PAGINE EBRAICHE DI NOVEMBRE IN DISTRIBUZIONE
Ebrei italiani, testimonianza universale

Il rapporto con il potere per la minoranza ebraica italiana è complicato. E in particolare lo è stato in passato. Confinati per secoli nei ghetti, costretti a nascondere la propria presenza dietro a mura costruite da altri, diventati quasi invisibili, gli ebrei italiani hanno resistito alle imposizioni del mondo di fuori. Non solo, hanno avuto la capacità di coltivare e mantenere la propria identità, di non cedere alle pressioni di chi, come la Chiesa, avrebbe voluto schiacciarli nelle vie del ghetto. Hanno trovato strade per dialogare con il mondo di fuori, per costruire un percorso di cultura e valori di cui essere orgogliosi. Un percorso poi confluito nell’emancipazione, nella partecipazione al Risorgimento e alla costruzione della patria nazionale. Un viaggio, accidentato e difficile, raccontato senza retorica ma con molteplici spunti di riflessione nella nuova grande mostra del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara: “Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”. Su Pagine Ebraiche di novembre in distribuzione l’invito, attraverso le pagine di un dossier dedicato, è a scoprirne gli oggetti esposti, le chiavi interpretative, i tanti stimoli disseminati lungo un percorso museale di altissimo livello.
Il giornale si apre con uno sguardo sulla composizione del nuovo Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che a breve si riunirà per eleggere le sue cariche di governo e rappresentanza. Si prosegue con un focus su alcune recenti iniziative dell’ente, dall’assistenza ai profughi afghani giunti in Italia alla stipula di alcuni protocolli per la difesa della Memoria viva e la promozione della cultura. L’intervista del mese è a Triantafillos Loukarelis, il direttore dell’Unar, che tratteggia un quadro molto problematico sul razzismo negli stadi e invoca un cambio di passo urgente. Le pagine di Eretz sono un’occasione per riflettere sull’appuntamento dell’Expo di Dubai visto da una prospettiva israeliana. Mentre in Orizzonti uno dei temi sollevati è il rapporto, in divenire, tra Israele e Diaspora Usa. Start-up italiane: il loro futuro, raccontiamo in Economia, passa anche da Tel Aviv.
La pagina del ritratto è dedicata a un grande storico che ci ha da poco lasciati, Enzo Collotti. L’apertura della Cultura è invece riservata al ritorno in libreria di un testo di formidabile importanza, Quaderno d’Israele: il resoconto dello scrittore triestino Giorgio Voghera sulla sua esperienza giovanile in kibbutz. Si prosegue con la ricostruzione del viaggio compiuto dagli ebrei russi verso l’Argentina, per via di persecuzioni sempre più intollerabili, attraverso l’inedita esposizione di un finanziere giornalista. In evidenza poi gli stimoli suscitati da una ricca antologia che raccoglie gli interventi prodotti in 60 anni di impegno dal giurista Giorgio Sacerdoti. Attenzione ancora una volta sul cinema e in particolare su un delicato dibattito, relativo all’interpretazione di ruoli ebraici nei film, che si è da poco aperto. Chiusura con lo Sport e con il sogno di Gianni Infantino, il numero uno della Fifa: l’organizzazione congiunta di un Mondiale di calcio da parte di Israele e alcuni Paesi arabi. Un sogno, appunto, ma con solide basi.
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L'INDICAZIONE DEL NUOVO SINDACO GUALTIERI
Campidoglio: Tobia Zevi entra in Giunta

Anche un giovane ebreo romano che da tempo si muove negli ambienti della politica locale e nazionale tra i componenti della nuova Giunta del Comune di Roma annunciata pochi istanti fa dal sindaco Roberto Gualtieri. A Tobia Zevi la responsabilità su Patrimonio e politiche abitative.
Nipote dell’ex Presidente UCEI Tullia Zevi, Tobia ha 38 anni ed è il fondatore dell’osservatorio “Roma puoi dirlo forte”. In passato ha ricoperto incarichi a Palazzo Chigi, al Ministero degli Affari Esteri e in Provincia. Forte il suo impegno in campo ebraico, anche come presidente dell’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas.
Non è la prima volta di uno Zevi in Campidoglio: negli Anni Ottanta suo nonno Bruno, il celebre architetto, fu Consigliere comunale. Di sé Tobia dice: “Romano e innamorato della mia città, sono un attivista e militante che sogna un mondo più giusto, che si ribella alle ingiustizie e ancora si indigna quando succedono”. Mazal tov!
(Nell’immagine il sindaco Roberto Gualtieri e Tobia Zevi)
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L'INIZIATIVA DELLA GIUNTA DELL'ENTE
Il Diploma Universitario UCEI intitolato a Gattegna
"Simbolo di un ebraismo impegnato per il Paese"
Come annunciato nel corso del limud in sua memoria svoltosi negli scorsi giorni a Roma, il Diploma Universitario Triennale in Studi Ebraici UCEI porterà d’ora in poi il nome dell’ex Presidente dell’Unione Renzo Gattegna.
Una convergenza unanime da parte dei membri della Giunta dell’ente e volta a rafforzare, a un anno dalla scomparsa, “il legame tra la l’impegno dell’avvocato Gattegna ed il Diploma Universitario quali simboli di un ebraismo costantemente impegnato a contribuire allo sviluppo culturale e scientifico del nostro Paese”. Riconosciuto dallo Stato italiano dal 2003, il Diploma è diretto dal rav Riccardo Di Segni e coordinato dalla professoressa Myriam Silvera.
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LA MOBILITAZIONE DI MILANO
"Non sottovalutiamo chi distorce la Shoah,
impegniamoci tutti contro l'ignoranza no vax"

La Memoria della Shoah è patrimonio di tutti. Per questo serve uno sforzo comune per difenderla quando viene strumentalizzata, distorta, insultata. Lo hanno ribadito le centinaia di persone che hanno scelto di partecipare alla manifestazione in piazza Edmondo Safra, davanti al Memoriale della Shoah di Milano. Un presidio organizzato in ventiquattro ore, ma che ha subito trovato adesione da parte delle istituzioni e della cittadinanza. Un’occasione pubblica – promossa da Memoriale, Comunità ebraica e Sant’Egidio – per dire con forza “basta alle strumentalizzazioni della Shoah”. In particolare dopo l’ennesimo tentativo, a Novara, del movimento no green pass e no vax di farsi passare come vittima di una inesistente dittatura. Di associare le misure contro la pandemia, decise per tutelare i cittadini, alla persecuzione nazifascista che calpestava vite e diritti. “Quella gente è proprio fortunata perché ha potuto mimare la sofferenza senza viverla, non sa cosa ha davvero sofferto chi è stato prima escluso, poi discriminato, infine annientato”, le parole della senatrice a vita Liliana Segre risuonate dal palco posto per l’occasione davanti al Memoriale e lette dalla coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini. Parole accolte con un lungo e sentito applauso. Così come quelle di tutte le autorità e istituzioni venute a ribadire la necessità di lottare insieme in difesa della Memoria.
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LA CERIMONIA NELLA SINAGOGA DI FIRENZE
Salvarono gli ebrei Cividalli, i Dani tra i "Giusti"

Tre nuovi nomi vanno ad arricchire l’elenco dei “Giusti tra le Nazioni” italiani. Si tratta di Giuseppe Dani, un giovane fattore della campagna pisana, e dei suoi genitori Giovanni Dani e Maria Bonistalli. Mentre in tutto il Paese si scatenavano le persecuzioni antiebraiche i Dani si spesero senza riserve per una famiglia fiorentina braccata: ne facevano parte Giorgio Cividalli, un ex dirigente delle Ferrovie dello Stato cacciato dal lavoro con l’entrata in vigore delle leggi razziste, la moglie Wanda Bonfiglioli, le tre figlie Miriam, Carla e Anna. Determinante inoltre il loro apporto per la messa in sicurezza della famiglia di Renzo, il fratello di Wanda. Pagine di coraggio rivissute quest’oggi, nella sinagoga di Firenze, dove si è svolta la cerimonia di assegnazione postuma dei tre riconoscimenti dello Yad Vashem.

I fatti si svolsero nell’area di San Miniato. A ricordarli con gratitudine, oltre ai diritti testimoni e discendenti, l’ambasciatore israeliano Dror Eydar, il presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, il rabbino capo rav Gadi Piperno, i rappresentanti della Regione e delle amministrazioni locali.
(In alto Giovanni Dani e Maria Bonistalli; in basso Giuseppe Dani, in primo piano, con i suoi fratelli)
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L'INTERVENTO DI SARA CIVIDALLI
"L'importanza di ringraziare pubblicamente"

Buongiorno, grazie a tutti ed a tutte per la vostra presenza. Sono qui in duplice veste: sono consigliera dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane e ho il compito di portare il saluto e il ringraziamento della presidente dell’Unione, Noemi Di Segni, e di tutto il consiglio e sono qui anche a titolo personale
Ogni volta che partecipiamo ad una cerimonia di conferimento dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni, la gratitudine è enorme perché sono state salvate vite di ebrei ed ebree che poi hanno spesso avuto figlie, figli e nipoti che costituiscono quella che ora è la comunità ebraica italiana. Il mondo ebraico italiano è vivo e vitale grazie a loro, grazie al rischio enorme che hanno corso e questo non potremo mai dimenticarlo.
Ogni cerimonia è differente, ogni storia è differente, tutte sono accomunate dalla capacità di vedere quello che accadeva, di non distrarsi, di di dire no, di sapersi opporre a provvedimenti iniqui.
Tre anni fa ero in questa sinagoga per il conferimento dell’onorificenza alle due donne che hanno salvato la mia mamma e la mia nonna. Una situazione completamente differente. Non sapevo nulla di quanto accaduto. L’ho appreso per caso, se il caso esiste, molti anni dopo la morte della mamma. Sempre per caso, in seguito, ho conosciuto un nipote di una delle salvatrici e sono riuscita a trovare le eredi spirituali dell’altra. Queste persone sono entrate nella mia vita ed a far parte della mia famiglia affettiva pochissimo tempo fa.
Differentissima la relazione con la famiglia Dani. Se non nei particolari ho sempre saputo che Giuseppe Dani ed i suoi genitori, Maria e Giovanni, avevano salvato il babbo con sua moglie Wanda e le mie sorelle Miriam, Carla ed Anna. Il Dani, Giuseppe Dani, il fattore, è sempre stato presente nella mia vita: un uomo alto, grande, forte, autorevole ed allegro, burbero e sorridente. Un uomo solido, la cui forte personalità si sentiva in tutto ciò che faceva.
Sara Cividalli
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LA MISSIONE INTERNAZIONALE
Israele e le cicliste afghane in salvo:
"Aiutare gli altri, una benedizione"

“Aiutare gli altri è una benedizione”. Dice così Sylvan Adams, il mecenate israelo-canadese a capo della Israel Start-Up Nation protagonista di molte iniziative umanitarie intrecciate al mondo dello sport. L’ultima in ordine di tempo collegata proprio al ciclismo, la disciplina in cui la sua squadra si è imposta come un modello non soltanto agonistico ma anche valoriale.
Sua infatti la regia di un’operazione segreta promossa dall’Unione Ciclistica Internazionale che ha permesso la fuga di vari cittadini afghani a rischio sotto il nuovo regime: tra loro cicliste e professioniste in vari campi minacciate in quanto donne emancipate, oltre a studenti, giornalisti e attivisti. Uno sforzo reso pubblico di recente che ha messo in gioco vari governi, con Israele punto di riferimento al pari di Svizzera, Francia, Canada, Emirati Arabi Uniti e Albania.

Ed è proprio in Albania che Adams si è recato per incontrare faccia a faccia un gruppo di donne che avevano fatto del ciclismo la loro passione, impossibilitate non solo a perseguirla ma anche a proseguire la loro esistenza senza il timore di soprusi e violenze.
Abbracci, commozione e poi tutti insieme sui pedali per le vie di Tirana, con la divisa di un team che anche i tifosi italiani hanno imparato ad apprezzare sulle strade del Giro. Nell’occasione Adams ha rivelato qualche dettaglio sulla rete di soccorso: “La dinamica – ha spiegato – è stata molto simile alla trama di un romanzo o film di spionaggio. Ci sono persone che, per portare a termine la missione, hanno rischiato la vita”.
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LA VISITA DELL'AMBASCIATORE EYDAR
"Tra Livorno e Israele un antico vincolo di amicizia"
Visita a Livorno per Dror Eydar, l’ambasciatore d’Israele in Italia: nell’arco della giornata si sono svolti incontri sia con rappresentanti delle istituzioni che del mondo ebraico.
La prefettura, in una nota, ha parlato di cordiale colloquio che “ha costituto lo spunto per richiamare gli antichi vincoli di amicizia e di consolidata collaborazione che legano lo Stato d’Israele e la città di Livorno”. Una visita di cortesia. Ma anche, nelle parole del prefetto Paolo D’Attilio, “una occasione di confronto sui tanti aspetti che interessano e accomunano i due Paesi”.
Eydar si è anche incontrato con la dirigenza comunitaria e con presidenti ed ex presidenti delle organizzazioni Benè Berith e Adei Wizo. In seguito si è inoltre intrattenuto con i membri dell’associazione Italia Israele.
(L'ambasciatore all'interno della sinagoga)
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Ticketless - Sionisti prima del sionismo
 Non bisogna lasciarsi sfuggire questo volume. Lo ha scritto una giovane ricercatrice, tratto dalla sua tesi di dottorato discussa alla Scuola Normale di Pisa nel 2013. Uno dei lavori più seri sulla storia del sionismo che mi sia capitato di leggere negli ultimi mesi (Stefania Ragaù, “Sognando Sion. Ebraismo e sionismo tra nazione, utopia e stato. 1877-1902”, Viella). Come spesso accade nelle tesi di dottorato s’avverte il desiderio di salvare tutto quello che con fatica s’è cercato (e trovato) a discapito della scorrevolezza. Il libro assomiglia per certi versi a una enciclopedia e se fosse stato concepito per lemmi il lettore ne avrebbe tratto giovamento. Non è lungo, ma densissimo. Pieno di scoperte importanti, di nomi e di libri ignoti a chi abbia studiato le origini del sionismo in Europa.
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Dante e la giustizia
 Abbiamo annunciato, nel nostro intervento di mercoledì scorso, che avremmo affrontato tre distinte questioni, che appaiono preliminari per un corretto inquadramento della visione di Dante riguardo al destino del popolo ebraico: la concezione dantesca della giustizia; la posizione del poeta di fronte all’idea della punizione collettiva; il suo atteggiamento nei confronti del concetto di mistero.
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Mosè, parola alla musica
 Mauthausen, circa 20 chilometri a est di Linz (Austria), fu sede di uno dei più grandi lager del Reich nonché uno dei più brutali siti di sperimentazione dello sterminio attraverso il lavoro coatto. Il lager era dotato di quattro sub-Campi allestiti presso Gusen e oltre 50 sub-Campi; Mauthausen e Gusen furono liberati dalle truppe statunitensi il 5 maggio 1945.
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