Viaggiare in treno
In un’epoca dove si va sempre di fretta e non c’è mai tempo per la contemplazione del mondo circostante, viaggiare in treno è quasi un atto rivoluzionario. Non che il treno sia un oggetto d’altri tempi e poco frequentato anzi, con la pandemia e grazie a una maggiore sensibilità nei confronti dell’ambiente, si tratta di un mezzo sempre più riscoperto. Neanche si può dire che il treno non sia stato travolto dall’ossessione per la velocità che domina da sempre la contemporaneità. Rispetto anche solo a vent’anni fa, molti collegamenti sono stati cancellati, sono spariti i nomi dei convogli, non esistono più orari ferroviari cartacei, i vagoni a scompartimenti che spronavano molto di più la socialità resistono solo sui treni notturni, gran parte dei tracciati litoranei e appenninici che offrivano bellissime vedute panoramiche sono stati sostituiti da linee che attraversano anonimi tunnel per arrivare così più in fretta da una città all’altra. Per non parlare della trasformazione delle stazioni in simil-centri commerciali, non lieux nei quali più che un invito a partire v’è un costante stimolo all’acquisto compulsivo, e dove le comode sale d’attesa sono state completamente eliminate per scongiurare il “pericolo” dei senzatetto. Il treno per quanto nato con la divisione in classi è stato un luogo dove persone appartenenti a ceti e luoghi diversi avevano la possibilità di incontrarsi e scambiarsi opinioni, offrivano un ottimo spaccato della società e del paese, come è ben rappresentato nel film Café Express di Nanni Loy o nelle fotografie di Gianni Berengo Gardin dei primi anni novanta. Oggi la qualità del viaggio è dipendente dal biglietto che possiedi, chi viaggia con i treni locali usufruisce di un servizio nettamente peggiore di coloro che scelgono i treni ad alta velocità e pagano un prezzo superiore. La trasformazione del sistema ferroviario da bene pubblico a bene mercantile, dove l’interesse privato conta più del collettivo, è ben raccontato dall’antropologo Marco Aime nel libro “Etnografia del quotidiano” (2016).
Eppure per quanto specie in Italia le ferrovie siano state nel tempo tanto disastrate, il treno per altri aspetti non è così diverso da quello che prendevano i nostri nonni e bisnonni. Specie sulle linee secondarie o in aree più periferiche d’Europa i treni viaggiano ancora ad una velocità che consente di osservare il paesaggio e di scambiare qualche parola con la persona seduta nel posto accanto. Il treno educa dunque ancora all’incontro, alla contemplazione, all’attesa, allo studio, alla riflessione, persino all’imprevisto (anche proprio a causa dei numerosi ritardi). Un invito a dare poi importanza durante un soggiorno fuori casa al viaggio in sé più che alla destinazione, perché in fondo niente si ottiene davvero nell’immediato, c’è sempre prima un lungo percorso per giungervi. Tutto in netta antitesi con quel modo di viaggiare mordi-e-fuggi e “low cost” dove non resta mai il tempo per elaborare i momenti vissuti e ripensare ai luoghi appena visitati e lasciati.
Il viaggio in treno è anche un leitmotiv nella letteratura mitteleuropea e in quella ebraica in particolar modo, in “ebrei erranti” di Joseph Roth è inevitabilmente parte di quella stessa “erranza” raccontata. Stupisce a tal proposito come anche in un paese così piccolo come Israele la rete ferroviaria si sia negli ultimi anni così sviluppata, le dimensioni di questa in breve tempo sono quasi raddoppiate e nel solo 2019 le ferrovie israeliane hanno trasportato 69 milioni di persone – rispetto ai 2 milioni degli anni novanta.
Tony Judt, un grande amante di treni e orari ferroviari, scrisse “che se abbandoniamo le ferrovie avremo anche riconosciuto che abbiamo dimenticato come vivere collettivamente.” Alla stazione di Tel Aviv Ha’Hagana qualche anno fa lessi su un muro davanti ai binari la scritta in ebraico “Hai guardato il cielo oggi?”. Già, chi ha tempo per guardare il cielo? Chi ha tempo per fermarsi e pensare all’Eterno? Spesso finiamo persino di dimenticare di guardarci intorno, di ammirare la bellezza di questo mondo.
Francesco Moises Bassano
(1 ottobre 2021)