L’intervento di Sara Cividalli
“L’importanza di dire grazie”

Buongiorno, grazie a tutti ed a tutte per la vostra presenza. Sono qui in duplice veste: sono consigliera dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane e ho il compito di portare il saluto e il ringraziamento della presidente dell’Unione, Noemi Di Segni, e di tutto il consiglio e sono qui anche a titolo personale
Ogni volta che partecipiamo ad una cerimonia di conferimento dell’onorificenza di Giusto tra le Nazioni, la gratitudine è enorme perché sono state salvate vite di ebrei ed ebree che poi hanno spesso avuto figlie, figli e nipoti che costituiscono quella che ora è la comunità ebraica italiana. Il mondo ebraico italiano è vivo e vitale grazie a loro, grazie al rischio enorme che hanno corso e questo non potremo mai dimenticarlo.
Ogni cerimonia è differente, ogni storia è differente, tutte sono accomunate dalla capacità di vedere quello che accadeva, di non distrarsi, di di dire no, di sapersi opporre a provvedimenti iniqui.
Tre anni fa ero in questa sinagoga per il conferimento dell’onorificenza alle due donne che hanno salvato la mia mamma e la mia nonna. Una situazione completamente differente. Non sapevo nulla di quanto accaduto. L’ho appreso per caso, se il caso esiste, molti anni dopo la morte della mamma. Sempre per caso, in seguito, ho conosciuto un nipote di una delle salvatrici e sono riuscita a trovare le eredi spirituali dell’altra. Queste persone sono entrate nella mia vita ed a far parte della mia famiglia affettiva pochissimo tempo fa.
Differentissima la relazione con la famiglia Dani. Se non nei particolari ho sempre saputo che Giuseppe Dani ed i suoi genitori, Maria e Giovanni, avevano salvato il babbo con sua moglie Wanda e le mie sorelle Miriam, Carla ed Anna. Il Dani, Giuseppe Dani, il fattore, è sempre stato presente nella mia vita: un uomo alto, grande, forte, autorevole ed allegro, burbero e sorridente. Un uomo solido, la cui forte personalità si sentiva in tutto ciò che faceva. Sono cresciuta con le sue figlie, specie con Maria, mia coetanea, e Lucia, Cristina è nata dopo. Siamo state compagne di giochi, di avventure, di birbonate, di scherzi, abbiamo tantissimi ricordi in comune. Il Dani, come lo chiamavamo, sua moglie Lidia, le sue figlie hanno sempre fatto parte della mia famiglia.
Sapevo che dovevo loro di essere nata e non ho mai detto grazie, non ho mai ringraziato. Non so se altri o altre in famiglia lo abbiano fatto, certo non pubblicamente.
Ringraziare è importante, dà voce, rende reale la gratitudine che si prova ed io desidero ringraziare di essere nata, di poter aver vissuto e di vivere la vita che vivo, di aver condiviso la sensazione delle mani gelate che raccolgono le olive, le castagno secche sgranocchiate insieme, le lucciole sul viale, il profumo ed il sapore della schiacciata appena uscita dal forno che aspettavamo con gli occhi brillanti, gli whatsapp e le parole con Maria, nulla di tutto questo ci sarebbe stato per me senza la famiglia Dani, GRAZIE. Desidero ringraziare a nome di chi è nato dopo, figlie, figli e nipoti.
Chi ha fortemente desiderato ringraziare pubblicamente e stata la terzogenita della mia sorella grande, Susanna Canarutto. È stata lei a raccogliere tutti i documenti e le testimonianze, è stata lei, con l’aiuto di Erelah Khagan che ringrazio, a compilare tutti i fogli da spedire a Yad vaShem e non si è fermata neppure quando la malattia le rendeva tutto più difficile. Susanna, la Susi è qui a ringraziare, è qui con chi è stato salvato e con chi ha salvato. Sono qui, insieme a tutti i Giusti, ai salvati ed anche a chi non si è salvato, come rav Nathan Cassuto che tanto ha fatto con il comitato ebraico cristiano per salvare correligionari e che, per una delazione, è stato preso e portato nei campi dove ha trovato la morte. Per un non caso la pietra d’inciampo che lo ricorda è provvisoriamente posta proprio davanti alla porta del tempio. I Giusti, coloro che sono stati salvati e quelli che non sono stati salvati ci mostrano che, noi per primi, abbiamo il dovere di non essere mai indifferenti e che questo dobbiamo insegnare ai più giovani; ci mostrano che se loro si sono opposti al fascismo, anche noi abbiamo questo dovere e non possiamo, non dobbiamo in nessun caso, per nessun motivo, neppur lontanamente pensare a compromessi con chi ancora condivide l’ideale fascista.
Grazie e che il ricordo di Giuseppe Dani, di sua madre Maria e di suo padre Giovanni sia di benedizione.

Sara Cividalli

(3 novembre 2021)