Elezioni
In molte città ci stiamo avvicinando al voto; riceviamo pubblicità, ci scambiamo opinioni sui candidati, scorriamo le liste in cerca di nomi conosciuti. Anche se il nostro voto sarà uno su centinaia di migliaia, se non milioni, sentiamo comunque il peso e l’orgoglio della responsabilità, perché dalla nostra scelta dipenderanno molti aspetti importanti del nostro futuro. Stando ai sondaggi, nella mia come in altre città è assai probabile che dovremo attendere ancora due settimane per sapere chi sarà il nostro sindaco e saremo chiamati a una nuova scelta. A quanto pare, in quello stesso 17 ottobre in cui si voterà per i ballottaggi le Comunità di Roma e Milano e poche altre saranno chiamate al voto per eleggere il nuovo Consiglio dell’UCEI. Dico a quanto pare perché dalla nostra posizione periferica non se ne sa quasi niente. Può capitare che ci arrivino, quasi per sbaglio, una mail o un messaggio elettorale con una pubblicità non diretta a noi, ma non conoscendo il quadro generale fatichiamo a inserirli nel loro contesto. Su Moked e sul sito della Comunità di Milano i nomi delle liste e dei candidati si trovano con un po’ di fatica (su Moked si parla ancora del 15 novembre 2020: i candidati sono gli stessi?); sul sito della Comunità di Roma e su quello di Shalom non ho trovato assolutamente nulla. Sui programmi confesso di non sapere praticamente niente, e devo dire che nessuno dei miei concittadini ebrei con cui ho avuto occasione di parlare sembra saperne più di me. Molti non sono neppure particolarmente interessati, e se ripenso a tutti gli incontri e discussioni che si svolgevano solo pochi anni fa in vista dei Congressi mi sembra di trovarmi in un’altra era geologica. Eppure il nuovo Consiglio UCEI potrebbe influenzare le nostre vite anche molto di più di quanto potrebbero farlo sindaci e consigli comunali: può sostenere o intralciare le nostre istituzioni comunitarie, può facilitare o rendere ancora più difficile il reperimento dei cibi kasher, può favorire il pluralismo o rendere le nostre Comunità ancora più litigiose.
So bene che noi ebrei italiani che abbiamo l’imperdonabile colpa di non essere nati né a Milano né a Roma – e per di più abbiamo avuto l’impudenza di non cercare di rimediare alla nostra colpa trasferendoci – non possiamo pretendere nulla: già mandare nel Consiglio un nostro rappresentante è considerato da alcuni un vergognoso privilegio. So bene che con l’attuale Statuto dell’UCEI la competizione elettorale vera e propria, con liste, programmi e campagna elettorale, riguarda solo Roma e Milano. Ma non capisco perché posso conoscere facilmente partiti e candidati alle elezioni israeliane, americane, francesi, tedesche, inglesi, e anche di città, regioni o Paesi lontanissimi da me, mentre devo affaticarmi forse inutilmente per cercare di capire almeno qual è la posta in gioco nelle imminenti elezioni per l’UCEI e chi sono i candidati nella più grande Comunità d’Italia. Di solito anche a chi sta fuori dal campo – e persino a chi sta fuori dallo stadio – non è negato il diritto di fare il tifo.
Anna Segre
(1 ottobre 2021)