“La Memoria come ragionamento,
il dono di mio papà”

“Mio padre è stato per quasi 90 anni un coltivatore della Memoria. Poi la malattia ha voluto che, paradossalmente, come prima facoltà perdesse proprio quella di ricordare. Mi sono ritrovato con un padre che portava sulla pelle le ferite e le bastonature delle SS, ma che non rammentava più cosa fossero. La pandemia, purtroppo, ci ha tenuto fisicamente lontani. In tutto questo periodo è scaturito come un flusso naturale di ricordi non più condivisi con lui. Una specie di colloquio da solo, con la sua memoria mancante”.
Nedo Fiano è scomparso da un mese. Il figlio Emanuele, nel libro Il profumo di mio padre (ed.Piemme) da oggi in libreria, ne racconta vita e insegnamenti in una prospettiva diversa dal solito. Pagine che si sfogliano con emozione e che descrivono, in modo lucido e appassionato, cosa significa davvero essere “un figlio della Shoah”. L’autore ne ha parlato nell’ambito di una prima presentazione in streaming del libro, organizzata in collaborazione con il Memoriale della Shoah e con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Introdotto da Susanna Barki, che ha condotto la serata, Fiano si è confrontato su questi temi con i giornalisti Maurizio Molinari e Pierluigi Battista. Ad aprire l’evento un video messaggio della senatrice a vita Liliana Segre, che firma la prefazione. “Nedo – sottolinea in uno dei passaggi più significativi – era alto, bello, vigoroso, vulcanico, estroverso: riportava con esattezza i fatti, le situazioni, i personaggi della tragedia che aveva attraversato, ma li impersonava come un attore consumato, alzava la voce o la riduceva a un sussurro, si commuoveva e piangeva sulla sorte sua e di tutta la sua famiglia assassinata dai nazisti. Tutto il contrario di me, che non so commuovermi e piangere in pubblico e che non alzo mai la voce”. Due testimoni più diversi, magari nella stessa scuola, era difficile immaginarseli. “Ma a me – prosegue la senatrice a vita – andava bene così, era giusto così, perché eravamo e siamo due individui, non due robot-schiavi come avrebbero voluto ridurci i nostri aguzzini”.
Ha detto ieri Fiano: “Da mio padre ho ricevuto un dono: la Memoria come ragionamento, l’invito a guardare il mondo e a impegnarsi di conseguenza sulla base di quanto lui ha vissuto”.