Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    19 Gennaio 2021 - 6 Shevat 5781
LE NUOVE INSTALLAZIONI A ROMA

"Pietre d'inciampo, Memoria che lascia il segno"

“Nel gennaio del 2010 portavamo per la prima volta le pietre d’inciampo a Roma. Giunti alla dodicesima edizione, anche tenuto conto della difficile situazione sanitaria in corso, ci si sarebbe potuti immaginare una giornata in tono minore. E invece anche oggi, nel rispetto naturalmente delle regole vigenti, la partecipazione è stata importante. E non parlo soltanto di numeri, ma anche e soprattutto di sentimenti. La posa delle stolpersteine è un qualcosa che va davvero a toccare la sfera emotiva delle persone”. 
Adachiara Zevi è emozionata e soddisfatta. Tra oggi e domani, ventuno nuove pietre stanno andando a dimora nelle strade della Capitale in ricordo di altrettante vittime del nazifascismo. Un’iniziativa curata ancora una volta dall’associazione Arte in Memoria di cui è presidente, sotto l’Alto patronato del presidente della Repubblica. Il via stamane da Portico d’Ottavia 9 con la posa di tre pietre in ricordo di Grazia Ajò, Mario Di Veroli, Emma Di Veroli. Ci si è poi spostati in via S.Ambrogio al civico 30, per omaggiare la memoria di altre tre vittime della Shoah: Camilla Pavoncello, Clelia Pavoncello e Letizia Terracina. Ha concluso la mattinata l’apposizione di una pietra in via Arenula 41 in ricordo di Carlo Zaccagnini, membro della Resistenza che fu assassinato alle Fosse Ardeatine. Contemporaneamente, nel tredicesimo municipio, al civico 50 di vicolo del Gelsomino, una pietra è stata incastonata nel nome di Mario Carucci, militare antifascista che fu ucciso a Forte Bravetta.

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LE TESTIMONIANZE DEGLI EX ALLIEVI DELL'ISTITUTO

Torino 1938, una scuola di Resistenza

“Ricordo che la domenica mattina, cartella in spalla, andavo a scuola. I passanti per strada mi dicevano: ‘Ma come? Vai di domenica?’. E io rispondevo orgogliosissima: ‘Sì, perché vado alla scuola ebraica’”. Nella Torino delle leggi razziste, delle epurazioni di studenti e professori ebrei, il racconto di Elena Ottolenghi, classe 1929, è emblematico. Nei suoi ricordi dell’epoca, a emergere non è la ferita dell’espulsione dalle scuole pubbliche, ma l’orgoglio di aver frequentato per cinque anni quella costruita dalla Comunità ebraica torinese per i suoi giovani.
“È stata un’esperienza molto formativa, mi ha dato coscienza della mia identità ebraica e basi culturali fantastiche. Tanto da poter entrare subito in terza superiore dopo la guerra e nonostante due anni di sospensione dagli studi”. Un giudizio condiviso da Nora Bohm Perugia, Roberto Segre, Benedetto Terracini, Emilio Jona e Alberto Finzi, protagonisti, insieme a Ottolenghi, della serata online organizzata dall’Associazione ex allievi e amici della Scuola ebraica di Torino (Asset) intitolata “Quegli storici Allievi”.

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NEDO FIANO RACCONTATO DAL FIGLIO EMANUELE 

"Il dono di papà: la Memoria come ragionamento"

“Mio padre è stato per quasi 90 anni un coltivatore della Memoria. Poi la malattia ha voluto che, paradossalmente, come prima facoltà perdesse proprio quella di ricordare. Mi sono ritrovato con un padre che portava sulla pelle le ferite e le bastonature delle SS, ma che non rammentava più cosa fossero. La pandemia, purtroppo, ci ha tenuto fisicamente lontani. In tutto questo periodo è scaturito come un flusso naturale di ricordi non più condivisi con lui. Una specie di colloquio da solo, con la sua memoria mancante”.
Nedo Fiano è scomparso da un mese. Il figlio Emanuele, nel libro Il profumo di mio padre (ed.Piemme) da oggi in libreria, ne racconta vita e insegnamenti in una prospettiva diversa dal solito. Pagine che si sfogliano con emozione e che descrivono, in modo lucido e appassionato, cosa significa davvero essere “un figlio della Shoah”. L’autore ne ha parlato nell’ambito di una prima presentazione in streaming del libro, organizzata in collaborazione con il Memoriale della Shoah e con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

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Sportivi 
Se Teimour Radjabov ha meritato di stare in prima pagina sul Jpost dopo essersi aggiudicato un prestigioso torneo, forse dipende più dal fatto che è ebreo che da un sincero interesse del giornale per gli scacchi. Tuttavia la dichiarazione che il campione ha rilasciato dopo la vittoria richiama un argomento semplice, ricorrente e sempre attuale: “volevo dare al mio Paese una ragione per sentirsi orgoglioso”. Così, il campione azero, come Paolo Rossi e a maggior ragione Maradona, è rimasto a lungo sulle prime pagine dei quotidiani: ha rappresentato una rivendicazione della dignità umana e di un orgoglio perduto. Questione universale e facilmente condivisibile, almeno finché non degenera in nazionalismi o in altri -ismi.
 
Rav Michael Ascoli
Ricchi e poveri
La nuova asessora al Welfare della Lombardia propone la ripartizione dei vaccini alle regioni in base al loro Pil. Credo, e spero, che molti leggendo la notizia non abbiano potuto credere ai loro occhi. Qualsiasi siano i veri motivi del retropensiero della signora Moratti, è come legittimare il fatto che i poveri debbano essere salvaguardati meno dei ricchi. 
 
Dario Calimani
Un paradigma per la Memoria
La giornata del 27 gennaio è divenuta una ricorrenza internazionale sancita nel 2005 dall’Onu, celebrata ormai in tutta Europa, in molti paesi del mondo e anche in Italia dall’anno 2000. Eppure, ciclicamente, si ripropone il tema del significato di questa giornata. E contestualmente, ciclicamente, si ripropone il tema del rapporto, della comparazione, della Shoah con altri stermini e genocidi. 
Victor Magiar
La Memoria e la continuità
Si avvicina la ricorrenza del 27 gennaio, giornata europea della Memoria ed ovunque si intrecciano le attività atte a ricordare alle nuove generazioni gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale in cui la presenza ebraica in Europa in generale, ed in Italia soprattutto, fu duramente colpita dalla Shoah.
 
Dario Coen
Si può sempre stare peggio
Molto si è disquisito sullo sciagurato assalto a Capitol Hill e sul ruolo del Presidente Donald Trump, il quale ha avuto la poco invidiabile capacità d’attirare come un magnete le forze più oligofreniche e retrive del Paese. Tutti hanno espresso la loro condanna, e confesso che anch’io ero tentato di farlo, perché volevo dimostrare di poter interloquire sulla scena mondiale.
Emanuele Calò
L'odio online
Eccoli, sono tornati. Da qualche mese si infiltrano nei nostri pc, nelle nostre piattaforme virtuali. Si materializzano durante le innumerevoli iniziative in remoto organizzate da associazioni ebraiche e non. Assumono le forme di sempre, quelle loro proprie: svastiche, fasci littori, urla selvagge, promesse di morte e di forni, inni al Duce e al Führer. Aggirano le porte informatiche e danno fiato a un odio incontenibile volto ad annichilirti, a pietrificarti.
 
David Sorani
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