Israele, un paese in lutto
che chiede risposte
Bandiere a mezz’asta e lutto nazionale in Israele per la tragedia del Monte Meron, dove sono morte 45 persone, tra cui diversi minorenni. L’intero paese, come ha ricordato il Presidente Reuven Rivlin, si stringe attorno alle famiglie in questo momento di dolore. Da Gerusalemme a Tel Aviv, in tutta Israele sono stati organizzati momenti per commemorare le vittime dell’incidente, avvenuto nel corso delle celebrazioni per la festa di Lag Baomer con circa 100mila persone radunatesi per rendere omaggio alla tomba di Rabbi Shimon Bar Yochai. “Inviamo una preghiera per la guarigione dei feriti che sono ancora ricoverati e abbracciamo con il cuore le care famiglie che sono in lutto per le terribili perdite”, le parole di Rivlin in queste difficili ore per il paese. Anche in Italia è stato organizzato dall’Assemblea Rabbinica italiana in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un momento di raccoglimento e di preghiera di refua shlemà (guarigione) per i feriti.
Sui media israeliani, scorrono i ritratti delle 45 vittime, ma si parla anche delle responsabilità per l’incidente. A riguardo, intervistato dalla radio dell’esercito, il rabbino capo ashkenazita David Lau ha dichiarato che “il sito deve essere gestito in modo diverso. Quello che sta succedendo al momento non rispetta il luogo e la vita umana. Lo stato è obbligato ad assumersi la responsabilità”. E intanto si inizia a parlare di formare una commissione di inchiesta per fare chiarezza sulle dinamiche della tragedia. “C’erano persone sotto di me che non respiravano: bambini e anziani. Tutto quello a cui riuscivo a pensare era al mio bambino di tre mesi. Non volevo che crescesse orfano”, la terribile testimonianza di Avreimi Nivin, sopravvissuto all’incidente del monte Meron e ricoverato allo Ziv Medical Center. “Alcune persone sono scivolate e sono cadute, e altre sono semplicemente cadute sopra di loro. La gente ha iniziato a urlare e a un certo punto ha smesso di respirare”.
“Quello che è successo qui è straziante”, le parole del primo ministro Benjamin Netanyahu nel corso di un sopralluogo all’indomani dell’incidente. Il disastro è stato “uno dei peggiori che abbia mai colpito” Israele dalla sua fondazione sette decenni fa, ha aggiunto Netanyahu, promettendo “un’indagine completa, seria e approfondita al fine di garantire che un tale disastro non si ripeta”.
Il capo della polizia del nord di Israele, Shimon Lavi, ha detto che i suoi agenti hanno fatto tutto il possibile per salvare delle vite in una “notte tragica”, ma che è pronto ad assumersi “la responsabilità generale” di quanto accaduto.
Nel paese c’è stata inoltre una grande mobilitazione per dare ogni aiuto possibile alle vittime, a partire dal donare il sangue. File di persone si sono infatti raccolte in diverse città del paese nei punti dove erano stati predisposti i prelievi. “Il Magen David Adom desidera ringraziare il pubblico per la sua risposta estesa ed emotiva, in poche ore, e ricorda che l’unità di sangue raccolta è destinata a salvare le vite dei feriti nella festa di Meron e di altri pazienti ricoverati negli ospedali di tutto il paese”, la nota emessa dal servizio di pronto intervento israeliano, che ha chiesto agli israeliani di continuare a donare nelle prossime settimane.
Diversi operatori del Magen David Adom e di altri servizi di pronto intervento presenti sul luogo della tragedia hanno raccontato la difficoltà di intervenire e la durezza delle immagini che si sono trovati davanti. A loro si è rivolto Rivlin: “se avete partecipato alla gestione di questa terribile tragedia, prendetevi il tempo necessario per elaborare questa esperienza traumatica e per riprendervi. Abbiamo bisogno della vostra energia e della vostra forza d’animo”.