Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui                17 Dicembre 2020 - 2 Tevet 5781
L'INTERVENTO 

Ebrei a Dubai, andiamoci piano con l'entusiasmo

Gli accordi che si stanno sviluppando tra Israele e diversi Paesi arabi indubbiamente aprono nuove prospettive di rapporti e collaborazione che, come da più parti sottolineato, possono modificare sostanzialmente il quadro politico del Medio Oriente. Tuttavia, in questo clima di euforia generale, a me viene un pensiero forse un po’ controcorrente. Al di là di tutti gli aspetti politici ed economici, questi accordi coinvolgono sentimenti ed emozioni non da poco, per Israele significa il venir meno, da parte di una significativa componente del mondo arabo, di quel radicale ostracismo che da sempre ne rifiutava l’esistenza, è come un muraglione che viene abbattuto. Vogliamo dire che è un evento per certi versi paragonabile all’esperienza dell’uscita dal ghetto delle comunità ebraiche? Anche allora fu l’ebbrezza di riconoscimenti, di attività e potenzialità fino a quel momento impensabili. Sappiamo quale fu – prima – il costo interno, in termini di assimilazione ad un mondo che appariva quanto mai affascinante e coinvolgente – poi – quali furono gli effetti della presenza ebraica così massiccia in tutti i campi, concessa da leggi e da istituzioni più o meno liberali ma tutt’altro che digerita dalle masse, sul diffondersi dell’antisemitismo, fino alle tragiche conseguenze. Naturalmente il contesto politico, sociale e religioso è oggi del tutto diverso, tuttavia penso che la storia qualche cautela ce la debba insegnare, impegnandoci a confrontarci con le nuove aperture con senso di responsabilità e di consapevolezza delle potenzialità e dei rischi, all’interno e dall’esterno del mondo ebraico. Forse però c’è qualcosa di più profondamente preoccupante; si notano in questi giorni sui social le immagini di cerimonie ebraiche a Dubai, si leggono articoli che vagheggiano di un possibile rifiorire di comunità ebraiche in Paesi arabi. Tutto questo non mi entusiasma affatto.

Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova

(Nell'immagine la Chanukkah accesa a Dubai) 

Leggi

LA CERIMONIA DI ACCENSIONE CON L'AD DI PFIZER 

"Da Chanukkah al vaccino anti-Covid,
l'impossibile che diventa possibile"

Accendendo la settimana candela di Chanukkah, Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer, ha ricordato come la festa rappresenti “una storia di grande determinazione di fronte alle avversità”, di come “l’impossibile diventi possibile”. Un’analogia con il miracoloso percorso del vaccino anti-coronavirus, arrivato in tempi record, superando ogni più rosea previsione, e che permetterà di proteggere milioni di persone. “Questa Chanukkah celebriamo sia l’incredibile spirito umano e la determinazione che ci sono voluti per creare il vaccino per Covid 19, sia il modo in cui questi sforzi hanno reso possibile l’impossibile: sviluppare un vaccino così rapidamente” ha sottolineato Bourla, partecipando a una cerimonia organizzata dall’ambasciata israeliana a Washington.

Leggi

LA SENTENZA SULLA MACELLAZIONE RITUALE 

"Dalla Corte di Giustizia UE un attacco ai diritti religiosi"

Voci di protesta si stanno levando nel mondo ebraico per una sentenza di queste ore della Corte di Giustizia dell'Unione Europea che, sul tema della macellazione di animali, adottando la legislazione belga e in particolare delle Fiandre, dà la facoltà a tutti gli Stati membri di imporre un preliminare processo di stordimento reversibile.
"Il diritto di praticare la nostra fede e le nostre tradizioni, garantito da tempo sotto la legge europea, è ora messo seriamente sotto attacco" sottolinea tra gli altri Moshe Kantor, il presidente dello European Jewish Congress. “Questa sentenza è un duro colpo per la vita ebraica in Europa e in sostanza dice agli ebrei che le loro pratiche non sono più benvenute. Solo un breve passo - sottolinea Kantor - ci separa dal dire che gli ebrei stessi non sono benvenuti". 
Kantor annuncia una lotta serrata "per contrastare questa tragica decisione". 

Leggi

LA PROTESTA CONTRO L'ULTIMO DITTATORE D'EUROPA 

La sopravvissuta alla Shoah contro Lukashenko:
"Ha distrutto le fondamenta dell'umanità"

In Bielorussia la bandiera bianca con una striscia rossa al centro è diventata il simbolo della protesta contro il regime di Alexander Lukashenko. Non è la bandiera ufficiale, rosso-verde, ma lo è stata in passato. Esporla oggi significa prendere una chiara posizione politica, come dimostrano le grandi manifestazioni anti-Lukashenko a tinte bianco-rosse di questi mesi. E per questo Elizaveta Yakovlevna Bursova, 87 anni, sopravvissuta alla Shoah, aveva deciso di appenderla sul suo balcone. “Il regime di Lukashenko ha calpestato le libertà più elementari, ha distrutto le fondamenta dell’umanità e lo stato di diritto del Paese”, ha dichiarato in una recente intervista. Il suo gesto non è però passato inosservato e il regime ha deciso di punirlo: un tribunale l’ha condannata per “azione di massa non autorizzata”, sanzionandola con una multa pari a un mese di pensione. “Anche per una persona anziana come me, è impossibile stare lontano da queste proteste, far finta che non mi riguardi”, ha commentato Bursova, con un passato, sotto l’Unione Sovietica, da campionessa olimpica di tiro a segno.

Leggi

IL DOCUMENTARIO A 300 ANNI DALLA NASCITA 

"Gaon di Vilna, personalità gigantesca"

Rabbino, talmudista e studioso di Cabbalà, il Gaon di Vilna è stata una delle personalità più influenti dell’ebraismo europeo. Una figura affascinante che ha fatto della Lituania del suo tempo e delle successive generazioni un luogo di notevole fermento religioso e intellettuale. Nel trecentesimo dalla nascita un documentario curato da Giorgia Calò, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino su impulso dell'ambasciata lituana porta nuova luce su questo grande Maestro.

Leggi

OTTO GIORNI OTTO LUMI / 8

Il compito dei Maestri

L’allievo che ha raggiunto la dimensione “della fiamma che sale da sola” è pronto per accendere lui stesso il lume della Torah quando non ci sarà più il maestro al suo fianco. È forse per questo che la Magna Congregazione, tra i suoi principi fondamentali, affermò quello di “vehe‘emìdu talmidim arbè/allevare molti discepoli” (Mishnà Avot 1:1). Letteralmente il verbo “vehe‘emìdu” significa “far stare in piedi”. Compito dei maestri è dunque quello di insegnare affinché l’allievo sia indipendente da lui, perché sia in grado di stare in piedi con le proprie forze quando il sostegno del maestro non ci sarà più.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo da Padova

Leggi

Armando Castro (1945-2020)
Ho atteso che trascorressero due giorni da quando abbiamo portato il nostro ultimo saluto ad Armando Castro z.l. per cercare di trovare le parole adatte a ricordare la sua figura e l’importanza che questa ha rivestito nella storia della nostra Comunità, impresa non semplice per una personalità così poliedrica in cui l’eredità dolorosa del passato materno si mischiava con un forte slancio verso il futuro. È stato con la sua presidenza che si è rafforzato quel progetto di Comunità che ancora oggi cerchiamo, seppure tra mille difficoltà, di portare avanti. Dove l’ebraismo si apre alla società civile svelandosi nelle sue infinite sfaccettature religiose e culturali.
Maurizio Gabbrielli, presidente Comunità ebraica di Pisa
Leggi
Setirot - Svolte e dubbi
Non possono che essere accolte con speranza e soddisfazione le recenti svolte diplomatiche che vedono Israele normalizzare i propri rapporti con gli Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, il Sudan, il Marocco, e probabilmente domani con l’Oman. Un particolare però, un’inezia, non mi è chiarissimo.
Stefano Jesurum
Leggi
I colori della Resistenza
La Resistenza italiana fu rossa o tricolore? Questa è la domanda che sottende tutta la raccolta di saggi curata da Tommaso Piffer e dedicata a «Le formazioni autonome nella Resistenza italiana», di recente pubblicazione da Marsilio, e che a sua volta trascina con sé un’altra domanda. 
 
Valentino Baldacci
Leggi
Spuntino - Dal buio alla luce
Le tre lettere che formano la parola MiKetz, che dà il nome alla parashà di questa settimana, riassumono gli elementi che, accumunati dallo stesso valore numerico (136), possono portare alla teshuvà (letteralmente ritorno) e favorire la salvezza. La prima lettera, Mem, sta per “Mamon” (= soldi, offerti in tzedakà), la Kof è “Kol” (= voce, intesa come preghiera) e infine la Tzadi indica “Tzom” (= digiuno, inteso come rinuncia, non riferita esclusivamente al cibo). Ketz è il termine ultimo, l’estremità.
Raphael Barki
Leggi
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
Twitter
Facebook
Website