Il Belgio e la sentenza sulla shechitah:
“Un attacco alla vita ebraica”

Un attacco violento alle libertà religiose, la negazione di un principio inalienabile.
Molte reazioni, nel mondo ebraico, alla decisione della Corte costituzionale di Bruxelles che nelle scorse ore ha approvato la messa al bando della shechitah.
Una vicenda giudiziaria che si trascina da anni si è conclusa nel modo peggiore, con lo scudo della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che in dicembre aveva scelto di recepire la strada intrapresa in tal senso dalla legislazione belga (e in particolare da quella fiamminga). Nel mirino anche le procedure di macellazione secondo la tradizione islamica.
“Siamo delusi, ma non sorpresi” il commento di rav Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei. “Questa sentenza – le sue parole – allinea il Belgio a quei pochi altri Paesi i cui divieti sulla shechitah risalgono all’era nazista”. Per rav Goldschmidt l’attacco sferrato alla possibilità di autosufficienza dell’ebraismo belga invierebbe inoltre un chiaro messaggio “sulla considerazione, su come le istituzioni vedano il futuro ebraico”.
Indignazione anche ai vertici del World Jewish Congress. “Questa sentenza è un modo per discriminare i cittadini ebrei e musulmani”, l’opinione del suo presidente Ronald Lauder. “Proibendo la shechitah – ha poi aggiunto – la Corte di Giustizia europea ha posto un ostacolo serio al proseguimento di una vita comunitaria ebraica in Europa. Il benessere dell’animale non c’entra niente. Qui si tratta della soppressione della libertà religiosa: un principio garantito dalla Carta dei diritti fondamentali”. Lauder promette battaglia in ogni sede possibile: “L’antisemitismo cresce, in Europa e nel mondo. Non possiamo permettere che casi di persecuzione religiosa come questo rimangano incontrastati”.
Moshe Kantor, presidente dello European Jewish Congress, rileva una profonda ipocrisia: “Il Belgio è un Paese che consente la caccia sportiva e molte altre pratiche che non mostrano alcuna attenzione per il benessere degli animali. Pertanto non c’è ombra di dubbio sul fatto che quanto deliberato non abbia nulla a che spartire con la loro tutela. L’intento è discriminare, colpire le minoranze”. Anche per Kantor il problema si estenderebbe molto oltre i confini del Belgio: “Gli ebrei europei tornano a chiedersi ancora una volta se l’Europa possa ancora essere una casa per i loro figli”.
Si leva anche la condanna della European Jewish Association. “Ciò che urta maggiormente – il pensiero del rav Menachem Margolin, che ne è il direttore – è l’approccio bifronte di alcuni Paesi. Da un lato sono solidamente solidali quando si parla di lotta all’antisemitismo, dall’altro non hanno difficoltà a legiferare in un modo che rende impossibile la pratica della religione ebraica”.

(Nell’immagine la Corte costituzionale belga)

(1 ottobre 2021)