Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    26 Gennaio 2021 - 13 Shevat 5781
IL RICONOSCIMENTO DELL'ATENEO PISANO 

"Liliana, Testimone e maestra di pace"

L’impegno costante per promuovere “giustizia sociale, convivenza pacifica e ripudio dei conflitti” è valso a Liliana Segre una nuova laurea honoris causa, in Scienze della Pace, assegnatale quest’oggi dall’Università di Pisa. Una cerimonia parzialmente in presenza, nell’auditorium del polo San Rossore 1938 che nel nome ricorda la ferita delle leggi razziste firmate, in quell’anno e in quel luogo, distante appena una manciata di chilometri, dal re Vittorio Emanuele III. 
Tra i meriti della senatrice a vita, ha osservato il rettore Paolo Mancarella, c’è quello di aver “tutelato la storia e la Memoria della Shoah, facendone uno strumento per alimentare, in primo luogo nei giovani, quei valori di fratellanza e di rispetto in cui il nostro ateneo si riconosce pienamente”. Una grande ambasciatrice di pace, quindi, “in un momento in cui l’Italia si scopre divisa e incoerente rispetto a valori che dovrebbero essere condivisi”. 
Idealmente, per l’ateneo pisano, la continuazione dell’impegno assunto nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione dei provvedimenti antisemiti attraverso l’organizzazione della “cerimonia delle scuse e del ricordo” dedicata ai docenti e agli studenti ebrei che furono allora cacciati. 
Si tratta di un riconoscimento (la cui motivazione è stata letta dalla professoressa Eleonora Sirsi, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze per la Pace) che la senatrice a vita ha accolto con emozione, rivolgendo un pensiero di particolare gratitudine all’amica Goti Herskovitz Bauer, collegata a distanza pure lei. Una vera e propria “maestra di vita”: così l’ha definita Segre, ricordando il suo fondamentale ruolo nell’assunzione dell’impegno di testimonianza.
“Oggi – ha sottolineato – avete voluto onorarmi con questa laurea honoris causa e di questo sentitamente vi ringrazio. Posso solo dire che, nei limiti delle mie forze, contribuirò a quell’opera di testimonianza e di promozione dei valori storici che ritengo indispensabile non solo per il rispetto del passato, ma soprattutto per il rispetto del futuro. Per prepararne cioè uno aperto alla convivenza, al rispetto, al dialogo, alla solidarietà, all’accoglienza dell’altro”.
Liliana e Goti: un legame, oggi spesso rievocato, che nasce nel segno della Memoria, della consapevolezza, dell’amore per i giovani. Lo storico Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, ha elogiato nella laudatio l’impegno di due donne straordinarie che “hanno saputo cogliere l’emergenza di un mondo che rischiava di dimenticare, offrendo con generosità instancabile la loro voce”. Decenni di lavoro che hanno finito per rafforzare anche il senso e la portata della riflessione storiografica. Nel segno di un rapporto che Luzzatto Voghera ha definito “inestricabile”: quello, appunto, tra Storia e Memoria. 
“Se le parole e il fare di Liliana Segre rappresentano un impegno che trae forza dalla consapevolezza di poter cambiare chi riceve il suo dono di testimonianza del proprio vissuto, il nostro deve essere un impegno di coerenza” ha poi affermato, nel secondo intervento della laudatio, la Presidente UCEI Noemi Di Segni. Un impegno di ascolto e di azione, ha poi aggiunto, “paragonabile a quello avvenuto ai piedi del monte Sinai”. E questo perché “a differenza di una normale obbligazione che impegna solo il soggetto che l’assume, l’impegno di Memoria si riverbera sulle prossime generazioni”.
Coordinata dal professor Fabrizio Franceschini, direttore del centro interdipartimentale di studi ebraici dell’ateneo, la cerimonia si era aperta con la presentazione del volume “Il dovere della parola. La Shoah nelle testimonianze di Liliana Segre e di Goti Herskovitz Bauer”, di Marina Riccucci e Laura Ricotti, pubblicato dall’editore Pacini d’intesa con la Fondazione Livorno. Diversi i rappresentanti istituzionali intervenuti. A prendere la parola, tra gli altri, anche il sindaco Michele Conti, il prefetto Giuseppe Gastaldo, l’assessore regionale Alessandra Nardini. 

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LAUREA HONORIS CAUSA A LILIANA SEGRE - LA LAUDATIO DELLO STORICO 

"Storia e Memoria, rapporto inestricabile"

Sessant’anni orsono, nel 1961, alcuni eventi determinarono importanti mutamenti nella riflessione pubblica sulla persecuzione degli ebrei in Europa e sulla natura della “macchina dello sterminio” progettata dal regime hitleriano e messa in funzione con la generosa e volonterosa partecipazione di troppo numerosi alleati e carnefici. A quella data risale innanzitutto la cattura di Adolf Eichmann e l’istruzione del suo processo in Israele. Il processo Eichmann provocò profondi mutamenti sull’immagine pubblica del “male assoluto”. La filosofa Hanna Arendt seguì il dibattimento pubblicando una riflessione fondamentale (Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil – 1963, trad. La banalità del male, Milano 1964) che poneva l’accento sulla normalità degli esecutori di uno dei più immani massacri prodotti nella storia. Un tema che proiettava la Shoah sulla coscienza collettiva, anche grazie alla trasmissione televisiva del processo: immagini di un uomo normale che descriveva nei minimi dettagli le modalità di trasferimento di esseri umani ai campi della morte asserendo di aver solo adempiuto a ordini superiori. Un percorso che rovesciava le priorità della dinamica civile, assegnando una posizione di assoluto rilievo al coraggio della disobbedienza (Rony Brauman – Eyal Sivan, Adolf Eichmann, Torino 2003).
Sempre nel 1961 negli Stati Uniti veniva pubblicato il libro di Raul Hilberg, The Destruction of the European Jews (prima traduzione italiana Torino 1995, per dire del ritardo italiano nell’avviare una riflessione fondata su dati storici). Il lavoro di Raul Hilberg ampliava le prospettive di ricerca presentando una corposa documentazione elaborata nelle oltre 1200 pagine dell’opera. Da queste prendevano corpo le linee del dibattito che per diversi decenni ha coinvolto gli storici contemporanei fra un’interpretazione “intenzionalista” e una “funzionalista”: la prima vede lo sterminio degli ebrei come un evento premeditato e compreso in origine nei programmi di Hitler. Secondo questa visione, esso sarebbe stato già ampiamente prospettato nel Mein Kampf, per concretizzarsi effettivamente una volta che le condizioni lo permisero, e sarebbe stato il frutto di una precisa volontà del Führer. I funzionalisti (fra i quali va ascritto lo stesso Hilberg, assieme al suo maggior epigono Christopher Browning) interpretavano la cosiddetta “soluzione finale” (esplicitata dalla Conferenza di Wansee nel gennaio 1942) come un’azione intervenuta solo alla fine di un lungo processo, lontano da ogni forma di determinismo e sostanzialmente ideata dai ranghi intermedi della gerarchia nazista.

Gadi Luzzatto Voghera, direttore Fondazione CDEC

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DAFDAF FEBBRAIO 2021 

L'impegno per i giovani tra giochi, incontri e libri

Si apre con una presentazione delle attività dell’UGN, l’Ufficio Giovane Nazionale dell’UCEI, il numero 122 di DafDaf, in distribuzione in questi giorni. All'interno si racconta come i giovani e giovanissimi di tutte le comunità ebraiche italiane abbiano a disposizione una serie di attività che li coinvolgono allo stesso modo, e fra giochi interattivi, racconti multimediali, discussioni, e piccoli laboratori tutti possono partecipare e invitare i proprio amici a seguire le attività.  
La rubrica libri presenta invece uno degli ultimi libri di Daniele Aristarco, che si intitola Il Giardino dei Giusti ed è appena arrivato nelle librerie grazie alle Edizioni EL. “A Yad Vashem - spiega l'autore - c’è anche un bosco speciale, ogni albero porta un nome: si chiama la foresta dei Giusti, e i nomi degli alberi sono quelli di persone, uomini e donne di tante diverse nazionalità, che, a rischio della loro vita, hanno aiutato, protetto, nascosto, salvato degli ebrei nell’Europa nazista. Persone, insomma, che non hanno piegato il capo all’orrore". Per volare, e guardare il mondo dall’alto c’è un piccolo libro appena pubblicato da Luoghi editrice, una casa editrice di Trieste a cui Annalisa Metus ha voluto affidare una storia che la riporta a tanti momenti trascorsi in tram, come abbiamo ricordato in copertina, grazie all’illustrazione che ci ha regalato. 

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TRE GLI ACCORDI FIRMATI IN QUESTE ORE

Israele, la diplomazia è online
Siglata l'intesa con il Kosovo

Anche la diplomazia deve passare per le piattaforme online in questo periodo di emergenza e chiusure. E così Israele e Kosovo hanno ufficialmente stabilito le rispettive relazioni diplomatiche attraverso un vertice su zoom. Con il nuovo lockdown in corso e la chiusura dell’aeroporto Ben Gurion, il ministro degli Esteri Gabi Ashknazi ha infatti incontrato virtualmente la collega kosovara Meliza Haradinaj-Stublla e firmato tre accordi di cooperazione. Il primo ha stabilito le relazioni diplomatiche bilaterali ed è stato firmato in quattro lingue: ebraico, inglese, albanese e serbo. Le altre due intese sono invece legate a un quadro di consultazione tra i due ministeri degli Esteri e alle attività dell’agenzia di sviluppo internazionale israeliana Mashav.
“Lo stabilirsi delle relazioni tra Israele e Kosovo è un passo storico importante e commovente che riflette i molti cambiamenti che la regione ha vissuto negli ultimi mesi. Il Kosovo si unisce ufficialmente alla cerchia dei paesi che aspirano alla pace e alla stabilità e riconoscono Israele, e Gerusalemme, come sua capitale”, ha dichiarato Ashkenazi nel corso del vertice. Haradinaj-Stublla, per parte sua, ha ricordato come Israele sia “il 117° paese a riconoscere la Repubblica del Kosovo come un paese indipendente e sovrano”.

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La Memoria a rischio
Non c’è che dire, la Shoah continua a dare fastidio, a destra come a sinistra. E a me, sinceramente, spiace per la sinistra. Ma un po’ di onesta chiarezza a volte è necessaria.
Il riscontro del disagio di cui soffre l’antisemitismo lo si ha chiaro il 27 gennaio, giorno in cui si commemora l’apertura delle porte di Auschwitz, quando si propongono, più frequenti che mai, i collegamenti fra la Shoah e altri massacri o ingiustizie dei giorni nostri.
 
Dario Calimani
Lo schiaffo più duro
Crediamo di trovare accenni al Tikkun Olam nella poesia recitata dalla bellissima e talentuosissima poetessa Amanda Gorman nell’Inauguration del Presidente Joseph Biden il 20 gennaio 2021: “The hill we climb, If only we dare, It’s because being American is more than a pride we inherit, it’s the past we step into and how we repair it”.
Emanuele Calò
Tatticismi e sostanza politica 
Seguire in tv o sui quotidiani le attuali vicende della politica italiana lascia quantomeno perplessi. Le manifestazioni di sterile verbosità e di inconcludente litigiosità sono tali che lo spettacolo potrebbe persino apparire divertente se lo guardassimo al cinema da semplici spettatori. Come cittadini italiani direttamente coinvolti nei dibattiti e nelle scelte istituzionali, però, non possiamo permettercelo, tanto meno nel vortice di una pandemia destinata a protrarsi ancora a lungo. 
David Sorani
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