intensa cooperazione diplomatica tra i due paesi. “L’Ambasciata d’Israele in Italia ha dato avvio a questa importante cooperazione, per sostenere l’Italia nelle dolorose e complesse sfide che il Paese sta affrontando.- spiega in una nota l’ambasciatore d’Israele a Roma Dror Eydar – Cercavamo un modo per essere di aiuto e, al violento arrivo della seconda ondata, abbiamo appreso dai nostri amici in Piemonte che la Regione mancava di sufficiente personale medico e sanitario, e ci siamo attivati per aiutarla. Essendo il carico di lavoro del personale locale divenuto particolarmente oberante, abbiamo deciso di fornire il nostro supporto”. Il presidente del Piemonte Alberto Cirio, spiega l'ambasciata, ha accolto con favore la proposta di cooperazione e aiuto. Il ministero della Salute italiano e i vertici del Dipartimento di Emergenza regionale piemontese sono stati così messi in contatto con il ministero della Salute di Israele e i vertici dello Sheba Medical Center, realtà medica tra le più avanzate al mondo e con un'ampia esperienza nello sviluppo di cure contro il Coronavirus. Da qui la nomina della delegazione affidata alla guida di Elhanan Bar On, direttore del Centro israeliano per la medicina delle grandi emergenze e della risposta umanitaria (parte dello Sheba). "Il Centro Sheba per gli aiuti umanitari, i disastri e le emergenze ha intrapreso molte missioni in tutto il mondo e ha contribuito a salvare la vita di migliaia di persone. - le parole di Bar On prima della partenza - Ora lavoreremo fianco a fianco alle squadre mediche locali in Italia e salveremo vite umane".

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L'INTERVENTO DI RAV BENEDETTO CARUCCI VITERBI

Il Covid e la lezione dell’ebraismo:
“Riscopriamo il valore del silenzio”

La sfida posta all’uomo dalla pandemia pone una serie di angoscianti interrogativi. A quali valori aggrapparsi? Come reagire, costruire e pensare futuro? Un intervento del rav Benedetto Carucci Viterbi, preside del liceo ebraico Renzo Levi di Roma, coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano e docente di pensiero ebraico del diploma universitario triennale in studi ebraici UCEI, ha il pregio della chiarezza e dell’incisività. Una lezione ancorata ai valori plurimillenari della Tradizione e ad alcuni grandi Maestri del passato. 
“Nell’animo degli uomini – racconta al Corriere della Sera, che pubblica oggi una sua grande intervista – mi sembra di scorgere confusione, timore per il futuro, spaesamento: un senso di esilio da una realtà nota ad una ignota ed imprevista. È una condizione nuova, nella quale i parametri certi e i punti di riferimento sembrano saltati. O perlomeno sembra saltata quella sicurezza nel dominio, della propria vita, del mondo, della natura, che sembrava acquisita, con una buona dose di presunzione, fino alla vigilia della pandemia”.
Un uomo diventato quindi più fragile. Una condizione che non è però caratterizzata da sola negatività. “La fragilità umana – prosegue infatti il rav – è portatrice di riflessione e può regalarci un diverso punto di vista sulla vita: riconoscerla ci permette di comprendere l’esistenza in una prospettiva più sana e ci apre alla capacità di trasformazione”. 
Nell’intervista si mettono più volte a confronto la prima e la seconda fase del contagio. Relativamente al rapporto con il tempo che ha caratterizzato la scorsa primavera, il rav tratteggia la suggestiva immagine di uno Shabbat prolungato. “Nella tradizione e nella pratica ebraica – spiega al suo intervistatore, l’ex sindaco della Capitale Walter Veltroni – lo Shabbat è un tempo altro, fuori della successione cronologica dei momenti feriali: i maestri del Talmud lo identificano come un sessantesimo del mondo futuro, un sessantesimo di eternità. Un tempo senza ieri e senza domani, un presente assoluto e puntuale. Ecco: il lockdown, almeno per coloro che non si sono dovuti confrontare direttamente con i drammi del contagio, ci ha collocato in un presente di spessore infinito”. La seconda ondata, sostiene il rav, ci avrebbe invece fatti ripiombare nel tempo feriale. In una frenesia “che forse ruota su se stessa, per molti con l’angosciosa sensazione di una assenza di prospettiva per il futuro”. Un passaggio quindi dal tempo “senza dimensioni” a quello circolare “che si illude di linearità”. 

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LA PRESENTAZIONE ONLINE DEL TRATTATO CHAGHIGÀ

“Restituire il cuore dell’ebraismo,
quella del Talmud è una sfida vinta”

Da poco in libreria, Chaghigà (Sacrificio festivo) è il quinto trattato del Talmud tradotto finora in italiano nell’ambito del protocollo siglato nel 2011 tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Consiglio nazionale delle ricerche e UCEI – Collegio Rabbinico.
Un trattato che malgrado le sue ridotte dimensioni, come sottolinea il rav Riccardo Di Segni nell’introduzione, “è molto vario per gli argomenti trattati e per diversi livelli di difficoltà”. Piuttosto complesso “sia per la materia trattata che per la finezza delle discussioni nell’ultimo capitolo, eminentemente giuridico”. Seducente invece “per le divagazioni aggadiche del primo capitolo e per la materia mistica del secondo”. Comunque importante e solo apparentemente semplice “nelle parti giuridiche del primo e secondo capitolo”.

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QUI CASALE MONFERRATO

Chanukkah, luce anche a distanza

Sono ormai più di 20 anni che la prima domenica coincidente con Chanukkah (quest’anno il 13 dicembre) diventa il momento in cui la Comunità ebraica di Casale Monferrato si incontra con centinaia di amici per una giornata dedicata tutta ai temi della luce. La data è stata confermata e anche se l’incontro avverrà online potrebbe essere piuttosto affollato, richiamando un pubblico internazionale. Insieme al presidente della Comunità Elio Carmi ci sarà Daria Carmi, Young Curator della collezione del Museo dei Lumi. Saranno loro a introdurre i sette nuovi artisti per sette nuove opere che entreranno a far parte della collezione. 

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L'INIZIATIVA CON IL DIRETTORE D'ORCHESTRA EDUARDO HUBERT

Da Mosca a Vienna, un viaggio nella grande musica

Pianista, compositore e direttore d’orchestra molto noto anche all’estero, Eduardo Hubert (nell’immagine) è nato in Argentina ma vive dal 1974 in Italia. Per il Centro ebraico Il Pitigliani, in collaborazione con Arte2o e l’associazione Suoniamo Insieme per Alisa, ha allestito un viaggio musicale in molte tappe. Un itinerario che toccherà città come San Pietroburgo, Mosca, Vienna, Parigi con lo scopo, viene annunciato, “di apprendere i segreti e le sfaccettature di capolavori di grandi autori quali J. S. Bach (i Concerti Brandeburghesi), Mozart (dalle Sonate alle opere), Caikovskij (i balletti, le sinfonie), Prokofiev (dai suoi pezzi sinfonici alla musica da camera come il suo Sestetto sui temi ebraici), Smetana (il suo poema sinfonico La mia Patria, i cui temi sembrano richiamare l’Hatikvah), Schumann, Schubert, Schostakovic e molti altri Maestri”. 

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La sfida della Memoria
Gentile rav Riccardo Di Segni, la ringrazio molto per l’attenzione che su queste pagine lei ha dedicato alla nostra Carta della Memoria. Comprendo bene lo spirito che anima le sue obiezioni. Noi non abbiamo però mai messo in dubbio l’enormità e la specificità della Shoah (un genocidio senza precedenti, come lo definisce Yehuda Bauer) né tantomeno mettere assieme, astoricamente, massacri, epidemie e un domani sofferenze personali. 
Gabriele Nissim
Maradona, grazie per le emozioni
Povero Maradona, condannato a scontare con l'odio degli insignificanti il proprio talento e la propria fama.
È bastato che morisse, in anticipo sui tempi – ma i tempi non li decidiamo noi –, e le menti più perspicaci, forse anche le più frustrate, si sono scatenate per denunciarne la depravazione e fustigarne i costumi.
Ci si ripropone l'antico dilemma: può un giudizio morale (mal applicato e a volte supponente) negare il valore dell'arte? Può l'arte universalmente riconosciuta soccombere, schiacciata da un'etica sociale anche non condivisa, un'etica che straborda nel moralismo più gretto e meschino?
Dario Calimani
Memoria e contromemoria
Sulla memoria, come su ciascun argomento, in democrazia sono ammissibili tutte le opinioni, senza alcun condizionamento. Esiste, e come se esiste, in materia di memoria, un’asimmetria informativa, perché soltanto un’esigua minoranza ha letto Elena Loewenthal, Tzvetan Todorov, Georges Bensoussan, Raul Hilberg, Zygmunt Bauman e così via, perché non si può ragionevolmente pretendere che ciascuno ne diventi specialista. La tutela, in questo caso, è data dalla chiarezza dell’esposizione.

Emanuele Calò
Metamorfosi
Il Covid-19, che imperterrito continua a ristagnare pesantemente fra noi contagiando migliaia di persone e mietendo centinaia di morti ogni giorno, accentua nel tempo il suo carattere di osservatorio del comportamento sociale. Al condizionamento del virus nessuno può sfuggire e interpretarne la fenomenologia può risultare istruttivo. Perché alla coesione dolorosa, alla solidarietà partecipe della prima ondata di marzo-aprile succede ora la divisione continua, la polemica incessante di questa seconda ondata? 
David Sorani
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