Israele e le cicliste afghane in salvo
“Aiutare gli altri è una benedizione”

“Aiutare gli altri è una benedizione”. Dice così Sylvan Adams, il mecenate israelo-canadese a capo della Israel Start-Up Nation protagonista di molte iniziative umanitarie intrecciate al mondo dello sport. L’ultima in ordine di tempo collegata proprio al ciclismo, la disciplina in cui la sua squadra si è imposta come un modello non soltanto agonistico ma anche valoriale.
Sua infatti la regia di un’operazione segreta promossa dall’Unione Ciclistica Internazionale che ha permesso la fuga di vari cittadini afghani a rischio sotto il nuovo regime: tra loro cicliste e professioniste in vari campi minacciate in quanto donne emancipate, oltre a studenti, giornalisti e attivisti. Uno sforzo reso pubblico di recente che ha messo in gioco vari governi, con Israele punto di riferimento al pari di Svizzera, Francia, Canada, Emirati Arabi Uniti e Albania.
Ed è proprio in Albania che Adams si è recato per incontrare faccia a faccia un gruppo di donne che avevano fatto del ciclismo la loro passione, impossibilitate non solo a perseguirla ma anche a proseguire la loro esistenza senza il timore di soprusi e violenze.
Abbracci, commozione e poi tutti insieme sui pedali per le vie di Tirana, con addosso la divisa di un team che anche i tifosi italiani hanno imparato ad apprezzare sulle strade del Giro. Nell’occasione Adams ha rivelato qualche dettaglio sulla rete di soccorso: “La dinamica – ha spiegato – è stata molto simile alla trama di un romanzo o film di spionaggio. Ci sono persone che, per portare a termine la missione, hanno rischiato la vita”.

(3 novembre 2021)