I legali del governo israeliano:
“Eitan deve tornare in Italia”
Per i legali del governo israeliano l’aver portato in Israele Eitan Biran costituisce “rapimento di minore” ai sensi della Convenzione dell’Aia. E il bambino per questo dovrà essere riportato in Italia e riaffidato alla sua famiglia paterna. In particolare alla zia Aya Biran, nominata dal tribunale di Torino sua tutrice legale. Il bambino di sei anni, unico sopravvissuto alla strage del Mottarone, non può quindi rimanere con la famiglia materna, che lo ha portato via in segreto dall’Italia. Una condotta che, secondo gli avvocati del ministero degli Esteri e della Giustizia d’Israele, rappresenta un vero e proprio rapimento. “Secondo la loro opinione, Israele deve fare tutto ciò che è in suo potere per restituire Eitan, preso senza il consenso del suo tutore in Italia. Eitan dovrà tornare nel paese in cui vive, l’Italia”, spiega l’emittente N12, prima a dare la notizia su questa importante consulenza legale. “Non sono la madre di Eitan. Non posso essere sua madre. Ma io sono la figura materna a casa e per i primi due mesi e mezzo, quasi tre, abbiamo dormito su un materasso nella cameretta dei bambini. Così se Eitan si svegliava di notte noi eravamo lì”, la testimonianza all’emittente Kan della zia Aya Biran, in collegamento da Pavia. Biran ha auspicato “la piena collaborazione delle autorità in Israele con le autorità in Italia, in modo che Eitan torni a casa. Perché questa è casa sua”.
הקרב על המשמורת והטענות לחטיפה | דודתו באיטליה של איתן בירן בן ה-6 מגיבה לראשונה בריאיון ל-@antonia_yamin: "אני לא אמא שלו אבל הבית שלו כאן"#חדשותהערב pic.twitter.com/FI7zvdf19z
— כאן חדשות (@kann_news) September 12, 2021
Ha invece negato che si tratti di un rapimento la nonna materna Etty Peleg, intervistata dalla radio israeliana 103. “La situazione di Eitan è pessima. – la sua accusa – Non c’è stato alcun rapimento. Il ragazzo voleva solo tornare in Israele da molto tempo. Anche quando i suoi genitori erano in Israele, ha sempre voluto essere qui. È nato ed è cresciuto in casa mia”. Nel trattare la delicata questione, i media israeliani cercano di non alimentare le polemiche, ma sottolineano come le stesse autorità del paese parlino di rapimento.
Intervenendo alla radio dell’esercito, lo zio Or Nirko, marito di Aya Biran, ha affermato che “dire che è tornato a casa, in Israele, è una palese bugia”. Nirko ha accusato la famiglia materna di “cavalcare l’onda del nazionalismo israeliano per cercare di farci uscire male. Fa parte del loro tentativo, di trasferire Eitan in Israele, di spostarlo da dove è cresciuto, per portarlo nel luogo in cui veniva da turista”. Sempre lo zio ha aggiunto che avrebbe evitato i riflettori. “Non volevamo creare un conflitto familiare, lo hanno creato loro. Non abbiamo avuto altra scelta che andare dai media e dire la nostra parte, anche se sappiamo che potrebbe causare gravi danni in futuro. L’opinione pubblica israeliana ci attacca anche se noi non abbiamo commesso nessuna ingiustizia”.