IL NUMERO DI PAGINE EBRAICHE DI MAGGIO IN DISTRIBUZIONE

Dante per gli ebrei, gli ebrei per Dante

Che cosa hanno visto gli ebrei, nei secoli, nella figura di Dante? C’è qualcosa in particolare che li ha ispirati? E qualcosa che al contrario li ha respinti? Ma anche, ribaltando la prospettiva: chi erano gli ebrei per il poeta fiorentino? L’ebraismo era contemplato nel suo orizzonte? E se sì, in che misura? Domande che animano lo speciale dossier “Dante e gli ebrei” sul numero di Pagine Ebraiche di maggio in distribuzione. Un viaggio affascinante che dal Medioevo arriva fino ai giorni nostri. L’elemento centrale di un numero che ha tra i suoi protagonisti anche un musicista di fama internazionale. Nell’intervista del mese Frank London, fondatore e anima dei Klezmatics, ci presenta Ghetto Songs. Una ricognizione artistica sui ghetti di ieri e di oggi che ruota attorno alla storia degli ebrei veneziani. Il giornale si apre con un ricordo di rav Elia Richetti, maestro di Torah ma anche di umanità. Colto, affabile, empatico: caratteristiche che, viene evidenziato, continueranno a farlo essere “un modello per tutto l’ebraismo italiano”. Andando avanti con la lettura, nelle pagine di Eretz uno sguardo è rivolto alla complessa fase politica israeliana. Tra le figure sulla cresta dell’onda Mansour Abbas, il leader del partito islamico Ra’am, cui è dedicato un ritratto. Focus di Orizzonti non poteva che essere la situazione in Francia e la risposta della piazza alla sconcertante sentenza della Corte di cassazione sul caso dell’assassino di Sarah Halimi. All’interno la testimonianza del figlio Yonathan, oltre alle parole di Daniel Knoll e Marek Halter. In evidenza in Economia una notizia molto significativa: si allarga la rete delle città coinvolte nei progetti di assistenza e integrazione dei migranti implementati sotto l’egida UCEI. Ad aggiungersi alla lista è Verona. In Cultura Ebraica un testo di rav Ephraim Mirvis, rabbino capo d’Inghilterra, ci invita a guardare con piena consapevolezza alla festa di Shavuot. Molti i temi su cui si spazia in Opinioni: dalla lotta all’odio alle memorie degli ebrei del Maghreb, dalle sfide della leadership alle corrette proporzioni del Dialogo interreligioso. L’apertura della Cultura è riservata a un saggio di grande valore, appena giunto in libreria: Decontaminare le memorie, l’ultimo saggio di Alberto Cavaglion. Segue un ampio speciale dedicato a Philip Roth e a come alcuni recenti lavori ne hanno ricostruito la vita, le scelte, gli amori. L’obiettivo è stato puntato correttamente? O c’era forse un modo migliore per raccontare il grande scrittore? Nelle pagine dello Sport diverse voci a confronto su una suggestione che si sta facendo strada: la possibile candidatura congiunta di Berlino e Tel Aviv per l’organizzazione dei Giochi olimpici del 2036.

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DOPO LA TRAGEDIA - LA RIFLESSIONE DI RAV MICHAEL ASCOLI

"Meron: è il tempo del dolore, delle preghiere
e di agire per evitare nuove tragedie"

Il lutto è profondo, la tragedia immane. Il pensiero va prima di tutto a chi è rimasto ucciso, ai parenti. È il tempo del dolore, del cordoglio per le vittime, delle preghiere per i feriti. È il tempo del giorno di lutto nazionale.
Accanto a questo abbiamo l’obbligo di pensare al futuro, di trarre delle lezioni da quanto accaduto affinché non si ripeta. Non mi riferisco qui alle commissioni di inchiesta, che pure sarà appropriato istituire, ma a una riflessione più basilare, più profonda. La Mishnà (Sukkà 4:4) ci riferisce che quando il primo giorno di Sukkot capita di Shabbat, anticamente si portavano i lulavim al Bet haMiqdash alla vigilia, per non incorrere nel divieto di trasportare di Shabbat. L’indomani ognuno avrebbe preso un lulav e lo avrebbe usato per compiere la mitzwà. Non essendo possibile, data la folla, che ognuno riconoscesse il proprio lulav (il primo giorno di Sukkot si esce d’obbligo solo con il proprio lulav), si insegnava a ognuno a dire che chiunque avrebbe preso in mano il lulav che lui aveva portato, ne sarebbe diventato il proprietario, ricevendolo in regalo. Sulla carta, un sistema che funziona perfettamente. Nella pratica, prosegue la Mishnà, non era così, perché le persone venivano ad azzuffarsi per aggiudicarsi un lulav, fino al punto da creare situazioni di pericolo. A quel punto i Maestri decisero che nel caso del primo giorno di Sukkot che capiti di Shabbat non si portasse più il lulav al Bet haMiqdash, bensì che ognuno facesse la mitzwà a casa propria (successivamente, e per altri motivi, venne deciso che di Shabbat non si compie affatto la mitzwà del lulav e così è la regola ancora oggi).
Occorre tener presente che il lulav il primo giorno di Sukkot è una mitzwà mideoraità (precetto comandato dalla Torà). Eppure i Maestri non esitarono a vietarlo nel Bet haMiqdash a causa del pericolo. Il parallelo con i falò di lag ba-òmer appare evidente, e a maggior ragione: essendoci una situazione di pericolo nel recarsi a Meròn per lag ba-omer, la celebrazione va abolita. Per decisione dei Maestri, senza aspettare che la decisione venga eventualmente imposta dallo Stato o da altri. A maggior ragione, dato che quello del falò di lag ba-òmer è tutt’al più un minhag, un uso. Perché come è stato riferito a nome di rav Meir Lau, “sono stanco di sentire parlare ogni anno del miracolo di Meròn per cui nonostante l’enorme folla finisce tutto bene”. Ci si poteva e ci si doveva pensare prima, ma almeno adesso che è successo non ci sono più scusanti, la decisione va presa!
C’è un principio-base nel pensiero dei Maestri che ritengo particolarmente importante sottolineare: quando succede qualcosa di brutto, non è lecito sperare solo di “dimenticare il prima possibile e che tutto torni come prima”. Ci sono delle lezioni da imparare. Non possiamo permetterci che il prossimo anno lag ba-òmer assomigli a quello di quest’anno.

Con una riflessione successiva, che può farsi con maggiore calma, occorrerà riconsiderare anche il fatto in sé dei falò di lag ba-òmer, ossia anche l’opportunità di farlo “ognuno a casa propria”, su almeno due piani: 1) l’enfasi sempre crescente nell’esperienza mistica a scapito di un approccio basato sullo studio e sul rispetto delle norme è di per sé da bandire; 2) il falò a casa propria non è scevro da pericoli e perfino se potessimo esser certi che tutti lo facessero “in sicurezza” esistono comunque considerazioni generali di salute pubblica e di rispetto dell’ambiente che sarebbero sufficienti a sconsigliarlo, se non a vietarlo. Di nuovo, in una prospettiva completamente halakhica.
Possiamo chiudere con una nota positiva: le reazioni di soccorso e di solidarietà in tutta Israele si sono dimostrate “eccezionali come al solito”. Con l’auspicio che impariamo a dare il nostro meglio non solo in situazioni di emergenza, ma anche nella nostra quotidianità!

Rav Michael Ascoli

(Nell'immagine in alto, le bandiere a mezz'asta davanti alla Knesset in segno di lutto nazionale. In basso, la fila di persone in piazza Rabin radunatasi per donare il sangue
per i feriti del Monte Meron)

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DOPO LA TRAGEDIA, UNA COMMISSIONE PER ACCERTARE COSA È ACCADUTO

Israele, un paese in lutto che chiede risposte

Bandiere a mezz'asta e lutto nazionale in Israele per la tragedia del Monte Meron, dove sono morte 45 persone, tra cui diversi minorenni. L'intero paese, come ha ricordato il Presidente Reuven Rivlin, si stringe attorno alle famiglie in questo momento di dolore. Da Gerusalemme a Tel Aviv, in tutta Israele sono stati organizzati momenti per commemorare le vittime dell'incidente, avvenuto nel corso delle celebrazioni per la festa di Lag Baomer con circa 100mila persone radunatesi per rendere omaggio alla tomba di Rabbi Shimon Bar Yochai. “Inviamo una preghiera per la guarigione dei feriti che sono ancora ricoverati e abbracciamo con il cuore le care famiglie che sono in lutto per le terribili perdite”, le parole di Rivlin in queste difficili ore per il paese. Anche in Italia è stato organizzato dall'Assemblea Rabbinica italiana in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un momento di raccoglimento e di preghiera di refua shlemà (guarigione) per i feriti. 

Sui media israeliani, scorrono i ritratti delle 45 vittime, ma si parla anche delle responsabilità per l'incidente. A riguardo, intervistato dalla radio dell'esercito, il rabbino capo ashkenazita David Lau ha dichiarato che “il sito deve essere gestito in modo diverso. Quello che sta succedendo al momento non rispetta il luogo e la vita umana. Lo stato è obbligato ad assumersi la responsabilità”. E intanto si inizia a parlare di formare una commissione di inchiesta per fare chiarezza sulle dinamiche della tragedia. “C'erano persone sotto di me che non respiravano: bambini e anziani. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era al mio bambino di tre mesi. Non volevo che crescesse orfano”, la terribile testimonianza di Avreimi Nivin, sopravvissuto all'incidente del monte Meron e ricoverato allo Ziv Medical Center. “Alcune persone sono scivolate e sono cadute, e altre sono semplicemente cadute sopra di loro. La gente ha iniziato a urlare e a un certo punto ha smesso di respirare”. 
“Quello che è successo qui è straziante”, le parole del primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso di un sopralluogo all'indomani dell'incidente. Il disastro è stato “uno dei peggiori che abbia mai colpito” Israele dalla sua fondazione sette decenni fa, ha aggiunto Netanyahu, promettendo “un'indagine completa, seria e approfondita al fine di garantire che un tale disastro non si ripeta”.

(In alto, volontari sul luogo della tragedia al monte Meron. In basso, le mura di Gerusalemme illuminate in ricordo delle 45 vittime dell'incidente)

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IL 4 MAGGIO LA SERATA DI STUDIO ONLINE

Rav Richetti, il segno di un Maestro

A un mese dalla scomparsa, una serata di studio e testimonianze organizzata da Assemblea rabbinica italiana e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ricorderà la vita, le scelte e l’immensa umanità di rav Elia Richetti. L’appuntamento è per martedì 4 aprile alle 21, in diretta sulla pagina Facebook UCEI e su webtv.UCEI.it. Dopo i saluti introduttivi della Presidente dell’Unione Noemi Di Segni interverranno, con un Davar Torah ciascuno, il rabbino capo di Milano e presidente Ari rav Alfonso Arbib; rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e membro di Giunta UCEI per la Consulta rabbinica; rav David Sciunnach, presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia; e rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e Formazione dell’Unione. Seguiranno i ricordi e le testimonianze di Eli Innerhofer, presidente della Comunità ebraica di Merano; Rossella Bottini Treves, presidente della Comunità di Vercelli; Eddie Olifson, presidente del Tempio milanese di via Eupili. La serata sarà moderata da Davide Saponaro dell’area Cultura e Formazione UCEI.

LE REAZIONI ALLO SKETCH ANDATO IN ONDA IN TV

Pregiudizi e cinismo in prima serata

“Il politically correct ha rotto”. Parola di Pio e Amedeo, il duo comico pugliese che ha fatto del trash e della volgarità la propria ragion di vita.
In un imbarazzante “sketch” andato in onda nell’ambito del programma televisivo Felicissima sera un’altra soglia dell’indecenza è stata oltrepassata. Ebrei, neri, omosessuali: una performance infarcita di orrendi pregiudizi e luoghi comuni spacciata, in modo cinico e maldestro, per “ironia”.
Sdegnate reazioni anche ai vertici dell’ebraismo italiano, con consultazioni in atto e possibili interventi di natura legale allo studio. Il caso sarà anche al centro di un’interrogazione parlamentare.

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QUI TORINO - LA STOLPERSTEIN PER ESTER ERNESTA SACERDOTE SEGRE 

Chivasso, una pietra per la Memoria

Solenne e partecipata cerimonia, in piazza della Repubblica a Chivasso, per la posa di una pietra di inciampo davanti al numero civico 10 dove ha vissuto e ha avuto un negozio di tessuti la chivassese Ester Ernesta Sacerdote Segre, deportata e morta ad Auschwitz con i suoi figli Abramo e Rosa. La pietra dell’artista tedesco Gunter Demnig era già pronta per essere posata in occasione del Giorno della Memoria 2021 ma per difficoltà legate alla pandemia l’evento è stato rimandato a venerdì scorso.
Alla cerimonia, voluta ed organizzata dall’Anpi di Chivasso, dall’amministrazione comunale e dall’Aned, hanno preso parte il sindaco Claudio Castello, il presidente della sezione “Boris Bradac” dell’Anpi Vinicio Milani, il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni e Chiara Acciarini, membro del consiglio nazionale dell’Aned, alla presenza di rappresentanti delle scuole cittadine e di molti chivassesi.

Eva Vitali Norsa

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DAFDAF - IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI

A lezione di scacchi

Su ogni numero di DafDaf, oramai da qualche mese, una lezione di scacchi del Maestro Adolivio Capece conduce i giovani lettori del giornale ebraico dei bambini attraverso un viaggio che parte da lontano.
Sul numero di marzo, come introduzione alla prima lezione, una piccola storia delle origini del gioco apriva uno speciale di molte pagine in cui si partiva dalle basi: come è fatta una scacchiera, come la si posiziona rispetto ai giocatori, come muovono i pezzi. Le prime regole, insomma.
Riprendiamo qui l’introduzione, con la storia delle origini degli scacchi, mentre per chi volesse “mettersi in pari” con le lezioni si possono scaricare i pdf delle prime lezioni, comparse sui numeri 123 e 124.
Buona lettura.
Ada Treves

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L'INCONTRO ONLINE  

Le letture eclettiche di Amos Luzzatto

“Letture eclettiche”: è il titolo dell'incontro online organizzato per lunedì 3 maggio alle 21, parte del ciclo di lezioni mensili in ricordo dell'ex Presidente UCEI Amos Luzzatto z.l. Ad intervenire i figli Alisa Luzzatto Bidussa e Gadi Luzzatto Voghera. E con loro anche Donatella Cipolato che proporrà una lettura di Concobello, libro per bambini scritto da Luzzatto. La serata si potrà seguire sulla pagina Facebook UCEI.

Antisemitismo e libri di testo, una definizione efficace
Approvata dal Parlamento europeo, la definizione IHRA comincia a dare i suoi frutti. A febbraio una eurodeputata slovacca aveva invitato l’UNRWA a impegnarsi di più nel controllo sui testi scolastici, finanziati dall’Unione europea. Non è accettabile, questa la tesi, che dei testi pubblicati con il supporto dell’UE possano incitare all’odio e all’antisemitismo. Chiamata in causa dall’Unione europea, l’UNRWA si era giustificata dicendo che i libri erano stati distribuiti per “errore”, che l’Organizzazione avrebbe rimediato, e che nel frattempo avrebbe suggerito ai docenti di “modificare” o “saltare” le pagine considerate “inappropriate”.
                                                                          David Meghnagi
Il calendario della nazione
Nella parashà che abbiamo letto ieri uno dei temi è la costruzione del calendario delle feste [Lev. 23]. La trasformazione da gruppo a nazione passa attraverso la definizione di quel calendario. La ritualità che le connota (nessuna festa è senza regole) definisce l’appartenenza e consente di distinguere tra interno ed esterno, tra connazionale e straniero, tra amico e nemico.
                                                                          David Bidussa
Sfere e bolle
Probabilmente aveva ragione Samuel Phillips Huntington, il politologo americano che nell’oramai lontano 1993, dinanzi allo sbriciolamento definitivo del sistema bipolare, che aveva retto le sorti del mondo dal secondo dopoguerra in poi, era andato preconizzando “The Clash of Civilizations?” (“Lo scontro di civiltà?”, beninteso proprio con il punto interrogativo). L’ipotesi, in sé molto accattivante -contenuta in un robusto articolo pubblicato sul periodico Foreign Affairs – era che alla fine del bipolarismo sarebbe subentrata un’epoca di tensioni non più di ordine strettamente politico-ideologico – come invece era accaduto per tutto il Ventesimo secolo – bensì basate su differenze di ordine culturale. 
Claudio Vercelli
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