Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     1 Ottobre 2021 - 25 Tishri 5782
MOLTE REAZIONI IN EUROPA E NEL MONDO

Il Belgio e la sentenza sulla shechitah:
"Un attacco contro la vita ebraica"

Un attacco alle libertà religiose, la negazione di un principio inalienabile.
Molte reazioni, nel mondo ebraico, alla decisione della Corte costituzionale di Bruxelles che nelle scorse ore ha approvato la messa al bando della shechitah.
Una vicenda giudiziaria che si trascina da anni si è conclusa nel modo peggiore, con lo scudo purtroppo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che in dicembre aveva scelto di recepire la strada intrapresa in tal senso dalla legislazione belga (e in particolare da quella fiamminga). Nel mirino anche le procedure di macellazione secondo la tradizione islamica.
“Siamo delusi, ma non sorpresi” il commento di rav Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei. “Questa sentenza – le sue parole – allinea il Belgio a quei pochi altri Paesi i cui divieti sulla shechitah risalgono all’era nazista”. Per rav Goldschmidt l’attacco sferrato alla possibilità di autosufficienza dell’ebraismo belga invierebbe inoltre un chiaro messaggio “sulla considerazione, su come le istituzioni vedano il futuro ebraico”.
Indignazione anche ai vertici del World Jewish Congress. “Questa sentenza è un modo per discriminare i cittadini ebrei e musulmani”, l’opinione del suo presidente Ronald Lauder. “Proibendo la shechitah – ha poi aggiunto – la Corte di Giustizia europea ha posto un ostacolo serio al proseguimento di una vita comunitaria ebraica in Europa. Il benessere dell’animale non c’entra niente. Qui si tratta della soppressione della libertà religiosa: un principio garantito dalla Carta dei diritti fondamentali”. Lauder promette battaglia in ogni sede possibile: “L’antisemitismo cresce, in Europa e nel mondo. Non possiamo permettere che casi di persecuzione religiosa come questo rimangano incontrastati”.
Moshe Kantor, presidente dello European Jewish Congress, rileva una profonda ipocrisia: “Il Belgio è un Paese che consente la caccia sportiva e molte altre pratiche che non mostrano alcuna attenzione per il benessere degli animali. Pertanto non c’è ombra di dubbio sul fatto che quanto deliberato non abbia nulla a che spartire con la loro tutela. L’intento è discriminare, colpire le minoranze”. Anche per Kantor il problema si estenderebbe molto oltre i confini del Belgio: “Gli ebrei europei tornano a chiedersi ancora una volta se l’Europa possa ancora essere una casa per i loro figli”.
Si leva anche la condanna della European Jewish Association. “Ciò che urta maggiormente – il pensiero del rav Menachem Margolin, che ne è il direttore – è l’approccio bifronte di alcuni Paesi. Da un lato sono solidamente solidali quando si parla di lotta all’antisemitismo, dall’altro non hanno difficoltà a legiferare in un modo che rende impossibile la pratica della religione ebraica”.

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VERSO LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA / 1

Cuori aperti al dialogo

Dialogo דּוּ-שִֹיחַ (Du- sìach)! שִֹיחַ (Siach) Conversazione!
Il senso del convergere tout court! Questa breve parola nasce in ebraico primariamente come arbusto, cespuglio; appare per la prima volta in Genesi 2,5 וְכֹ֣ל ׀ שִׂ֣יחַ הַשָּׂדֶ֗ה טֶ֚רֶם יִֽהְיֶ֣ה… (Vechòl sìach hassadè tèrem Yihyèh…) “E ogni arbusto del campo ancora non c’era (non era comparso)….” in attesa dell’uomo. Emerge il senso della proliferazione perenne e della ramificazione fin dalla base dei suoi rami, come avviene naturalmente in ogni vero scambio verbale fra uomo e uomo. È interessante ritrovare שִֹיחַ, espresso al plurale in aramaico nel Talmùd babilonese per descrivere i Giusti צַדִּיקִים (Tzadikìm) con l’appellativo di שִֹיחִין (Sichìn-sichìm in ebraico (ch suono gutturale עח ב”ב).
Il sinonimo naturale di שִֹיחַ come conversazione è שִֹיחָה (Sichàh).
I Salmi ci donano diversi esempi di שִֹיחַ come espressione di preghiera תְּפִלָּה (Tefillàh) che ospita il significante di speranza תִּקְוָה (Tikvàh) e il significato di apertura del cuore.

Hora Aboav, insegnante di ebraico

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VERSO LA GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA / 2

Io e Tu (e la filosofia del dialogo)

Per questo breve pezzo sul dialogo ho pensato che non si potesse prescindere dall’almeno accennare al complesso pensiero di Martin Buber. Filosofo ebreo del secolo scorso, nacque a Vienna nel 1878 e si trasferì poi a Gerusalemme dove morì nel 1965. La sua familiarità con il tedesco e con l’ebraico, la sua conoscenza delle parole lo portò nel 1925 ad avviare, insieme a Franz Rosenzweig, la traduzione della Bibbia in tedesco, proseguendo poi da solo dopo la morte di quest’ultimo.
È del 1923 la pubblicazione di ‘Io e tu’, opera fondamentale tra i suoi scritti. In quest’opera teorizza il principio dialogico come filosofia relazionale: il rapporto dialettico io-tu e la filosofia del dialogo.
Buber nel suo pensiero sostiene che l’uomo non è sostanza, bensì è una trama di rapporti e di relazioni, e sottolinea la propensione duplice verso il mondo: la relazione Io-Tu e la relazione Io-Esso. Né l’Io né il Tu vivono separatamente: essi esistono nel contesto Io-Tu.
Anche se di primo acchito si potrebbe essere portati a pensare che la parola Io-Tu alluda ai rapporti tra uomo e uomo, e la parola Io-Esso alluda invece alle relazioni con le cose, di fatto non è così semplice. L’Esso infatti può comprendere anche lui (o lei) in un rapporto di superficialità con l’altro.

Sira Fatucci, responsabile Giornata Europea della Cultura Ebraica

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GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA - LE INIZIATIVE A ROMA

Dante e l'ebraismo, un dialogo aperto

Una giornata sul tema del Dialogo “inteso come ascolto, scambio e confronto propositivo”. Si presenta così il programma della Giornata Europea della Cultura Ebraica a Roma.
A dare il via alle attività, spiega la Comunità ebraica in una nota, “una passeggiata in bicicletta alle catacombe di Appia Pignatelli, con la visita della Catacomba di Vigna Randanini, che costituisce uno degli esempi meglio conservati di strutture cimiteriali della Comunità ebraica di Roma, la cui presenza è dimostrata nell’Urbe sin dal II secolo a.e.v”.
Un’ora dopo, a via del Portico d’Ottavia, partirà una visita guidata in giudaico romanesco del quartiere dell’ex ghetto, condotta dal direttore della Compagnia Quasi Stabile Alberto Pavoncello.
Già dalla mattina molti luoghi ebraici di Roma apriranno le loro porte con tour guidati e ingresso gratuito: il Museo Ebraico, il Tempio Maggiore, il Tempio Spagnolo, il Tempio dei Giovani dell’Isola Tiberina, l’Archivio storico e la Fondazione Museo della Shoah. Alle 10.15 avranno inizio gli incontri culturali della Giornata al Museo ebraico, con la presentazione di un importante manoscritto risalente al XV/XVII secolo. 

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LA SERATA AL TEMPIO BET MICHAEL 

"Dan Uzan, eroe indimenticabile"

“Un eroe genuino, della porta accanto. Si è fatto avanti pur sapendo di mettere a rischio la sua stessa esistenza”. Nel dicembre del 2015 l’allora Primo ministro Lars Løkke Rasmussen commentava con queste parole l’assegnazione del riconoscimento di ‘Danese dell’anno’ alla memoria di Dan Uzan, la guardia volontaria rimasta uccisa nell’attentato alla sinagoga di Copenaghen del febbraio precedente. Figura esemplare e d’ispirazione per molti, per la profonda umanità, per il modo di porsi in ogni situazione e per il coraggio dimostrato in quell’ultima prova. Salvifico infatti il suo intervento, determinante per impedire al terrorista di compiere una strage.
Nelle scorse ore i genitori e la sorella di Dan sono stati ospiti del Tempio Bet Michael di Roma: ad invitarli, per una serata ricca di testimonianze, Gruppo Ebrei Volontari (GEV) e Maccabi. “A volte si dà per scontata l’importanza del ruolo dei volontari, che senza compenso né elogi prestano con dedizione servizio di sorveglianza davanti ai luoghi sensibili per difendere le Comunità. Eppure, come Dan ci ha dimostrato, all’odio cieco e barbaro dei terroristi si contrappone l’amore e l’altruismo di coloro che sono le sentinelle di sinagoghe e scuole e permettono a tutti di pregare e gioire in serenità” le parole di Giacomo Zarfati, presidente del Gruppo Ebrei Volontari. 
“Indimenticabile ed indimenticato eroe del popolo d’Israele”, si legge nella targa consegnata alla famiglia Uzan da GEV e Maccabi. Tra gli intervenuti la presidente UCEI Noemi Di Segni, soffermatasi con gratitudine sull’impegno “della grande famiglia dei volontari”, l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici e il rav Roberto Colombo. Vittorio Pavoncello, presidente del Maccabi, commenta: “Volevo una serata di cuore e così è stato. La famiglia di Uzan, una famiglia come una delle nostre, doveva sentire il calore della sua gente, non un asettico incontro istituzionale. È stata una serata molto bella”.

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Mimmo Lucano 
A proposito dell’ex sindaco di Riace e della sentenza che lo condanna a tredici anni e due mesi di reclusione se ne stanno sentendo tante. Siamo sul finire di una campagna elettorale e di questi tempi non si fanno prigionieri. Senza entrare nel merito di un processo che non conosco nei dettagli, è però necessario – credo – ribadire anche da queste pagine alcuni principi che sono alla base del nostro patto sociale e che trovano ampio spazio negli insegnamenti della tradizione ebraica. La Giustizia amministrata dagli uomini deve essere associata a quello che i quotidiani di oggi chiamano buon senso e che in termini biblici si materializza nei concetti di misericordia e teshuvà. In particolare quest’ultima (letteralmente “ritorno”) ha a che vedere con il comportamento umano di chi è sottoposto a processo.
 
Gadi Luzzatto Voghera
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Un concetto da capire
“In principio creò il Signore il cielo e la terra” (Bereshit 1;1).
Il famoso Maestro Rash”i, nel commentare questo passo, con cui inizia la Torà, riporta una spiegazione del midrash. Ha detto Rabbì Itzchaq: “Per far conoscere a tutti i popoli della terra, che avrebbero potuto accusare gli ebrei di essere degli impostori per essersi impossessati di una terra appartenente ad altri popoli, che essa è stata creata da D-o e che soltanto Lui può decidere a chi distribuire i suoi Paesi”. È una spiegazione data circa mille anni or sono, ma che calza a perfezione con i nostri tempi.
 
Rav Alberto Sermoneta
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Elezioni
In molte città ci stiamo avvicinando al voto; riceviamo pubblicità, ci scambiamo opinioni sui candidati, scorriamo le liste in cerca di nomi conosciuti. Anche se il nostro voto sarà uno su centinaia di migliaia, se non milioni, sentiamo comunque il peso e l’orgoglio della responsabilità, perché dalla nostra scelta dipenderanno molti aspetti importanti del nostro futuro. Stando ai sondaggi, nella mia come in altre città è assai probabile che dovremo attendere ancora due settimane per sapere chi sarà il nostro sindaco e saremo chiamati a una nuova scelta. A quanto pare, in quello stesso 17 ottobre in cui si voterà per i ballottaggi le Comunità di Roma e Milano e poche altre saranno chiamate al voto per eleggere il nuovo Consiglio dell’UCEI. Dico a quanto pare perché dalla nostra posizione periferica non se ne sa quasi niente.
 
Anna Segre
Viaggiare in treno
In un’epoca dove si va sempre di fretta e non c’è mai tempo per la contemplazione del mondo circostante, viaggiare in treno è quasi un atto rivoluzionario. Non che il treno sia un oggetto d’altri tempi e poco frequentato anzi, con la pandemia e grazie a una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente, si tratta di un mezzo sempre più riscoperto. Neanche si può dire che il treno non sia stato travolto dall’ossessione per la velocità che domina da sempre la contemporaneità.
 
Francesco Moises Bassano
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