Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     26 Maggio 2021 - 15 Sivan 5781

L'ULTIMO SALUTO ALLE VITTIME ISRAELIANE DELLA TRAGEDIA DEL MOTTARONE 

“Non vi lasceremo soli nella tragedia,
Eitan può contare sull’Italia ebraica”

Non vi lasceremo soli. È il messaggio ripetuto con forza, nel silenzio del piazzale dell’aeroporto Malpensa, ai parenti e amici dei coniugi Amit Biran e Tal Peleg (nell'immagine), del piccolo Tom, di Barbara Cohen Konisky e Itshak Cohen. Vittime di una tragedia che lascia senza parole: quell’incidente della funivia del Mottarone che ha spezzato quattordici vite e su cui la magistratura sta facendo luce. In queste ore le salme della famiglia israeliana stanno rientrando in patria. Prima, un ultimo saluto nel piazzale di Malpensa con una cerimonia raccolta, segnata da lacrime e abbracci. Sullo sfondo, le bandiere d’Israele e d’Italia, vicine in questo momento di dolore, ma anche di preghiera e speranza per il destino di Eitan, il figlio di Amit e Tal, unico sopravvissuto alla tragedia. “Eitan ha aperto gli occhi e ha trovato il viso conosciuto della zia. Sono vicini in questo momento”, fanno sapere i medici dell’ospedale Regina Margherita di Torino, dove il piccolo è ricoverato. Una notizia positiva, in un giorno di lutto.
“Ho visto Amit venerdì. Mi ha raccontato che avrebbe portato i suoi nonni a fare una passeggiata con la famiglia. E abbiamo concordato di rivederci la settimana successiva. Quando ho sentito la notizia dell’incidente, mai avrei pensato che questa tragedia ci avrebbe toccati così da vicino. La Comunità di Milano e tutte le Comunità d’Italia sono al vostro fianco. Tutto quello di cui la famiglia ha bisogno, noi lo faremo”, le parole rotte dalla commozione e dal dolore del presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani ai parenti delle vittime. “Amit, Tal, Tom, Barbara, Itshak rimarrete nei nostri cuori e nella nostra memoria. Persone che volevano solo vivere, stare insieme, amarsi. Ed è questa l’eredità che ci lasciano. E noi, come comunità ebraiche italiane, faremo di tutto per portarla avanti e per stare al fianco di Eitan e aiutarlo. Siamo con voi” ha ribadito la Presidente UCEI Noemi Di Segni, esprimendo i sentimenti di tutta l’Italia ebraica, che si è mobilitata per portare avanti due raccolte fondi per sostenere il futuro del piccolo Eitan.
“Ci auguriamo tutti di poter prendere parte alla sua felicità futura” ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele a Roma Dror Eydar, augurando una pronta guarigione al piccolo e ringraziando tutte le autorità, dalle istituzioni ai medici, che hanno lavorato per salvargli la vita. “Questa tragedia – ha proseguito l’ambasciatore – ci ha insegnato che siamo tutti una grande famiglia. Questi sono nostri figli, sono nostri fratelli”.
E parole paterne sono state espresse dal responsabile della sicurezza della Comunità ebraica di Milano, che per anni ha lavorato a stretto contatto con Amit. “Caro Amit – ha detto – sei arrivato da me cinque anni fa, neostudente di medicina, già sposato e padre nonostante la tua giovane età. Ci sono voluti pochi minuti per capire che davanti a me c’era un ragazzo che sarebbe diventato uno dei miei più fidati collaboratori. Hai accettato di lavorare con me dopo che ti sei consultato con tua moglie Tal, con cui condividevi ogni scelta. Amit, la tua serietà sul lavoro, la tua intelligenza, il tuo sorriso hanno conquistato tutti. Ti salutiamo qui. Non era previsto. È inaccettabile ed è incomprensibile”.
Una tragedia che ha dei responsabili ma, ha ricordato il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib, che lascia anche dolorosi interrogativi aperti. “In questo momento non abbiamo risposte, abbiamo solo domande, possiamo solo rimanere in silenzio e condividere il vostro dolore”, le sue parole a Malpensa. “Non possiamo immaginare la vostra tragedia, ma sappiate che siamo qui, siamo al vostro fianco e faremo tutto il possibile per aiutarvi”.
A conclusione della breve cerimonia, la lettura del Kaddish.

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NEL COMITATO ESECUTIVO DELL'ENTE, LA PRESIDENTE UCEI NOE DI SEGNI 

World Jewish Congress, Lauder ancora presidente

Ancora un mandato alla guida del World Jewish Congress per Ronald Lauder, 76enne filantropo statunitense che siede alla presidenza della massima assise ebraica mondiale dal 2007. A certificare la continuità il voto dei partecipanti alla 16esima assemblea plenaria dell’organizzazione, dedicata da metà aprile ai principali temi di lavoro e intervento del Congresso (che è voce e rappresentanza di oltre 100 Comunità nazionali). Importante si conferma il ruolo dell’Italia: nel nuovo comitato esecutivo, eletto nell’ambito della plenaria, la Presidente UCEI Noemi Di Segni.
“Attraversiamo un momento difficile per il popolo ebraico. Non è il 1936, la Germania nazista non è in ascesa. E abbiamo una patria ebraica forte e resiliente, entrata da poco nel suo 74esimo anno di vita. Sconcerta però lo spaventoso aumento dell’odio antisemita a livello globale. Nessun paese è immune”, l’osservazione con cui Lauder ha aperto il proprio intervento. Preoccupazione e sgomento per un fenomeno che si intreccia al proliferare di teorie del complotto legate alla pandemia. Ma anche una promessa: “Lavoreremo a stretto contatto con i leader mondiali. Combatteremo qualsiasi governo, qualsiasi organizzazione, chiunque non si impegni contro l’antisemitismo”.
Dalle iniziative in campo socio-educativo alla promozione di un clima di maggiore concordia all’interno del mondo ebraico, dal supporto concreto a Israele all’impegno per rafforzare la Memoria consapevole nelle nuove generazioni: numerosi i temi toccati nella sua relazione, che è stata anche l’occasione di un bilancio del lavoro svolto in questi anni.
In collegamento il Presidente israeliano Reuven Rivlin, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani Luis Almagro, la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay. Da tutti è arrivato un plauso per l’azione svolta finora “nella lotta all’antisemitismo e all’intolleranza e nella promozione dei diritti umani fondamentali”.

LA NOMINA DELLA CASA BIANCA PER L'INCARICO VACANTE 

Biden sceglie l’ambasciatore in Israele,
Tom Nides verso Gerusalemme

Sarà Tom Nides il prossimo ambasciatore Usa in Israele. Non c’è ancora l’ufficialità da parte della Casa Bianca, ma negli Stati Uniti la nomina viene data per certa. Tanto che, riportano i quotidiani Usa, il candidato che gli contendeva l’incarico, Robert Wexler, lo ha chiamato per complimentarsi con lui. Amministratore delegato e vicepresidente della Morgan Stanley, Nides è stato vicesegretario di stato per la gestione e le risorse dal 2011 al 2013 e ha rapporti consolidati con il mondo diplomatico israeliano.
Figlio del presidente della federazione ebraica di Duluth, città del Minnesota dove è nato e cresciuto, Nides è stato descritto dall’ex ambasciatore d’Israele Michael Oren nel suo libro “Ally” come “irriverente, gran lavoratore, molto intelligente e cordiale”. Oren ha detto anche che Nides ha guadagnato rapidamente il suo “affetto e la sua fiducia”.
In un’intervista con Jewish Insider, Aaron Miller, ex membro dell’amministrazione Clinton e amico di Nides, ha definito il futuro ambasciatore come una persona “molto intelligente, politicamente ben collegata, con un sacco di esperienza di governo. Un uomo che ha una reale sensibilità a favore DI Israele. Capace però di avere il distacco necessario per trovare l’equilibrio nel rapporto Usa-Israele tra la protezione degli interessi di Israele e la protezione dei nostri”.

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IL PREMIO EXODUS ALLA PRESIDENTE UCEI

“Voce di Memoria, dialogo e cultura”

“In riconoscimento del profuso impegno nell’attività di promozione delle tradizioni e dei beni culturali ebraici e la strenua difesa della Memoria della Shoah. E dell’impegno a far progredire la cultura del dialogo, del rispetto, della fratellanza tra i popoli”.
È la motivazione che ha determinato il conferimento del Premio Exodus – che da oltre vent’anni celebra il ruolo della popolazione della Spezia nelle vicende dell’Aliyah Bet, l’emigrazione clandestina dalle coste d’Europa verso il nascente Stato d’Israele in cui il Comune ligure si distinse a tal punto da meritarsi la fama di “Porta di Sion” – alla Presidente UCEI Noemi Di Segni.

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IL RICONOSCIMENTO DELLA REPUBBLICA TEDESCA AL PROCURATORE MILITARE

Le stragi naziste e l’impegno di giustizia
La Germania ringrazia Marco De Paolis

Da Marzabotto a Sant’Anna di Stazzema. Da Fivizzano a Civitella in Valdichiana. Senza dimenticare l’eccidio compiuto a Cefalonia. Procuratore generale militare alla corte d’appello di Roma, Marco De Paolis conduce da anni un appassionato impegno per far luce e attribuire chiare e inequivocabili responsabilità agli artefici delle principali stragi naziste.
Un impegno che gli è valso il più importante riconoscimento tedesco, l’Ordine al merito della Repubblica federale, assegnatogli nelle scorse ore dall’ambasciatore Viktor Elbling.
“Qualcuno potrebbe chiedersi: ‘Come, la Germania premia il magistrato che ha condannato i militari tedeschi?’ Sì, perché dietro a questo evento c’è un uomo che si impegna per la giustizia da tanti anni, senza confonderla con il risentimento e con la vendetta”, le parole del diplomatico.

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LO EUROPEAN HERITAGE AWARD CONFERITO AL MUSEO DIOCESANO DI TRENTO

Simonino e il coraggio della verità

“Correggere un errore religioso e un pregiudizio dettato da ignoranza è possibile, persino cambiare una tradizione sbagliata che dura da secoli. Ci vuole il coraggio della verità, senso critico e ragion storica. Ma è possibile”.
Nell’analisi di Massimo Giuliani, uscita su Pagine Ebraiche contestualmente all’inaugurazione della mostra, uno dei messaggi più importanti testimoniati da “L’invenzione del colpevole. Il ‘caso’ di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia”, recente allestimento a cura del Museo Diocesano di Trento che ha permesso di far luce sulle dinamiche che portarono una delle più clamorose ‘fake news’ antisemite della storia ad affermarsi.
A premiare questo sforzo d’indagine, significativo anche per la sede destinata ad accoglierlo, il più prestigioso premio europeo per il patrimonio culturale: lo European Heritage Award, conferito al Museo tridentino nella categoria Educazione, Formazione e Sensibilizzazione.

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QUI TORINO - LA SERATA DI ANAVIM 

Le nuove forme dell’odio contemporaneo

Il grado di odio e di aggressività nel web, ma anche all’interno della nostra società, è purtroppo molto aumentato negli ultimi tempi. Occorre chiedersi se la nostra mente sia per natura ostile e se il cervello sia irrimediabilmente programmato per l’odio. Anche se meccanismi inconsci spingono gli esseri umani a percepire con paura le diversità, in realtà sono le politiche dell’odio che costruiscono il nemico e ci manipolano.
Le folle emotive rincorrono fake news e complottismi, le posizioni si polarizzano, la violenza può diventare estrema. Si assiste al mutamento continuo delle forme di odio collettivo: il razzismo da biologico diventa culturale, l’antisemitismo subisce pericolose metamorfosi, cambia l’aggressività contro le donne.
Ma, in un mondo in cui sembra ancora prevalere il pregiudizio emotivo, odio, aggressività e reazioni ostili non sono inevitabili: è possibile contrastare il disimpegno morale e riscoprire il senso di un destino comune?

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Ticketless - Scegliere con dubbio
Fatico a dire la mia. Per l’incapacità di trovare parole adeguate di fronte all’eterno ritorno dell’eguale, sia di fronte all’assenza di qualsiasi prospettiva per il futuro del Medio Oriente, sia anche, muto, in Italia, davanti al perpetuarsi dei soliti ritornelli. Mi capita così dal 1982. Il ricordo di quella tragica estate ha come pietrificato i miei pensieri. Nel giro dei quattro cantoni che Michele Santoro e Alessandro Di Battista hanno fatto in questi giorni in tutti i talk shows televisivi mi ha colpito il loro esprimere all’unisono la nostalgia dell’età dei Craxi e degli Andreotti e dei Moro, loro sì sensibili alla causa palestinese. Strano modo di ripensare al passato. 
Alberto Cavaglion
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La vecchia regola
Dopo 11 giorni di conflitto che ha provocato la solita scia di morti, feriti e sfollati si è conclusa la guerra più inutile della storia: alla fine si è esattamente al punto di partenza. Ormai si agisce per riflesso pavloviano, senza nessuna finalità strategica che non sia lanciare la palla un po’ più avanti. Naturalmente entrambe le parti rivendicano vittoria in un eterno ritorno dell’uguale, che è anche difficile da commentare. Se, come vogliono le interpretazioni più maligne, le motivazioni di questo conflitto fossero di natura politica interna pare che anche questo obiettivo sia stato mancato.
Davide Assael
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Periscopio - Primo Levi e Dante
Come tutti sanno, e come abbiano ricordato nel nostro contributo di mercoledì scorso, Il Canto di Ulisse è il titolo di un celebre capitolo del libro di memorie di Primo Levi Se questo è un uomo. Esso rappresenta, a mio avviso, non solo una straordinaria pagina di letteratura – davvero degna di essere inscritta nell’Olimpo delle più alte capacità di espressione letteraria -, ma, anche, e soprattutto, come ho affermato la scorsa settimana, un’incredibile testimonianza riguardo alla capacità dell’uomo di difendere, anche nelle condizioni più estreme, la propria dignità.
Francesco Lucrezi
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