Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui               26 Agosto 2021 - 18 Elul 5781
L'INCONTRO TRA IL SEGRETARIO DI STATO BLINKEN E IL PREMIER BENNETT 

“Impegno Usa è per la sicurezza d'Israele”

In queste ore il Premier israeliano Naftali Bennett incontrerà per la prima volta il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Un vertice atteso, aperto da una serie di incontri a Washington tra il capo del governo di Gerusalemme e alcuni dei principali funzionari dell'amministrazione Biden. In particolare Bennett si è seduto a parlare con il segretario alla difesa Lloyd Austin e il segretario di Stato Antony Blinken. A quest'ultimo ha ribadito l'intenzione di instaurare un rapporto di piena collaborazione con la Casa Bianca. E sottolineato il punto più caro a Israele sul fronte della politica estera: “come respingere e limitare la corsa dell'Iran verso un'arma nucleare”. 
Un alto funzionario dell'amministrazione Usa ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters che Biden è sempre più preoccupato per le attività nucleari dell'Iran. La stessa fonte ha però spiegato che il presidente probabilmente respingerà gli appelli di Bennett per fermare gli sforzi per rilanciare l'accordo nucleare del 2015. “Naturalmente ci siamo impegnati in una via diplomatica, pensiamo che questo sia il modo migliore”, le parole dell'alto funzionario Usa in relazione ai negoziati con l'Iran. “Se questo non funziona, ci sono altri modi di procedere”, ha aggiunto, senza però spiegare quali siano queste alternative. In ogni caso Israele sarà coinvolta nella strategia sull'Iran, a maggior ragione di fronte a un paese ancor più oltranzista dopo l'elezione del nuovo presidente Raisi. Un uomo che Gerusalemme ha ricordato essere il “Macellaio di Teheran”.

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I 108 ANNI DEL GRANDE SCRITTORE E INTELLETTUALE TRIESTINO

"Boris Pahor, paladino contro i fascismi di ieri e oggi"

“Sono nato in via del Monte 13, in una casa alla sommità della salita su cui si trovava anche allora la scuola ebraica, davanti al vecchio cimitero ebraico. La sera mia madre stirava alla luce del lampione appeso a illuminarne l’entrata. Dei miei anni di ragazzo ricordo invece le passeggiate nel ghetto, prima che venisse abbattuto, con le sue piccole rivendite e quell’odore inconfondibile in cui il profumo del caffè si mischiava agli effluvi delle friggitorie di pesce. E poi i libri…”.
Commoventi ricordi di un’infanzia lontana oltre un secolo per Boris Pahor, il grande scrittore triestino punto di riferimento della minoranza slovena che oggi compie 108 anni. Nato al tempo dell’Impero austro-ungarico, sopravvissuto alla deportazione in vari campi di concentramento, fu testimone oculare del rogo fascista al Narodni Dom, la casa della cultura slovena, il 13 luglio del 1920: uno degli atti fondativi della violenza in camicia nera che avrebbe devastato il Paese per oltre un ventennio. Vicende dolorose che ne hanno segnato la vita, le scelte, i libri. A partire dalla sua opera più nota, Necropoli.
Strettamente intrecciato con il mondo ebraico il suo amore per il racconto su carta. “Le botteghe di libri del ghetto – la sua testimonianza a Pagine Ebraiche – erano sempre state molto apprezzate ma lo divennero ancor di più quando, sulla spinta delle persecuzioni, il flusso dei profughi che arrivava a Trieste dalla Germania e dai Paesi dell’Est si ingrossò. I fuggiaschi portavano con sé un vero tesoro di volumi in tutte le lingue che spesso prima della partenza verso la meta definitiva, la Palestina mandataria o le Americhe, finivano in vendita proprio lì”.

Un grande scrittore, ma anche un simbolo. Toccante la sua presenza alle commemorazioni per il centenario del rogo svoltesi alla presenza dei due Capi di Stato, l’italiano Sergio Mattarella e lo sloveno Borut Pahor. “Il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità e a compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri coltivando i sentimenti di rancore, oppure al contrario farne patrimonio comune”, il messaggio congiunto dei Presidenti. Ad incarnare questa nuova possibilità in un mondo plurale l’istituzione che ha sede all’ultimo piano dell’edificio, la prestigiosa Scuola superiore traduttori e interpreti con cui, da anni, la redazione di Pagine Ebraiche ha imbastito una proficua collaborazione. 

(Nei disegni di Giorgio Albertini: Boris Pahor di profilo; il grande scrittore intervistato
da Daniela Gross per Pagine Ebraiche)

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ISRAELE - L'INTERVENTO DEL RAV CHAIM KANIEVSKY RIVOLTO AL MONDO HAREDI

"Insegnanti, a scuola solo se vaccinati”

Da Roma a Gerusalemme, la riapertura delle scuole in sicurezza è un tema in cima all’agenda dei diversi governi. Per Israele la data di inizio dell’anno scolastico è fissata a Primo settembre, ma ci sono ancora diverse incognite da affrontare. In particolare, visto l’alto numero di contagi di queste settimane registrato nel paese, l’impegno è a vaccinare il maggior numero possibile di studenti. Tanto che l’esecutivo ha introdotto la possibilità di ricevere il vaccino anche a scuola e durante gli orari di lezione. Non sono però solo gli studenti a preoccupare: c’è ancora un 15 per cento di insegnanti, comunica il ministero dell’Istruzione, che non ha ancora ricevuto neppure una dose. A loro si è rivolto rav Chaim Kanievsky, punto di riferimento del mondo haredi. In particolare il rav ha dichiarato che agli insegnanti non vaccinati dovrebbe essere vietato di poter insegnare nelle scuole religiose. Scuole che peraltro hanno già aperto da alcune settimane. “Gli insegnanti e gli educatori che non sono stati vaccinati non devono venire a insegnare”, le parole di rav Kanievsky, riportate dai quotidiani israeliani. “I vaccini sono una manna dal cielo e devono essere presi per evitare Bitul Torah (perdere tempo che potrebbe essere speso per studi religiosi) e malattie”, ha dichiarato Kanievsky incontrando il commissario per la lotta alla pandemia Salman Zarka. Quest’ultimo aveva espresso al rav la preoccupazione che il personale docente non vaccinato possa essere infettato dal virus e causare nuovi focolai, in particolare dovendo lavorare a stretto contatto con bambini non vaccinati. Da qui la replica sul divieto agli insegnanti di recarsi a scuola se non vaccinati.

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L'INTERVENTO DEL GRAN RABBINATO D'ISRAELE

“Affermazioni dispregiative sulla Torah,
necessario che il papa chiarisca”

Preoccupazione, nel Gran Rabbinato d’Israele, per alcune posizioni recentemente espresse da papa Bergoglio. Durante l’udienza generale dello scorso 11 agosto il papa, citando alcuni passi dai testi sacri cristiani, si era lasciato andare ad alcune considerazioni sulla Torah che lasciavano intendere di ritenerla arcaica e non più in grado di “dare vita”. Una posizione duramente contestata da parte di rav Rasson Arousi, presidente della Commissione del Gran Rabbinato per il Dialogo con la Santa Sede. Destinatario di una lettera di protesta a sua firma, riferiscono alcuni organi di stampa, la controparte vaticana: il cardinale Kurt Koch, presidente della Commissione per i Rapporti religiosi con l’Ebraismo della Santa Sede. L’accusa è di aver dato linfa a un “insegnamento sprezzante verso gli ebrei e verso l’ebraismo”. Storture non nuove ai vertici della Chiesa ma che, viene evidenziato, si ritenevano “completamente ripudiate”. La richiesta di rav Arousi al cardinale Koch è di un intervento chiarificatore affinché sia assicurato il netto ripudio di “ogni conclusione dispregiativa”.

Ebraismo ed estetica
Nel mondo ebraico persiste un luogo comune: che la poca considerazione dell’estetica visiva sia scaturita dalla proibizione biblica di creare immagini. “Non ti farai scultura né alcuna immagine di ciò che è in cielo al di sopra e in terra al di sotto e nelle acque al di sotto della terra: non ti prostrerai loro né presterai loro culto” (Es. 20.4-5; Deut. 5,8-9). Quel diniego viene posto a confronto con l’esistenza di una estetica “astratta”, comunque libera dal figurativo, che si concretizza nelle parole scritte e nel pensiero concettuale.
David Palterer
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Vignette a sinistra
È stato spesso affermato che una vignetta può avere una capacità di comunicazione simile o anche superiore a quella di un articolo di fondo. In molti casi questo è vero, ma non lo è certo per la vignetta di Mauro Biani pubblicata con grande risalto in prima pagina da ”Repubblica” domenica 22 agosto. 
Valentino Baldacci
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Divieto di ibridi
Nella Parasha di Ki taze troviamo un divieto strano e allo stesso tempo indicativo: “non dovrai seminare nella tua vigna semi di varie specie se non vorrai che il prodotto dei semi che hai seminato e il prodotto della vigna divengano proibiti come se fossero cose consacrate”.
È un divieto decisamente strano e di difficile interpretazione. Prima di tutto cominciamo a valutarlo sulla base della attuale tecnica viticola.
Roberto Jona
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