World Jewish Congress,
Lauder ancora presidente:
“Uniti contro l’antisemitismo”
Ancora un mandato alla guida del World Jewish Congress per Ronald Lauder, 76enne filantropo statunitense che siede alla presidenza della massima assise ebraica mondiale dal 2007. A certificare la continuità il voto dei partecipanti alla 16esima assemblea plenaria dell’organizzazione, dedicata da metà aprile ai principali temi di lavoro e intervento del Congresso (che è voce e rappresentanza di oltre 100 Comunità nazionali). Importante si conferma il ruolo dell’Italia: nel nuovo comitato esecutivo, eletto nell’ambito della plenaria, la Presidente UCEI Noemi Di Segni.
“Attraversiamo un momento difficile per il popolo ebraico. Non è il 1936, la Germania nazista non è in ascesa. E abbiamo una patria ebraica forte e resiliente, entrata da poco nel suo 74esimo anno di vita. Sconcerta però lo spaventoso aumento dell’odio antisemita a livello globale. Nessun paese è immune”, l’osservazione con cui Lauder ha aperto il proprio intervento. Preoccupazione e sgomento per un fenomeno che si intreccia al proliferare di teorie del complotto legate alla pandemia. Ma anche una promessa: “Lavoreremo a stretto contatto con i leader mondiali. Combatteremo qualsiasi governo, qualsiasi organizzazione, chiunque non si impegni contro l’antisemitismo”.
Dalle iniziative in campo socio-educativo alla promozione di un clima di maggiore concordia all’interno del mondo ebraico, dal supporto concreto a Israele all’impegno per rafforzare la Memoria consapevole nelle nuove generazioni: numerosi i temi toccati nella sua relazione, che è stata anche l’occasione di un bilancio del lavoro svolto in questi anni.
In collegamento il Presidente israeliano Reuven Rivlin, la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, il segretario generale dell’Organizzazione degli Stati americani Luis Almagro, la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay. Da tutti è arrivato un plauso per l’azione svolta finora “nella lotta all’antisemitismo e all’intolleranza e nella promozione dei diritti umani fondamentali”.
“È il momento di alzarci in piedi e lottare per quello in cui crediamo. Non sarà facile. Ma le persone che sono venute prima di noi hanno dovuto affrontare sfide ancor più grandi e non hanno mai vacillato”, il messaggio conclusivo di Lauder.
“La pandemia – ha riconosciuto Von der Leyen – ci ha dimostrato quanto facilmente le teorie cospirative antisemite possano diffondersi. L’impegno a difendere il popolo ebraico inizia dal ricordo del passato, ma naturalmente non si esaurisce in questo compito. La prosperità dell’Europa è intrecciata alla prosperità delle sue comunità ebraiche. Dobbiamo proteggerne la vita. Nelle sinagoghe, nelle scuole, nel cuore delle nostre comunità”. Ferma convinzione di Rivlin è “che il futuro del popolo ebraico debba basarsi su due pilastri: unità e rispetto delle differenze”. Proteggere il futuro del popolo ebraico, ha poi aggiunto, “significa anche piena consapevolezza che questo futuro si intreccia a quello dello Stato ebraico e democratico d’Israele”. Da Almagro sono arrivate parole di preoccupazione “per la presenza sempre più consistente, nell’America Latina, di gruppi collegati ai terroristi di Hamas ed Hezbollah”. Un pericolo non solo per le comunità ebraiche, “ma per tutta la società”. Per Azoulay è essenziale che si riaffermi un pilastro della convivenza: “Tutti gli esseri umani hanno uguale dignità. Siamo qui per ricordare che gli atti di antisemitismo non sono solo un attacco agli ebrei, ma un’azione contro l’umanità”.
(Nell’immagine Ronald Lauder e la Presidente UCEI Noemi Di Segni in occasione di una passata iniziativa del World Jewish Congress)
(25 maggio 2021)