Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui   21 Novembre 2021 - 16 Kislev 5782
LO SCRITTORE ISRAELIANO ETGAR KERET A PAGINE EBRAICHE

"La pandemia ha cambiato la mia idea di casa,
così ho scelto di trasferirmi da Tel Aviv a Berlino"

La scelta di Etgar Keret per il suo trasferimento momentaneo lontano da Tel Aviv era tra Milano e Berlino. “Cercavamo una sistemazione con opportunità e soprattutto con ottime scuole in inglese per mio figlio. Per cui avevamo ridotto la scelta a queste due città”, spiega a Pagine Ebraiche Keret. Alla fine ha vinto la capitale tedesca “perché al momento è più economica. E anche gli amici milanesi hanno approvato la mia scelta”. Amici milanesi che lo scrittore israeliano, molto amato dal pubblico italiano, ritrova in queste ore proprio nella città che avrebbe potuto essere la sua nuova casa. All'ombra del Castello sforzesco, Keret è infatti, su iniziativa della Fondazione Cdec, uno dei protagonisti della decima edizione di BookCity Milano e della Rassegna Nuovo Cinema Ebraico e Israeliano (20-24 novembre). Un'opportunità per lo scrittore per presentare, in dialogo con Sara Ferrari, il suo cortometraggio Outside, creato lo scorso anno assieme alla coreografa Inbal Pinto (nell'immagine in basso). Una pellicola che rappresenta una ironica riflessione sul tempo della pandemia e sul concetto di casa, spazio, libertà, ritorno alla vita. Temi su cui Keret si sofferma con Pagine Ebraiche.

“L'idea di casa è sempre stata al centro della mia vita. Entrambi i miei genitori sono sopravvissuti alla Shoah. E il concetto di casa, di essere al sicuro, di stare insieme sono per noi cruciali”. Per lui, aggiunge, in particolare. “Ho cambiato solo quattro appartamenti nel corso della mia vita e non mi sono mai trasferito oltre a un raggio di cinque chilometri”. Un raggio conosciuto, in cui sentirsi protetti, in cui tutto è noto. “La pandemia ha però incrinato questa visione monolitica della casa. Cominci a porti delle domande: cosa è veramente casa? È il tuo appartamento? La tua famiglia? Il mio quartiere e i miei vicini?”. E così l'appartamento in cui hai vissuto trent'anni viene messo in discussione, così come l'idea di abitarci ancora. “Non avevo mai pensato di trasferirmi. Vivo nello stesso appartamento da quanto avevo 23 anni. Ho sempre cercato di non fare grandi cambiamenti”. Ma la pandemia ha cambiato questo copione.

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L'ATTENTATO TERRORISTICO E LA REAZIONE DEL GOVERNO ISRAELIANO

Gerusalemme, l'odio di Hamas torna a colpire

“Tornavo dalla preghiera del mattino al Kotel (Muro Occidentale) ancora avvolto dal tallit e con tefillin in testa e al braccio. Salgo verso casa, nel quartiere ebraico della Città Vecchia. Appena svolto a sinistra sento colpi di arma da fuoco e confusione. Non capisco cosa sta succedendo, ma sento un dolore fortissimo al braccio. Sono riuscito a mettermi al riparo. Avrei potuto perdere la vita e invece, grazie a Dio, lo ha avuta nuovamente in dono”. Dal letto di ospedale rav Zeevi Katzenelbogen racconta il tragico attentato delle scorse ore a Gerusalemme in cui un terrorista palestinese ha aperto il fuoco contro alcuni passanti. Lui è riuscito a cavarsela “per miracolo”, spiega, ma il bilancio dell'attacco parla di una vittima, un uomo di trent'anni, e quattro feriti, tra cui uno grave. “Preghiamo per loro”, l'appello del rav dall'ospedale. In particolare per rav Aharon Yehuda, arrivato in condizioni gravissime in ospedale. Il terrorista, Fadi Abu Shkhaydam, ha scaricato contro di lui diversi colpi con un'arma automatica e ora i medici israeliani stanno cercando di salvargli la vita. “È stato operato d'urgenza e diverse equipe collaborano per curarlo”, ha spiegato ai media Alon Schwartz, direttore dell'unità traumatologica dello Shaare Zedek Medical Center. “Tutta la famiglia è al suo fianco, tutti sono molto preoccupati per lui e pregano per lui”. 
Il ministro della Pubblica sicurezza Omer Barlev ha spiegato che il terrorista, ucciso dalle forze israeliane, era un membro di Hamas e che la polizia considera l'attacco premeditato. La moglie dell'attentatore, che risiedeva nel campo profughi di Shuafat a Gerusalemme Est, aveva infatti lasciato il paese la settimana scorsa. 
“Questo è il secondo attacco terroristico a Gerusalemme negli ultimi giorni”, ha dichiarato il Primo ministro Naftali Bennett nel briefing governativo di inizio settimana (nell'immagine). “Ho istruito le forze di sicurezza - ha aggiunto – a mobilitarsi di conseguenza e a dimostrare vigilanza, anche a causa della preoccupazione di eventuali emulatori”.

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L'INTERVENTO UCEI DOPO IL VERGOGNOSO ATTACCO A LILIANA SEGRE

“Memoria offesa, c'è un vuoto normativo
È tempo che le istituzioni lo colmino”

“In un delirante intervento apparso sui social network il Consigliere comunale della Lega Fabio Meroni, richiamando la senatrice a vita Liliana Segre con il numero tatuato sul suo braccio, ha sostanzialmente perpetrato, ancora una volta, il crimine nazifascista. L’ha fatto offendendo Segre e la memoria di tutti i milioni di esseri umani deportati e sterminati nei lager e diventati numeri, il popolo ebraico che oggi, come prima della Shoah nei secoli, è parte integrante della società civile, e quell’Italia che si sforza di costruire un percorso di Memoria coerente e responsabile”.
Così l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in una nota a commento di questo nuovo degradante episodio con protagonista un rappresentante delle istituzioni. Meroni è Consigliere della Lega nel Comune lombardo di Lissone ed è un ex parlamentare.
“L’escalation di episodi con cui si continua a banalizzare la storia e il significato della Shoah con inaccettabili accostamenti all’attualità e la legittimazione silenziosa che ne è alla base – si precisa ancora nella note – desta oltre al dolore preoccupazione per il futuro di questo Paese e deve cessare.
“Alle istituzioni governative ad ogni livello, Parlamento e a tutte le forze politiche, chiediamo un intervento normativo chiaro e incisivo per colmare un vuoto troppo profondo ed evidente: la banalizzazione in tutte le sue forme non può essere solo aggravante di un reato di incitamento all’odio. Prescinde dall’odio come manifestazione così come dalla prescritta prova di sentimento antisemita. È l’offesa stessa alla Memoria quale comportamento inaccettabile che deve essere al centro dell’attenzione, colpendo quell’impegno di Memoria che non ha solo rilevanza per il singolo ma per l’intera società civile. Non solo per la minoranza ebraica ma per tutti.
“È un supremo interesse pubblico da tutelare e che oggi è invece ancora incompreso. Chiaramente questa tempestiva risposta che chiediamo con forza – ora, adesso, oggi – non può avvenire senza un contemporaneo impegno in termini di educazione scolastica e cultura di convivenza.
“Chi ferisce con le sue parole così profondamente non può rivestire ruoli di responsabilità in alcuna istituzione italiana e deve essere chiaro che senza rispetto per la storia e le persone che la vivono ogni giorno sulla loro pelle nulla può essere programmato per il bene del Paese. Queste persone devono essere rimosse dai loro incarichi.
“A Liliana il nostro abbraccio e vicinanza nel costante impegno di raggiungere soprattutto i giovani e giovanissimi affinché possano conoscere quanto avvenuto e assieme a noi ribadire convintamente il ‘no’ a qualsiasi forma, anche la più lieve, di banalizzazione e derisione”.

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LA NUOVA INDAGINE CONDOTTA DALLA JDC

L'Europa vista dal mondo ebraico,
antisemitismo prima preoccupazione

Un mondo resiliente, tenace e propositivo. Che lotta ogni giorno per affermare le proprie istanze e i propri valori ma che non nasconde la preoccupazione per un antisemitismo percepito in forte crescita al punto da essere ritenuto la più grande minaccia per la sopravvivenza futura. È il quadro che emerge dalla quinta indagine sull’Europa ebraica condotta dall’American Jewish Joint Distribution Committee (JDC). Lo studio, che ha coinvolto oltre un migliaio tra leader e rappresentanti comunitari, è stato presentato quest’oggi nell’ambito dei lavori di un e-summit in svolgimento organizzato dalla stessa JDC insieme allo European Council of Jewish Communities (ECJC). Centinaia i partecipanti da tutta Europa a un’iniziativa che sta mettendo al centro nodi e criticità ma anche possibilità d’intervento comuni.
Per il 71 per cento degli intervistati la minaccia numero uno è quindi l’antisemitismo, seguita a stretto giro dal problema dei cosiddetti “ebrei lontani” (70%), dalla “mancanza di ricambio nelle organizzazioni” (69%) e dalla “scarsa capacità di coinvolgimento degli iscritti nelle attività proposte”(68%).
Tra le priorità indicate per il futuro “il rafforzamento di un’educazione ebraica”, “il coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali”, “l’offerta di programmi e attività anche per chi non è religioso”.

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LA CAMPAGNA PROMOSSA DALL'ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI

"Ripartiamo dai libri, con i giovani"

“Quando iniziai questa avventura, quattro anni fa, dissi: ‘Scuola, scuola’. E lo ripeto adesso. La sfida resta quella di dare pieno corpo al diritto allo studio. I dati Invalsi ce lo confermano: è un’emergenza nazionale”. In occasione della sua conferma al vertice dell’Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi condivideva con Pagine Ebraiche queste sue considerazioni sullo stato della lettura nel Paese, specie tra i più giovani.
Prendeva il via nelle stesse ore il nuovo bando di #Ioleggoperché, iniziativa al centro dell’impegno Aie su questo versante. Un vero e proprio fiore all’occhiello tra i tanti progetti promossi per far fronte a questo enorme problema attraverso la donazione di libri nuovi (e di qualità) alle biblioteche scolastiche. “In due giorni contiamo già 3mila scuole iscritte”, confidava Levi. Un dato dal volto duplice: positivo per l’interesse suscitato ma anche sintomatico “di quanto le biblioteche abbiano bisogno di aiuto”.
Ci sarà ora la possibilità di farlo per tutta una settimana, contribuendo a questa grande iniziativa sociale la cui sesta edizione ha appena preso il via con numeri da record.

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L'ONORIFICENZA CONFERITA ALLA SCRITTRICE TESTIMONE DELLA SHOAH 

Le chiavi di Firenze a Edith Bruck
“Instancabile opera di testimonianza”

“L’instancabile opera di testimonianza verso le giovani generazioni” tra le motivazioni che hanno portato all’assegnazione delle Chiavi della città di Firenze alla scrittrice e Testimone della Shoah Edith Bruck. “Firenze le dice grazie: è davvero emozionante sentire le sue parole nella nostra città e la sua instancabile volontà di essere testimone”, le parole del primo cittadino Dario Nardella nel conferirle l’alta onorificenza in occasione dell’evento inaugurale del Festival delle Religioni. “Sono onorata, felice e contenta” ha spiegato Bruck, ospite d’onore della rassegna ideata dalla filosofa Francesca Campana Comparini.
Nel suo intervento la scrittrice italo-ungherese si è soffermata su vari temi d’attualità, e in particolare sulla distorsione della storia e della Memoria in varie piazze anti-vaccini. “Le manifestazioni dei No vax non mi hanno fatto dormire”, ha affermato. “Si deve intervenire e la colpa è anche dei politici di oggi. Chi non ha vissuto la tragedia della Shoah non può comprendere, ma è grave che le manifestazioni passino nell’indifferenza”.
Bruck ha poi rivolto un appello al Paese: “Stiamo attenti, anche negli anni ’30 i problemi sono iniziati così”. Tra i protagonisti del Festival delle Religioni anche il presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, che proporrà una riflessione su ebraismo e felicità.
“No Vax e rigurgiti di antisemitismo” è stato invece il tema di un incontro organizzato dalla redazione di Toscana ebraica e dalla sezione fiorentina dell’Adei Wizo. Ospiti il parlamentare dem Emanuele Fiano e l’assessore comunale a Educazione e Welfare Sara Funaro.

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SEGNALIBRO - IL RICONOSCIMENTO AL ROMANZO DI LAURA FORTI

Forse mio padre, il premio dei lettori

La drammaturga e scrittrice Laura Forti si è appena aggiudicata il Supermondello e il premio Mondello Giovani con "Forse mio padre" (ed. Giuntina). L'opera vincitrice è stata scelta da ​una giuria e dal voto di 110 lettori qualificati.
"Forse mio padre" è un libro feroce e schietto. Un libro, scrivevamo in occasione dell'uscita, dal quale è davvero difficile staccare gli occhi. Mazal tov!

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Polonia nera
La Polonia è diventata “nera”, sostiene Giulia Cerino sul numero di TPI di questa settimana. Perché sorprendersi? Quel processo non è stato automatico, ma c’erano molte premesse che rendevano quella realtà politica “disponibile”. Una realtà politica nazionale che si racconta come vittima e che sul vittimismo (e sul complottismo) costruisce un segmento rilevante ed essenziale della sua identità, non può concepire e praticare una visione democratica della politica, mentre si trova a proprio agio con una persecutoria nei confronti delle proprie minoranze interne, politiche, sociali, culturali.
 
                                                                          David Bidussa
Il sospetto, gli angeli e i demoni
Quando avviene che un legittimo allarme sociale rischia di trasformarsi in una mobilitazione dei pregiudizi, pervertendo da subito la premessa che lo anima, ossia quella di aiutare chi è in difficoltà, dal momento che si trasforma invece in un esercizio di vessazione e sopraffazione verso chi viene bersagliato, anche se non ha alcuna colpa? Qual è la soglia critica, superata la quale, si perverte l’altrimenti fondamentale principio di tutela dei più fragili per transitare verso la persecuzione degli innocenti, attraverso la loro diffamazione, la calunnia, la denigrazione e l’isolamento sociale?
                                                                          Claudio Vercelli
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