I CONSULENTI HANNO DEFINITO UN RAPIMENTO LA CONDOTTA DEL NONNO MATERNO
Il parere dei legali del governo israeliano:
“Eitan deve tornare in Italia”
Per i legali del governo israeliano l'aver portato in Israele Eitan Biran costituisce “rapimento di minore” ai sensi della Convenzione dell'Aia. E il bambino per questo dovrà essere riportato in Italia e riaffidato alla sua famiglia paterna. In particolare alla zia Aya Biran, nominata dal tribunale di Torino sua tutrice legale. Il bambino di sei anni, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, non può quindi rimanere con la famiglia materna, che lo ha portato via in segreto dall'Italia. Una condotta che, secondo gli avvocati del ministero degli Esteri e della Giustizia d'Israele, rappresenta un vero e proprio rapimento. “Secondo la loro opinione, Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere per restituire Eitan, preso senza il consenso del suo tutore in Italia. Eitan dovrà tornare nel paese in cui vive, l'Italia”, spiega l'emittente N12, prima a dare la notizia su questa importante consulenza legale. Una vicenda diventato un caso internazionale che sui media israeliani viene raccontata attraverso la voce delle due parti in causa. “Non sono la madre di Eitan. Non posso essere sua madre. Ma io sono la figura materna a casa e per i primi due mesi e mezzo, quasi tre, abbiamo dormito su un materasso nella cameretta dei bambini. Così se Eitan si svegliava di notte noi eravamo lì”, la testimonianza all'emittente Kan della zia Aya Biran, in collegamento da Pavia. Biran ha auspicato “la piena collaborazione delle autorità in Israele con le autorità in Italia, in modo che Eitan torni a casa. Perché questa è casa sua”. Ha invece negato che si tratti di un rapimento la nonna materna Etty Peleg, intervistata dalla radio israeliana 103.
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DOPO DIECI ANNI, UN PREMIER ISRAELIANO IN MISSIONE OLTRECONFINE
Bennett, una storica visita in Egitto

Era da dieci anni che un Primo ministro israeliano non si recava in visita ufficiale in Egitto. In queste ore il Premier Naftali Bennett ha azzerato questo conteggio, incontrando il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi a Sharm El Sheik, nota località balneare sul Mar Rosso (nell'immagine pubblicata dai media israeliani, un momento dell'incontro). Un portavoce della presidenza egiziana, prima del vertice, ha detto che i due leader “discuteranno questioni relative alle relazioni bilaterali, i modi e gli sforzi per rilanciare il processo di pace, nonché i recenti sviluppi nella regione e nelle arene internazionali”. Sul tavolo anche la questione sicurezza e la minaccia del terrorismo, tornata di stretta attualità in Israele con un attacco terroristico compiuto da un palestinese a Gerusalemme. A farne le spese due giovani haredi, feriti dall'attentatore con un coltello. I due sono stati portati subito al Shaare Zedek Medical Center, sono in condizioni stabili e coscienti.
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INTERFAITH FORUM DEL G20 - L'INTERVENTO DEL RABBINO CAPO DI BOLOGNA
“Ebrei in Italia, un impegno millenario
in difesa dei diritti e delle libertà”

Si sono aperti a Bologna i lavori dell’Interfaith Forum, il Forum interreligioso del G20 con presidenza italiana. A caratterizzare la sessione d’apertura della grande conferenza internazionale, alla presenza e con l’intervento tra gli altri del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, una lezione del rabbino capo rav Alberto Sermoneta.
Un importante contributo sulla storia plurimillenaria dell’ebraismo italiano, i suoi valori e i suoi slanci. Al rav Sermoneta anche il compito, al termine dello Shabbat, di onorare la memoria del piccolo Stefano Gaj Taché. Il suo nome, il nome della giovanissima vittima dell’attentato al Tempio Maggiore di Roma del 9 ottobre 1982, apre infatti un dossier in elaborazione che sarà presentato nel 2022 con all’interno riportati tutti gli episodi e i nomi di tutte le vittime di attentati compiuti nel mondo nei luoghi di culto. Di seguito l’intervento del rabbino capo di Bologna.
A nome della Comunità ebraica di Bologna, di cui sono rabbino capo e mio personale, vogliate gradire i saluti più affettuosi. Si racconta nella Mishnà, la legge orale, che la tenda di Abramo era aperta ai quattro lati, per poter dare maggior ospitalità a tutti i viandanti che avessero avuto la necessità di soffermarsi per rifocillarsi dalla strada, senza mai indugiare ad entrare in essa.
Berukhim ha baim – Benvenuti a tutti voi, nel nome dell’unico Dio, lo stesso di Abramo, che ha avuto il merito di essere chiamato da Dio “Av hammon goiim – Padre di una moltitudine di nazioni” (Genesi 17;5).
Gli ebrei vivono a Bologna fin dai primi secoli dell’ E.V durante i quali hanno fortemente voluto fondare e intrecciare le loro radici nel tessuto cittadino.
Senza nessuna remora possiamo affermare che la religione ebraica ed i suoi appartenenti siano i più vecchi abitanti della città, così come gli ebrei italiani sono gli italiani più vecchi d’Italia.
Essere monoteisti secondo la concezione ebraica non vuole esprimere soltanto la condizione religiosa che si manifesta in sinagoga, in una chiesa o in una moschea, ma significa anche perseguire quegli ideali che sono fondamentali per il comportamento degno degli esseri umani: un comportamento che si fonda sulla libertà e la democrazia e che indica rispetto all’uomo in generale, e ai suoi diritti ad una vita libera e democratica.
Nella sua storia plurimillenaria il popolo ebraico, pur avendo origini dalla Terra di Israele, attraverso continue Diaspore e persecuzioni, ha sempre cercato di integrare la propria vita e le proprie tradizioni a quelle delle nazioni nelle quali è stato costretto a dimorare, cercando di adoperarsi in ogni modo per il bene di esse.
L’inizio della storia del nostro popolo in Italia è datato all’incirca attorno al 200 a.E.V. quando i primi ebrei provenienti da Gerusalemme si impiantarono a Roma, dove fondarono una Comunità che mai più hanno abbandonato. Essi hanno sempre dato dimostrazione di un affetto particolare e nutrito per questo Paese, partecipando in ogni modo alle varie lotte per la difesa dei diritti dei suoi cittadini e per l’ottenimento della libertà.
Durante la loro permanenza fino al 1555, anno dell’istituzione dei ghetti, parteciparono alla vita sociale della nostra città, anche e soprattutto dal punto di vista culturale e accademico, dove si è assistito fra le varie cose, all’attività in seno all’Università più antica d’Europa.
Per ricordarne uno fra i tanti, Servadio Ovadià Sforno vissuto a Bologna agli inizi del Cinquecento; esegeta biblico conosciuto e studiato ancora oggi nelle accademie rabbiniche di tutto il mondo, ma conosciuto anche per la sua professione di medico e per questo chiamato in ambito universitario: Abbir ha rofeim – il Principe dei medici.
Gli ebrei com’è noto hanno subito numerose e terribili persecuzioni, ma hanno tratto da queste l’insegnamento per superare quei dolorosi momenti dedicandosi, con il loro nobile comportamento, ad essere d’esempio per tutti gli altri.
Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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INTERFAITH FORUM DEL G20 - L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE UCEI
"Ora di religione sia ora delle religioni"

Tra i temi più significativi a scandire il programma dell’Interfaith Forum la sfida educativo-valoriale e il contributo alla crescita generale di consapevolezza offerto dalle religioni.
Un tema affrontato dalla Presidente UCEI Noemi Di Segni nel corso di un intervento tenuto nell’ambito di un panel presieduto dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Un’occasione speciale per riflettere su sfide e potenzialità della scuola nel giorno in cui milioni di studenti hanno fatto il loro ritorno nelle aule. A loro è andato il miglior augurio di riuscita da parte di tutti i convenuti.
Contribuisco con alcune riflessioni al tema di questa sessione, anzitutto ribadendo l’apprezzamento al governo italiano e a tutti i membri del G20 per aver previsto questa dimensione religiosa, dell’essere e del fare spirituale e umano valoriale accanto all’agenda più prettamente economico-finanziaria che solitamente caratterizza questi incontri. Per un Paese come l’Italia che poggia su una Costituzione postbellica, post-fascista, faro di principi attuali e quotidiani, e per l’Europa tutta che ancora attende una Costituzione, la preservazione e la promozione di una cornice base di valori e morale che trae forza dal patrimonio valoriale che hanno le religioni è un atto di responsabilità. Grazie alla Fondazione per le scienze religiose per averlo portato avanti nell’intera organizzazione.
La sfida che abbiamo non è solo di dialogo interreligioso ma anche di dialogo tra religioni e istituzioni statali che definiscono politiche e programmi nel Paese e, quindi, l’apporto delle collettività religiose, con il loro bagaglio di cultura e tradizioni, al contesto non religioso e al di là del loro impegno nel forgiare identità religiose all’interno dei propri contesti e comunità.
L’ebraismo stesso è tutto basato su un percorso di studi e istruzione e la stessa parola Torah, alla base della nostra fede, ha come significato il verbo insegnare.
Quindi verso l’esterno con una funzione di condivisione e sostegno ai processi non religiosi, portando le nostre esperienze di integrazione, accoglienza, di nuclei comunitari come concetto di rete e di protezione del singolo, metodologie didattiche, capacità di coniugare sapere antichi in contesti in evoluzione e resilienza, adattamento ai cambiamenti anche drammatici, e aggiungerei: narrazione coerente della storia ebraica all’interno della storia del paese. Questa sfida si traduce nella cura di strumenti didattici, nella revisione dei testi di studio (ad esempio con progetto, molto importante, che abbiamo avviato con la Cei), in un programma coerente di didattica della Shoah e per arginare razzismo e antisemitismo. Eventi, da vivere assieme, nei quali condividere tradizioni altrui reciprocamente
E verso l’interno, sapendo definire percorsi educativi e di formazione dell’identità religiosa che sia solida, orgogliosa della propria origine e del proprio passato, capace di relazionarsi con contesti esterni e purtroppo a volte minacciosi. Essere forti nell’animo per affrontare la maturazione, la vita di famiglia, di comunità e del paese in cui si vive anche con altri.
L’educazione inizia al giorno uno della vita ed avviene come sappiamo in molti contesti in contemporanea – nelle famiglie, nei nidi, nelle scuole, nelle università, in contesti sociali che man a mano si allargano – e assieme alle materie didattiche si impara a vivere con altri. Ha come protagonisti sia gli alunni che gli insegnanti, il corpo amministrativo e direi anche gli spazi stessi per come sono articolati e modulati e per i simboli che riportano (mi riferisco anche alla recentissima sentenza della Cassazione sui simboli da esporre nelle scuole pubbliche). È quindi fondamentale, per gli enti e le istituzioni che hanno responsabilità politica, sostenere percorsi di conoscenza culturale e dei percorsi didattici. È una responsabilità comune e solo il raccordo tra enti religiosi e le istituzioni può favorire un miglioramento e poter affrontare una società che oggi ha bisogno, urgente, di sicurezza, contro fenomeni di odio, diretto e per il tramite delle reti sociali, sempre più preoccupante.
In questo senso faccio appello alla necessità di ripensare l’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Non dovrebbe essere sede di un servizio religioso offerto dalla Chiesa agli studenti di fede cristiana o specificatamente cattolica – questo ha senso nella scuola religiosa o in altri contesti paralleli – e che comporta la sospensione didattica nelle ore dedicate alla religione per tutti gli altri studenti, rarissimamente ben compensata da altre attività formative.
Noemi Di Segni, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
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IL BAMBINO PORTATO DALL'ITALIA IN ISRAELE AL CENTRO DI UN CASO INTERNAZIONALE
Il ritorno nelle classi e quel banco vuoto:
“Il nostro pensiero va ad Eitan”
Nel suo intervento all’Interfaith Forum il ministro Bianchi ha esordito ricordando che c’è un tempo per l’emergenza e un tempo per la guarigione e il ritorno in gioia e sicurezza nelle scuole. In questa prima giornata nelle aule per milioni di studenti italiani c’è però un bambino che ha dovuto assentarsi suo malgrado, che al suo banco non ha potuto sedersi: Eitan Biran.
“Eitan – sottolinea al riguardo la Presidente UCEI Noemi Di Segni – è stato portato in Israele senza alcun permesso, contro le indicazioni del giudice tutelare e con un piano di giustizia personale ad opera del nonno Shmuel e forse di altri familiari. Seguiamo in queste ore con molta ansia e preoccupazione questa vicenda che ci ha sconvolto ulteriormente e che si aggiunge ad una situazione di estrema fragilità”. Prosegue Di Segni: “Stanno a cuore alla famiglia e a noi tutti il miglioramento della sua salute fisico-motoria e il recupero psicologico e della forza per affrontare i traumi cui è stato esposto. L’amore e l’ammirazione per Israele, così come il richiamo all’osservanza di regole religiose, non possono essere invocati (o abusati) per giustificare a priori un piano che disconosce tutto un sistema, giudiziario e assistenziale, che si è mobilitato con tutte le professionalità assieme alle forze di soccorso fin dai primi minuti della tragedia, capace sicuramente di creare ogni utile raccordo con istituzioni e autorità israeliane laddove richiesto, a tutela di Eitan, e di chiunque dei familiari ritenga di doversi attivare per questo scopo”.
Oggi però Eitan a scuola non c’era. Afferma la Presidente UCEI: “Preghiamo per il suo bene, auspicando che con il contributo di tutti – le forze istituzionalmente preposte, sia in Italia che in Israele – con l’affetto della famiglia ritrovata e la forza anche degli amichetti di scuola, riesca a recuperare serenità e vivere con questo stato d’animo il nuovo anno ebraico 5782 appena iniziato”.
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L'ATTACCANTE ISRAELIANO LASCIA IL SEGNO NEI SUCCESSI DELLA SQUADRA TOSCANA
Il Pisa sogna il ritorno in Serie A,
anche grazie ai goal di Cohen
Sette goal fatti, appena un goal subito, tre vittorie su tre partite disputate. Il sorprendente Pisa di Luca D’Angelo vola in testa alla classifica di Serie B. Il campionato è appena agli inizi ma c’è già chi, tra i tifosi della compagine toscana, si è azzardato a pronunciare la parola proibita: promozione.
Son trent’anni ormai che il Pisa manca dalla A: l’ultima presenza in massima serie risale infatti alla stagione 1990-91, conclusa al sedicesimo posto e con la retrocessione tra i cadetti. Scorie quasi indolori in confronto al successivo dramma sportivo-aziendale concretizzatosi con il fallimento e la ripartenza dal punto più basso possibile: l’Eccellenza.
Dopo vari lustri di anonimato la Pisa del pallone, forte anche del roboante 4 a 1 esterno conquistato sul campo della Ternana, si lustra gli occhi. Tra tanti, un motivo speciale per esultare: l’esordio nel tabellino dei marcatori per il suo nuovo attaccante, il 25enne israeliano Yonatan Cohen. Una rete a suo modo “storica” quella con cui ha chiuso la pratica Ternana.
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LA NOTA DELLA GIUNTA UCEI
Un chiarimento necessario
La Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha diramato una nota relativa ai rapporti tra l’ente e la Fondazione Gariwo. La nota è stata inviata anche al sindaco di Milano Beppe Sala.
“Riteniamo – vi si legge – che sulle relazioni fra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Gariwo siano necessarie alcune precisazioni alla luce di diverse iniziative promosse e posizioni espresse negli ultimi tempi.
In una sua recente esternazione, il presidente di Gariwo, Gabriele Nissim, ha rappresentato che alcuni “integralisti” vorrebbero boicottare il Giardino dei Giusti e che si sarebbe parlato di Giusti solo con riferimento agli ebrei e non con riferimento a tutta l’umanità..."
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Sotto il velo

Di tutte le cose tristi e terribili di questi ultimi tempi quella che mi ha colpito di più è vedere la foto delle donne afghane con il burka che manifestano a favore dei talebani. Sono poche per fortuna. Guardi le fessure da cui traspaiono, opachi, gli occhi, e ti domandi cosa le spinge a manifestare contro le altre donne, contro la loro stessa dignità. Cosa ha spento la luce nei loro occhi, quella luce che invece illumina la battaglia contro la cancellazione delle altre donne? Pensi che forse sono state ricattate, minacciate.
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Oltremare - Micro memorie

In un'epoca nella quale avere memoria è sempre meno facile ma sempre più urgente e necessario, i social a volte fanno un servizio utile, a saperli usare, alla micro memoria personale e forse anche a quella collettiva. Da giorni Facebook mi bombarda di post che ho pubblicato in occasione dei passati Undici Settembre, che fossero foto o testi - risalenti in questo caso ad anni in cui pubblicare un testo senza immagini di accompagnamento aveva un senso, perché eravamo tutti ancora in grado di leggere senza essere prima colpiti da una immagine. È un sollievo vedere che condivido quanto scrivevo lungo gli anni, e sarebbe anzi interessante vedere quante volte e su quali temi ciascuno di noi avesse eventualmente cambiato idea, anche di poco, o si esprimerebbe a posteriori in modi diversi o affatto.
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Storie di Libia – Yoram Arbib / 2

Yoram Arbib, ebreo nato a Tripoli in Libia, nella seconda parte dell’intervista ( clicca qui per la prima) approfondisce la memoria storica. Durante la Shoah, nel 1942, il Muftì di Gerusalemme, che aveva rapporti con Hitler e Mussolini, aveva per obiettivo anche quello di sterminare l’ebraismo libico e di appropriarsi di tutti i beni degli ebrei. Storicamente abbiamo riscontro nel suo diario che fu presentato durante il processo ad Adolf Eichmann nel 1961 a Gerusalemme.
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Fede e Torah
Mi richiamo alle problematiche sollevate dal recente commento di papa Francesco alla Lettera ai Galati di Paolo per sviluppare alcune ulteriori considerazioni.
Non è mio scopo quello di entrare nel merito della dialettica venutasi a sviluppare sul tema, molto efficacemente impostata dal rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni in una sua lettera pubblicata sul quotidiano Repubblica recentemente, bensì quello di evidenziare in tale fattispecie le evidenti contraddizioni interne alla teologia cristiana adottata dalle Chiese cristiane, cattolica in primis.
Riccardo Fabio Gioviale
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