Oltremare – Micro memorie
In un’epoca nella quale avere memoria è sempre meno facile ma sempre più urgente e necessario, i social a volte fanno un servizio utile, a saperli usare, alla micro memoria personale e forse anche a quella collettiva. Da giorni Facebook mi bombarda di post che ho pubblicato in occasione dei passati Undici Settembre, che fossero foto o testi – risalenti in questo caso ad anni in cui pubblicare un testo senza immagini di accompagnamento aveva un senso, perché eravamo tutti ancora in grado di leggere senza essere prima colpiti da una immagine. È un sollievo vedere che condivido quanto scrivevo lungo gli anni, e sarebbe anzi interessante vedere quante volte e su quali temi ciascuno di noi avesse eventualmente cambiato idea, anche di poco, o si esprimerebbe a posteriori in modi diversi o affatto. Comunque sia, oggi lo stesso Facebook mi ricorda che un anno fa ci preparavamo qui in Israele ad entrare nel secondo lockdown dell’era pandemica. Ecco qualcosa su cui è difficile cambiare idea: i lockdown e insieme a loro tutte le restrizioni che il covid ha portato alle nostre vite sono una assoluta e totale camurria. Non conosco nessuno che potrebbe non concordare su questo punto, un anno fa come oggi. Quello che invece è cambiato da un anno ad oggi in Israele, grazie soprattutto ai vaccini, è la forma, dall’universale al particolare, delle restrizioni al movimento per i cittadini. Oggi, un quinto circa del mio moshav è in isolamento: tutte famiglie con bambini in età scolare che sono stati a contatto con bambini o personale scolastico poi risultato positivo al covid, o loro stessi positivi in quanto contagiati a scuola. Quindi io posso girare libera per le strade del moshav, andare al supermercatino o perfino uscire dal moshav e arrivare anche solo fino al mare, mentre in molti dei giardini qui attorno genitori stremati inventano l’ennesimo gioco per tenere i bambini occupati, fanno ordine per la trecentesima volta nel casotto degli attrezzi, oppure arrivano a montare la Sukkah in anticipo, pur di aver qualcosa da fare. E può darsi che fra un anno guarderemo a queste ultime due stagioni di feste ebraiche in pandemia dall’alto, finita si spera l’emergenza covid e tutte le sue maledizioni, ma le micro memorie su Facebook o altrove saranno lì a ricordarci che in caso di lockdown è bene avere un puzzle da 2.000 pezzi da iniziare, una lista nutrita di film e serie da attaccare, il frigo pieno e una scorta immensa di pazienza.
Daniela Fubini